Canavalia ensiformis
Canavalia ensiformis
La Canavalia (Canavalia ensiformis L.) è una specie erbacea rampicante appartenente alla famiglia delle Fabacee.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Sottoregno Tracheobionta, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Rosidae, Ordine Fabales, Famiglia Fabacee, Sottofamiglia Faboidee, Tribù Phaseoleae, Sottotribù Diocleinae e quindi al Genere Canavalia ed alla Specie C. ensiformis.
Etimologia –
Il termine Canavalia è la forma latinizzata del termine vernacolare del Malabar kanavali, che significa “rampicante della foresta”.
L’epiteto specifico ensiformis si riferisce al carattere della pianta con fogliame a forma di spada.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Canavalia ensiformis è una originaria dell’America meridionale e centrale ed è stata trovata in siti archeologici in Messico risalenti al 3000 a.C. circa (Smartt, 1985 ; Chee et al., 1992, USDA-ARS, 2016).
Cresce nei tropici di entrambi gli emisferi, di solito in coltivazione, anche se è fuggita e si è naturalizzato in alcune aree al di fuori del suo areale nativo.
Anche se ai tropici umidi prospera nelle pianure, la C. ensiformis si trova anche ad altitudini fino a 1800 m dove predilige aree con precipitazioni annue comprese tra 800 e 2000 mm. Cresce meglio a temperature tra 13 e 27 °C.
Descrizione –
La Canavalia è una vite che cresce leggermente legnosa, fitta, che raggiunge 1-2 m di lunghezza.
Gli steli sono cilindrici, pubescenti e poi glabrescenti, con il midollo cavo.
Le foglie sono alterne, trifogliate, con volantini largamente ovati o largamente ellittici di 6-20 × 5-12 cm; hanno apice ottuso o arrotondato, apicale corto, base ottusa, asimmetrica sui volantini laterali e margini interi; entrambe le superfici sono punteggiate; picciolo e rachide cilindrici, glabrescenti; piccioli gonfi di circa 8 mm di lunghezza.
Le infiorescenze sono dei pseudoracemi ascellari, lunghi 25-36 cm, con 2-3 fiori raggruppati sui gonfiori nodali lungo il rachide; i peduncoli sono lunghi 1-2 mm, glabrescenti. Il calice è di colore verde, di forma campanulata, lungo 12-14 mm, bilabiato; corolla di colore viola pallido, di circa 2 cm, con ali bianche alla base, viola sulla porzione distale.
Il frutto è un legume lineare, lungo fino a 30 × 3,5 cm, legnoso, leggermente curvo verso l’apice,ogni valvola con tre nervature longitudinali.
I semi, in numero di 15-20, sono ellissoidi, lunghi fino a 3 cm, di colore bianco o color crema.
Coltivazione –
La Canavalia è una pianta il cui sistema radicale profondo gli consente di resistere a periodi di siccità.
È una specie principalmente autoimpollinata, ma è anche impollinata da formiche ed altri insetti, come api.
Produce baccelli nella parte bassa in quanto solo i due o tre fiori più bassi del nodo dell’infiorescenza producono baccelli.
Dal punto del vista del ciclo è una pianta perenne annuale o di breve durata.
La canavalia ensiformis può crescere continuamente in condizioni difficili, anche in terreni acidi e poveri di sostanze nutritive, altamente lisciviati.
A temperature elevate le sue foglie tendono a cadere e può tollerare leggere gelate.
Viene ampiamente coltivata nei Paesi tropicali per la sua capacità di fissare l’azoto atmosferico. Infatti, le sue radici sviluppano, come quelle di tante specie simili, una particolare associazione ai batteri nitro-fissatori formando noduli radicolari e che è abbastanza spontanea in natura tanto da non essere sensibile all’inoculazione specifica. La semina della Canavalia deve avvenire contemporaneamente a quella del suo tutore (in genere il Sorgo) in modo che si sviluppi rapidamente e possa essere tagliata prima che soffochi la pianta con la sua vegetazione lussureggiante e impedisca la maturazione delle pannocchie.
Le foglie forniscono una abbondante copertura al suolo, preservando l’umidità anche alle altre coltivazioni.
Usi e Tradizioni –
La Canavalia è una pianta commestibile come verdura mentre per quanto riguarda i semi, la presenza di una miscela di sostanze tossiche, di cui una parte è resistente anche alla cottura, ne sconsiglia il consumo umano.
Le sementi della Canavalia ensiformis, infatti, accumulano una notevole quantità di canavanina (fino al 2% sul secco), sostanza – molto simile all’aminoacido arginina che ha ottime potenzialità come insetticida, pur restando innocuo per i Vertebrati.
L’intera pianta viene utilizzata per il foraggio , sebbene non possa essere utilizzata in miscele di foraggio contenenti ure , poiché contiene grandi quantità di ureasi enzimatica, che libera ammoniaca nociva.
Per questo motivo la Canavalia ensiformis è stata studiata come potenziale fonte dell’enzima ureasi. È anche fonte di concanavalin A , una lecitina utilizzata in applicazioni biotecnologiche, come ad esempio cromatografia di affinità per lectina.
Il seme disintossicato di C. ensiformis è stato usato con successo come sostituto di farina di pesce ad alto contenuto proteico nell’acquacoltura di tilapia.
La Canavalia ensiformis, è uno dei numerosi legumi tropicali studiati per il loro potenziale come fonte di cibo alternativa per aiutare a risolvere i problemi di insicurezza alimentare e fame globale, in quanto estremamente resistente a condizioni climaticheche difficili.
In Nigeria, il seme di C. ensiformis è usato come antibiotico e antisettico.
C’è anche un interesse farmaceutico nell’uso di C. ensiformis come fonte per l’agente anticancro trigonellina e canavanina.
Le foglie sono sparse su formicai tagliafoglie per eliminare le formiche.
In genrale la Canavalia ensiformis viene utilizzata come miglioratrice del suolo ed è piantata per il controllo dell’erosione. Viene utilizzata nell’agricoltura conservativa con mais e manioca e nelle Mauritius, viene utilizzata come concime verde nella coltivazione della canna da zucchero.
È stato segnalata come antagonista o soppressiva dei nematodi, in particolare quando utilizzato in piantagioni di banane, anche se questo effetto non è confermato.
Modalità di Preparazione –
La Canavalia è una pianta, le cui foglie, possono essere consumate come verdura.
I semi per poter essere consumati vanno sottoposti a particolari procedure di cottura per eliminare gran parte delle loro sostanze tossiche.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.