Rheum palmatum
Rheum palmatum
Il Rabarbaro cinese o Rabarbaro della Mongolia (Rheum palmatum L., 1759) è una specie erbacea perenne della famiglia delle Polygonaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantæ, Sottoregno Tracheobionta, Superdivisione Spermatophyta, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Caryophyllidae, Ordine Polygonales, Famiglia Polygonaceae, Sottofamiglia Polygonoideae e quindi al Genere Rheum ed alla Specie R. palmatum.
Etimologia –
Il termine Rheum deriva da rheu radice; per antonomasia rheu barbarum radice dei barbari, da cui rabarbaro. L’epiteto specifico palmatum proviene da pálma palma, per la forma delle foglie che ricorda il palmo della mano.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Rheum palmatum è una specie erbacea perenne con origini nelle regioni della Cina occidentale, del Tibet settentrionale e dell’altopiano nell’Asia centrale; in Italia è coltivata a scopo ornamentale o medicinale.
Descrizione –
Il Rabarbaro cinese è caratterizzato da foglie molto grandi, con un lungo picciolo carnoso, incise in 5-6 lobi principali; le nervature, molto evidenti nella pagina inferiore della foglia, sono spesso di colore rossastro. L’infiorescenza è una grande pannocchia con fiori bianco-giallastro, verdi o purpurei. Il frutto è una noce. Presenta robuste radici rizomatose e fusti eretti alti fino a 2 metri; il rizoma è rosso-bruno.
Coltivazione –
Il Rheum palmatum è una pianta coltivata in varie parti del mondo ed anche in Italia. Per la sua coltivazione, prima dell’impianto si usa effettuare una lavorazione profonda, con distribuzione di letame o altre sostanze organiche nel periodo autunnale. Le piantine prodotte in semenzaio o le sezioni di rizoma munite di gemme vengono posta a dimora in autunno o all’inizio della primavera a 1,5-2 m tra le file e 1 metro lungo la fila. Le cure colturali si basano sulle sarchiature per l’eliminazione delle infestanti e l’irrigazione. La raccolta si inizia nel secondo anno, asportando a mano i piccioli fogliari privati del lembo. Di solito si lascia sulle piante un terzo delle foglie presenti. I rizomi invece possono essere raccolti al 3-4° anno, vengono ripuliti dalla terra, tagliati a fette e lasciati essiccare. I carnosi piccioli vengono impiegati per la preparazione di dolci e marmellate.
Usi e Tradizioni –
Sebbene il Rabarbaro cinese sia originario delle regioni della Cina occidentale, del Tibet settentrionale e dell’altopiano mongolo, questa pianta era ampiamente coltivato ed usato in altre parti del mondo, come l’Europa, per centinaia di anni prima che la sua origine fosse scoperta nel XVIII secolo. I rizomi di questa pianta hanno proprietà digestive, astringenti, lassative, depurative, colagoghe.
I primi resoconti di utilizzo del Rabarbaro si trovano negli antichi scritti cinesi, risalenti al 2700 a.C. Uno studio della storia cinese mostra che era noto, già allora, per i suoi effetti depurativi e per la sua capacità di far diminuire le condizioni febbrili. Documenti riportano che fu preso da un imperatore nella dinastia Liang (557-579) per la febbre, usato come dono per un imperatore della dinastia Tang (618-907), usato per combattere la peste negli anni in cui la dinastia Song governò (960-1127), e usato per suicidarsi da un generale del Dinastia Ming (1368-1644).
Nell’antica Cina, la radice di rabarbaro veniva usata come un mezzo per curare le malattie dello stomaco e come un catartico, contro la stitichezza grave, così anche come il suo uso come i suoi utilizzi in impacchi per febbri ed edemi.
Sebbene la radice del Rheum palmatum svolga un ruolo importante in fitoterapia, le sue foglie possono essere velenose se consumate in quantità abbastanza elevate. I cristalli di acido ossalico trovati nelle foglie possono arrecare seri problemi salutari.
I pazienti con artriti, problemi renali, malattie infiammatorie intestinali o ostruzione intestinale dovrebbero astenersi dal consumo. Inoltre, le donne in gravidanza dovrebbero evitare ogni assunzione poiché il rabarbaro può causare stimolazione uterina. Se preso per un periodo di tempo prolungato, gli effetti negativi possono essere: ipertrofia del fegato, della tiroide e dello stomaco, oltre a nausea, affaticamento, dolore addominale, vomito e diarrea.
Con le sue particolari proprietà medicinali, non passò molto tempo prima che questa pianta cominciasse ad essere diffusa e coltivata in altre parti del mondo, divenendo ben presto una delle merci di scambio lungo la Via della Seta. Si arrivo alla creazione di monopolio del rabarbaro, che inizio nella Russia imperiale nel 1731, che ne regolava rigidamente il suo commercio dalla Cina attraverso le steppe asiatiche a Mosca e San Pietroburgo, dove la sua radice veniva poi spedita al resto dell’Europa. Per i 125 anni successivi le importazione del Rabarbaro cinese erano governate esclusivamente dal cosiddetto “ufficio del rabarbaro”. Ufficio che cessò di esistere quando la Cina aprì i suoi porti alle nazioni occidentali, consentendo il libero scambio.
In giro per il mondo si celebrano vari “festival del rabarbaro”, come negli Stati Uniti, Canada, Inghilterra e Australia. Questi “raduni” attirano sia viaggiatori che “appassionati di rabarbaro” da tutto il mondo. Si ricorda, a tal proposito, che il primo Simposio internazionale sul rabarbaro si è tenuto in Cina nel 1990, con l’obiettivo di verificare i dati scientifici e l’uso del Rabarbaro cinese utilizzato dalle farmacopee cinesi.
Modalità di Preparazione –
Questa pianta, coltivata anche come ortiva, può essere utilizzata in cucina per molte altre preparazioni gustose e veloci da cucinare. Il Rabarbaro cinese infatti, si presta ad essere utilizzato negli antipasti, nei primi, secondi piatti e persino nei dessert. La cucina anglosassone infatti, utilizza questa pianta per arricchire il sapore di conserve di frutta, torte e altre ricette dolci.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.