Lawsonia inermis
Lawsonia inermis
L’Henna o Henné (Lawsonia inermis L.) è una specie arbustiva appartenente alla famiglia delle Lythraceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Sottoregno Tracheobionta, Superdivisione Spermatophyta, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Magnoliidae, Ordine Myrtales, Famiglia Lythraceae e quindi al Genere Lawsonia ed alla Specie L. inermis.
È sinonimo il termine Lawsonia alba Lam..
Etimologia –
Il termine Lawsonia è stato dedicato da Linneo all’amico ed editore Isaac Lawson.
L’epiteto specifico inermis, è dovuto in quanto originariamente questa pianta era stata classificata con tre nomi diversi (inermis, spinosa, alba) attribuiti rispettivamente alla forma giovanile, a quella adulta e a una varietà dai fiori bianchi; quando i botanici riconobbero che si trattava di un’unica specie mantennero il nome dello stadio giovanile anche se crescendo la pianta diventa spinosa.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Lawsonia inermis è una pianta originaria delle regioni subtropicali del bacino del Mediterraneo oggi è diffusa e coltivata in tutti i paesi arabi, in Nordafrica dal Marocco, all’Egitto, alla Tunisia, in Asia minore, Iran, fino all’India occidentale; ma la coltivazione si è estesa fino alla Cina e alla Florida.
Descrizione –
La Lawsonia inermis è una specie arbustiva suffruticosa, spinosa che può raggiungere, in condizioni ottimali, anche 6 – 7 metri di altezza, diventando molto longeva.
Ha foglie opposte, lanceolate o obovate.
I fiori sono piccoli, il cui colore varia dal bianco al rosato.
La fioritura è da maggio a luglio, ed i frutti sono delle capsule.
Coltivazione –
La Lawsonia intermis, anche se di origine tropicale e sub-tropicale, grazie alla sua facile adattabilità può essere coltivata quasi ovunque nelle zone a clima mite e con le dovute accortezze, anche in ambiente chiuso.
Nelle zone in cui la temperatura non scende quasi mai sotto i 15 °C, il periodo di semina avviene nel mese di marzo.
La quantità di seme si aggira intorno a 7 – 10 kg di seme per ettaro. La semina, da effettuare, verso la metà di febbraio possono essere messi anche in una ciotola con dell’acqua, che andrà cambiata con frequenza, finché non saranno spuntati i primi germogli. Giunto questo momento, si provvederà a mettere i semi germogliati in vasetti con la terra sabbiosa, che poi verrà riposta sulla terra finale, preparata per le future piante di hennè. A questo punto i semi andranno coperti con terra concimata ed innaffiati molto frequentemente. Più avanti, le piccole piantine prediligeranno un ambiente con poca acqua, da aggiungere solo quando la terra sarà quasi secca, simulando cioè le condizioni climatiche delle zone desertiche.
Dopo 3 o 4 mesi le piantine iniziano a raggiungere circa 30-40 cm di altezza. Questo è il momento di preparare il terreno, preventivamente concimato con sostanza organica, in cui trapiantarle, così da poterle disporre in file a 30-45 cm di distanza. Una volta impiantate l’irrigazione deve essere sporadica e a richiesta. Un’irrigazione frequente rischia di creare funghi e favorisce gli attacchi parassitari alla pianta. Le piccole piantine continueranno a crescere e, se ben radicate, produrranno fiori e foglie per circa sessant’anni e più.
Dopo tre anni le foglie di Lawsonia intermis sono pronte per il primo raccolto. La fioritura e il periodo balsamico della pianta sono compresi nei mesi di aprile-maggio e di ottobre-novembre, permettendo così due momenti di raccolta durante l’anno. La raccolta delle foglie avviene tagliando i rami e potando le foglie mature alla base della pianta, poi raccolte in luogo d’ombra, fresco ed asciutto per procedere all’essiccazione.
Usi e Tradizioni –
La pianta di Lawsonia intermis è conosciuta sin dall’antichità, soprattutto nella sua zona d’origine, il Medio Oriente (Mesopotamia e antico Egitto), ma i termini italiani henna e alcanna come anche il prestito linguistico francese henné sono più recenti, infatti derivano tutti dall’arabo al hanna, di origine persiana, nome entrato nella lingua italiana nel XVI secolo.
Il suo uso è molto antico, perfino nelle tombe dei faraoni egizi sono state ritrovate polveri ricavate dalle sue foglie e mummie con le unghie colorate con hennè.
L’Hennè, conosciuto anche come Alcanna vera o Alcanna d’Oriente, è usato da secoli nei paesi di origine come colorante dei capelli, che assumono riflessi ramati più o meno intensi a seconda del colore di base. Per la pelle è utilizzato per tatuaggi temporanei; la polvere di Hennè era utilizzata come pratica religiosa e tradizionale per tingere la barba e i capelli, per tatuaggi che decorano le mani, i piedi e altre parti del corpo; in molti paesi questa usanza è ancora molto viva. È adoperato, inoltre, anche per tingere fibre vegetali, legno, e pelli animali (cuoio).
In Nordafrica e India viene usata per tatuaggi temporanei su mani e piedi nei matrimoni e altri riti religiosi come mehndi o per la tintura dei capelli. La conoscenza delle proprietà coloranti e antisettiche risale a tempi antichissimi; se ne trovano tracce fin nelle mummie egiziane.
Dalle foglie e dai rami essiccati e macinati si ricava una polvere giallo-verdastra utilizzata come colorante su tessuti e pelle animale. La molecola colorante è chiamata lawsone (un naftochinone), una sostanza di colore rosso arancione che è presente nelle foglie della pianta.
Il contenuto in lawsone delle foglie di hennè varia da regione a regione, ed il livello più alto è stato stimato attorno all’1%.
Il lawsone si lega alla cheratina, la proteina dei capelli, delle unghie e della pelle, colorando queste strutture, attraverso la formazione di legami di tipo elettrostatico. La molecola del lawsone, reagisce anche con i gruppi solforati e con i gruppi amminici presenti nella cheratina.
La tonalità rosso bruna varia in funzione della composizione in rami (rosso) e foglie (marrone). Le foglie raccolte vengono essiccate, polverizzate e setacciate per creare la famosa polvere riflessante colorante. Spesso henné viene mescolato con l’indaco, per disporre di una maggior gamma di colori scuri, e con la Cassia obovata.
Nell’industria tessile, inoltre, l’hennè è stato adoperato con successo nella colorazione di molte fibre; il suo uso in combinazione con vari sali inorganici ha permesso di ottenere una vasta gamma di colori, oltre a quello rosso originale. Se poi il filato viene messo a bagno, prima e dopo la colorazione in una soluzione acida, la tintura diventa permanente, resistente al lavaggio ed alla luce del sole.
L’hennè è utilizzato in Italia, come nel resto del mondo, soprattutto come tintura naturale per capelli, in alternativa, non certo in sostituzione, ai coloranti di sintesi chimica e di recente è utilizzato anche per fare tatuaggi temporanei color rosso-bruno.
L’hennè riflessa di rosso i capelli bruni, di rosso mogano quelli castani, colora in rosso medio i biondi scuri e in rosso carota biondi chiari e capelli ossigenati o bianchi.
In definitiva conferisce la medesima colorazione a tutti i capelli e le differenze sono dovute esclusivamente al colore di fondo sui quali è applicato.
L’ambiente alcalino limita la capacità di legame tra fibra (lana, cotone, capello ecc.) e tintura, mentre un ambiente lievemente acido (circa a pH 5,5) favorisce una colorazione duratura. L’hennè al contrario delle tinture chimiche non penetra all’interno del capello, ma si deposita e lega sulle squame della cuticola. Si ha un effetto definito “sostantivante”, cioè il diametro del capello aumenta leggermente, e la capigliatura risulta anche più voluminosa e resistente agli agenti esterni.
La colorazione dei capelli con l’hennè è un caso particolare di usanza antica che non solo è riuscita ad arrivare fino ai nostri giorni, ma che, grazie alla assenza di potere sensibilizzante e spiacevoli reazioni allergiche, è tuttora in auge in tutti i paesi del mondo.
In commercio esistono preparati addizionati ai coloranti chimici che permettono di raggiungere rossi intensi impossibili da ottenere con la Lawsonia tale e quale. Tra questi coloranti, il più rinomato è il Picramato di sodio (CI 76540, un colorante per capelli), che in alcuni casi viene aggiunto alla polvere dell’hennè, a concentrazioni minime (intorno al 2-3%), e che trasforma l’arancio dell’hennè in rosso acceso: sono i cosiddetti hennè super-rinforzati.
Nei paesi di origine l’Hennè entra a far parte della medicina tradizionale, come rimedio per una grande varietà di disturbi: si utilizza l’estratto acquoso come collutorio per fare gargarismi contro il mal di gola; poiché gli si attribuiscono proprietà astringenti e antimicotiche, è anche utilizzato contro infiammazioni ed eruzioni della pelle, herpes, psoriasi, foruncoli, scottature, ematomi, forfora, seborrea del cuoio capelluto; sempre nei paesi di origine viene adoperato anche per uso interno per diversi disturbi dell’apparato gastrointestinale, nonostante il suo sapore molto amaro, e come abortivo per le proprietà oxitociche.
Nella moderna fitoterapia occidentale l’Hennè non è usato come fitoterapico, poiché le sue proprietà medicinali non sono ancora state studiate e confermate.
In definitiva gli usi della Lawsonia intermis sono destinati a scopo:
– religioso: soprattutto utilizzato dalle donne, l’henné è un simbolo beneaugurante;
– cosmetico ed estetico; abbellisce e può anche essere applicato sui capelli, piedi e mani;
– terapeutico: secondo analisi di laboratorio, l’henné possiede virtù antimicotiche e astringenti, anti dermatite e anti seborrea.
Modalità di Preparazione –
L’henné che si trova in vendita è costituito da foglie disseccate e polverizzate, di colore da verde a bruno giallo-marrone, a seconda dell’età: quello più recente è verde, quello più vecchio è giallognolo. L’henné viene spesso mescolato a molti frammenti o foglie di altre piante, oltre a varie altre impurità (sabbia, terriccio), per cui si rende necessario standardizzarne il livello qualitativo, se si vuole ottenere una colorazione di intensità e riflesso costante.
Viene utilizzato, inoltre, come estratto acquoso come collutorio per fare gargarismi contro il mal di gola; è anche utilizzato contro infiammazioni ed eruzioni della pelle, herpes, psoriasi, foruncoli, scottature, ematomi, forfora, seborrea del cuoio capelluto e, nei paesi di origine, anche per uso interno per diversi disturbi dell’apparato gastrointestinale, nonostante il suo sapore molto amaro, e come abortivo per le proprietà oxitociche.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.