Vangueria madagascariensis
Vangueria madagascariensis
Il tamarindo africano o tamarindo spagnolo (Vangueria madagascariensis J.F.Gmel. 1791) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Rubiaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Ordine Rubiales,
Famiglia Rubiaceae,
Sottofamiglia Cinchonoideae,
Tribù Vanguerieae,
Genere Vangueria,
Specie V. madagascariensis.
Sono sinonimi i termini:
– Canthium edule (Vahl) Baill. (1878);
– Canthium maleolens Chiov. (1939);
– Vangueria acutiloba Robyns (1928);
– Vangueria commersonii Jacq. (1797);
– Vangueria cymosa C.F. Gaertn. (1805);
– Vangueria edulis Lam. (1819);
– Vangueria edulis (Vahl) Vahl (1794);
– Vangueria floribunda Robyns (1928);
– Vangueria robynsii Tennant (1968);
– Vangueria venosa Robyns (1928);
– Vavanga edulis Vahl (1792);
– Vavanga chinensis Rohr (1792).
All’interno di questa specie vengono riconosciute le seguenti varietà:
– Vangueria madagascariensis var. abyssinica (A.Rich.) Puff;
– Vangueria madagascariensis var. madagascariensis.
Etimologia –
Il termine Vangueria deriva dal nome vernacolare malgascio “voa vanguer” con cui è conosciuta la specie.
L’epiteto specifico madagascariensis, viene dal Madagascar, in riferimento ad uno dei luoghi di origine.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Vangueria madagascariensis è una pianta originaria del continente africano ed in particolar modo dei seguneti paesi: Angola, Benin, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Ghana, Kenya, Madagascar, Malawi, Mali, Mozambico, Nigeria, Sud Africa (nel KwaZuluNatal e Transvaal), Sudan, Eswatini, Tanzania (compreso l’arcipelago di Zanzibar) e Uganda.
Il suo habitat è generalmente quello di spazi liberi, nelle savane, della boscaglia fluviale, boscaglia, foresta sempreverde, prateria cespugliata, talvolta su affioramenti rocciosi, sabbiosi e termitai, ad altitudini dal livello del mare fino a 2.400 metri.
Descrizione –
La Vangueria madagascariensis è un arbusto o piccolo albero, che raggiunge dimensioni da 1,5 a 15 m di altezza, spesso con fusti multipli e talvolta con chioma espansa, è robusto, glabro, striato longitudinalmente, con corteccia di colore bruno chiaro.
Le foglie sono portate da un picciolo lungo 0,5-1,5 cm; sono semplici, opposte, da obovate a ovato-lanceolate a margine intero, di colore verde intenso superiormente, verde pallido con nervature prominenti inferiormente, lunghe 8-24 cm e larghe 4-12 cm con apice ottuso o appuntito.
Le infiorescenze sono formate da trenta fiori, si trovano su un peduncolo lungo circa 0,6 cm, sono cime ascellari dense portanti minuscoli fiori con calice a 4-5 lobi, corolla campanulato-globosa, lunga 0,5 cm, a 4-5 lobi di colore verde giallastro pallido.
I frutti sono delle drupe di forma globoso-depresse di 3-5 cm di diametro, di colore verde lucido punteggiato di bianco tendente a bruno giallastro quando ben maturi, a 4-5 logge. I frutti maturi persistono a lungo sull’albero.
All’interno è presente un seme lungo circa 1,6 cm circondato da una polpa pastosa brunastra.
Coltivazione –
La Vangueria madagascariensis è un piccolo albero o arbusto sempreverde che viene comunemente raccolto in natura e talvolta anche protetto quando il terreno viene disboscato per la coltivazione. La pianta viene coltivata per i suoi frutti in diversi luoghi dell’Africa tropicale, nonché in India, Singapore, Cina, Australia settentrionale e Trinidad.
È una pianta delle zone tropicali e subtropicali, dove si trova ad altitudini fino a 2.400 metri.
La pianta è diffusa in natura, ma solo occasionalmente coltivata in giardini ed orti familiari, adatta esclusivamente a climi tropicali e subtropicali, non sopportando temperature prossime a 0 °C anche per breve periodo; richiede pieno sole e non è particolarmente esigente riguardo al suolo, anche povero, purché ben drenato, e può sopportare ben radicata lunghi periodi di siccità.
Cresce meglio nelle aree in cui le temperature diurne annuali sono comprese tra 17 e 29 °C, ma possono tollerare 12-34 °C.
Le piante sono intolleranti al gelo e preferiscono una piovosità media annua compresa tra 800 e 1.500 mm, ma tollerano 600 – 2.500 mm.
Dal punto di vista pedologico cresce bene su suoli vulcanici; argille sabbiose, da bruno-giallastre chiare a giallo-rossastre, sabbiose e argille friabili da rosse a rosso scuro con orizzonte lateritico, con un pH compreso tra 5,5 e 7, tollerando 5 – 7,5.
La pianta può essere ceduta e capitozzata.
La riproduzione avviene per seme e per talea; il seme va preventivamente scarificato e immerso per un giorno in acqua, avendo un tegumento particolarmente duro, e messo a dimora in substrato organico con aggiunta di sabbia grossolana, mantenuto umido alla temperatura di 22-24°C, con tempi di germinazione di 1-2 mesi.
Il seme può conservare la sua vitalità per un anno se essiccato adeguatamente.
Sono presenti 500-600 semi/kg.
Usi e Tradizioni –
La Vangueria madagascariensis fu descritta nel 1791 da Johann Friedrich Gmelin.
Questa pianta è conosciuta con vari nomi comuni, tra cui si riportano: african tamarind, spanish tamarind, tamarind-of-the-Indies, voa vanga, vavangue tree (inglese); tamarin des Indes, tamarinier des Indes, vavangue, voavanguier (francese); tamarindo extranjero, tamarindo forastero (spagnolo); muiru, mviru (swahili).
La polpa brunastra che circonda i semi è edule solo quando i frutti sono ben maturi, con un sapore leggermente acidulo che ricorda quello del tamarindo o a volte del cioccolato; viene consumata soprattutto dai bambini.
I fiori hanno invece un odore nauseante.
Il legno è utilizzato come materiale da costruzione e per realizzare utensili, localmente molto apprezzato come combustibile o per produrre carbone. Le radici e la corteccia sono utilizzate, come decotti, nella medicina tradizionale per varie patologie.
Modalità di Preparazione –
La Vangueria madagascariensis è una pianta che trova impiego sia in campo alimentare, medicinale che per il suo legno.
I frutti si mangiano crudi o trasformati in bevande; hanno un sapore aromatico, subacido.
La polpa bruna ha sapore dolce, acido, gradevole, con sapore simile al cioccolato o delle mele.
I frutti devono essere consumati quando sono molto maturi.
In campo medicinale le radici e la corteccia vengono utilizzate nella medicina tradizionale; in Tanzania, ad esempio, un estratto delle radici viene utilizzato per trattare le infezioni da vermi intestinali.
Un infuso della corteccia viene utilizzato nel trattamento della malaria.
Il legno è adatto per l’edilizia, per manici di utensili e per l’intaglio ed è popolare come fonte sia di legna da ardere che di carbone.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.
Fonte foto:
– https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/7135128/original.jpeg
– https://sweetgum.nybg.org/images3/391/146/v-301-00020286.jpg
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.