Mappa geografica della Birmania
Mappa geografica della Birmania
La Birmania o Myanmar è uno Stato dell’Asia sudorientale.
Questo Paese, nel 2017, aveva una popolazione di 55.499.500 abitanti.
La sua capitale è Naypyidaw, che nel censimento del 2014 contava 1.160.242 abitanti.
La maggioranza della popolazione è di etnia Bamar e di religione buddhista, ma vi sono anche numerose minoranze etniche, che sin dall’indipendenza sono state coinvolte in diversi conflitti armati con il governo centrale.
La Birmania confina a ovest con Bangladesh e India, a nord-est con la Cina e a Est con la Thailandia e con il Laos. Ha un’ampiezza di 678.500 km² ed è lo Stato più grande dell’Indocina e grande il doppio dell’Italia, poco più grande dell’Afghanistan e poco meno dello Zambia.
La Birmania è attraversata dal tropico del Cancro.
Il territorio può essere diviso in cinque parti dal punto di vista fisico: le montagne del nord, quelle dell’ovest, l’altopiano dell’est, il bacino centrale e la zona costiera.
Al nord le vette sono aspre ed elevate e si innestano direttamente nell’Himalaya, di cui costituiscono l’estremo contrafforte. Nella zona occidentale invece le catene sono meno elevate.
A est si estende l’altopiano di Shan, arido e incolto nella sua parte settentrionale, ricco di foreste tropicali in quella meridionale. Verso ovest l’altopiano scende a strapiombo mentre verso Sud esso si prolunga in rilievi che formano la zona costiera del Tenasserim.
La zona costiera procedendo da nord verso sud presenta coste alte e frastagliate, bagnate dal golfo del Bengala; il delta dell’Irrawaddy e le pianure costiere si affacciano sul golfo di Martaban,nella parte più meridionale le coste ridivengono alte e rocciose.
Dal punto di vista idrografico la Birmania è caratterizzata dal dal fiume Irrawaddy, che si estende per circa 2.200 km. Questo fiume attraversa il Paese da Nord a Sud ed è navigabile per circa 1.450 km; sfocia con un ampio delta, di 9 diramazioni, nel golfo di Martaban, dove sbocca anche il Sittang.
Il grande delta del fiume, costituisce un territorio ideale per la coltura del riso, tale da potere soddisfare l’intero fabbisogno del Paese, mentre il fiume stesso rappresenta un’importante via di comunicazione, attraverso la quale viaggiano tuttora le merci, specie legni pregiati, ed esotici.
La Birmania è attraversata anche dal fiume Saluen, che è più lungo dell’Irrawaddy (quasi 2.850 km), ma scarsamente navigabile, a causa della ridotta profondità, e lungo il quale il pregiato legno teak viene convogliato dall’altopiano dello Shan fino ai porti, e che attraversa la Birmania solo nel suo ultimo tratto; altro fiume è il Chindwin, la cui percorribilità dipende ampiamente dalla stagione delle piogge, e che è il principale affluente dell’Irrawaddy, dove confluisce all’altezza di Mandalay. Infine, vi è il fiume Mekong, che segna il confine con il Laos.
La Birmania è bagnata dal Mar delle Andamane e dal Golfo del Bengala, quindi è stata investita dallo tsunami del 26 dicembre 2004, che ha provocato 61 morti. Non ci sono laghi notevoli dal punto di vista idrografico, mentre è molto importante il lago Inle: meta di grande interesse turistico che si stende a circa 900 metri di altezza nella parte occidentale dell’altipiano Shan.
Clima –
Dal punto di vista climatico la Birmania è influenzata dal regime monsonico che soffia sulla costa, con temperature abbastanza alte e piogge abbondanti durante la stagione estiva. Durante la stagione invernale i venti portano temperature fredde e secche, mentre d’estate portano il caldo e l’umidità.
Nelle pianure centrali e sull’altopiano il clima è di tipo continentale, con scarse precipitazioni. Sulle coste le piogge raggiungono anche 5.000 mm annui.
Flora –
In Birmania i diversi habitat hanno favorito una natura estremamente ricca e variegata: acque salmastre e mangrovie lungo la costa, strani connubi di foresta tropicale e habitat montani più freschi a nord. Le pianure centrali (la zona secca) sono invece per lo più ricoperte di risaie.
Come nel resto dell’Asia tropicale, la vegetazione endemica della Birmania si può suddividere in due tipi di foresta tropicale: la foresta monsonica (caratterizzata da una stagione secca di tre o più mesi) e la foresta pluviale (che riceve precipitazioni per più di nove mesi l’anno). Si dice che il paese possegga oltre un migliaio di specie vegetali endemiche.
Le foreste monsoniche sono contraddistinte da alberi decidui che perdono le foglie durante la stagione secca, mentre gli alberi della foresta pluviale sono in genere sempreverdi. La regione compresa tra Yangon e Myitkyina è occupata prevalentemente da foreste monsoniche, mentre il Myanmar peninsulare fino a sud di Mawlamyine (Moulmein) è ricoperto soprattutto da foreste pluviali. Non esiste tuttavia un confine ben definito fra le due aree e in molti punti è presente una mescolanza di vegetazione monsonica e pluviale.
A nord del Tropico del Cancro, la flora della regione himalayana, è caratterizzata fino a 2.000 m di quota da una foresta subtropicale di latifoglie sempreverdi; nella fascia tra i 2.000 e i 3.000 m troviamo foreste di latifoglie semidecidue, mentre al di sopra dei 3.000 m si hanno le conifere sempreverdi che cedono il passo agli arbusti alpini a mano a mano che si sale di quota.
Lungo le coste di Rakhaing (Arakan) e Tanintharyi, si trovano foreste di mangrovie negli estuari dei fiumi, nelle lagune, nei canali di marea e lungo le isole basse. Qui la vegetazione è caratterizzata dalle mangrovie e altri alberi che vivono nel fango e sopportano la salinità dell’acqua di mare. Lungo le spiagge e le dune di sabbia delle medesime coste, ma al di sopra del livello delle maree, troviamo una foresta di palme, ibischi, casuarine e altri alberi in grado di resistere a forti venti e a occasionali mareggiate.
La flora della Birmania è caratterizzata da una incredibile varietà di alberi da frutta, più di 25.000 specie di fiori e numerosi alberi tropicali e bambù. La canna e il rattan sono anch’essi abbondanti.
Il paese detiene il 75% delle riserve mondiali di Tectona grandis, un albero meglio noto come tek (kyun in birmano). Questo legno compatto, resistente e assai pregiato costituisce la più importante voce delle esportazioni del Myanmar: i suoi principali acquirenti sono Cina, Singapore e India.
Fauna –
A differenza dei tempi in cui Marco Polo visito il Paese nel XIII secolo l’ambiente della Birmania è cambiato sia, per alcuni cicli naturali che per l’azione antropica.
Si ritiene che oggi ospiti 300 specie di mammiferi, 687 specie ornitologiche, 262 tipi di rettili e 80 varietà di anfibi; 94 specie sono a rischio di estinzione, tra cui la tigre, due varietà di rinoceronte e il panda rosso.
Al pari della flora, anche la fauna del Myanmar è strettamente legata alle caratteristiche geografiche e climatiche delle varie regioni del paese, per cui le specie autoctone della parte settentrionale sono prevalentemente di origine indocinese, mentre quelle stanziate nella parte meridionale sono tipiche dell’area della Sonda (Malesia, Sumatra, Borneo e Giava). La fauna della regione himalayana a nord del Tropico del Cancro (subito a nord di Lashio) è invece simile a quella che vive nel nord-est dell’India. La presenza di una vasta regione in cui queste tre aree si sovrappongono, e che va dalla zona di Myitkyina nel nord ai Monti di Bago nel centro, dimostra che il Myanmar possiede potenzialmente gli habitat adatti alle piante e agli animali delle tre zone.
Tra i mammiferi più caratteristici, presenti in numero sempre più esiguo nelle foreste più fitte del paese, ricordiamo il leopardo, il gatto pescatore, lo zibetto, la mangusta indiana e la mangusta granchivora, l’orso himalayano, l’orso nero asiatico, l’orso malese, il gaur (bisonte indiano), il banteng (un tipo di bovino selvatico), il serow (capra di montagna asiatica), il cinghiale selvatico, il sambar (tipo di cervo), il muntjac (cervo abbaiatore), il tragulo (una specie di piccolo cervo), il tapiro, il pangolino, il gibbone e il macaco. Tra i mammiferi marini figurano delfini e dugonghi.
In Birmania troviamo circa 8.000 elefanti asiatici, che rappresentano, grosso modo, un terzo della popolazione mondiale. Rientrano in questa stima anche i circa 4.000 pachidermi da lavoro che vengono prevalentemente utilizzati in agricoltura e nella raccolta del legname. Il numero di elefanti selvatici sta decrescendo rapidamente, soprattutto a causa del taglio indiscriminato del legname che porta alla distruzione del loro habitat naturale. Per ironia della sorte, gli elefanti addomesticati (spesso catturati da branchi che vivono in libertà) sono largamente utilizzati nell’industria del legname e contribuiscono a radere al suolo la foresta da cui dipende la vita dei loro cugini selvatici. Visto che l’industria dell’estrazione del legname cresce a ritmo esponenziale nel paese, si teme che il numero di elefanti allo stato brado possa solo diminuire in futuro.
Tra i rettili e gli anfibi vanno annoverate quattro specie di tartarughe marine insieme a numerosi tipi di serpenti: ben 52 specie di serpenti presenti nel paese sono velenosi, tra cui il cobra comune e il cobra reale (amadriade), il krait fasciato, la vipera malese, la vipera verde e la vipera di Russell.
Abbondante è anche l’avifauna di questo Paese, con almeno 687 specie tra migratorie e stanziali. I corsi d’acqua delle zone costiere o interne del Delta e della regione peninsulare meridionale costituiscono un habitat molto importante per gli uccelli acquatici del Sud-est asiatico. Due dei luoghi migliori per l’avvistamento sono il Monte Victoria, per accedere al quale, tuttavia, bisogna assumere una costosa guida governativa, e le terre umide di Moeyungyi, non lontano da Bago e quindi facile meta di una gita fuori città.
Guido Bissanti