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Pyrrhocorax graculus

Pyrrhocorax graculus

Il gracchio alpino o gracchio di montagna (Pyrrhocorax graculus L. 1766) è un uccello appartenente alla famiglia dei Corvidae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Animalia,
Phylum Chordata,
Subphylum Vertebrata,
Superclasse Tetrapoda,
Classe Aves,
Ordine Passeriformes,
Superfamiglia Corvoidea,
Famiglia Corvidae,
Genere Pyrrhocorax,
Specie P. graculus.
All’interno di questa specie si riconoscono tre sottospecie:
– Pyrrhocorax graculus graculus (Linnaeus, 1766) – questa è la sottospecie nominale, diffusa in Europa e Nordafrica, ad est fino al Caucaso e al nord dell’Iran;
– Pyrrhocorax graculus digitatus Hemprich & Ehrenberg, 1833 – sottospecie diffusa in Medio Oriente, dalla Turchia sud-orientale ai monti Zagros;
– Pyrrhocorax graculus forsythi Stoliczka, 1874 – presente nella porzione orientale dell’areale occupato dalla specie, dall’Afghanistan al Tibet sud-orientale;

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Gracchio alpino è un uccello che si trova in un areale paleartico che va dall’Europa del sud, al nord Africa, fino al Tibet sud-orientale.
In Europa meridionale, la specie è presente nella Cordigliera Cantabrica, nei Pirenei, nelle Alpi, nella penisola balcanica, oltre che a Creta ed in Corsica.
In Medio Oriente è presente in Turchia e nel Levante, a sud fino al Monte Hermon, oltre che in Caucaso, Kurdistan, monti Elburz e Zagros, spingendosi ad est attraverso l’Asia centrale fino ai monti Altaj e Sajany a nord (attraverso il centro-nord dell’Afghanistan, il Pamir, il Tien Shan, con una popolazione isolata nel nord del Belucistan) e alle propaggini occidentali dell’Arunachal Pradesh attraverso le pendici meridionali dell’Himalaya a sud (dal Kashmir al sud del Tibet, attraverso Nepal, Bhutan e Sikkim).
In Nordafrica è presente nel Rif, regione prevalentemente montuosa nel nord del Marocco, ed in Alto e Medio Atlante.
In Italia questa specie è presente e nidificante su tutto l’arco alpino (pur essendo comune solo in Valle d’Aosta e sulle Alpi Dinariche) e sull’Appennino.
Il suo habitat è quello dell’alta montagna dove popola i pascoli alpini al di sopra della linea degli alberi, con presenza di falesie rocciose o pietraie dove cercare riparo per la notte e nidificare, fra i 1260 e i 2880 m di quota in Europa, fra i 2880 e i 3900 m di quota in Nord Africa e fra i 3500 e i 5000 m di quota sull’Himalaya. Singole coppie hanno nidificato a 6500 m di quota, mentre non è raro osservare gruppetti di esemplari seguire i rocciatori sul Monte Everest fin oltre gli 8000 m.

Descrizione –
Il Pyrrhocorax graculus è un uccello con una lunghezza fino a 38 cm e con un’apertura alare tra 75 e 85 cm, per un peso che oscilla tra 160 e 275 g. è presente un leggero dimorfismo sessuale con i maschi che sono leggermente più pesanti delle femmine.
Questo volatile si riconosce per il suo aspetto massiccio e robusto, con una testa piccola e arrotondata e con il becco sottile e ricurvo verso il basso, di colore giallo limone; gli occhi sono di colore bruno scuro
Le ali sono lunghe e digitate, la coda è squadrata e le zampe sono robuste e non molto lunghe e di color rosso-arancio.
Il piumaggio è di colore uniformemente nero lucido su tutto il corpo.
I due sessi non presentano dimorfismo sessuale nella colorazione mentre i giovani differiscono dagli adulti maturi sessualmente per la colorazione nerastra delle zampe.
Questo uccello si riconosce anche per la sua capacità di effettuare il volo planato.
Sono uccelli molto vocali tanto che tendono a tenersi in costante contatto vocale con altri individui della stessa specie. I loro richiami comprendono l’inconfondibile fischio pigolante che suona come kyorr, molto musicale e unico fra i corvidi, oltre che una serie di versi che vanno da gracchi d’allarme a sommessi pigolii emessi durante l’alimentazione o il grooming.

Biologia –
La riproduzione del Pyrrhocorax graculus inizia con la costruzione del nido che viene costruito in cavità o anfratti di pareti rocciose; il nido, piuttosto massiccio, viene costruito da ambedue i genitori con rametti e radici intrecciate a coppa, e foderato internamente con erba e pelame.
In questo la femmina depone 3-6 uova di color crema-biancastre con macchiette marroni a partire dal periodo di aprile fino a maggio.
Le uova vengono covate solo dalla femmina per un periodo di 14-21 giorni, mentre il maschio rimane di guardia nei pressi del nido e si occupa inoltre di reperire il cibo per sé e per la compagna. Al termine della cova nascono dei pulli ricoperti da un denso piumino, che vengono alimentati da ambedue i genitori fino a 29-35 giorni di vita, quando s’involano congiungendosi con lo stormo d’appartenenza dei genitori, dove continueranno a chiedere insistentemente l’imbeccata anche ad altri adulti.
Questo uccello è una specie rigidamente monogama, nel quale le coppie restano insieme per la vita e mostrano spiccata filopatria, tendendo a nidificare sempre nello stesso sito.
Generalmente nidifica in solitudine.

Ruolo Ecologico –
Il gracchio alpino è una specie stanziale in tutto il suo areale, anche se, tuttavia, durante l’inverno, pur mantenendo i posatoi dove passare la notte sempre nello stesso luogo in quota, scendono generalmente più a valle per reperire il cibo.
È, inoltre, un uccello dalle abitudini di vita essenzialmente diurne e gregarie, che vive in gruppi che possono contare da una dozzina fino a oltre un migliaio di individui, mantenendosi in genere numericamente più consistenti durante i mesi estivi (quando la disponibilità di cibo è maggiore) e frazionandosi durante l’inverno.
Inoltre è una specie molto mobile in quanto durante il giorno compie spostamenti anche di decine di chilometri (fino a 20 km di raggio e fino a 1600 m di dislivello) per raggiungere i luoghi di foraggiamento.
Sono, altresì, uccelli non territoriali ma all’interno di uno stormo vige una gerarchia tanto più rigida quanto più il cibo è scarso, che vede la dominanza degli uccelli adulti su quelli giovani e sugli immaturi, oltre alla dominanza degli individui di sesso maschile sulle femmine.
Per quanto riguarda l’alimentazione si tratta di uccelli tendenzialmente onnivori, nel quale la componente carnivoro/insettivora è preponderante durante il periodo caldo e quella vegetariana predomina durante i mesi freddi.
La ricerca del cibo è effettuata al suolo ed in gruppi attraverso uno metodo di scandagliare l’erba bassa e il suolo col becco alla ricerca di prede o altro materiale potenzialmente commestibile.
Durante l’anno frequenta diverse aree dove nutrirsi, mantenendosi a quote più alte durante l’estate (quando gli uccelli in riproduzione evitano le quote inferiori, nonostante il fatto che ivi potrebbero facilmente reperire grandi quantità di cibo lasciate dai turisti) e scendendo gradualmente più a valle con l’arrivo delle prime nevicate, raggiungendo i centri abitati in marzo-aprile prima di ritornare sulle cime: nelle aree con presenza di strutture alberghiere in quota, i gracchi (soprattutto i giovani) tendono invece a non scendere mai a valle, reperendo in quei luoghi il cibo necessario.
Generalmente questa specie si è però adattata alla presenza umana in montagna, tanto che nelle aree turistiche, integra la propria dieta coi rifiuti lasciati dall’uomo, diventando presenze frequenti lungo i sentieri, nelle aree pic-nic e nelle discariche dei resort.
La dieta cambia poi con l’arrivo della tarda primavera e dei mesi estivi, quando si compone quasi esclusivamente di piccoli insetti (soprattutto i piccoli coleotteri Selatosomus aeneus e Otiorhynchus morio, oltre che cavallette, bruchi, lumache e bigattini). In autunno, inverno ed all’inizio della primavera, invece, questo uccello mangia soprattutto bacche (mirtillo ed altri frutti di bosco, ginepro, olivello, uva ursina, bagolaro), cinorrodi di rosa canina, frutta (mele, pere, uva) e talvolta i fiori di zafferano maggiore, questi ultimi forse come fonte di carotenoidi.
Un’ultima annotazione riguarda la caratteristica di questo uccello, come avviene in altri corvidi, di conservare il cibo in eccesso in spaccature della roccia per poi consumarlo durante i periodo di magra, avendo cura di coprirlo con dei piccoli sassi.
Questa specie, durante l’ultima era glaciale, aveva un areale molto più esteso ed era diffusa anche in Francia e alle Canarie, e fino al XVIII secolo anche sui Monti Tatra.
In Italia, attualmente, la popolazione risulta essere vasta (maggiore di 20000 km², Boitani et al. 2002). Il numero di individui maturi è stimato in 10000-20000 e risulta stabile (BirdLife International 2004). Nonostante questa stima non si basi su dati quantitativi, la specie in Italia non sembra raggiungere le condizioni per essere classificata entro una delle categorie di minaccia (declino della popolazione del 30% in tre generazioni, ridotto numero di individui maturi, areale ristretto) e viene pertanto classificata a Minore Preoccupazione (LC).

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– C.Battisti, D. Taffon, F. Giucca, 2008. Atlante degli uccelli nidificanti, Gangemi Editore, Roma.
– L. Svensson, K.Mullarney, D. Zetterstrom, 1999. Guida agli uccelli d’Europa, Nord Africa e Vicino Oriente, Harper Collins Editore, Regno Unito.



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