Citrus aurantium
Citrus aurantium
L’arancio amaro (Citrus × aurantium L.), conosciuto anche come melangolo, è un albero da frutto appartenente alla famiglia delle Rutaceae. Si tratta di un antico ibrido, probabilmente tra pomelo e mandarino, che da secoli cresce come specie autonoma.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Sottoregno Tracheobionta, Superdivisione Spermatophyta, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Rosidae, Ordine Sapindales, Famiglia Rutaceae, Sottofamiglia Aurantioideae, Tribù Citreae e quindi al Genere Citrus ed alla Specie C. × aurantium.
Etimologia –
Il termine del genere Citrus deriva dal nome latino del cedro e limone, dal greco greco κέδρος kédros cedro e κίτρον kítron limone. L’epiteto specifico aurantium proviene da málum aurántium arancia.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
Le prime tracce dell’arancio amaro sono state riscontrate in una regione che si estende tra il nord dell’India e il Nepal. I movimenti antropici di massa, le conquiste delle grandi civiltà antiche, l’espansione islamica nel Mediterraneo, le Crociate e, infine, la scoperta dell’America hanno permesso la diffusione di questo frutto dalle pendici dell’Himalaya fino alla California, passando per la Sicilia.
Descrizione –
L’arancio amaro si differenzia da quello dolce (Citrus × sinensis) per avere delle spine più lunghe all’ascella delle foglie, per la colorazione più scura delle e foglie, per il caratteristico picciolo alato, per un profumo più intenso sia delle foglie che dei fiori, per i frutti che hanno una scorza esterna più colorata e più ruvida ed in particolare per il gusto amaro della polpa.
Coltivazione –
Il Citrus aurantium è una pianta più rustica e robusta dell’arancio dolce; per questo motivo la sua coltivazione è finalizzata all’utilizzo come portainnesto per tutte le nuove varietà di agrumi, e spesso anche per l’ibridazione delle varietà già note. Nella scheda seguente puoi trovare le specifiche tecniche della sua coltivazione.
Usi e Tradizioni –
La prima citazione scritta relativa al consumo di arance proviene dalla Cina: nel 304, nel libro intitolato Piante della regione del sud-est, lo scrittore Chi-Han racconta dell’abitudine di mangiare agrumi e in particolare l’arancia dolce. Ma l’uso radicato del frutto dell’arancio amaro è tangibile nella società araba; ricordiamo i rimedi e i medicamenti derivanti dall’arancia amara citati nel Canone della medicina da Avicenna, medico e filosofo Persiano che visse a cavallo tra il X e l’XI secolo. Seguendo l’espansione dei regni islamici nel sud del Mediterraneo, l’arancia amara giunse in Andalusia, la prima regione europea ad accoglierne la coltivazione durante l’istituzione del califfato di Al-Andalus nel sud della Spagna, per poi approdare in Sicilia. Proprio nell’isola al centro del Mediterraneo l’arancio trovò le migliori condizioni per prosperare: lo storico e letterato medievale Ugo Falcando, autore dell’Historia Hugonis Falcandi Siculi de rebus gestis in Siciliae regno, racconta di meravigliosi agrumeti che si estendevano per tutto il territorio del regno e in particolare delle “arance dal sapore aspro”.
Il Citrus aurantium ha una resistenza alle basse temperature molto più alta rispetto all’arancio dolce ed è utilizzato prevalentemente come portainnesto di molti agrumi. I suoi frutti sono utilizzati dall’industria alimentare per ottenere scorze fresche o essiccate per la pasticceria o per la produzione di liquori (es. “Curaçao”) ed in farmacologia per la preparazione di tonici.
È molto utilizzato anche come pianta ornamentale entrando a far parte in alcuni Comuni della Sicilia dei viali alberati.
I frutti si trovano raramente sul mercato in quanto sono prevalentemente consumati dall’industria alimentare e farmaceutica.
Molte varietà di arancio amaro sono utilizzate per l’estrazione dell’olio essenziale usatissimo dall’industria profumiera e come additivo aromatizzante. Vanta inoltre proprietà medicinali. Dall’Arancio amaro si ottiene un olio essenziale che è un liquido etereo giallo paglierino o arancio, ottenuto dalla scorza. Come tutti gli oli essenziali presenta un gusto amaro, è parzialmente solubile in alcol a 96° poiché è prevalentemente costituito da limonene e, a differenza dell’olio essenziale di arancia dolce, contiene linalolo e acetato di linalile. Favorisce l’appetito e la digestione. Contiene bergaptene ed altre furocumarine.
Viene utilizzato in aromaterapia come rilassante o rinfrescante a seconda della miscelazione con altri oli. Tonifica l’apparato digerente, il sistema nervoso ed è ritenuto antidepressivo e indicato per l’insonnia e l’esaurimento nervoso.
L’essenza di zagara o neroli è un prodotto ottenuto dai fiori e viene usato in profumeria.
Inoltre ricordiamo il Petitgrain è un olio essenziale ricavato dalle foglie, rami e frutti acerbi (da qui il nome petit grain) dell’arancio amaro ed è utilizzato nella produzione di profumi.
Modalità di Preparazione –
L’arancio amaro può essere consumato anche allo stato fresco ma il suo vero utilizzo è quello per preparare le famose marmellate e la frutta candita; la buccia viene inoltre impiegata in liquoreria (curaçao, amari). L’industria farmaceutica utilizza soprattutto la buccia per la preparazione di vari digestivi e tonici.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.