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Larix lyallii

Larix lyallii

Il larice subalpino o larice alpino (Larix lyallii Parl.) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Pinaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Pinophyta,
Classe Pinopsida,
Ordine Pinales,
Famiglia Pinaceae,
Genere Larix,
Specie L. lyallii.
È sinonimo il termine:
– Pinus lyallii (Parl.) Parl..

Etimologia –
Il termine Larix proviene dal nome latino del larice, assonante con il termine greco λᾶρός láros gradevole, riferito all’aroma.
L’epiteto specifico lyallii è in onore di David Lyall che pare lo abbia scoperto tra il 1858 e il 1861.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Larix lyallii è una conifera decidua originaria del Nord America occidentale, in una zona compresa tra Canada e Stati Uniti, dove vive a quote molto elevate (in media 1520-2440 m con un massimo di 3020 m.
Lo si trova nelle zone montuose temperato-fredde di Idaho, Montana, Columbia Britannica e Alberta. Raramente si spinge al di sotto dei 1980 m, anche se è presente, in aree particolarmente vocate, fino a 1370 m. Esiste anche una popolazione disgiunta nella parte nord della Catena delle Cascate situata nello Stato di Washington (USA) e in Columbia Britannica (Canada).
La specie è protetta nel North Cascades National Park (Stati Uniti) e nel Parco nazionale Banff (Canada).
Il suo habitat è nelle zone da subalpine ad alpine, spesso sui pendii esposti a nord dove la neve rimane fino a tarda stagione.
I due habitat sono disgiunti da circa 200 km di distanza e coincidono con l’assenza di habitat idoneo. La ripartizione sulla Catena delle Cascate è considerata un nucleo disgiunto della popolazione principale, in quanto presente in minor quantità. L’areale attuale rispecchia gli ultimi dinamismi post-glaciali e le migrazioni che questa specie ha effettuato a partire dai rifugi glaciali.
Il Larix lyallii condivide l’habitat con Abies lasiocarpa, Pinus albicaulis e Picea engelmannii verso i quali si presenta spesso come specie ecologicamente dominante. Il sottobosco che si sviluppa nelle zone di crescita comprende Phyllodoce empetriformis, Luzula hitchcockii e Vaccinium scoparium.

Descrizione –
Il Larix lyallii è una piccola conifera arborea che cresce da 10 a 25 metri di altezza e, in misura minore, a quote più elevate.
La corteccia è sottile circa 2,5 cm, vira dal giallo-grigio al rosso-bruno scuro con l’età e diviene anche profondamente solcata in piccole placche squamose.
Il tronco è diritto con una chioma rada e alquanto conica.
I rami sono orizzontali, perpendicolari al tronco, distanziati in modo irregolare e contorti. I ramoscelli sono finemente pelosi.
Gli aghi sono a quattro angoli, lunghi da 20 a 35 millimetri e affollati in gruppi da 30 a 40 su speroni corti; sono di colore azzurro-verde, caducifogli e virano al giallo dorato in autunno.
I coni femminili sono lunghi da 2,5 a 4 centimetri, di colore rosso-viola quando sono giovani ma marrone scuro con l’età. Hanno squame sottili e brattee strette che si estendono sopra le squame.
I coni maschili diventano attivi all’inizio dell’estate.

Coltivazione –
Il Larix lyallii è una conifera resistente ai climi alquanto freddi ed è in grado di sopravvivere alle basse temperature delle zone d’alta quota. Si adatta a suoli rocciosi di ridotto spessore, motivo per cui l’albero riesce a raggiungere il limite superiore subalpino e alpino della vegetazione arborea. Tuttavia, questo larice può crescere in una moltitudine di varietà di suoli, anche più evoluti, in aree non ombreggiate purché il substrato sia umido ma ben drenato. Per vegetare al meglio quest’albero necessita di zone ricche d’acqua, la cui biodisponibilità nel suo ambiente di crescita è però fortemente limitata dallo stato fisico in cui si presenta per gran parte dell’anno (ghiaccio) e dalla forma in cui giunge in maggioranza a terra (neve). Il clima delle zone native è caratterizzato dalla presenza di inverni lunghi e freddi. Per questo motivo, come tutti i larici, ha sviluppato la caratteristica, atipica tra le conifere, di perdere le foglie in autunno, evitando in tal modo che l’acqua presente in esse congeli danneggiando i tessuti teneri e facilitando così una migliore sopravvivenza della specie.
Può sopravvivere in terreni acquitrinosi a pH acido. I siti colonizzati sono generalmente poveri o molto poveri, in quanto le basse temperature e l’ambiente acido non favoriscono la crescita microbica e il corretto accumularsi di sostanza organica nel suolo. Questi si presentano quindi sottili, ricchi di scheletro e con apprezzabili componenti argillose e/o limose, in presenza di pH acido variabile da 3,9 a 5,7.
Durante il Pleistocene le zone oggi occupate dal larice subalpino erano interamente ricoperte da ghiacciai, che si sciolsero circa 12.000 anni fa, riducendosi fino ad occupare gli spazi odierni. Il clima freddo che ancora oggi caratterizza le alte quote non favorisce la pedogenesi né verso la componente biotica né per quanto riguarda le reazioni chimiche inorganiche. In luoghi asciutti il Larix lyallii si trova nei pressi dei corsi d’acqua glaciali o siti di percolazione della stessa. Si adatta bene ai suoli vulcanici della Catena delle Cascate, che si presentano solitamente ben differenziati in strati e con pH molto acido. Il Larix lyallii ha scarsa tolleranza all’ombra (specie eliofila) richiedendo, per svolgere correttamente la fotosintesi, una quantità di luce superiore rispetto ad altre conifere d’alta quota e non sviluppando di conseguenza bene sotto copertura pur mostrando un’elevata competitività verso le altre specie.
Questa conifera rinnova bene dopo incendi, valanghe, o altri disturbi naturali. In alcune occasioni può colonizzare come pioniera aree bruciate all’interno della zona occupata da Abies lasiocarpa, al disotto dei consueti limiti di quota. Questa tendenza rigenerativa è favorita da esposizioni settentrionali e da elevate altitudini del versante.
La propagazione avviene per seme.
La semina va effettuata in aree con clima idoneo a fine inverno in smenzaio non riscaldato. La stratificazione a freddo di un mese aiuta la germinazione. Dopo la germinazione si consiglia di ombreggiare leggermente le giovani piantine
Quando le piantine hanno raggiunto la dimensione maneggiabile vanno poste in singoli vasi.
Il trapianto, anche se le piantine hanno raggiunto pochi centimetri di altezza, può essere effettuato in estate, fornendo loro un efficace pacciame che escluda le erbacce e preferibilmente una protezione invernale per il loro primo anno. Altrimenti si consiglia di coltivarle in una serra non riscaldata per il loro primo inverno e trapiantate all’inizio dell’estate dell’anno successivo. Il seme rimane vitale per 3 anni.

Usi e Tradizioni –
Il Larix lyallii sembra che sia stato scoperto da David Lyall tra il 1858 e il 1861.
Venne classificato e descritto sistematicamente per la prima volta dal botanico italiano Filippo Parlatore il 3 novembre 1863. John Bernhard Leiberg lo descrisse poi nel 1900.
Per questo larice non esistono sottospecie, varietà o forme particolari note: si presume che le ristrette tolleranze ambientali, il lungo ciclo riproduttivo e la distribuzione geografico-altitudinale ristretta possano aver limitato le possibilità di sviluppo della variazione genetica.
Con molta probabilità è una specie relitta, che occupava un tempo un’area molto più vasta di quella odierna. A quote più basse perde di competitività a discapito di altre conifere per via del fogliame deciduo che non le permette di svolgere la fotosintesi e il conseguente accrescimento durante il periodo invernale.
Le ridotte dimensioni raggiunte rispetto ad altre conifere e al contiguo Larix occidentalis, la distribuzione limitata ad un ristretto areale e la crescita al limite superiore della vegetazione arborea non conferiscono alcuna importanza commerciale a questo larice, avendo anche scarse qualità tecnologiche dovute alle frequenti deformazioni dei fusti causate dai forti venti che battono le zone d’alta montagna in cui cresce. Lo sviluppo ad altitudini così elevate e l’areale diffuso in zone poco accessibili del continente americano hanno infatti escluso ad oggi una convenienza economica allo sfruttamento forestale di questa specie. L’unico uso possibile (amatoriale e secondario) del suo legno bicolore duro, pesante e durevole è come combustibile, discreto però a causa della resina contenuta che a lungo andare può imbrattare di fuliggine la canna fumaria. L’incremento annuo di una lariceta di Larix lyallii è stato stimato essere solo da 0,7-1,4 m3/Ha su siti aventi una produttività media alta. Nonostante questo il legno presenta buone qualità come gli altri larici e un gradevole aspetto dovuto al colore rosato del durame e bianco giallastro dell’alburno.
Il Larix lyallii è una conifera longeva, merito dovuto alla lenta crescita che il rigido ambiente d’alta montagna impone. Il record di longevità appartiene ad un esemplare scoperto a Kananaskis, Alberta, vecchio di 1917 anni nel 2012.
Dal punto di vista ecologico è una pianta che fornisce per molte specie di uccelli e di mammiferi un buon alimento e rifugio.
I semi, la corteccia e gli aghi di Larix lyallii sono una fonte importante di sostentamento, soprattutto per capre, cervi, orsi grizzly e scoiattoli. Tra i volatili i Dendragapus sono quelli che più si avvalgono dei semi di larice, che rappresentano uno dei più importanti alimenti estivi per questo genere. Le laricete fungono anche da linea spartiacque per diverse specie animali tra l’ambiente montano e quello subalpino e tra quello subalpino e quello superiore.

Modalità di Preparazione –
Il Larix lyallii è una conifera che non ricopre particolare interesse, per quanto detto, per il suo legname, se non per usi molto ristretti.
Non si conoscono inoltre impieghi o utilizzi di tipo alimentare o medicinale.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.
Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/212647765/original.jpg

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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