Thlaspi arvense
Thlaspi arvense
L’erba storna comune o Tlaspi dei campi (Thlaspi arvense L., 1753) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Brassicaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Superdivisione Spermatophyta,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Sottoclasse Dilleniidae,
Ordine Capparales,
Famiglia Brassicaceae,
Genere Thlaspi,
Specie T. arvense.
Sono sinonimi i termini:
– Crucifera thaspi E.H.L.Krause, 1902;
– Crucifera thlaspi (Roxb.) E.H.L.Krause;
– Lepidium thlaspi Roxb.;
– Teruncius arvense (L.) Lunell;
– Teruncius arvensis (L.) Lunell;
– Teruncius arvensis (Linnaeus) Lunnell;
– Thlaspi baicalense DC.;
– Thlaspi collinum Bieb.M;
– Thlaspi collinum M.Bieb.;
– Thlaspi latifolium Opiz;
– Thlaspi lutescens Gilib.;
– Thlaspi strictum Dalla Torre & Sarnth.;
– Thlaspidea arvensis (L.) Opiz;
– Thlaspidium arvense (L.) Bubani.
Etimologia –
Il termine Thlaspi proviene dal greco θλάσπις thláspis, una pianta citata da Dioscoride e Ippocrate che deriverebbe da θλάω thláo premere, comprimere, schiacciare: per l’aspetto compresso delle siliquette.
L’epiteto specifico arvense viene da arvum campo, suolo arativo, cioè pianta degli arativi, in riferimento all’ambiente di crescita.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’erba storna comune è una pianta annua originaria dall’Asia occidentale, con distribuzione prevalente nell’emisfero nord tranne che per alcune presenze nell’America del sud e nell’Australia sud orientale.
In Europa è comune come anche in Asia e nell’America del Nord.
In Italia è una pianta di antica introduzione a seguito delle colture (archeofita), presente in tutte le regioni d’Italia salvo che in Sardegna (ma da tempo non più ritrovata in Calabria e Sicilia).
Il suo habitat tipico sono i campi di cereali (può essere considerata una pianta infestante), gli orti e le zone ruderali dove cresce preferibilmente su substrato sia calcareo che siliceo, con pH neutro e alti valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido. La diffusione altitudinale è tra 50 fino ai 2200 m s.l.m..
Descrizione –
La Thlaspi arvense è una pianta annuale che cresce fino a cm 60, fetida e glabra, con rami eretti.
Le foglie dello stelo sono a forma di freccia, strette e dentate.
I fiori sono su racemi o spighe; i fiori sono piccoli, di colore bianco, con 4 sepali e 4 petali più lunghi.
Il periodo di fioritura è maggio-agosto e i fiori sono con impollinazione tramite api e mosche.
I frutti sono dei baccelli rotondi, piatti e alati con una profonda tacca apicale, che misurano 1 cm di diametro. Questi contengono piccoli semi di colore marrone-neri.
Coltivazione –
La Thlaspi arvense è una pianta capace di adattarsi a svariati climi e che viene seminata comunemente in ottobre per essere raccolta nel periodo di maggio-giugno.
Per raggiungere la sua potenziale di resa è necessaria una precipitazione di circa 300 mm.
Infatti la limitata disponibilità di acqua deprime la resa, per cui non si adatta bene agli ambienti aridi in cui le precipitazioni naturali sono l’unica fonte di umidità.
Gli studi attuali suggeriscono un tasso di semina di 1500 semi per metro quadrato per l’Europa, mentre si suggerisce di 672 semi per metro quadrato per gli Stati Uniti. Questa variabilità è dovuta a fattori climatici differenti.
La profondità di semina consigliata è di circa 1 cm. Per buone velocità di germinazione ha bisogno di circa 25-40 mm di acqua e predilige il freddo e l’umidità.
Al fine di aumentare le rese, diversi studi hanno valutato l’effetto della fertilizzazione; tuttavia i risultati in presenza di concimazione (soprattutto con azoto e zolfo) nei confronti di campioni non concimati non hanno ancora portato a risultati certi e definitivi.
La Thlaspi arvense può essere raccolta con macchinari comuni utilizzati per la produzione di grano/mais e soia. Ciò la rende favorevole all’integrazione in molte rotazioni colturali. Poiché questa pianta viene coltivata durante il periodo invernale, le mietitrebbie per la raccolta sono disponibili in primavera poiché la raccolta di tutte le altre colture avviene in un periodo diverso dell’anno. La resa in semi va da 10 q.li/ha a 15 q.li /ha.
Nel centro-est degli Stati Uniti una rotazione colturale comune è la soia e il mais. Dopo la raccolta i campi vengono tenuti a maggese. Questa pianta, inoltre, sembra essere particolarmente adatta per la produzione di olio se coltivata prima della soia. Essendo una coltura di copertura coltivata durante il periodo invernale con raccolta in primavera, può ridurre efficacemente l’erosione del suolo, prevenire la lisciviazione dei nutrienti, migliorare la struttura del suolo e aumentare la biodiversità.
Usi e Tradizioni –
La Thlaspi arvense è una pianta un tempo conosciuta soprattutto come medicinale o anche per uso alimentare.
Questa pianta contiene: solfuro di allile, rodoballile, mirosina e sinigrina.
La pianta possiede proprietà curative: anticamente i semi si usavano per chiarificare il sangue col nome di ”Semen Thlaspeos”. Altre proprietà curative (sempre per la medicina popolare) sono: diuretica (facilita il rilascio dell’urina), febbrifuga (abbassa la temperatura corporea), antibatterica (blocca la generazione dei batteri) e antireumatica.
Per uso medicinale il seme è un tonico; si dice che sia il seme che i giovani germogli facciano bene agli occhi.
I semi sono usati nella medicina tibetana e si ritiene che abbiano un sapore acre e un potere rinfrescante. Sono antinfiammatori e febbrifughi, essendo usati nel trattamento del pus nei polmoni, dell’infiammazione renale, dell’appendicite, delle secrezioni seminali e vaginali.
L’intera pianta è usata come: antidoto, antinfiammatorio, tonico del sangue, depurativo, diaforetico, espettorante, febbrifugo ed epatico.
Viene usata nel trattamento di carbonchi, appendicite acuta, ascessi intestinali, dolore post-partum, dismenorrea ed endometriosi.
Le controindicazioni dicono che la pianta va usata con cautela poiché dosi elevate possono causare una diminuzione dei globuli bianchi, nausea e vertigini.
Inoltre, come detto, la pianta ha un’ampia attività antibatterica; è efficace contro la crescita di stafilococchi e streptococchi.
I suoi semi hanno un alto contenuto di olio e la specie ha guadagnato interesse come potenziale materia prima per la produzione di biocarburanti.
A causa dell’alto contenuto di acido erucico, i semi non sono adatti al consumo umano. Invece, la biomassa può essere utilizzata come mangime per il bestiame. La sua rapida crescita nel periodo freddo ne favorisce l’utilizzo come foraggio come seconda coltura. La sua bassa produzione di biomassa rende indesiderabile concentrarsi sulla coltivazione per la produzione di foraggi.
In campo alimentare si utilizzano sia le foglie che i frutti.
La pianta ha un sapore amaro; di solito viene bollita per rimuovere il sapore amaro. Viene utilizzata principalmente nelle insalate, a volte nei panini da spalmare. Si dice che abbia un sapore caratteristico.
Le foglie hanno un alto contenuto di proteine.
Il seme viene macinato in polvere e utilizzato come sostituto della senape e può essere germogliato e aggiunto alle insalate.
Questa pianta, comunque, è ritornata alla ribalta per l’interesse crescente per il suo olio di semi, come materia prima per la produzione di carburante per aerei e biodiesel. Gli oli ad alto contenuto di acido erucico sono particolarmente adatti per la produzione di carburante per aviogetti. Tuttavia le caratteristiche dell’olio sono fortemente influenzate da condizioni ambientali specifiche come le precipitazioni.
Tra gli altri usi si segnala i semi contengono il 20 – 30% di un olio semiessiccante che viene utilizzato per l’illuminazione.
Modalità di Preparazione –
La Thlaspi arvense è una pianta utilizzata da tempo sia in campo medicinale che alimentare; solo negli ultimi tempi sta trovando interesse nel campo del biodiesel.
Per uso alimentare si usano le foglie che vanno sempre raccolte prima che la pianta sbocci, altrimenti risulteranno molto amare.
Tuttavia anche le foglie giovani hanno un sapore e un profumo un po’ amaro, e non sono per tutti i gusti. Queste possono essere aggiunte in piccole quantità a insalate e altri alimenti. Possono anche essere cucinati in zuppe o usati come potherb; hanno un sapore un po’ di senape ma con un pizzico di cipolla.
Le giovani foglie, oltre che essere usate come insalata (ma non in quantità abbondante in quanto, come detto, sono abbastanza amare), possono essere anche mangiate cotte. I semi hanno un gusto simile alla senape.
Il seme viene macinato in polvere e utilizzato come sostituto della senape e può essere germogliato e aggiunto alle insalate.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.
Fonte foto:
– https://observation.org/photos/46454166.jpg
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.