Un Mondo Ecosostenibile
Guide PratichePiante ornamentali

Come coltivare i Lilium

Come coltivare i Lilium

Il Giglio (Lilium L., 1753) è un genere di piante che appartiene alla famiglia delle Liliaceae, che comprendono circa 80 specie e numerosi ibridi e cultivar.
È una specie originaria di un’area che comprende l’Europa, l’Asia e il Nord America; comprende piante con un’altezza da 80 cm a 2 m, con un bulbo a scaglie imbricate, disposte intorno ad un disco centrale, da cui originano inferiormente le radici, e superiormente lo stelo. Le scaglie si differenziano in funzione della specie e sono più o meno larghe, acuminate e serrate tra loro.
I gigli hanno delle radici che si originano dai bulbi, di tipo perenne che non si rinnovano tutti gli anni come succede solitamente nelle piante bulbose. Si differenziano da questa caratteristica i gigli di origine orientale che, alla ripresa vegetativa, formano un palco di radici avventizie sullo stelo sopra il bulbo a fior di terra.
Queste piante hanno delle foglie generalmente lanceolate, più o meno strette con venature parallele; queste sono disposte attorno ad un fusto eretto, a volte in palchi, solitamente in ordine sparso.
I fiori sono costituiti da sei tepali (tre petali e tre sepali petaloidi), terminali, che spesso sono riuniti in numerose infiorescenze portate da lunghi steli; questi fiori si caratterizzano per forme e colori diversissimi, e spesso molto profumati.
In questa scheda vedremo come coltivare i Lilium, seguendo le tecniche agronomiche più idonee.
Per la coltivazione dei Lilium si consiglia di scegliere esposizioni a mezzombra o, comunque, non molto soleggiate.
Per la scelta del terreno, o del substrato per le coltivazioni in vaso, si consideri che sono piante che hanno bisogno di suoli ben drenati, mantenuti freschi nel periodo estivo, ben drenati e permeabili e ricchi, soprattutto nella parte superficiale di sostanze organiche ben decomposte come letame maturo o humus di lombrico.
Si differenziano per le necessità pedologiche solo alcune specie europee come il L. candidum o quelle esotiche come il L. henryi che possono crescere anche su suoli calcarei.
Per le irrigazioni si tenga conto che queste vanno iniziate subito dopo la piantagione dei bulbi o dei semi, seguendo l’andamento dell’umidità del suolo e quindi dosando le annaffiature per non creare un eccesso di umidità.
Per quanto riguarda la moltiplicazione questa avviene generalmente per divisione dei bulbi, semina o con i bulbilli che, in alcune specie, appaiono sul fusto.

Per quanto riguarda i semi, invece, questi germinano sempre con facilità e tale aspetto dipende anche dalle specie. Nei casi in cui la specie germina facilmente per seme la germinazione delle nuove piantine si ottiene mediamente dopo un mese.
In alcune specie come ad esempio il L. auratum, il L. canadense, il L. japonicum, il L. superbum, si ha prima una germinazione ipogea dei semi; per il primo anno i cotiledoni non fuoriescono dal terreno, si forma un piccolo bulbo da cui avranno origine nel secondo anno dalla semina le prime foglioline.
Altre specie si comportano in maniera variabile in funzione di varie caratteristiche climatiche e pedologiche.
Il periodo ottimale per la semina è quello autunnale, lasciando alla semina primaverile le specie tardive (come L. philippinense var. formosanum) che si semina tra febbraio e marzo e proteggendo il suolo con una buona pacciamatura vegetale per riparare la pianta dalle gelate tardive.
In ogni caso i piccoli bulbi che si ottengono da seme devono essere trapiantati dal secondo anno dalla semina all’inizio della ripresa vegetativa a fine inverno.
Questi bulbetti non danno origine a bulbi fioriferi ma si possono usare per moltiplicare alcune specie quali: L. henryi, L. speciosum, L. longiflorum e L. umbellatum.
Si usa pertanto la moltiplicazione per separazione delle scaglie del bulbo, o stratificando gli steli.
Questa tecnica prevede che le scaglie separate siano stratificate in sabbia in un ambiente umido e con temperature comprese tra 18 e 25 °C; in generale da ogni scaglia si ottengono da 1 a 4 bulbetti a seconda della specie.
La stratificazione degli steli si attua strappando gli steli dal bulbo al momento della fioritura, e ponendoli inclinati in una buca che verrà ricoperta fino a metà, o privandoli delle foglie sotto una banchina in serra; dopo circa un mese si formeranno numerosi bulbetti.
Alcune specie come: L. tigrinum, L. croceum var. bulbiferum, L. sulphureum e L. sargentiae producono dei bulbilli aerei che si formano all’ascella delle foglie; questi seminati daranno origine ad ottimi bulbi da fiore in un periodo variabile tra 2 e 3 anni.
Per i Lilium coltivati in vaso, questi vanno rinvasati quando le radici fuoriescono dai fori di drenaggio dell’acqua. Il terreno va ricambiato e concimato e i bulbi rimpiantati al momento per un massimo di 3 per vaso.
Per quanto riguarda le malattie ed i parassiti, i Lilium temono l’attacco degli afidi neri o pidocchi e alcune malattie causate da funghi parassiti.
Per questo motivo si devono evitare concimazioni eccessivamente organiche ed, ancor di più, l’uso di azoto nitrico nelle concimazioni periodiche.




Un pensiero su “Come coltivare i Lilium

  • GRAZIE, mi è stato molto utile ed illuminante

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *