Come combattere la Zeuzera pyrina in maniera biologica
Come combattere la Zeuzera pyrina in maniera biologica
Il rodilegno giallo, o falena leopardo (Zeuzera pyrina (Linnaeus, 1761)), è un lepidottero appartenente della famiglia Cossidae che arreca danni simili a quelli del Rodilegno rosso; provoca disseccamenti dei germogli colpiti, perdita di resistenza meccanica degli organi legnosi colpiti (rametti, piccole branche e giovani fusti) che tendono a spezzarsi per azione degli agenti meteorici o dei carichi della vegetazione. Si ha inoltre un deperimento generale degli organi e delle piante colpite, soprattutto quelle giovani ed in più, sono causa indiretta di ingresso di funghi agenti di carie e di cancri. Allo stadio adulto si riconoscono perché sono farfalle di circa 40-70 mm di apertura alare, con le ali anteriori di colore bianco, punteggiate da numerose macchie nerastre o bluastre; hanno un torace bianco e tomentoso che presenta 6 grosse macchie bluastre. Le larve sono giallastre con il corpo ricoperto di tubercoli nerastri, posti in regolari file longitudinali. Il capo ed il protorace sono nerastri e misurano circa 50-60 mm di lunghezza a maturità. Le uova sono invece di colore rosato. Vediamo, partendo dalla morfologia e dal ciclo biologico come combattere la Zeuzera pyrina in maniera biologica.
Le femmine della Zeuzera pyrina ovidepongono o nelle vecchie gallerie o negli anfratti della scorza o, infine, all’interno di lesioni di altra natura; successivamente le larve neonate penetrano nei germogli che appassiscono in modo caratteristico, oppure nei giovani rametti, dove scavano delle gallerie in zona midollare. Osservando i fori di uscita è possibile monitorare l’attività di queste larve è verificabile osservando le rosure, color ocra, emesse dai fori stessi, che si raccolgono ai piedi della pianta o ai margini dei fori. Queste larve che svernano possono poi, nell’estate successiva:
– sfarfallare, sviluppando una generazione all’anno;
– rimanere allo stadio larvale anche il 2° anno; in questo caso passano il secondo inverno come larve e sfarfallano nella estate del 3° anno, compiendo una generazione in due anni.
Per poter contenere il rodilegno giallo con sistemi di lotta biologica, negli ultimi anni, sono state messe a punto delle nuove metodologie di contenimento che consistono nell’utilizzazione di microrganismi, come i Nematodi entomoparassiti del genere Neoaplectana e di feromoni.
Anche la cattura massale viene attuata catturando, in apposite trappole chemiotropiche innescate con feromoni sessuali, i maschi che non fecondando le femmine e che fanno loro ovideporre uova non fecondate: in questo modo si ottiene una sterilizzazione graduale la popolazione. Le trappole vanno messe ad una densità di circa 5-10 o 10-20 per ettaro secondo l’ambiente ed il tipo di piante. Queste trappole possono essere utilizzate anche preventivamente come fa si monitoraggio. In via sperimentale si stanno provando dei funghi entomopatogeni, come la Beauveria bassiana; questa è molto attiva, anche per parassitizzazioni naturali, nei confronti del rodilegno. Tra i nemici naturali possiamo ricordare i Ditteri Larvevoridi (gen. Phorocera) ed alcuni Imenotteri parassitoidi.
Ma importante è soprattutto la creazione di una biodiversità aziendale attraverso la diminuzione della specializzazione colturale e la presenza di siepi arbustive con differenti specie e di inerbimenti che consentono il rifugio di questi ed altri antagonisti del rodilegno giallo. Anche le concimazioni azotate vanno diminuite per evitare l’eccessivo rigoglio vegetativo soprattutto dei giovani getti. In mancanza di questi accorgimenti la lotta biologica o, meglio ancora, la prevenzione contro questo insetto è alquanto aleatoria.