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Acmella oleracea

Acmella oleracea

Il Crescione del Brasile (Acmella oleracea (L.) R.K.Jansen) è una specie aerbacea appartenente alla famiglia delle Asteraceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Sottoclasse Asteridae,
Ordine Asterales,
Famiglia Asteraceae,
Genere Acmella,
Specie A. oleracea.
È basionimo il termine:
– Spilanthes oleracea L..
Sono sinonimi i termini:
– Acmella calva var. oleracea (Jacq.) Mehrotra, Aswal & B.S.Bisht;
– Acmella occidentalis (Willd.) Rich.;
– Acmella occidentalis (Willd.) Rich. ex Pers.;
– Anacyclus pyrethraria (L.) Spreng.;
– Anthemis occidentalis Willd.;
– Bidens acmelloides Bergius;
– Bidens fervida Lam.;
– Bidens fixa Hook.fil.;
– Bidens fusca Lam.;
– Bidens oleracea (L.) Cav.;
– Bidens oleracea (L.) Cav. ex Steud.;
– Ceratocephalus acmella subsp. acmella;
– Cotula dichotoma Pers.;
– Cotula pyretharia L.;
– Cotula pyrethraria L.;
– Isocarpha pyrethraria (L.) Cass.;
– Pyrethraria dichotoma Pers.;
– Pyrethraria dichotoma Pers. ex Steud.;
– Pyrethrum spilanthus Medik.;
– Spilanthes acmella subsp. oleracea (L.) C.B.Clarke;
– Spilanthes acmella subsp. oleracea (L.) C.B.Clarke ex Hook.f.;
– Spilanthes acmella var. oleracea (L.) Baker, 1884;
– Spilanthes acmella var. oleracea (L.) C.B.Clarke;
– Spilanthes acmella var. oleracea (L.) C.B.Clarke ex Hook.f.;
– Spilanthes calva var. oleracea (Jacq.) Mehrotra, Aswal & B.S.Bisht;
– Spilanthes fusca Lam.;
– Spilanthes oleracea Jacq.;
– Spilanthes oleracea subsp. fusca (Lam.) DC.;
– Spilanthes oleracea subsp. oleracea;
– Spilanthes oleracea var. fusca (Lam.) DC.;
– Spilanthes oleracea var. oleracea;
– Spilanthes radicans Schrad. ex DC..

Etimologia –
Il termine Acmella è di etimologia incerta: per Gledhill dal greco ἀκμή acmé punta, apice nel senso di appuntito o vigoroso; secondo Daniel F. Austin in Florida Ethnobotany stessa etimologia, ma per il sapore pungente delle foglie; per Coombes invece dal nome vernacolare singalese dell’Acmella oleracea, ma è poco credibile perché si tratta di un genere originario del Sudamerica.
L’epiteto specifico oleracea proveiene da ólus óleris ortaggio: utilizzato come verdura.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’Acmella oleracea la cui distribuzione nativa non è chiara, ma è probabile che sia brasiliana e, comunque, di origine del Sud America, dove viene trovata anche in Perù.
Il suo habitat originario non è noto in quanto viene trovata in aree sfuggite alla coltivazione, crescendo in luoghi erbosi, di solito in località umide come le paludi lacustri, ecc.

Descrizione –
L’ Acmella oleracea è una pianta erbacea che cresce normalmente fino a 30 – 50 cm.
I fusti sono prostrati o eretti, spesso rossastri, glabri.
Ha foglie semplici da largamente ovate a triangolari di 5-11 cm di lunghezza e 4-8 cm di larghezza. Il margine è dentato, con base da tronca a brevemente attenuata, apice da acuto a brevemente acuminato, generalmente glabro su entrambe le superfici.
Presenta fiori a capolino, singoli, di forma allungata-conica, contenenti principalmente fiori a disco, lunghi 10-24 mm, di 11-17 mm di diametro. I fiori del disco sono 400-600; di colore dal giallo all’arancione, lunghi 2,7-3,3 mm, 5-meri, tubo 0,5-0,7 mm mm. Recipiente alto 8,3-21,5 mm, diametro 3,5-8,5 mm. Brattee involucrali 15-18, brattee della serie esterna 5 o 6, 5,8-7 x 2,1-2,8 mm, di solito da strettamente ovate a lanceolate o talvolta ovate.
I frutti sono degli acheni, di colore neri, lunghi 2-2,5 mm.

Coltivazione –
Il Crescione del Brasile è una pianta che predilige terreni umidi, ben drenati, organicamente ricchi e in posizione pi pieno sole o parziale; non può crescere in piena ombra. Nel suo ambiente nativo, cresce come una pianta perenne in regioni con una temperatura media intorno a 28 °C. con piogge abbondanti e un’umidità relativa dell’85%.
La pianta è spesso coltivata come annuale per le sue foglie commestibili in alcune parti dei tropici, in particolare in Brasile ed è anche ampiamente coltivata come specie ornamentale per via dei suoi attraenti capolini colorati.
Esiste una forma selvatica con foglie aromatizzate molto più forti che viene usata occasionalmente nelle insalate ma è più comunemente usata in medicina, specialmente per curare il mal di denti.
La pianta si propaga per seme che, per germinare, richiede una temperatura di 21 °C. La germinazione avviene in circa 2 settimane.
Si può propagare anche agamicamente tramite talee da prelevare quando la pianta non è in fiore.

Usi e Tradizioni –
L’ Acmella oleracea è una pianta di antichissimo uso.
I Chachapoyas o “guerrieri delle nuvole”, una tribù amazzonica discendente dagli Incas, utilizzano da sempre questa pianta per curare il mal di denti; ne ha fatto esperienza durante una permanenza in quelle terre l’antropologa medico francese Francoise Barbira Fredman, che in mancanza di un dentista ha provato su di se questo rimedio dagli effetti miracolosi: “una misteriosa pianta dai fiori gialli che mi fece scomparire il dolore come per incanto”.
Questa pianta è molto diffusa, oltre che nelle sue zone di origine, in Australia, India, Malesia e Sri Lanka, dove è largamente utilizzata nella medicina tradizionale per curare disturbi anche molto diversi tra loro.
Questa pianta viene impiegata sia per scopi alimentari che medicinali.
Nell’uso alimentare le foglie della pianta possono essere usate come verdura cotta al vapore. Le foglie crude sono anche usate come condimento per insalate, zuppe e carni in Brasile e in India.
Nell’uso medicinale le foglie e i capolini contengono un agente analgesico che viene utilizzato per intorpidire il mal di denti e le infezioni gengivali. L’intorpidimento dura da due a venti minuti.
I boccioli hanno un sapore aspro-salino che lascia infine una sensazione di intorpidimento e di raffreddamento in gola.
Tuttavia l’azione analgesica non è la sola proprietà di questa pianta.
L’uso tradizionale dell’Acmella è indicato per il trattamento di numerosi disturbi tra cui:
– affezioni della bocca (mal di denti, carie, afte, mal di gola, gengiviti)
– tagli, bolle, ferite e foruncoli (come antisettico e battericida);
– condizioni dolorose (mal di testa, dolori muscolari o delle articolazioni, reumatismi);
– raffreddore, febbre e tosse (stimolante del sistema immunitario, antipiretico);
– infezioni urinarie, candidosi, herpes (usato come antibatterico, antifungino e antivirale);
– come antiparassitario (profilassi della malaria) e insetticida;
– disturbi apparato digerente (mal di stomaco, gastrite, diarrea o costipazione, per sbarazzarsi dei sintomi spiacevoli di una sbornia alcolica);
– effetti afrodisiaci.
Ma, come detto, l’uso di questa pianta è differenziato e variegato in funzione delle varie popolazioni che la utilizzano.
Tra l’altro, numerose pubblicazioni scientifiche hanno confermato l’efficacia di questi usi tradizionali e sono state scoperte molte altre proprietà farmacologiche: attualmente gli estratti di Acmella oleracea sono usati per la cura di più di 60 tipi di disturbi diversi, a riprova del fatto che i brevetti di formulazioni e preparati a base di estratti di questa pianta siano in rapido aumento.
La pianta è inoltre consigliata come cura per dissenteria e reumatismi e per potenziare il sistema immunitario. È usato contro i parassiti del sangue, in particolare contro la malaria, sia profilattica che curativa.
Nel dettaglio le foglie sono sialagoghe; le foglie e i capolini sono analgesici, antielmintici, antibatterici e antimicotici.
Alcuni dei composti medicinali vengono distrutti mediante essiccazione o congelamento.
Studi in vitro hanno mostrato una forte attività antibatterica contro Escherichia, Klebsiella, Proteus, Pseudomonas, Salmonella e Staphylococcus. Anche la Candida albicans è inibita.
Un decotto o un infuso di foglie e fiori è un rimedio tradizionale per balbuzie, mal di denti e stomatite.
Un estratto della pianta è stato testato contro vari lieviti e batteri ed era sostanzialmente inattivo. È stato dimostrato che ha una forte azione diuretica nei ratti.
In quanto pianta l’effetto analgesico è stato attribuito alla presenza di costituenti contenenti una frazione N-isobutilamide, come lo spilantolo, sostanza che si è rivelata un efficace sialogogo, un agente che favorisce la salivazione. Lo spilantolo viene assorbito per via transdermica e attraverso la mucosa buccale. Lo spilantolo può attivare il TRPA1, uno specifico canale ionico del potenziale recettore transitorio (TRP) nella cavità orale. Oltre alla capsaicina, allilisotiocianato e cinnamaldeide, è stato riportato che lo spilantolo influisca anche sulle vie nervose delle catecolamine presenti nella cavità orale che promuovono la produzione di saliva.
Un olio viene tradizionalmente estratto da tutte le parti della pianta.

Modalità di Preparazione –
L’ Acmella oleracea è una pianta dalle particolari caratteristiche sia per uso alimentare che medicinale.
In tutto il mondo i capolini sono usati freschi o essiccati e polverizzati, ma è stato raccomandato anche l’uso di radici e foglie.
La sua composizione biochimica conferisce un sapore pungente alle insalate e stimola le ghiandole salivari mentre ha un effetto paralizzante sulla lingua e sulle labbra.
Mangiare le foglie di questa pianta è un’esperienza memorabile. Hanno un odore simile a qualsiasi verdura a foglia verde. Il sapore, invece, ricorda in qualche modo l’Echinacea, ma privo dell’elemento amaro e talvolta nauseante di quella pianta. In primo luogo, un forte calore speziato si diffonde verso l’esterno attraverso la lingua, trasformandosi in una sensazione di formicolio. Con questo le ghiandole salivari entrano in azione, producendo quantità di saliva. Man mano che il formicolio si diffonde, si addolcisce in una nitidezza acida (leggermente metallica) accompagnata da formicolio e poi intorpidimento. L’intorpidimento svanisce dopo un po’ (da due a venti minuti, a seconda della persona e della quantità mangiata), e il retrogusto pungente può persistere per un’ora o più.
La pianta è un ingrediente molto popolare nelle zuppe amazzoniche, è diventato l’ortaggio preferito dagli europei che vivono in Madagascar.
Un estratto della pianta, a volte chiamato jambu, è usato come agente aromatizzante negli alimenti, nella gomma da masticare e nel tabacco da masticare.
L’estratto di Jambu può essere utilizzato anche in cosmetici e shampoo.
L’uso medicinale più comune e diffuso è il trattamento del mal di denti e delle infezioni alla gola e alle gengive.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
Fonte foto:
https://ids.si.edu/ids/deliveryService/id/ark:/65665/m31d2d630355ae4159b6dbefba09de1fb3
https://mediaphoto.mnhn.fr/media/1576075903009x5DjroTv7aNQeoD4




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