Brassica napus
Brassica napus
La colza o navone (Brassica napus L., 1753) è una specie erbacea appartenente alle famiglia delle Brassicaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Capparales, Famiglia Brassicaceae e quindi al Genere Brassica ed alla Specie B. napus.
Etimologia –
Il termine Brassica è il nome latino del cavolo descritto da diversi autori, attestato in letteratura a partire da Plauto (III-II sec. a.C.). L’origine di questo nome è incerta ed è stata fatta risalire a voci greche o celtiche, senza prove totalmente convincenti. Diversi testi etimologici fanno riferimento alla parola Βράσκη braske, secondo Esichio usata dagli Italici in Magna Grecia per indicare il cavolo. L’epiteto specifico napus provienen dal nome latino del navone, derivato dal greco νᾶπυ nápu senape (in Teofrasto).
Distribuzione Geografica ed Habitat –
Le origini della Colza sono incerte ma probabilmente il suo centro di diffusione corrisponde alla zona temperata dell’Europa. Oggi è una specie erbacea annuale presente soprattutto allo stato di coltivazioni ma si trova in aree dove è sfuggita alla coltivazione e si è inselvatichita.
Oggi viene coltivata nel continente asiatico, soprattutto Cina e India, in Europa centrale e in Canada. In Italia viene coltivata soprattutto al nord come foraggera da erbaio in semina estivo-autunnale e per la produzione di granella.
Descrizione –
Brassica napus è una specie erbacea annuale o biennale, caratterizzata da una radice fittonante ed un fusto eretto che si sviluppa da 0,5 m a 1,5 m, molto ramificato.
Ha foglie, glauche e pruinose, semplici, con quelle inferiori lirato-pennatosette e peduncolate e quelle superiori sessili, oblunghe e parzialmente amplessicauli.
La colza ha un accrescimento determinato con fiori riuniti a gruppi a formare un grappolo che si sviluppa alla sommità del fusto; questi hanno 4 sepali e 4 petali disposti a croce e sono gialli o bianchi in funzione della varietà. L’ovario è bi carpellare.
La fioritura è scalare e mediante la fecondazione producono dei legumi (silique) che contengono semi piccoli con il 30-35% di olio.
Ogni siliqua misura 60-100 x 2,5-4 mm, sessile, suberetta, attenuata in un becco conico di 10-16 mm. Semi sferici 12-18(29) per loculo, di colore bruno scuro che misurano 1,2-1,8 mm.
Coltivazione –
La colza (o anche il colza) è una pianta a ciclo autunno-primaverile miglioratrice del terreno per via degli abbondanti residui colturali (radici, foglie e steli) che, una volta interrai consentono un buon apporto di sostanza organica.
Questa specie predilige terreni freschi e profondi e nei terreni con buona capacità di ritenzione idrica si sviluppa rapidamente; è una pianta che comunque cresce bene anche in zone povere di precipitazioni grazie alla sua maggiore precocità rispetto ai cereali vernini. Per quanto riguarda le caratteristiche pedologiche dei suoli, pur adattandosi ad un ampio spettro di reazione predilige un pH intorno a 6,5 mentre non presenta particolari problemi per quanto riguarda la salinità.
Per la semina è necessario preparare bene e finemente il letto di semina per predisporlo al ricevimento dei piccoli semi.
In questo senso è bene che la superficie del terreno non sia troppo soffice al fine di evitare che il seme, di piccole dimensioni, venga depositato troppo in profondità in quanto ciò provocherebbe successive difformità nell’emergenza; per questo motivo è bene ricorrere, dopo la semina alla rullatura.
Se coltivata in climi più freddi la semina va fatta nel periodo di settembre; nei climi più meridionali si può seminare anche fino a novembre.
Per sfuggire al freddo è importante che la pianta raggiunga prima dell’inverno lo stadio di 6-8 foglioline, in quanto in tale fase presenta la maggior resistenza.
Si può seminare con una densità di 70-80 piante a metro quadrato, con distanza tra le file da 25 a 35 cm.
Fra i tre principali elementi della concimazione, l’N rappresenta per la colza un importante fattore di resa. Bisogna porre attenzione poi al controllo delle erbe infestanti, controllo che va ponderato con un equilibrato apporto di azoto (che favorisce alcune secie a suo discapito) e tecnica della falsa semina.
Il diserbo chimico dovrà essere sempre più sconsigliato perché anche se al momento rappresenta una soluzione ottimale per il controllo, a lungo andare sta sterilizzando interi comprensori agricoli con diminuzione della fertilità dei suoli e della struttura degli stessi.
La raccolta della colza è meccanizzata, con mietitrebbie, e viene effettuata quando i semi presentano una colorazione completamente imbrunita e con le silique secche (l’umidità ottimale della granella deve essere intorno al 12%).
Usi e Tradizioni –
La Brassica napus viene coltivata soprattutto per la produzione dei semi che rappresentano quindi la parte commerciale più importante della pianta. Il seme contiene in media il 45% di olio, 25% di proteine, 5-7% di fibra, 4-8% di glucosinolati.
Di questa specie sono state ottenute diverse varietà che si distinguono per il loro valore commerciale.
Esistono tipi invernali, con esigenze di vernalizzazione per la salita a seme e tipi alternativi.
In base al contenuto di acido erucico e glucosinolati si distinguono quattro tipi:
– A “doppio alto”: alto tenuto di acido erucico e glucosinolati;
– B “0”: basso tenore di acido erucico;
– C “00” o “doppio zero”: con un contenuto quasi nullo di acido erucico e non più di 5-10 micromoli di glucosinolati per grammo di farina disoleata;
– D “000”: basso tenore di acido erucico e glucosinolati e basso tenore in fibra.
Le normativa comunitarie prescrivono, dal 1990, l’assenza di acido erucico dall’olio estratto e di glucosinolati dalle farine ad uso zootecnico.
Con la coltivazione della colza, in Italia si possono ottenere produzioni intorno ai 30 quintali ad ettaro con semine autunnali e di 15-18 quintali con semine primaverili. Il contenuto in olio dei semi può oscillare notevolmente da un anno all’altro, a seconda dell’andamento climatico e della zona ma si attesta intorno ad una media del 45%.
L’olio di colza contiene acido linoleico (4-10%) ed è simile a quello di soia. Nelle vecchie varietà conteneva fino al 50% di acido erucico, poco stabile e probabilmente tossico. Oggi, a seguito del miglioramento e della selezione si sono rese sono disponibili varietà prive di acido erucico: l’olio alimentare deve avere questa caratteristica, mentre per l’industria non alimentare è richiesto alto contenuto di acido erucico. Accanto alla produzione dell’olio di colza per uso alimentare, anche quella per scopi industriali ha una certa importanza: in questo caso vengono utilizzate varietà tradizionali, in quanto il contenuto in acido erucico è ininfluente.
Dalla lavorazione del sottoprodotto si ottiene, tra gli altri, il panello che usato solo nell’alimentazione animale, miscelato ad altri mangimi per l’azione tossica dei glucosinolati; sono disponibili varietà “doppio zero”, con zero acido erucico e basso contenuto in glucosinolati. L’alto contenuto di fibra è un altro aspetto che diminuisce il valore alimentare del panello.
L’olio di colza viene usato in alimentazione dopo essere stato raffinato e miscelato ad altri oli poiché all’origine ha sapore e odore poco gradevoli. L’olio di colza contiene acido erucico, tossico per gli esseri umani ma usato come additivo alimentare in piccole dosi. Proprio per il contenuto di acido erucico, come di altri grassi l’olio di colza non trova un favore unanime nell’alimentazione umana.
Alcune varietà di colza sono vendute come verdura, soprattutto nei negozi asiatici.
La colza è inoltre una pianta mellifera in quanto produce molto nettare da cui le api ricavano un miele chiaro, ma pungente, molto apprezzato nell’Europa centrale e settentrionale. Deve essere estratto immediatamente dopo la sua fabbricazione, perché cristallizza rapidamente nel favo rendendo impossibile l’estrazione. Questo miele in Italia di solito viene mescolato con varietà più dolci se usato come prodotto da tavola o venduto come prodotto da pasticceria. I produttori di semi si accordano con gli apicoltori per l’impollinazione.
Un altro possibile utilizzo dell’olio di colza è quello della produzione del biodiesel. Secondo alcune associazioni di coltivatori dalla colza sono ricavabili 850 kg di biodiesel per ettaro.
In ogni caso al momento la produzione è limitata e di conseguenza i prezzi non sono competitivi con quelli del gasolio.
Modalità di Preparazione –
Oltre agli usi suddetti l’olio di colza può essere usato per l’alimentazione umana. 100 grammi di olio di colza contengono 9 grammi di acidi grassi omega-3 e 22 grammi di omega-6.
L’olio di colza a basso contenuto in acido erucico (il contenuto in acido erucico ammesso in Italia non deve essere superiore al 5%), è impiegato come olio da tavola, da cucina e nella fabbricazione di margarine e shortening.
L’olio di colza è consigliato nelle diete inoltre, a dispetto delle controversie sull’utilizzo di questo olio, è considerato uno dei migliori oli, poiché ha il più basso contenuto di grassi in confronto alle altre tipologie. Specialmente nelle diete è generalmente consigliata la sostituzione di grassi saturi con quelli monoinsaturi dato che l’olio di colza è ricco di grassi monoinsaturi.
L’olio di colza può essere utilizzato in cucina per qualsiasi piatto, anche per quelli che richiedono cotture ad alte temperature. A detta degli esperti insomma è considerato il più sano tra tutti i comuni oli da cucina.
Inoltre la colza è una verdura d’altri tempi: oltre a essere usata per i sovesci e per l’uso animale, si può trovare in commercio per il nostro bisogno alimentare.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.