Genisteina
Genisteina
La genisteina il cui termine nella nomenclatura IUPAC è 5,7-Dihydroxy-3-(4-hydroxyphenyl)chromen-4-one e la cui formula bruta o molecolare è: C15H10O5 è un isoflavone.
La genisteina deve il suo nome al fatto che fu isolata per la prima volta nel 1899 dalla tintura di ginestra (Genista tinctoria) di cui porta il nome.
La sua struttura chimica è stata definita per la prima volta nel 1926 e la sua sintesi artificiale nel 1928.
La genisteina si trova in abbondanza nei semi di soia e nei derivati fermentati dalla soia e più in generale gli isoflavoni, quali la genisteina e la daidzeina, si trovano in un certo numero di piante alimentari come fonte primaria di cibo: tra queste il lupino, le fave, la soia, il kudzu, la psoralea e Maackia Amurensis ma anche in piante medicinali come la Flemingia Vestita e il caffè.
L’efficacia della genisteina è legata alla sua struttura chimica molto simile all’estradiolo, estrogeno prodotto dall’ovaio nella fase fertile della vita della donna, che conferisce alla molecola un’azione simile agli estrogeni per la capacità di legarsi allo stesso recettore (cioè all’antenna radar da cui dipende l’attività della molecola all’interno della cellula). In particolare la genisteina si lega con elevata affinità ai recettori per gli estrogeni di tipo beta (ERb), abbondantemente presenti sulla pelle ed in particolare nei fibroblasti.
Per questo motivo molte ricerche stanno cercando di valutare l’efficacia della genisteina come molecola anti-invecchiamento.
In questo senso la genisteina risulta essere l’ormone naturale ideale in quanto capace di contrastare quei processi d’invecchiamento della pelle della donna in menopausa, di cui la riduzione dello spessore è uno dei segni più evidenti.
Infatti è stato confermato istologicamente come la genisteina sia in grado di aumentare lo spessore del derma per un aumento della produzione di collagene e un controllo sulle metalloproteinasi (MMP), enzimi deputati alla degradazione delle fibre collagene.
Un team di ricercatori statunitensi in collaborazione con ricercatori italiani, ha dimostrato come la genisteina abbia un’efficacia comparabile agli estrogeni nel riparare alcuni danni molecolari, alcune alterazioni istologiche e funzionali della pelle in una situazione di carenza di estrogeni, dunque simile alla menopausa, nel modello animale.
Altra interessante azione della genisteina è quella antiossidante ed anti-infiammatoria, in particolar modo come protezione nei confronti dei danni da radiazione solare.
L’azione antiossidante verso i radicali liberi dell’ossigeno (ROS) e dell’azoto (NO) prodotti dalla pelle durante l’esposizione alla radiazione ultravioletta conferisce alla genisteina un’importante funzione anti-infiammatoria (foto protezione) oltre che di protezione verso tumori cutanei foto-indotti.
Inoltre, recentemente, alcune ricerche indicherebbero che la genisteina può anche essere considerata come un farmaco per malattie genetiche ancora incurabili; quali la (CF) fibrosi cistica e la (MPS) mucopolisaccaridosi. Studi in vitro e su modelli animali e studi clinici pilota suggeriscono che questo composto di origine vegetale può essere una speranza reale per i pazienti affetti da gravi malattie ereditarie con meccanismi patogenetici relativamente complesse, come quelle che interessano il sistema nervoso centrale.
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