Agaricus silvaticus
Agaricus silvaticus
Il Prataiolo dei boschi (Agaricus silvaticus Schaeff., 1833) è un fungo saprofita appartenente alla famiglia delle Agaricaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Fungi, Divisione Basidiomycota, Sottodivisione Agaricomycotina, Classe Agaricomycetes, Sottoclasse Agaricomycetidae, Ordine Agaricales, Famiglia Agaricaceae e quindi al Genere Agaricus ed alla Specie A. silvaticus.
Sono sinonimi i termini: Agaricus sylvaticus Schaeff, Psalliota silvatica (Schaeff.) P. Kumm. E Agaricus sanguinarius P. Karst.
Etimologia –
Il termine Agaricus proviene dal greco αγαρικόν agarikón agarico, fungo degli Agari, perché secondo il medico, farmacista e botanico greco Dioscoride veniva importato da Agaria, paese dei Sarmati. L’epiteto specifico deriva da silva selva, bosco: silvestre, silvano, ma anche in senso lato selvaggio, erratico.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’ Agaricus silvaticus si può ritrovare da luglio ad ottobre nei boschi di conifere, in gruppi di pochi esemplari, sotto abeti rossi (Picea abies), ma anche in boschi di latifoglie.
Riconoscimento –
Il Prataiolo dei boschi si riconosce per il cappello di 8-15, massimo 20 cm di diametro, inizialmente emisferico, poi convesso, e infine piano, con umbone centrale, carnoso, rivestito da squamette triangolari, fibrillose e appressate bruno-giallastre o bruno rossastre, generalmente più fitte al centro. Le lamelle risultano fitte, basse, strette, sottili, libere al gambo, dapprima lievemente sfumate di rosa, poi scuriscono in grigio-rosa ed infine bruno violaceo o bruno porpora, con filo sterile e lievemente flocculoso. Il gambo è ilindrico, con piede bulboso, presto vuoto, di colore bianco candido in alto e biancastro e squamoso-flocculoso al di sotto dell’anello, ma presto grigiastro e brunastro. È più slanciato negli esemplari sotto latifoglie, più tozzo sotto le conifere. L’anello è supero, semplice, ampio e sottile, membranoso, spesso lacerato, cascante a gonnella, caduco, bianco, imbrunente col tempo, con la superficie superiore liscia e quella inferiore fioccosa. La carne è compatta, tenera, bianca con sfumature rosate, all’aria e al taglio vira a chiazze, al salmone rossastro, col tempo diventa brunastra. Odore fungino, aromatico, grato ed un po’ acidulo e sapore dolciastro nocciolato oppure di legno. All’analisi microscopica si notano delle spore di 4,5-6 x 3-3,5 µm, sub-ellittiche, lisce, monoguttulate, con parete spessa, brune in massa.
Coltivazione –
L’ Agaricus silvaticus come altri funghi del suo genere si può prestare alla coltivazione che però è destinata soprattutto per altre specie simili.
Usi e Tradizioni –
L’ Agaricus silvaticus si può confondere facilmente, tanto che qualcuno lo considera lo stesso fungo, con:
– l’Agaricus haemorrhoidarius, buon commestibile, con carne arrossante, ma di taglia più massiccia e con cappello campanulato, a sezione trapezoidale, crescente prevalentemente sotto latifoglia.
– l’Agaricus langei var. silvaticoides (Pilat) Bon; molto simile ad Agaricus silvaticus dal quale si distingue con sicurezza solo attraverso l’analisi microscopica, avendo delle spore più grandi;
– l’Agaricus subrutilascens, commestibile ma non digeribile per alcuni, col centro del cappello più scuro, bruno-porpora o bruno-vinoso, che fruttifica in autunno, sotto le conifere in America del nord e in Estremo Oriente, stesse regioni dove cresce anche fuori del bosco.
Per questo motivo è sempre bene prestare molta attenzione alla sua determinazione esatta in quanto altri Agaricus dall’aspetto grossolanamente simile (ed alcuni anche tossici) possono essere fatalmente confusi con questa specie. Per questo motivo vanno attenzionati tutti gli aspetti, sia morfocromatici che organolettici, per giungere ad una esatta determinazione.
La commestibilità del Prataiolo dei boschi è comunque ottima, anche da crudo, purché sia giovane.
Modalità di Preparazione –
L’ Agaricus silvaticus è tra i funghi che possono essere cucinati e conservati in molteplici modi e quindi tra i più versatili in cucina, sia da freschi che essiccati o sott’olio; particolarmente interessante il suo consumo da crudo in insalate o condimenti non cotti (per i giovani esemplari).
Guido Bissanti
Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Cetto B., 2008. I funghi dal vero, Saturnia, Trento.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.