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L’Agricoltura nella antica Cina V

L’Agricoltura nella antica Cina – V parte

Segue dalla IV parte

Dall’antica Cina ci sono pervenuti diversi frammenti di opere di agronomia più antiche, conservati attraverso le citazioni di altri autori, ma le Tecniche essenziali per il popolo rappresentano il primo trattato cinese di agraria giunto sino a noi nella sua interezza; quest’opera è stata scritta in un linguaggio limpido e semplice, esauriente e dalla struttura ordinata, in cui le tecniche descritte appaiono estremamente perfezionate. Grazie a ciò, quest’opera ha continuato a essere usata per secoli ed è sopravvissuta quasi intatta sino ai nostri giorni.
L’autore delle Tecniche essenziali per il popolo, Jia Sixie, fu un funzionario di medio livello che visse verso la fine della dinastia dei Wei settentrionali (386-534 d.C.). Si può dedurre che sia vissuto nello Hebei o nello Shandong e la sua opera fu portata a termine tra il 530 e il 540 d.C..
L’opera consta di oltre centomila caratteri, scritta e ordinata con grande chiarezza, che rappresenta al tempo stesso un’enciclopedia e un manuale.
Inoltre il fatto che Jia si scusi per gli eventuali inconvenienti causati dalla presenza di un sommario sembrerebbe indicare che a quell’epoca l’uso dei sommari non fosse ancora generalizzato.
In quest’opera viene trattato in modo sistematico ogni aspetto delle tecniche di coltivazione, delle piante coltivate, degli animali da allevamento e della lavorazione degli alimenti diffusi a quel tempo nella Cina settentrionale.
Inoltre nella prefazione Jia Sixie spiega la scelta del titolo, asserendo che il libro descrive le “tecniche essenziali” (yaoshu) indispensabili alla “gente comune” (qimin) o agli agricoltori, e introduce in questo modo la sua opera:
– “Ho raccolto materiali dai testi tradizionali e dalle canzoni popolari; ho chiesto informazioni agli anziani e ho imparato dall’esperienza pratica. Dall’aratura ai sottaceti, non vi è attività domestica o agricola che non abbia esaurientemente descritto. Ho chiamato il mio libro Tecniche essenziali per il popolo. L’opera comprende novantadue capitoli, ripartiti in dieci libri; ogni capitolo è preceduto da un sommario che da una parte può complicare la lettura, ma dall’altra rende molto più facile trovare ciò che ci interessa […]. Nello scrivere questo libro la mia intenzione era d’istruire i giovani (tong) della mia famiglia, non di comporre un’opera per il pubblico colto. Spesso mi ripeto, nel tentativo di far comprendere ai lettori le istruzioni per ogni attività, e non mi curo dell’eleganza delle frasi. Spero di non apparire ridicolo a nessuno per questo”.
Lo stile letterario che veniva usato all’epoca era elaborato, fiorito e allusivo; tuttavia, benché composto effettivamente in uno stile piano e tecnico, il libro di Jia non era diretto a un pubblico di contadini analfabeti, ma a quello dei proprietari terrieri e, malgrado le sue scuse, Jia dimostra di possedere una notevole cultura. Come in tutte le opere di questo periodo, quasi la metà del libro è costituita da citazioni, tratte da circa centosessanta opere risalenti sino a sette secoli prima della sua pubblicazione.

L’autore, inoltre, non trae le proprie citazioni solamente dai testi di agronomia, ma si serve liberamente anche delle opere storiche, dei trattati di filosofia della Natura, di cosmologia e di divinazione, di opere sul divino e il bizzarro, come le Biografie dei santi immortali (Shenxian zhuan, attribuito a Ge Hong, 281-341 ca., un taoista esperto di alchimia), e delle raccolte di studi naturali, come la Relazione sulle erbe meridionali (Nanfang caowu zhuang, attribuito a Xu Zhong, uno studioso del periodo Jin di cui ci sono pervenute soltanto alcune citazioni).
Tutto questa ci fa comprendere che l’approccio dell’autore è integrato, molto differente dai modelli scientifici moderni ed alquanto sistemico e trasversale.
Nelle Tecniche essenziali per il popolo i capitoli dedicati a una specie coltivabile o a un animale domestico iniziano in genere con una discussione delle loro differenti varietà o razze e dei nomi comuni o eruditi con i quali erano chiamate. Tale discussione si basava su citazioni tratte da opere etimologiche ed enciclopediche, come per esempio l’Avvicinamento a ciò che è corretto (Erya, noto anche come Lessico letterario, un’opera composta probabilmente nel tardo periodo Zhou e ampliata e commentata intorno al 300 d.C. da Guo Pu), il Dizionario delle espressioni locali (Fangyan, 15 a.C. ca., di Yang Xiong, 53 a.C.-18 d.C. ca.), e l’Ampio resoconto di cose notevoli (Guangzhi, un’opera della fine del IV sec. composta da Guo Yigong).
Come era d’uso in quel periodo Jia Sixie mette i propri commenti accanto ai brani citati, affiancandoli al testo in una doppia colonna a caratteri più piccoli, e si serve dello stesso formato per aggiungere maggiori dettagli alle proprie affermazioni. Nei brani tradotti citati in questo capitolo, i commenti del curatore moderno Shi Shengan sono presentati tra parentesi tonde.
Quest’opera, oltre alle citazioni tecniche agronomiche e naturalistiche ha un valore altamente storico in quanto, nonostante tutte le opere di agronomia precedenti siano andate perdute, l’abbondanza delle fonti citate nelle Tecniche essenziali per il popolo dimostra l’appartenenza di questa opera a una lunga e ricca tradizione di studi di agraria. Il capitolo bibliografico della Storia della dinastia Han [anteriore] (Hanshu) contiene un elenco di nove libri redatti da specialisti di agricoltura (nongjia, “agronomi”), per un totale di 114 capitoli (pian), attribuiti in parte ad autori del periodo degli Stati combattenti e in parte a scrittori del periodo degli Han anteriori.
Purtroppo questi libri sono andati interamente perduti, ad eccezione di alcuni frammenti sparsi nelle opere di autori più tardi, e le citazioni contenute nel trattato di Jia Sixie rappresentano molto spesso l’unica o la principale fonte d’informazioni che ci sono pervenute su essi, come pure su un libro del periodo degli Han posteriori, le Ordinanze mensili per le quattro classi di persone (Simin yueling), composto verso il 160 d.C. da Cui Shi (?-170 ca.).
Una delle opere menzionate nella bibliografia della Storia della dinastia Han [anteriore] è il Libro di Fan Shengzhi (Fan Shengzhi shu), composto in un periodo imprecisato della dinastia degli Han anteriori.
Secondo questa bibliografia, esso comprendeva in origine diciotto libri (contro i dieci delle Tecniche essenziali per il popolo) ma, benché si tratti di una delle opere più citate da Jia Sixie, i frammenti riuniti da Shi Shenghan non formano più di un sottile opuscolo, composto quasi interamente da descrizioni molto dettagliate di pratiche agricole; ciò fa ritenere che anche il Libro di Fan Shengzhi fosse formato in gran parte da citazioni di opere precedenti.

Guido Bissanti

Segue VI parte




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