Oltre il Liberismo per una nuova via della Storia
Oltre il Liberismo per una nuova via della Storia
Il liberismo, come è noto, è quella ideologia che fa centro su un sistema economico nel quale lo Stato si limita ad assicurare funzioni pubbliche che non possono essere soddisfatte per iniziativa individuale, e a garantire, con norme giuridiche, la libertà economica e il libero scambio.
Il liberismo è, di fatto, una filosofia orientata al libero scambio e al libero mercato, in base al quale il sistema economico non appare isolato (come nel caso di una nazione chiusa in un’economia protezionistica o autarchica), bensì come sistema aperto, affermando inoltre la tendenza del mercato medesimo ad evolvere spontaneamente verso una struttura efficiente e stabile, in modo da massimizzare la soddisfazione di produttori e consumatori. Quindi, per il liberismo il sistema-mercato tende verso una situazione di ordine crescente.
Al di la delle semplificazioni, che per obbligo di leggibilità e sintesi devo, mio malgrado, fare qui, il liberismo, è figlio di una ideologia nata nel XVIII secolo dalle idee dello scozzese Adam Smith, che si sviluppò ampiamente dopo l’Illuminismo, e che sta dimostrando oggi tutti i limiti di una visione del mondo che, appunto, nel XVIII secolo non si poteva avere.
In quei tempi non si pensava minimamente alla questione della globalizzazione o alle ricadute sociali ed ecologiche di un siffatto modello e sistema.
Le teorie liberiste, e ancor peggio, neoliberiste osservano il mondo come uno scenario lineare in cui il centro dello stesso è un mercato fluido e senza ostacoli ed in cui l’umanità è libera di produrre o acquistare beni senza che questi abbiamo ricadute sul sistema mondo.
Il liberismo stesso si è posto al di sopra della realtà di cui è fatto il mondo; una realtà che è limitata (e quindi con risorse tali), fatta di condizioni sociali differenti (per storia, lingua, tradizioni, ecc.) e di condizioni ecologiche molteplici (per condizioni biotiche ed abiotiche).
Il liberismo ha visto il mondo come un’autostrada su cui far viaggiare e scambiare merci liberamente, ponendo tutto ciò sopra regole che, invece, sono preordinate, come quelle della Natura, e che non funzionano con modelli liberisti.
Più volte, ed in vari articoli, ho sottolineato questo aspetto (e non sono ovviamente il solo) ma i fautori del liberismo, per ovvii interessi economici, non possono pensarla così, imponendo ed imprimendo ai fatti politici dei Governi e dell’opinione pubblica argomentazioni sempre più sofisticate che, ovviamente, non possono soddisfare e risolvere questa antitesi tra il mondo reale e quello immaginario messo in piedi dal liberismo.
Le emergenze sociali, ambientali ed ecologiche sono soltanto la punta di un iceberg verso cui sta andando l’intero sistema sociale ed economico planetario. Una rotta di collisione a cui dobbiamo trovare soluzione e visioni nuove e che non possono, ovviamente, essere incentrate su teorie spregiudicate che mettono al centro un concetto liberista (non esistente nelle dinamiche naturali) ma il principio della condivisione e della sussidiarietà, base e struttura dei sistemi ecologici e sociali.
La stessa Unione Europea, annaspa da anni di fronte a questo grande ossimoro, non riuscendo più a trovare la quadratura del cerchio, quella stessa quadratura indicata da vari documenti ufficiali delle Nazioni Unite, di cui, una su tutte, è Agenda 2030.
Lo stesso Trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1° dicembre 2009, e che esalta, tra gli altri, l’applicazione del principio di sussidiarietà, deve poi scontrarsi con i principi liberisti, insisti nella stessa costituzione europea, trovando difficoltà a far uscire da questo loop l’intera impostazione politica dell’Unione.
In questo senso sono state illuminanti le ultime encicliche di Papa Francesco, che dalla “Laudato Sì” alla “Fratelli tutti” tracciano, non solo tutte le incongruenze (sociali, ecologiche, ecc.) delle teorie liberiste ma anche le soluzioni a questa distonia.
Ma qui dobbiamo fare anche un po’ di chiarezza, esprimendoci anche in termini, me lo perdonerete, squisitamente fisici e matematici.
Il liberismo è una teoria (e purtroppo una applicazione) politica che disconosce le più elementari leggi della termodinamica e, soprattutto, del suo secondo principio. Vede il mondo come una fonte inesauribile, lineare, senza limiti e a crescita indefinita. Niente di più falso e pericoloso.
Il nostro pianeta è un organismo vivente, fatto di principi non valicabili e superabili, ma che impongono leggi molto ferree, di rispetto dei suoi limiti, delle sue peculiarità, delle sue differenze climatiche, di risorse, ecc., che non possono adeguarsi ai concetti liberisti.
Tale questione non prefigura l’ipotesi di un ritorno al mondo delle frontiere (o dei dazi) ma di regole sovra ordinate al semplice bene materiale (il libero scambio delle merci e dei servizi) ponendo norme e regole per la salvaguardia dell’ambiente, della salute della società e dei suoi diritti, ecc.. Insomma bisogna rivedere alcuni passaggi della Costituzione dell’UE.
La Politica deve riappropriarsi di linguaggi nuovi dove il centro sia quello della garanzia dei diritti di tutti, dal più piccolo essere vivente alle macroscopiche organizzazioni sociali.
In questo mondo, per riprendere le parole di Papa Francesco «Siamo tutti sulla stessa barca» … «Siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto» … «Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato».
Orbene, è il liberismo il vero virus di questo mondo, non certo il Covid-19, che è solo, come ho affermato in altra parte: “la spia che si è accesa sul cruscotto del pianeta Terra”.
Non possiamo depredare le risorse, senza pensare alle ricadute che queste hanno sulle popolazioni che vivono in quelle aree, non possiamo disboscare le foreste, senza pensare che appartengono a tutto il mondo, non possiamo continuare a produrre cibo depauperando sempre di più suolo, biodiversità e risorse.
Qualcuno potrebbe affermare che non c’è alternativa a questo sistema: è una delle affermazioni più false che si possano fare: il Pianeta ha in se tutte le risorse per far vivere nella Giustizia e nella Pace l’Umanità. Ma non con questo modello economico.
Il modello economico è scritto, dalla notte dei tempi, nei principi della Natura che, oggi, ci indica, per chi la sa leggere (e siamo più di quello che si pensa, compresi economisti, scienziati, filosofi, politici, ecc.) le vie da percorrere.
Tuttavia non è nello scontro che troveremo la soluzione al problema ma nell’estrarre dai principi della Natura le stesse regole su cui si sorregge e tradurli in concetti Politici.
La Natura pone le sue fondamenta su principi quali: condivisione, diversità, sussidiarietà, tolleranza, solidarietà, ecc., tutti principi che superano di gran lunga la squallida visione liberista che ha condotto l’umanità sull’orlo dell’annientamento.
Nondimeno sono convinto che è la “termodinamica” della Storia che ci abbia condotto qui per intraprendere un nuovo percorso che dia compimento alla stessa.
Guido Bissanti