Camelina sativa
Camelina sativa
La Dorella (Camelina sativa (L.) Crantz) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Brassicaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Sottoregno Tracheobionta, Superdivisione Spermatophyta, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Capparales, Famiglia Brassicaceae e quindi al Genere Camelina ed alla Specie C. sativa.
Sono sinonimi i termini:
– Adyseton dentatum G. Don;
– Alyssum dentatum Willd.;
– Alyssum myagrum Wibel;
– Alyssum sativum (L.) Scop.;
– Camelina ambigua Besser ex Steud.;
– Camelina caucasica (Sinskaya) Vassilcz.;
– Camelina glabrata (DC.) Fritsch;
– Camelina hirsuta Bernh.;
– Camelina pilosa (DC.) N.W.Zinger;
– Camelina sagittata Moench;
– Camelina sativa subsp. zingeri (Mirek) Smejkal;
– Camelina sativa var. zingeri Mirek;
– Chamaelinum sativum Host;
– Cochlearia sativa Cav.;
– Crucifera camelina E.H.L.Krause;
– Dorella oleifera Bubani;
– Linostrophum sativum Schrank;
– Moenchia arvensis Bernh. ex Hoffm.;
– Moenchia sativa Roth;
– Myagrum sativum L.;
– Thlaspi camelina Crantz.
Etimologia –
Il termine Camelina proviene dal greco χαμαι chamai nano, steso a terra e da λίνον línon lino: perché pianta infestante che riduce a terra i raccolti di lino.
L’epiteto specifico sativa viene da satum (participio passato di sero seminare, piantare) seminato, piantato: che si semina o pianta, coltivato, domestico.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Camelina sativa è una pianta originaria dell’Europa e dell’Asia centrale che si trova, allo stato selvatico o anche coltivata in quasi tutte le regioni d’Europa, Asia e Nord America, ma anche in Sud America, Australia e Nuova Zelanda.
in Italia presente in quasi tutte le regioni centro-settentrionali e in Sicilia, forse introdotta in tempi molto antichi a scopo alimentare. Allo stato selvatico si rinviene spesso in terreni incolti, nei vigneti e in ambienti ruderali come ai margini delle strade, al di sotto della fascia montana inferiore.
Il suo habitat è quello della zona climatica semiarida fredda, come steppe e praterie.
Descrizione –
La Camelina sativa è una pianta annuale estiva o invernale, che cresce fino a un’altezza di 30–120 cm.
Presenta steli ramificati che diventano legnosi alla maturità.
Le foglie sono alternate sullo stelo, lanceolate, della lunghezza di 2–8 cm e larghezza di 2–10 mm; sia le foglie che gli steli si possono presentare parzialmente pelosi.
Produce abbondanti fiori a quattro petali, di colore giallo pallido e a forma di croce.
L’antesi, in Italia, è tra maggio e giugno ma può protrarsi in Paesi più freddi fino ad estate inoltrata.
Il frutto è a forma di pera con un becco corto.
I semi sono marroni, o di colore arancione e della lunghezza di 2–3 mm.
Il peso di 1.000 semi varia da 0,8-2 g.
Coltivazione –
La Camelina sativa viene coltivata per i semi oleosi, principalmente in Europa e in Nord America.
Viene coltivata a ciclo corto (85–100 giorni) e cresce bene nel clima temperato in suoli leggeri o di medio impasto.
La semina avviene generalmente in primavera, da marzo a maggio, ma nei climi miti, può anche essere seminata in autunno.
La quantità di seme utilizzata è di 3-4 kg / ha, con un interfila da 12 a 20 centimetri ad una profondità non superiore ad un cm.
Con alte densità di semina, queste piante diventano competitive con le infestanti. Le piantine emergono rapidamente e possono resistere a gelate moderate in primavera.
La pianta viene raccolta e seminata con attrezzature agricole convenzionali, il che rende facile il suo inserimento in una rotazione delle colture per gli agricoltori che, di norma, non la coltivano.
Tra le segnalazioni da fare si sottolinea come la C. sativa subsp. linicola è considerata un’infestante nei campi di lino. I tentativi di separare i suoi semi da quelli del lino, con una macchina vagliatrice, nel corso degli anni hanno selezionato semi di dimensioni simili ai semi di lino, un esempio di mimetismo vaviloviano.
Usi e Tradizioni –
La Dorella è generalmente conosciuta anche come gialdina, sommensina, miagro.
Si tratta di una pianta che, sin da tempi antichissimi, dai semi veniva estratto un olio utilizzato sia per l’alimentazione che come combustibile; la pianta, che ancor oggi viene coltivata in alcune parti d’Europa, era apprezzata anche come foraggio per il bestiame.
Ampie prove archeologiche mostrano che è coltivata in Europa da almeno 3000 anni. I primi ritrovamenti comprendono i livelli neolitici a Auvernier, Svizzera (datato al II millennio aC), il livello Chalcolithic a Pefkakia in Grecia (datato al III millennio aC), e Sucidava-Celei, Romania (circa 2200 aC).
Durante l’età del bronzo e l’età del ferro, era una coltura agricola importante nel nord della Grecia oltre l’attuale areale delle olive.
Fu trovata anche in Danimarca e durante l’età della pietra in Ungheria.
Apparentemente, ha continuato a essere coltivata durante l’Impero Romano, anche se i suoi nomi greci e latini non sono noti. Già nel 600 a.C. veniva seminata come monocoltura intorno alla valle del Reno e si pensava che si diffondesse principalmente coesistendo come infestante nelle monocolture di lino.
Nei tempi più recenti e fino agli anni ‘40, la Camelina sativa era un’importante coltura da olio in Europa centrale e orientale e attualmente continua a essere coltivata in alcune parti d’Europa per l’estrazione del suo olio dai semi.
L’olio di Camelina sativa veniva impiegato nelle lampade a petrolio (fino al moderno sfruttamento di gas naturale, propano ed elettricità) e come olio commestibile (olio di camelina). Probabilmente è stato portato involontariamente in Nord America con i semi di lino e ha avuto un’importanza commerciale limitata fino ai tempi moderni.
Attualmente, il potenziale di riproduzione è inesplorato rispetto ad altri semi oleosi coltivati commercialmente in tutto il mondo.
Per questo motivo, attualmente, è oggetto di intensi studi volti a riprenderne la coltivazione su vasta scala, ad esempio per la produzione di biodiesel.
Tra gli usi interessanti e potenziali per i tempi moderni ricordiamo quello delle fibre dello stelo utilizzate per i pennelli, l’olio di semi per i cosmetici o bruciato nelle lampade. Gli erboristi hanno anche identificato un uso terapeutico.
Il raccolto di questa pianta è oggetto di ricerche a causa del suo livello eccezionalmente elevato (fino al 45%) di acidi grassi omega-3, che è raro nelle fonti vegetali. I semi contengono dal 38 al 43% di olio e dal 27 al 32% di proteine.
Oltre il 50% degli acidi grassi nell’olio di camelina spremuto a freddo è costituito dalla frazione polinsatura. L’olio è anche molto ricco di antiossidanti naturali, come i tocoferoli, che lo rendono altamente stabile, molto resistente all’ossidazione e all’irrancidimento .Contiene normalmente l’1–3% di acido erucico e recentemente sono state introdotte diverse varietà di Camelina sativa a minore contenuto di erucico e anche “zero-erucico” (con un contenuto di acido erucico inferiore all’1%). Il contenuto di vitamina E dell’olio di camelina è di circa 110 mg/100 g.
Per quanto riguardo il suo uso come carburante, gli studi hanno dimostrato che il carburante per jet a base di Camelina riduce le emissioni nette di carbonio di circa l’80% e la Marina degli Stati uniti lo ha scelto come materia prima per il suo primo test sul biocarburante per aviazione, facendo ripetuti voli con successo.
A tal proposito la Continental Airlines, nel gennaio del 2009, è stata la prima compagnia aerea commerciale a testare una miscela 50:50 di carburante a biocarburante di derivazione biologica e carburante per jet tradizionale nella prima dimostrazione dell’uso di biocarburanti sostenibili per alimentare un aereo commerciale in Nord America.
Modalità di Preparazione –
I semi commestibili possono essere cosparsi sull’insalata o mescolati con acqua per produrre un alimento con aspetto simile all’uovo.
L’olio estratto da questa pianta è adatto per l’uso come olio da cucina in quanto ha un sapore e un aroma di mandorla.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.