Cydalima perspectalis
Cydalima perspectalis
La piralide del bosso (Cydalima perspectalis, Walker, 1859) è un lepidottero appartenente alla famiglia dei Crambidae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Animalia,
Sottoregno Eumetazoa,
Superphylum Protostomia,
Phylum Arthropoda,
Subphylum Tracheata,
Superclasse Hexapoda,
Classe Insecta,
Sottoclasse Pterygota,
Coorte Endopterygota,
Superordine Oligoneoptera,
Sezione Panorpoidea,
Ordine Lepidoptera,
Sottordine Glossata,
Infraordine Heteroneura,
Divisione Ditrysia,
Superfamiglia Pyraloidea,
Famiglia Crambidae,
Sottofamiglia Spilomelinae,
Genere Cydalima,
Specie C. perspectalis.
Sono sinonimi i termini:
– Diaphania perspectalis Walker, 1859;
– Glyphodes perspectalis Walker, 1859;
– Neoglyphodes perspectalis Walker, 1859;
– Palpita perspectalis Walker, 1859;
– Phakellura perspectalis Walker, 1859.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
La piralide del bosso è un lepidottero originario dell’Est asiatico (Giappone, Cina, Taiwan, Corea e India).
È stata introdotta in Europa per la prima volta in Germania nel 2006, in Svizzera e Germania nel 2007, in Francia, Gran Bretagna e Austria nel 2009; inoltre è stata individuata per la prima volta in Ungheria, Romania e Turchia e la sua presenza è anche stata registrata in Slovacchia, Belgio e Croazia.
Durante la preparazione dei XXII Giochi olimpici invernali a Soči (Russia), questa specie è stata introdotta dall’Italia tramite l’importazione e la piantagione di siepi di Buxus sempervirens.
L’anno successivo ha iniziato a defoliare grandi quantità di Buxus colchica locale. Nel 2013 la sua presenza è stata registrata in Danimarca e a novembre 2018 è stato confermato il primo rinvenimento in nord America nei pressi di Toronto in Canada.
Il suo primo rinvenimento in Italia, in Lombardia, risale al luglio 2011.
Questa farfalla vive su diverse piante ospiti: soprattutto sul Bosso (Buxus spp.), che costituisce l’ospite preferenziale. Risultano particolarmente suscettibili agli attacchi le specie Buxus microphylla, Buxus microphylla var. insularis, Buxus sempervirens e Buxus sinica. L’insetto può svilupparsi, meno frequentemente, anche a spese di un altro ospite, la Pachysandra (Pachysandra terminalis), una pianta erbacea sempreverde, anch’essa appartenente alla famiglia delle Buxaceae, impiegata per il suo fogliame verde scuro che la rende una pianta tappezzante molto adatta agli spazi ombrosi.
Morfologia –
La Cydalima perspectalis, allo stadio adulto è una farfalla di medie dimensioni, con apertura alare di circa 4 cm.
Le ali hanno lo sfondo bianco, quasi trasparente, con un’ampia fascia marrone decorrente lungo i bordi che risultano debolmente iridescenti.
A livello delle ali anteriori nella fascia scura è presente una caratteristica macchia bianca; una seconda macchia bianca mediamente più piccola può essere talvolta presente. Sono stati osservati anche adulti melanici, con le ali quasi completamente marroni. L’addome dell’adulto è bianco, con l’estremità marrone.
Le larve, che sono lunghe circa 40 mm a completo sviluppo, hanno una colorazione verde e presentano il capo nero; inoltre sono caratterizzate da striature nere e bianche disposte lungo tutto il corpo.
Questa dopo la schiusa hanno una lunghezza di 1–2 mm, e raggiungono la lunghezza massima di 35–40 mm nell’arco di quattro settimane. All’inizio della ninfosi la lunghezza delle larve si contrae.
Le uova inizialmente si presentano di colore giallo pallido poi, con l’avanzare della maturazione, evidenziano per trasparenza una piccola macchia scura corrispondente al colore del capo della larva ormai formata. È possibile riconoscerle anche perché vengono deposte dalle femmine in gruppi di 10-20, parzialmente sovrapposte l’una all’altra, sulla pagina inferiore delle foglie sane; inoltre hanno un diametro di 1 mm.
Le crisalidi misurano circa 25-30 mm; inizialmente sono di colore verde con strisce nere lungo la parte dorsale per divenire con la maturazione di un colore marrone scuro. Si trovano ben nascoste all’interno della vegetazione, avvolte da un bozzolo sericeo biancastro.
Attitudine e Ciclo biologico –
La piralide del bosso è un lepidottero con un ciclo biologico non del tutto noto in Europa.
In Italia, l’insetto compie 2 o 3 generazioni all’anno e sverna come larva in un bozzolo tessuto in autunno tra le foglie. L’anno successivo, con l’arrivo dei primi tepori primaverili, la larva completa il suo sviluppo e, dopo circa 4 settimane di alimentazione, si impupa nascosta nella vegetazione. A maturità sfarfallano gli adulti che, dopo l’accoppiamento, danno inizio alla prima generazione.
Nei climi più caldi dell’area di importazione del continente europeo, dove le condizioni di clima freddo arrivano più tardi durante l’anno, possono esserci a volte fino a quattro generazioni l’anno.
Il danno è causato dalle larve di questo lepidottero che, essendo molto voraci, possono defogliare completamente le piante di Bosso (ed altre specie) in poco tempo. Questo è particolarmente evidente sulle parti che vengono regolarmente potate (ad esempio, nelle siepi), sui lati e sui rami più bassi della chioma.
Le larve erodono le foglie in maniera diversa a seconda del loro stadio di accrescimento: le larve appena nate si nutrono della pagina inferiore delle foglie, lasciando intatta la pagina superiore; le larve mature si nutrono dell’intera lamina fogliare, lasciando intatta solo la nervatura centrale. Le larve non si nutrono solamente delle foglie e dei germogli, ma anche della corteccia ancora verde dei nuovi rami.
Di conseguenza le piante di bosso attaccate risultano quindi fortemente defogliate ed evidenziano un caratteristico intreccio di fili sericei tra foglie e rametti. Le siepi colpite manifestano macchie di deperimento, con diffusi ingiallimenti su tutta o parte della vegetazione. Tali sintomi possono a prima vista essere scambiati per attacchi di agenti fungini ma, a un più attento esame, la diagnosi risulta più facile per la presenza delle tracce larvali (tela bianca simile a delle ragnatele e presenza degli escrementi delle larve) sull’intera pianta.
Di frequente l’attacco della Cydalima perspectalis si accompagna ad una malattia fungina causata dal fungo Cylindrocladium buxicola Henricot, che contribuisce a peggiorare lo stato di salute della pianta, incrementando il processo di disseccamento dell’apparato fogliare.
Ruolo Ecologico –
Come detto le larve di Cydalima perspectalis si nutrono delle foglie e dei getti delle specie del genere Buxus. Le giovani larve si nutrono solo della parte superiore delle foglie, ma non della struttura interna più fibrosa. Le foglie non sono distrutte completamente, ma la cuticola e l’epidermide appaiono danneggiate lungo solchi paralleli, oppure interamente. Spesso le foglie prive della cuticola muoiono. Le larve che hanno raggiunto il maggior grado di sviluppo sono quelle che maggiormente danneggiano la pianta, nutrendosi dell’intera foglia in maniera massiva, lasciando a volte piccole porzioni di foglia al centro o sui lati esterni della foglia. La larva causa la defogliazione e quindi la morte della pianta.
L’andamento delle popolazioni di questo lepidottero differiscono però da areale ad areale.
Nell’areale di origine (Asia) sono presenti meccanismi di regolazione naturale che limitano il comportamento distruttivo di Cydalima perspectalis. Negli areali di recente introduzione accidentale, in Europa, i danni sono molto ingenti in quanto negli ecosistemi in cui l’insetto è esotico introdotto non sono disponibili meccanismi di regolazione naturale. Nelle aree europee in cui è presente un predatore della C. perspectalis la Vespa velutina, un insetto alloctono anch’esso proveniente dal Sud-Est asiatico si è osservato un certo livello di predazione. Nel Sud-Est della Francia, dove Vespa velutina è stata accidentalmente acclimatata nel 2004 e C. perspectalis è comparsa nel 2012, si è osservata la vespa predare piccole larve o larve in preparazione del bozzolo per incrisalidare. Ciò non rende la Vespa velutina un candidato ideale per la lotta biologica a C. perspectalis, perché essendo Vespa velutina una specie alloctona non è possibile prevederne gli adattamenti e le interazioni nell’ecosistema ospite. Purtroppo però la Vespa velutina attualmente è molto dannosa alle api che preda in gran numero. Quindi gli entomologi e apicoltori stanno cercando con tutti i mezzi di limitare la diffusione e i danni che questa vespa ‘esotica’ arreca all’ambiente.
Un metodo di contenimento di questo lepidottero può essere adottato tramite la lotta biologica con Bacillus thuringiensis che può essere utilizzato per il suo controllo.
Il Bacillus thuringiensis agisce solo sulle larve giovani dei lepidotteri portando alla paralisi muscolare e pertanto la corretta tempistica di impiego è fondamentale nel risultato di controllo. I trattamenti vanno eseguiti circa 2 o 3 volte l’anno, in corrispondenza della schiusura delle uova.
All’inizio della infestazione della Cydalima perspectalis si sono dimostrati efficaci e di più semplice impiego gli insetticidi di sintesi. Una ricerca condotta in Romania ha individuato che i principi attivi più efficaci in assoluto sono methoxyfenozide (o metossifenozide), spinosad e chlorantraniliprole. Quest’ultimo sarebbe preferibile per la selettività nei confronti di api, coccinelle e sirfidi.
Tra le principali sostanze attive ad azione abbattente si ricordano prodotti ad azione neurotossica e ad ampio spettro d’azione, come i piretroidi (deltametrina, cipermetrina) o esteri fosforici (clorpirifos, in formulazioni microcapsulate), di profilo ecotossicologico meno favorevole, può essere giustificato per la gestione delle prime infestazioni, al fine di abbattere inizialmente i livelli delle popolazioni dell’organismo nocivo.
Si possono anche utilizzare i regolatori della crescita (Teflubenzuron) registrati per l’utilizzo su piante ornamentali con cui si possono ottenere buoni risultati relativamente al controllo delle forme giovanili. I trattamenti devono essere effettuati da personale altamente qualificato nel pieno rispetto delle legislazioni vigenti relative ai prodotti fitosanitari ed eseguiti una volta al mese a partire dai primi di giugno sino a fine settembre nelle ore meno calde della giornata. Vista la lentezza di crescita del Bosso, può essere utile integrare la difesa chimica con opportune concimazioni al terreno per favorire la nuova emissione di foglie e sostenere la ripresa della pianta.
Bisogna ricordare comunque che i trattamenti sono esclusivamente curativi e non preventivi, devono essere quindi eseguiti solo in presenza di infestazione in campo.
Infine, oltre ad essere necessario di accertarsi la possibilità del loro impiego nei vari Paesi c’è da riscontare che l’impiego di insetticidi si sta dimostrando sempre meno opportuno nel medio – lungo periodo per i danni collaterali che arrecano sia sull’entomofauna utile ma, in generale, su tutte le biocenosi e per la presenza di residui crescenti nell’ecosistema.
Un’opportunità da mettere a punto può essere quella dell’utilizzo di trappole a feromone, che attirano i maschi adulti, ostacolando l’accoppiamento con femmine adulte e limitando così la severità dei danni in quanto le femmine depositano una maggior quantità di uova sterili.
Ad oggi però la loro principale utilità è nel monitoraggio dei voli che consente di prevedere i periodi di ovideposizione ottimizzando i trattamenti di lotta.
Infatti è il monitoraggio del lepidottero mediante trappole a feromoni con campionamento in campo che consente di capire quando l’insetto è presente e quindi di poter intervenire in modo mirato ed efficace con le diverse tecniche di difesa.
Inoltre nel caso di deboli infestazioni e per coltivazioni di limitate estensioni si può provvedere a raccogliere e distruggere le larve manualmente subito dopo la schiusura delle uova.
Guido Bissanti
Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Russo G., 1976. Entomologia Agraria. Parte Speciale. Liguori Editore, Napoli.
– Pollini A., 2002. Manuale di entomologia applicata. Edagricole, Bologna.
– Tremblay E., 1997. Entomologia applicata. Liguori Editore, Napoli.