Garcinia mangostana
Garcinia mangostana
Il mangostano (Garcinia mangostana L., 1753) è una pianta sempreverde tropicale appartenente alla famiglia delle Clusiaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Sottoregno Tracheobionta,
Superdivisione Spermatophyta,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Sottoclasse Dilleniidae,
Ordine Theales,
Famiglia Clusiaceae,
Sottofamiglia Clusioideae,
Genere Garcinia,
Specie G. mangostana.
È sinonimo il termine:
– Mangostana garcinia Gaertn., 1791.
Etimologia –
Il termine Garcinia del genere è stato dedicato da Linneo al medico, botanico e naturalista francese Laurent Garcin (1683-1752) che erborizzò in India, Indonesia, Malesia, Iran e Arabia.
L’epiteto specifico mangostana deriva dalla latinizzazione del nome vernacolare indiano (mangustan in malese, mangosteen in inglese).
Distribuzione Geografica ed Habitat –
Garcinia mangostana è una pianta originaria delle Isole della Sonda e dell’Arcipelago delle Molucche e presente soprattutto nell’Asia dell’est ed in Malesia.
L’albero è principalmente noto per la coltivazione, ma è probabilmente presente anche allo stato anche su pendii e crinali in foreste miste di dipterocarpo indisturbate ad altitudini fino a 200 metri.
Attualmente è diffuso nel Sud-est asiatico, nell’India del sud-ovest ed è stato introdotto in altre zone calde come Portorico, Florida, Cina meridionale e Kenya. I maggiori produttori nel 2014 erano l’India con 15.250 t, la Cina con 4.400 t, il Kenya con 2.782 t, la Thailandia con 2.650 t e l’Indonesia con 2.376 t.
Descrizione –
La Garcinia mangostana è una pianta arborea sempreverde che cresce fino a un’altezza massima compresa fra 7 e 25 metri.
La corteccia è di colore marrone scuro tendente al nero.
Le foglie sono ovate, opposte e di colore verde scuro lucente.
I fiori sono di colore rosa.
Il frutto commestibile è di forma tondeggiante, con un diametro di circa 5–7 cm, non richiede necessariamente fecondazione (matura anche partenocarpicamente) e in questo caso non ha seme; quando è acerbo ha un colore verde chiaro, poi la buccia (pericarpo) del frutto assume un colore viola profondo in epoca di maturazione.
Da un punto di vista botanico la polpa è un arillo (polpa staccata dalla buccia e aderente al seme) che è suddiviso in 4-8 lobi o spicchi commestibili, fragranti e cremosi, di colore bianco latteo, dal vago sapore di pesca e litchi. Nei due mesi successivi la formazione il frutto a mano a mano che scurisce aumenta le sue dimensioni, il pericarpo rimane relativamente duro per tutta la fase di maturazione.
Questo frutto è considerato uno dei frutti più gustosi esistenti.
Coltivazione –
Il mangostano è un albero a tasso di crescita lento che di solito viene coltivato solo in zone senza una stagione secca e entro 10 gradi dall’equatore. Il suo areale di coltivazione va dal livello del mare fino a 1.000 metri di altitudine, ma il tasso di crescita è maggiore nelle zone di pianura.
Cresce meglio nelle aree in cui le temperature diurne annuali sono comprese tra 20 e 30 °C, ma può tollerare temperature tra 15 e 40 °C, mentre non tollera temperature inferiori a 4 °C, né superiori a 38 °C.
Preferisce una piovosità media annua compresa tra 1.600 e 2.000 mm, ma tollera 1.100 – 2.800 mm.
Questa pianta cresce sia in pieno sole che in penombra.
Richiede un terreno organico buono, profondo e ricco che trattiene l’umidità ma sia anche ben drenato.
Dal punto di vista pedologico cresce meglio in un’argilla fertile con un buon drenaggio e preferisce un terreno acido, con un pH compreso tra 5 e 6, tollerando 4,3 – 7,5.
Le piante sono intolleranti alla siccità ed inoltre devono essere riparate dai venti forti e salmastri.
Ci vogliono almeno 8 anni prima che un albero inizi a dare frutti, ma sono stati registrati rendimenti di 200 – 1.500 frutti per albero da esemplari maturi.
Nei climi più freddi possono essere necessari 15 – 20 anni prima che le piante producano i primi frutti.
Gli alberi producono una resa economica di frutta per circa 50 anni.
Si conoscono solo forme femminili di questa pianta, ma sono in grado di produrre frutti senza fecondazione.
Queste piante crescono molto bene quando vengono coltivate intorno a loro piante di banana che forniscono riparo dal vento e abbondanza di materiale di pacciame.
Alcuni degli alberi di mangostano più fruttuosi crescono sulle rive di ruscelli, laghi, stagni o canali dove le radici sono quasi costantemente bagnate. Tuttavia, il clima secco appena prima della fioritura e durante la fioritura induce una buona allegazione.
La propagazione può avvenire per seme che ha una vitalità molto breve e va seminato non appena matura.
Tecnicamente, i cosiddetti “semi” non sono veri semi ma embrioni avventizi, o tubercoli ipocotilici, in quanto non c’è stata fecondazione sessuale.
Quando inizia la crescita, da un’estremità del seme emerge un germoglio e dall’altra estremità una radice. Questa radice è di breve durata ed è sostituita da radici che si sviluppano alla base del germoglio. Essendo il processo di riproduzione vegetativo, c’è naturalmente poca variazione negli alberi che ne derivano e nei loro frutti.
Alcuni dei semi sono poliembrionici, producendo più di un germoglio. I singoli embrioni nucellari possono essere separati, se lo si desidera, prima della semina.
La percentuale di germinazione è direttamente correlata al peso del seme, per la semina dovrebbero essere scelti solo semi carnosi e completamente sviluppati.
A causa del fittone lungo e delicato e dello scarso sviluppo della radice laterale, il trapianto è notoriamente difficile. In ogni caso non va effettuato dopo che le piante hanno raggiunto i 60 cm. A quel punto la profondità del fittone può superare l’altezza della pianta.
La sopravvivenza della piantina è maggiore se i semi vengono piantati direttamente nella fila del vivaio rispetto a se coltivati prima in contenitori e poi trapiantati nel vivaio.
Il terreno del vivaio dovrebbe essere profondo almeno 1 metro. Le giovani piante impiegano 2 anni o più per raggiungere un’altezza di 30 cm, quando possono essere raccolte con una profonda palla di terra e disposte nelle loro posizioni definitive.
I semi sono recalcitranti e dovrebbero essere conservati nel loro frutto a temperatura ambiente, o in torba umida; anche questi perderanno vitalità in 5 giorni dopo la rimozione dal frutto, sebbene siano vitali per 3 – 5 settimane nel frutto. La vitalità può essere mantenuta per 1 – 2 mesi in una conservazione umida a 20 °C, la temperatura di conservazione di 10 °C risulta già dannosa.
Usi e Tradizioni –
Il mangostano è una pianta di cui si consumano i deliziosi frutti crudi. Il frutto è aromatico, succoso, con una consistenza così morbida da sciogliersi quasi in bocca ed ha un sapore dolce e delicato. Questo ha circa le dimensioni di una mela, la buccia può essere rimossa per rivelare circa 6 chicchi di polpa bianca dal sapore aspro e dolce, come un incrocio tra uva e fragole.
I migliori frutti da tavola sono quelli con il maggior numero di lobi dello stigma all’apice, poiché questi hanno il maggior numero di segmenti carnosi e il minor numero di semi.
Anche il seme viene mangiato occasionalmente dopo l’ebollizione o la tostatura; questi aggiungono un delizioso sapore di nocciola alle conserve quando vengono cotti con la polpa.
La pianta viene utilizzata anche dal punto di vista medico.
La scorza è astringente ed è stata utilizzata internamente per trattare dissenteria, diarrea, cistite e gonorrea. Viene applicata esternamente per trattare l’eczema e altri disturbi della pelle.
La scorza dei frutti parzialmente maturi produce un derivato poliidrossi-xantone chiamato mangostin ed anche ß-mangostin. Quella dei frutti completamente maturi contiene gli xantoni, la gartanina, l’8-disossichiaranina e la normangostina. Un derivato del mangostin, mangostin-e, 6-di-O-glucoside, è un depressivo del sistema nervoso centrale e provoca un aumento della pressione sanguigna.
Dalle foglie e dalla corteccia si preparano decotti ed infusi.
La buccia del frutto è fonte di tannini e contiene il 7-14% di tannino di catechina e colofonia. I tannini possono essere usati come colorante nero.
Tra gli altri usi si ricorda che i ramoscelli sono usati come bastoncini da masticare. Le bucce dei frutti mostrano attività antifungina e antiprotozoica.
Il legno marrone scuro è forte, pesante al punto che quasi affonda nell’acqua; è, inoltre, moderatamente durevole. Di solito è disponibile solo in piccole misure, viene utilizzato nell’edilizia e nella falegnameria, per realizzare manici per lance e martelli.
La commercializzazione dei derivati di questa pianta ha ingenerato una serie di controversie giudiziarie.
In Italia il succo di mangostano fu commercializzato dal 2009 dalla sussidiaria italiana della Xango LLC, la Xango Italy, che fu criticata poiché utilizzava un metodo di vendita a struttura piramidale e, a sua volta, decantava nella pubblicità le numerose proprietà terapeutiche della bevanda.
La rivista Altroconsumo pubblicò nel 2010 un articolo secondo cui non esistevano studi che dimostrassero le proprietà terapeutiche del prodotto vantate dalla Xango, rivelando inoltre l’ammonizione ricevuta al proposito negli Stati Uniti dalla Xango LLC nel 2006 dalla Food and Drug Administration.
La rivista italiana presentò quindi all’Autorità garante della concorrenza e del mercato una denuncia per pubblicità ingannevole e per pratica commerciale scorretta contro il prodotto in questione. Il 3 gennaio 2011 l’Antitrust, su denuncia della rivista, del Ministero della Salute e delle associazioni di consumatori Codacons, Adusbef, e Federsalus, bloccò la Xango Italy per sei mesi e le inflisse una sanzione di 250.000 euro per pratica commerciale scorretta. Il 9 gennaio 2012 la stessa autorità inflisse all’azienda un’ulteriore multa di 50.000 euro per inottemperanza alla precedente delibera, pur riconoscendo che da ottobre 2011 erano stati eliminati i problemi relativi al marketing piramidale.
Modalità di Preparazione –
La Garcinia mangostana è una pianta che oltre al consumo dei frutti viene utilizzata per alcune presenti qualità terapeutiche.
Dalle foglie e dalla corteccia si ricava un decotto che viene usato come astringente, febbrifugo e per trattare mughetto, diarrea, dissenteria e disturbi urinari.
Un estratto di corteccia chiamato “amibiasina” è stato commercializzato per il trattamento della dissenteria amebica.
Nelle aree originarie, dalle foglie si prepara un infuso, che combinato con banana acerba e un po’ di benzoino, viene applicato alla ferita della circoncisione.
Inoltre in alcune medicine popolari si prende un decotto di radice per regolare le mestruazioni.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.