Oenothera biennis
Oenothera biennis
L’Enagra comune o Enotera comune (Oenothera biennis L., 1753) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Onagraceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Sottoregno Tracheobionta,
Superdivisione Spermatophyta,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Sottoclasse Rosidae,
Ordine Myrtales,
Famiglia Onagraceae,
Sottofamiglia Onagroideae,
Tribù Onagreae,
Genere Oenothera,
Specie O. biennis.
Sono sinonimi i seguenti termini:
– Brunyera biennis Bubani;
– Lysimachia lutea-corniculata Moris;
– Oenothera cambrica Rostanski, 1977;
– Oenothera carinthiaca;
– Oenothera chicaginensis de Vries ex Renner & Cleland
– Oenothera chicagoensis Renner ex R.E.Cleland & Blakeslee
– Oenothera communis Lèveillè, 1910;
– Oenothera grandiflora L’Hér.;
– Oenothera muricata L.;
– Oenothera pycnocarpa Atk. & Bartlett;
– Oenothera renneri H.Scholz;
– Oenothera rubricaulis Kleb.;
– Oenothera stenopetala E.P. Bicknell;
– Oenothera suaveolens Desfontaines;
– Oenothera suaveolens Pers.
– Onagra biennis (L.) Scopoli;
– Onagra europaea Spach, 1835;
– Onagra muricata (L.) Moench;
– Onagra vulgaris Spach, 1835.
L’Enagra comune presenta un’alta variabilità genetica; di seguito si riporta un elenco in cui vengono indicate alcune varietà e sottospecie. Si sottolinea che l’elenco può non essere completo e alcuni nominativi vengono considerati da alcuni autori dei sinonimi della specie principale o anche di altre specie:
– Oenothera biennis L. fo. argillicola (Mack.) B. Boivin (1966);
– Oenothera biennis L. fo. Biennis;
– Oenothera biennis L. fo. grandiflora (L’Hér.) D.S. Carp. (1937);
– Oenothera biennis L. fo. hookeri (Torr. & A. Gray) B. Boivin (1966);
– Oenothera biennis L. fo. muricata (L.) B. Boivin (1966);
– Oenothera biennis L. fo. stenopetala (E.P. Bicknell) B. Boivin (1966);
– Oenothera biennis L. subsp. austromontana Munz (1965) (sinonimo = O. nutans G. F. Atk. & Bartlett);
– Oenothera biennis L. subsp. baurii (Boodijn) Tischler (1950) (sinonimo = O. villosa);
– Oenothera biennis L. subsp. biennis;
– Oenothera biennis L. subsp. caeciarum Munz (sinonimo = O. biennis subsp. biennis);
– Oenothera biennis L. subsp. centralis Munz (1965) (sinonimo = O. chicagoensis Renner ex R.E.Cleland & Blakeslee);
– Oenothera biennis L. subsp. muricata sensu (1894) (sinonimo = O. parviflora);
– Oenothera biennis L. subsp. rubricaulis (Klebahn) Stomps (1948) (sinonimo = O. rubricaulis);
– Oenothera biennis L. subsp. suaveolens (Desf. ex Pers.) Bonnier (1921) (sinonimo = O. suaveolens);
– Oenothera biennis L. var. austromontana (Munz) Cronquist (1991);
– Oenothera biennis L. var. biennis;
– Oenothera biennis L. var. canescens Torr. & A. Gray (1840);
– Oenothera biennis L. var. cruciata (Nutt. ex G. Don) Torr. & A. Gray (1840);
– Oenothera biennis L. var. grandiflora (L’Hér.) Torr. & A. Gray (1840);
– Oenothera biennis L. var. hirsutissima A. Gray (1849);
– Oenothera biennis L. var. hirsutissima A. Gray ex S. Watson (1873) (sinonimo = O. elata subsp. hirsutissima (A. Gray ex S. Watson) W. Dietr.);
– Oenothera biennis L. var. hookeri (Torr. & A. Gray) B. Boivin (1967);
– Oenothera biennis L. var. muricata (L.) Torr. & A. Gray (1840);
– Oenothera biennis L. var. nutans (G.F. Atk. & Bartlett) Wiegand (1924);
– Oenothera biennis L. var. oakesiana A. Gray (1867) (sinonimo = O. oakesiana);
– Oenothera biennis L. var. parviflora Abromeit (1898) (sinonimo = O. rubricaulis);
– Oenothera biennis L. var. parviflora (L.) Torr. & A. Gray (1840);
– Oenothera biennis L. var. pycnocarpa (Atk. & Bartlett) Wiegand (1924);
– Oenothera biennis L. var. strigosa (Rydb.) Cronquist (1992);
– Oenothera biennis L. var. sulfurea Kleb.;
– Oenothera biennis L. var. vulgaris Torr. & A. Gray (1840).
Questa specie, inoltre, tende a formare alcuni ibridi con altre specie, di cui se ne riportano alcuni:
– Oenothera ×braunii Döll (1862) – Ibrido fra: O. biennis e O. parviflora;
– Oenothera ×fallax Renner (1917) – Ibrido fra: O. biennis e O. glazioviana;
– Oenothera ×punctulata Rostanski & Gutt (1971) – Ibrido fra: O. biennis e O. pycnocarpa.
Etimologia –
Il termine Oenothera proviene dal greco οἶνος óinos vino e da θήρ thér selvatico: perché se ne ricercava la radice per insaporire il vino.
L’epiteto specifico biennis viene da biennale, dal prefisso bis- due volte e da annuus, annuale: in quanto specie che hanno un ciclo vitale di due anni.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’ Oenothera biennis è una pianta Subcosmopolita o secondo altri Autori originaria del Nord America orientale e centrale, da Terranova ad ovest ad Alberta, a sud-est della Florida e da sud-ovest al Texas, e ampiamente naturalizzata altrove nelle regioni temperate e subtropicali.
La pianta è presente anche in Europa e fuori dal vecchio continente si trova in quasi tutte le zone dell’emisfero boreale (Asia e America), ma anche America del sud, isole del Pacifico, Nuova Zelanda e Australia.
In Italia è presente nel nord, nella pianura Padana ma anche al centro e sull’Appennino.
Sull’arco alpino si trova ovunque ad eccezione della provincia di Cuneo. Sui rilievi montani, fuori dall’Italia si trova sui Pirenei, Massiccio Centrale, Massiccio del Giura, Vosgi, Foresta Nera, Carpazi e Monti Balcani.
Il suo habitat è ovviamente molto vario ma in generale tende ad essere presente in suoli incoerenti tipo scarpate o bordi delle strade e massicciate ferroviarie; viene considerata pianta colonizzatrice, che si trova spesso in terreni poveri e ghiaiosi dei corsi d’acqua, sabbiosi (di tipo alluvionale) ed esposti in genere. Il substrato preferito è sia calcareo che siliceo, con terreno a pH neutro, medi valori nutrizionali e piuttosto secco.
La sua diffusione altitudinale può arrivare fino a 1200 m s.l.m., frequentando quindi i piani vegetazionali collinare e in parte montano.
Descrizione –
L’Enagra comune è una pianta erbacea biennale che raggiunge un’altezza di 1,6 m.
Le foglie sono lanceolate, lunghe 8–18 cm e larghe 2–6 cm; sono prodotte in una rosetta stretta il primo anno e a spirale su uno stelo il secondo anno.
I fiori sono gialli, di 2,5-5 cm di diametro, con quattro petali bilobati. La struttura del fiore ha fluorescenze invisibili ad occhio nudo ma evidente sotto la luce ultravioletta e visibile ai suoi impollinatori, come falene, farfalle e api.
I fiori sono ermafroditi, prodotti su una spiga alta e durano solo fino al mezzogiorno successivo. Si aprono visibilmente velocemente ogni sera producendo uno spettacolo unico.
La fioritura dura dalla tarda primavera alla fine dell’estate.
Il frutto è una capsula lunga 2-4 cm e larga 4-6 mm, che contenente numerosi semi lunghi 1-2 mm, rilasciati quando la capsula si divide in quattro sezioni a maturità.
I semi sono un alimento importante per gli uccelli e per alcuni insetti.
Coltivazione –
L’Oenothera biennis è una pianta biennale che viene raccolto anche allo stato naturale per l’uso locale come cibo, medicina e fonte di materiali.
La pianta è coltivabile su terreni sabbiosi, ben drenati e asciutti con esposizione soleggiata e clima caldo; tollera comunque molti tipi di terreno purché non siano pesanti ed asfittici.
Le piante oramai attecchite sono resistenti alla siccità.
La pianta veniva coltivata, soprattutto nei tempi passati, per le sue radici commestibili, mentre adesso viene coltivata per l’olio contenuto nel suo seme che contiene alcuni acidi grassi essenziali ed è un preziosissimo complemento alla dieta.
Il seme però è molto piccolo e difficile da raccogliere e va fatto a mano. Le rese complessive sono basse, rendendo l’olio molto costoso da produrre. Sono state suggerite rese teoriche di 2,5 tonnellate per ettaro, ma le rese effettive sono comprese tra 0,49 e 1,2 tonnellate per ettaro.
I fiori si aprono la sera e sono fortemente profumati con un delizioso profumo dolce che attira le falene impollinatrici.
Per quanto riguarda la propagazione le piante di solito si auto seminano liberamente se crescono in una posizione adatta e possono diffondersi e naturalizzarsi nei terreni circostanti.
La semina va effettuata in situ nel periodo dalla tarda primavera all’inizio dell’estate.
Usi e Tradizioni –
L’Enagra comune o Enotera comune, conosciuta anche con altri nomi quali: Rapunzia, Prosciutto di Sant’Antonio, Blattaria.
La coltivazione di questa pianta si può far risalire a metà del 1600 quando iniziò ad essere coltivata come pianta commestibile, sia delle parti ipogee, come insalata che le radici giovani che anch’esse possono essere consumate come insalata. La radice grande invece, a termine fioritura, può essere bollita, al pari di una carota o barbabietola, e consumata come contorno.
Di questa pianta, come detto, si mangia la radice cotta e mangiata come la scorzonera. È di consistenza carnosa, dolce e succulenta ed è sana e nutriente, con un gusto pepato che ricorda un po’ la scorzonera o la pastinaca.
Si possono mangiare anche i giovani germogli, crudi o cotti. Sono un po’ mucillaginosi, dal sapore pepato e vanno usati con parsimonia: secondo altre fonti si dice che i germogli non dovrebbero essere mangiati.
Anche i fiori sono dolci e vengono usati in insalata o come guarnizione.
I baccelli giovani vengono cotti al vapore e mangiati.
I seme, che contiene il 28% di un olio essiccante, è commestibile de è un’ottima fonte di acido gamma-linolenico, un acido grasso essenziale che non si trova in molte fonti vegetali e svolge numerose funzioni vitali nell’organismo. Il seme contiene più del 70% di acido linoleico e circa il 10% di acido gamma linolenico.
L’ Oenothera biennis trova impiego anche in campo medicinale.
La corteccia e le foglie sono astringenti e sedative.
Si sono rivelate utili nel trattamento di disturbi gastrointestinali di origine funzionale, pertosse e asma.
Uno sciroppo a base di fiori è anche un trattamento efficace per la pertosse.
La corteccia viene privata del gambo fiorito ed essiccata per un uso successivo, anche le foglie vengono raccolte ed essiccate.
L’olio di questa pianta è diventato un noto integratore alimentare dagli anni ’80. La ricerca suggerisce che l’olio è potenzialmente molto prezioso nel trattamento della sclerosi multipla, della tensione premestruale, dell’iperattività, ecc.
Viene anche assunto internamente nel trattamento di eczema, acne, unghie fragili, artrite reumatoide e danni al fegato correlati all’alcol.
Un consumo regolare dell’olio aiuta a ridurre i livelli di colesterolo nel sangue e ad abbassare la pressione sanguigna.
Il seme è una buona fonte di acido gamma-linolenico, un acido grasso insaturo che coadiuva la produzione di sostanze simili agli ormoni.
Questo processo è comunemente bloccato nel corpo, causando disturbi che colpiscono i muscoli uterini, il sistema nervoso e il metabolismo.
Nel dettaglio, dal punto di vista biochimico, i semi contengono dal 7% al 10% di acido γ-linolenico, appartenente alla famiglia degli acidi grassi omega-6; l’olio estratto è oggetto di studi per approfondire i suoi benefici. Altri composti sono mucillagini, fitosterolo, alcol cerilico, flavonoidi e tannino.
La radice impiastricciata viene applicata su emorroidi e contusioni.
Dalle radici si ricava un tè che viene utilizzato nel trattamento dell’obesità e dei dolori intestinali.
Tra gli altri usi si ricorda che, l’olio del seme viene aggiunto ai preparati per la pelle e ai cosmetici. È spesso combinato con la vitamina E per prevenire l’ossidazione.
Dai fiori si ottiene una tintura gialla.
Una polvere finemente macinata ricavata dagli steli fioriti che viene utilizzata cosmeticamente nelle maschere per il viso per contrastare le pelli arrossate.
Questa pianta trova impiego anche nel giardinaggio in quanto specie decorativa e di facile impianto. Esiste una varietà (o cultivar) a grandi fiori.
Infine, nell’industria, dai petali si può ottenere una buona tintura gialla; e da altre parti della pianta si ottengono anche dei prodotti per la cosmetica (infatti tra le altre proprietà, l’”Olio di Enotera” è indicato per mantenere l’elasticità della pelle e prevenire l’insorgere delle rughe).
Modalità di Preparazione –
L’Enagra comune è una pianta che viene utilizzata sia per fini alimentari, medicinale che per usi cosmetici, industriali e come pianta ornamentale.
Le parti usate della piante sono un po’ tutte, ma soprattutto le radici; il periodo di raccolta consigliato è quello autunnale.
Per uso alimentare si mangia la radice che viene cotta ed ha un gusto pepato che ricorda un po’ la scorzonera o la pastinaca.
Si consumano anche i giovani germogli, crudi o cotti.
Anche i fiori sono dolci e vengono usati in insalata o come guarnizione.
I baccelli giovani vengono cotti al vapore e mangiati.
L’olio trova invece impiego, oltre che in campo alimentare, anche in campo medicinale e cosmetico.
Dalle radici si ricava un tè che viene utilizzato nel trattamento dell’obesità e dei dolori intestinali ed altre preparazioni come specificato prima.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.