Procyon lotor
Procyon lotor
Il procione o orsetto lavatore (Procyon lotor, Linnaeus, 1758) è un mammifero appartenente alla famiglia dei Procyonidae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Regno Animalia,
Sottoregno Eumetazoa,
Superphylum Deuterostomia,
Phylum Chordata,
Subphylum Vertebrata,
Infraphylum Gnathostomata,
Superclasse Tetrapoda,
Classe Mammalia,
Sottoclasse Theria,
Infraclasse Eutheria,
Superordine Laurasiatheria,
Ordine Carnivora,
Sottordine Caniformia,
Famiglia Procyonidae,
Sottofamiglia Procyoninae,
Tribù Procyonini,
Sottotribù Procyonina,
Genere Procyon,
Specie P. lotor.
È basionimo il termine:
– Ursus lotor Linnaeus, 1758.
Sono sinonimi i termini:
– Procyon lotor subsp. flavidus de Beaux, 1910;
– Procyon lotor subsp. varius Nelson & Goldman, 1930;
– Procyon nanus Simpson, 1929;
– Procyon priscus Leconte, 1848;
– Procyon simus Gidley, 1906.
All’interno di questa specie si riconoscono le seguenti sottospecie:
– Procyon lotor subsp. auspicatus Nelson, 1930;
– Procyon lotor subsp. elucus Bangs, 1898;
– Procyon lotor subsp. excelsus Nelson & Goldman, 1930;
– Procyon lotor subsp. fuscipes Mearns, 1914;
– Procyon lotor subsp. gloveralleni Nelson & Goldman, 1930;
– Procyon lotor subsp. grinnelli Nelson & Goldman, 1930;
– Procyon lotor subsp. hernandezii Wagler, 1831;
– Procyon lotor subsp. hirtus Nelson & Goldman, 1930;
– Procyon lotor subsp. incautus Nelson, 1930;
– Procyon lotor subsp. inesperatus Nelson, 1930;
– Procyon lotor subsp. insularis Merriam, 1898;
– Procyon lotor subsp. litoreus Nelson & Goldman, 1930;
– Procyon lotor subsp. lotor;
– Procyon lotor subsp. marinus Nelson, 1930;
– Procyon lotor subsp. maynardi Bangs, 1898;
– Procyon lotor subsp. megalodous Lowery, 1943;
– Procyon lotor subsp. pacificus Merriam, 1899;
– Procyon lotor subsp. pallidus Merriam, 1900;
– Procyon lotor subsp. psora Gray, 1842;
– Procyon lotor subsp. pumilus Miller, 1911;
– Procyon lotor subsp. simus Gidley, 1906;
– Procyon lotor subsp. vancouverensis Nelson & Goldman, 1930.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Procyon lotor è un animale onnivoro originario del Nord America, con un areale di diffusione naturale che comprende il sud del Canada, buona parte degli Stati Uniti, il Messico e parte dell’America centrale sino a Panama.
Successivamente, intorno alla metà del XX secolo il procione è stato deliberatamente introdotto anche in Francia, in Germania, nelle regioni del Caucaso e in Giappone.
Nella Francia settentrionale, diversi procioni furono liberati da militari della U.S. Air Force vicino alla Laon-Couvron Air Base (una ex base congiunta franco-americana nel dipartimento dell’Aisne) nel 1966.
A seguito di alcuni avvistamenti e catture lungo il corso dell’Adda tra il 2004 e il 2008, si ipotizza che la specie abbia attraversato le Alpi e si stia diffondendo in Lombardia.
A tal proposito, dal 2016 è in atto un’operazione di bonifica volta ad eradicare questa colonia, considerata pericolosa per la biodiversità della zona.
Nel novembre 2019 è stata diramata la notizia della quasi completa eradicazione e l’operazione dovrebbe concludersi entro il 2020.
Nella loro area naturale i procioni sono diffusi in tutta l’America settentrionale, dal Canada a Panama, dove la specie Procyon lotor pumilus coesiste con il Procyon cancrivorus.
La popolazione sull’isola di Hispaniola venne sterminata entro il 1513 dai coloni spagnoli che li cacciavano per la loro carne. Successivamente i procioni vennero cacciati fino all’estinzione anche a Cuba e in Giamaica, dove gli ultimi avvistamenti furono riportati nel 1687.
Quando vennero classificati come specie distinte, il procione delle Bahamas il procione di Guadalupa e il procione di Tres Marias vennero inclusi nella lista delle specie in pericolo dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) nel 1996.
Dalle prove archeologiche si evince che, nell’era precolombiana, i procioni prosperavano numerosi solamente nei dintorni dei fiumi e nei boschi degli Stati Uniti meridionali.
Poiché i procioni non vennero menzionati nei primi resoconti dei pionieri americani che esploravano la parte centrale e settentrionale degli attuali Stati Uniti d’America, la loro diffusione in queste aree probabilmente cominciò nella seconda metà del XIX secolo. Fin dagli anni 1950, i procioni si erano diffusi dall’Isola di Vancouver, che era precedentemente il limite massimo settentrionale della loro diffusione, fino alla porzione settentrionale delle quattro province centro-meridionali del Canada.
Tra gli habitat in cui si sono recentemente insediati i procioni (a parte le aree urbane) vi sono le Montagne Rocciose occidentali, praterie e paludi costiere.
Dopo l’esplosione di popolazione cominciata negli anni 1940, si stima che la popolazione di procioni nel Nord America sia cresciuta a tal punto che negli anni 1980 fosse addirittura dalle 15 alle 20 superiore a quella degli anni ’30, quando ancora i procioni erano relativamente rari.
L’urbanizzazione (grazie alla quale possono trovare facilmente grandi quantità di cibo), l’espansione dell’agricoltura, l’introduzione deliberata e la caccia ai loro predatori naturali ha incrementato notevolmente il numero e la diffusione dei procioni.
Fuori dall’America settentrionale questo mammifero è maggiormente diffuso in Germania, che ospita la più numerosa popolazione al mondo di procioni al di fuori del Nord America come risultato di fughe da allevamenti e di introduzioni deliberate nella metà del XX secolo.
Due coppie di procioni vennero rilasciate nella campagna tedesca nella riserva di Edersee nel nord dell’Assia nell’aprile 1934 da una guardia forestale su richiesta del proprietario, un allevatore di pollame; il forestale rilasciò gli animali due settimane prima di ricevere il permesso dall’ufficio della caccia prussiano di “arricchire la fauna.”
Tentativi precedenti di introdurre il procione in Germania non avevano avuto successo. Una seconda popolazione di procioni venne introdotta accidentalmente nella Germania orientale nel 1945 quando 25 esemplari riuscirono a scappare da un allevamento per produzione di pellicce a Wolfshagen (nell’attuale distretto di Altlandsberg), a est di Berlino, dopo un attacco aereo. Le due popolazioni sono parassitologicamente distinguibili : il 70% dei procioni della popolazione dell’Assia sono infetti dal verme Baylisascaris procyonis, ma nessuno esemplare della popolazione brandeburghese ha tale parassita. Si stima che la popolazione Hessiana fosse composta da 285 animali nel 1956, salita ad oltre 20.000 nel 1970; la popolazione totale in Germania veniva stimata tra i 200.000 e 400.000 procioni nel 2008 e oltre 1 milione nel 2012.
Successivamente il Procyon lotor è stato dichiarato ufficialmente selvaggina in 14 dei 16 stati della Germania sin dal 1954.
I cacciatori e gli ambientalisti sono concordi nel considerare il procione una specie aliena invasiva e pericolosa, resa ancor più minacciosa dalla diffusione apparentemente incontrollata e incontrollabile, in quanto minaccia le specie di uccelli protette e sostituisce i carnivori domestici. Tale visione ampiamente diffusa viene però contrastata, ad esempio, dallo zoologo Frank-Uwe Michler che non ha riscontrato alcuna prova che un’ampia diffusione di procioni infici la biodiversità di un’area. Hohmann sostiene che la caccia estensiva non può essere giustificata dall’assenza di predatori naturali, perché la predazione non è una causa significativa di morte nella popolazione di procioni nordamericani.
Altro stato con un elevato numero di esemplari è il Giappone. In Giappone ne vennero importati circa 1.500 come animali da compagnia in seguito al successo dell’anime Rascal, il mio amico orsetto (あらいぐまラスカル Araiguma Rasukaru?) del 1977. Nel 2004, i discendenti degli esemplari fuggiti o abbandonati avevano colonizzato 42 delle 47 prefetture del Giappone. I procioni erano diffusi in 17 prefetture nel 2000 e in tutte 47 nel 2008. Si stima che i procioni causino 30 milioni di yen (circa 275.000 dollari americani) di danni all’agricoltura nella sola Hokkaidō.
L’habitat naturale del Procyon lotor è costituito da foreste decidue e temperate, ma grazie alla sua spiccata adattabilità può vivere anche in zone montane, paludi in prossimità delle coste, e perfino nelle aree urbane, dove spesso non è visto di buon grado dagli abitanti.
Tuttavia, anche se negli ultimi decenni si sono diffusi in aree con alberi sparsi, i procioni hanno sempre bisogno di strutture verticali su cui arrampicarsi quando si sentono minacciati. Per questo motivo, evitano terreni aperti o zone con un’alta concentrazione di faggi, perché la loro corteccia è troppo liscia per arrampicarsi. I buchi che si creano in maniera naturale nei tronchi delle vecchie querce o di altri alberi e le fenditure nelle rocce sono luoghi scelti dai procioni per dormire oppure come tane per l’inverno o per partorire i cuccioli. Se tane di questo tipo non sono disponibili o se accedervi non è conveniente, i procioni si servono di buchi creati da altri mammiferi, del denso sottobosco oppure di inforcature degli alberi.
Dal momento che anfibi, crostacei e altri animali che si trovano sulle rive di laghi e fiumi giocano un ruolo importante nella dieta del procione, le basse foreste decidue e temperate che abbondano di acqua e paludi sono i luoghi che ospitano la maggior parte degli esemplari di questo mammifero. Mentre nelle praterie la densità della popolazione varia tra gli 0,5 e i 3,2 animali per chilometro quadrato e non supera i 6 animali nelle foreste più alte, nelle basse foreste decidue e temperate e nelle paludi possono vivere anche 20 esemplari per chilometro quadrato.
Descrizione –
Il Procyon lotor è riconoscibile per il suo aspetto caratteristico che è caratterizzato soprattutto dalla mascherina di pelo nero attorno agli occhi, in forte contrasto con il colore bianco che la circonda. Essa sembra quasi ricordare la maschera di un bandito, particolare che ha sicuramente incoraggiato la sua reputazione di animale birichino. Anche le orecchie, leggermente arrotondate, sono ricoperte di pelo bianco. Si ritiene che il procione riconosca l’espressione facciale e la postura degli altri membri della sua specie più rapidamente di altre grazie alla ricca colorazione del muso e agli inconfondibili anelli chiari e scuri che si alternano sulla coda. In altre parti del corpo, il rigido e lungo pelo esterno, che protegge la pelle dall’umidità, è grigiastro e, in parte, presenta delle sfumature marroni. I procioni con una pelliccia particolarmente scura sono più diffusi in Germania, perché individui con una colorazione simile erano tra quelli che vennero liberati in principio. Il folto sottopelo, la cui lunghezza varia dai 2 cm ai 3 cm, costituisce il 90% della sua pelliccia e lo isola dalle basse temperature.
È un animale che misura dai 41 cm ai 71 cm, oltre la folta coda, la cui lunghezza può variare tra i 19,2 cm e i 40,5 cm, anche se di solito non supera però i 25 cm.
L’altezza al garrese varia tra i 22,8 e i 30,4 cm.
Il procione ha un peso da adulto influenzato dall’habitat: può variare da un minimo di 1,8 Kg a un massimo di 13,6 Kg, anche se solitamente è compreso tra i 3,6 Kg e i 9 Kg. Gli esemplari più piccoli si trovano nel sud della Florida e i più grossi vivono ai limiti settentrionali dell’areale del procione.
Il peso dei maschi è solitamente il 15-20% maggiore di quello delle femmine. All’inizio dell’inverno, grazie al grasso accumulato durante la bella stagione, il procione può arrivare a pesare il doppio che in primavera. L’esemplare selvatico più grosso di cui si abbia notizia scritta pesava ben 28 kg, in assoluto il peso più elevato mai registrato per un procione.
Caratteristiche sono le sue zampe.
Il procione può sostenersi sulle zampe posteriori per analizzare gli oggetti con quelle anteriori, estremamente sensibili.
Dal momento che ha zampe corte rispetto al torso, solitamente non riesce a correre molto velocemente o a compiere grandi balzi. La velocità più elevata che il Procyon lotor può raggiungere sulle corte distanze varia tra i 16 km/h e i 24 km/h. Il procione riesce a nuotare con una velocità media di 4.8 km/h e può rimanere in acqua per molte ore. Per scendere dagli alberi a testa in giù, abilità piuttosto inusuale per un mammifero di queste dimensioni, il procione ruota le sue zampe posteriori, in modo da avere un saldo punto di appoggio. Il procione ha un doppio sistema di raffreddamento per regolare la sua temperatura: infatti è in grado sia di sudare sia di ansimare per dissipare il calore. La dentatura, 40 denti di cui 2 molari, 4 premolari, 1 canino e 3 incisivi, è adatta alla sua alimentazione onnivora: i carnassiali non sono così affilati come quelli dei carnivori, mentre i molari non sono così ampi come quelli degli erbivori. L’osso del pene del maschio è lungo circa 10 cm e viene spesso utilizzato dai biologi per classificare lo stato riproduttivo dei vari esemplari.
Infine si ricorda che nel procione ben 10 dei 13 versi vocali identificati sono usati nella comunicazione tra le madri e i loro cuccioli: tra questi vi è il cinguettio simile a quello degli uccelli dei neonati.
Biologia –
La riproduzione del Procyon lotor avviene solitamente nel periodo tra la fine di gennaio e la metà di marzo, quindi in una fase dell’anno con incremento della luminosità.
Tuttavia ci sono notevoli differenze regionali che non sono completamente esplicabili dalle condizioni solari. Ad esempio, è noto che i procioni degli stati più a Sud del Nord America si accoppiano tipicamente più tardi della media. Tuttavia, anche nel Manitoba la stagione degli accoppiamenti comincia più tardi del solito, a marzo, per estendersi poi fino a giugno.
Durante la stagione degli accoppiamenti, i maschi si aggirano nel loro territorio in cerca di femmine, nel tentativo di corteggiarle durante il periodo di tre o quattro giorni in cui è possibile il concepimento.
L’atto della copulazione, inclusi i preliminari, può durare più di un’ora e viene ripetuto per più notti. Si ritiene che i membri più deboli di un gruppo sociale maschile abbiano l’opportunità di accoppiarsi quando gli individui più forti non riescano a farlo con tutte le femmine disponibili. In uno studio condotto nel Sud del Texas durante la stagione degli amori dal 1990 al 1992, circa un terzo delle femmine si accoppiò con più di un maschio. Se una femmina non rimane incinta o se perde i suoi piccoli presto, talvolta diventa di nuovo fertile dagli 80 ai 140 giorni dopo.
La gestazione avviene ordinariamente tra 63 e 65 giorni, anche si verificano gestazioni tra 54 e 70 giorni: alla fine di questo periodo viene data alla luce una cucciolata che tipicamente va dai 2 ai 5 piccoli. La dimensione media della cucciolata varia molto con l’habitat, e va dai 2,5 cuccioli in Alabama ai 4,8 cuccioli nel Nord Dakota.
Cucciolate più grandi si hanno di solito nelle zone dove la mortalità è più elevata a causa, ad esempio, della caccia o degli inverni più rigidi.
Mentre i nuovi maschi nati nell’anno raggiungono la loro maturità sessuale quando ormai la stagione principale degli accoppiamenti è finita, le giovani femmine possono riprodursi nello stesso anno di nascita e compensano in questo modo all’alta mortalità dei piccoli: fino al 50% dei cuccioli nati in un anno può essere figlio di femmine nate in quell’anno stesso. Il maschio non si prende cura dei piccoli, che sono così affidati totalmente alla madre. I piccoli, alla nascita, sono ciechi e sordi ma la loro mascherina di pelo nero è già ben visibile contro la pelliccia chiara.
Alla nascita il peso dei cuccioli varia tra i 65 e i 70 g, mentre la lunghezza è intorno ai 9 cm. Il loro canale auditivo si apre tra i 19 e i 23 giorni dopo la nascita e qualche giorno dopo i piccoli procioni aprono gli occhi per la prima volta.
Una volta che i piccoli raggiungono il peso di circa 1 Kg, incominciano ad uscire dalla tana e dopo circa 6-9 settimane iniziano a consumare cibo solido. A quel punto, la madre incomincia ad allattarli con meno frequenza.
Lo svezzamento avviene di solito dopo 16 settimane. In autunno, dopo che la madre ha mostrato loro i territori in cui possono trovare il cibo e costruirsi una tana, il gruppo dei giovani procioni si divide. Mentre molte femmine rimangono vicine al territorio della madre, i maschi possono talvolta distanziarsi per più di 20 Km.
Tale comportamento viene considerato un comportamento istintivo, volto a prevenire l’unione con i propri consanguinei. Comunque, la madre e la propria prole possono anche condividere la tana durante il primo inverno nelle zone più fredde.
Le aspettative di vita dei procioni variano anche in funzione dell’habitat. Procioni in cattività sono vissuti per più di 20 anni. Invece in natura l’aspettativa di vita media del procione varia tra gli 1,8 e i 3,1 anni, a seconda delle condizioni locali, valutate in termini di traffico, caccia e severità del tempo atmosferico. A volte solo la metà dei nuovi nati riesce a sopravvivere per tutto l’anno e dopo il primo anno il tasso di mortalità si abbassa al 10-30%. I giovani procioni spesso sono vulnerabili alla perdita della madre e muoiono per fame, specialmente negli inverni più lunghi e rigidi. La principale causa di morte dei procioni nel Nord America è il cimurro, che può anche raggiungere porzioni epidemiche e uccidere la maggior parte di una popolazione locale di procioni. Il traffico particolarmente intenso e la caccia molto estesa possono, in alcune aree, essere responsabili per il 90% della morte dei procioni. I principali predatori del procione sono la lince rossa, il coyote e il gufo della Virginia, che solitamente cacciano gli individui più giovani. Nella baia di Chesapeake il procione è il mammifero più cacciato dall’aquila di mare testabianca. In ogni caso, la caccia da parte dei predatori non costituisce una causa di morte significativa per il procione, soprattutto perché i grandi predatori sono stati sterminati in molte zone del suo areale.
Ruolo Ecologico –
Il procione è un animale che ha uno sviluppato senso che gli permette di analizzare gli oggetti con le zampe anteriori. Quasi i due terzi dell’area preposta alla percezione nella corteccia cerebrale del Procyon lotor sono adibiti ad interpretare gli impulsi tattili, più dunque che in ogni altro animale studiato fino ad oggi.
Per quanto riguarda l’aspetto visivo si ritiene che il procione sia scarsamente capace di distinguere i colori se non totalmente daltonico, sebbene i suoi occhi si siano ben adattati a percepire la luce verde. Nonostante la sua accomodazione di 11 diottrie sia comparabile a quella dell’uomo e il procione riesca a vedere bene nella penombra grazie al tapetum lucidum posto dietro alla retina, la percezione visiva è di secondaria importanza a causa della debolezza della vista su lunghe distanze.
Anche l’olfatto gioca un ruolo importante nell’orientamento di questo mammifero. Oltre ad essere utile per orientarsi è anche uno strumento di comunicazione. Le secrezioni delle ghiandole, in particolare delle ghiandole anali, l’urina e le feci sono infatti utilizzate per marcare il territorio.
Inoltre, grazie al suo udito il Procyon lotor riesce a percepire una vasta gamma di suoni, dai toni fino a 50-85 kHz ai rumori più quieti, come quelli prodotti dai vermi nel sottosuolo.
Tutte queste caratteristiche fanno del procione un animale notturno, anche se a volte è attivo alla luce del giorno per sfruttare le fonti di cibo disponibili.
L’alimentazione del Procyon lotor consiste di circa il 40% di invertebrati, il 33% di materiale vegetale e il 27% di vertebrati. Poiché la sua dieta consiste in una tale varietà di cibi diversi, il ricercatore Zeveloff sostiene che il procione “potrebbe essere uno degli animali più onnivori del mondo”.
Mentre la sua dieta in primavera e all’inizio dell’estate è costituita principalmente da insetti, vermi e altri animali già disponibili all’inizio dell’anno, preferisce frutta e noci, come ghiande e noci, che emergono a fine estate e in autunno e rappresentano un ricco apporto calorico fonte per accumulare il grasso necessario per l’inverno.
Contrariamente alla credenza popolare, i procioni mangiano solo occasionalmente prede attive o di grandi dimensioni, come uccelli e mammiferi. Preferiscono prede più facili da catturare, in particolare gamberi, insetti, pesci, anfibi e uova di uccelli.
I procioni, inoltre, sono predatori virulenti di uova e larve sia nei nidi di uccelli che di rettili, a tal punto che, per le specie di prede minacciate, potrebbe essere necessario rimuovere i procioni dall’area o potrebbe essere necessario riposizionare i nidi per mitigare l’effetto delle loro predazioni (come nel caso di alcune tartarughe minacciate a livello globale).
Quando il cibo è abbondante, i procioni possono sviluppare forti preferenze individuali per alimenti specifici. Nelle parti settentrionali del loro areale, i procioni vanno a riposo invernale, riducendo drasticamente la loro attività fintanto che una copertura nevosa permanente rende difficile la ricerca del cibo.
Un aspetto del comportamento del procione è così noto che dà all’animale parte del suo nome scientifico, Procyon lotor; lotor è latino per ‘lavandaio’. In natura, i procioni spesso si dilettano per il cibo sott’acqua vicino alla costa. Quindi spesso raccolgono il cibo con le zampe anteriori per esaminarlo e strofinarlo, a volte per rimuovere parti indesiderate. Questo dà l’aspetto del procione che “lava” il cibo.
Per quanto riguarda i suoi comportamenti sociali alcuni studi condotti negli anni novanta dall’etologo Stanley D. Gehrt e da Ulf Hohmann mostrano che il procione assume comportamenti sociali specifici a seconda del genere e che non è quindi un animale tipicamente solitario, come si riteneva in precedenza. Le femmine imparentate spesso vivono insieme nella cosiddetta fission-fusion society : in parole povere, dividono un’area comune e occasionalmente si incontrano nei luoghi dove si cibano e si riposano. I maschi anche non imparentati spesso formano dei gruppi sociali maschili per mantenere i loro privilegi sociali contro i maschi stranieri durante la stagione degli amori o contro altri potenziali invasori. I gruppi di questo tipo solitamente non contano più di quattro esemplari. Dal momento che alcuni maschi mostrano un atteggiamento aggressivo verso i cuccioli con cui non hanno legami di parentela, le madri di procione si isolano con i piccoli fino a quando questi ultimi non sono abbastanza grandi per difendersi da soli.
Guido Bissanti
Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, la Facilidad Global de Información sobre Biodiversidad.
– Gordon Corbet, Denys Ovenden, 2012. Guida dei mammiferi d’Europa. Franco Muzzio Editore.
– John Woodward, Kim Dennis-Bryan, 2018. La grande enciclopedia degli animali. Gribaudo Editore.
Fonte foto:
– https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/251706906/original.jpeg