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Come combattere la peronospora in maniera biologica

Come combattere la peronospora in maniera biologica

Il primo concetto da applicare per la lotta alla peronospora (plasmopara spp.) è quello di cercare di limitare, per quanto possibile, la presenza delle condizioni che favoriscono lo sviluppo e la propagazione di questo fungo; Vediamo in questa scheda come combattere la peronospora in maniera biologica. Per questo motivo vanno limitate le eccessive irrigazioni e accumuli di umidità. Se siete in presenza di zone dove le nebbie persistono spesso è meglio evitare la piantagione di piante sensibili a questo fungo; quindi scegliere, compatibilmente con la coltivazione da impiantare, luoghi soleggiati, riparati dal vento, ma ben areati. Va poi effettuata una pulizia stagionale del terreno per eliminare residui vegetali in cui sono già inoculate le spore (e bruciandoli successivamente). Gli altri accorgimenti riguardano le modalità di potatura invernale ed estiva per eliminare parti oramai attaccate e l’uso di portainnesti di cultivar maggiormente resistenti.

Un accorgimento che spesso si trascura facilmente anche da parte di agricoltori esperti è quello dell’azoto nitrico per la concimazione delle colture. Questa molecola interferisce sulla consistenza dei tessuti dando minore resistenza alla pianta rispetto agli attacchi di questo fungo. Un apporto molto più oculato di azoto proveniente da letame, compost o tramite la tecnica del sovescio fa diminuire di parecchio la virulenza di questo fungo.
Un importante ruolo a difesa della peronospora (come di molti parassiti) lo gioca la presenza di sostanze volatili (traspirazioni) di altre piante in consociazione. In tal senso si stanno effettuando recenti studi e ricerche (vedi Fondazione Edmund Mach) che cambieranno sicuramente i principi organizzativi della futura agricoltura.
La lotta alla peronospora va spesso effettuata con anticrittogamici che hanno sia funzione preventiva (con anticrittogamici che agiscono per contatto) che curativa (con prodotti sistemici, che agiscono anche dentro i tessuti della pianta). Gli anticrittogamici da contatto vanno somministrati in modo preventivo, quando cioè si ipotizzano che si possano verificare le condizioni per lo sviluppo e diffusione del fungo. Questa valutazione può essere fatta anche applicando (soprattutto in viticoltura con la Plasmopara viticola (Berk. & M.A. Curtis) Berl. & De Toni, 1888) la regola dei tre dieci: questa stabilisce che la prima infezione si ha quando la temperatura minima è pari o superiore a 10°C, è caduta una pioggia di almeno 10 mm nell’arco di 24-48 ore e la lunghezza dei tralci (recettività dell’ospite legata alla differenziazione degli stomi) ha raggiunto  o superato i 10 cm. Ovviamente è una regola che va presa sempre con le pinze e solo la conoscenza e l’esperienza dell’agricoltore permettono una migliore valutazione. Molti dei principi attivi sia da contato che sistemici sono stati ritirati dal commercio per la loro tossicità ed anche altri come il rame (che può essere utilizzato sotto forma di poltiglia Bordolese), consentito in agricoltura biologica, va utilizzato con molta accuratezza essendo un metallo pesante.
Sempre in tema di prevenzione con prodotti naturali si può optare con i macerati come quello di ortica o di aglio. Questi macerati possono essere utilizzati a partire da un concetto di cura preventiva che, nel caso del macerato di ortica (che è utilissimo per fertilizzare, curare e prevenire le malattie degli alberi da frutto), conferisce alla pianta una maggiore resistenza e capacità di resistere anche ad altre malattie parassitarie. In presenza comunque dell’infezione i trattamenti vanno eseguiti con cadenza di 7-15 gg in funzione dell’intensità e gravità dell’attacco.




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