Bactris gasipaes
Bactris gasipaes
La palma da pesca o chotaduro o chontaduro (Bactris gasipaes Kunth) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Arecaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Sottoregno Tracheobionta, Superdivisione Spermatophyta, Divisione Magnoliophyta, Classe Liliopsida, Ordine Arecales, Famiglia Arecaceae, Sottofamiglia Arecoideae, Tribù Cocoseae, Sottotribù Bactridinae e quindi al Genere Bactris ed alla Specie B. gasipaes.
Sono sinonimi i termini:
– Bactris ciliata (Ruiz & Pav.) Mart.;
– Bactris insignis (Mart.) Baill.;
– Bactris speciosa (Mart.) H.Karst.;
– Bactris utilis (Oerst.) Benth. & Hook.f. ex Hemsl.;
– Guilelma chontaduro Triana;
– Guilelma ciliata (Ruiz & Pav.) H. Wendl.;
– Guilelma gasipaes (Kunth) L.H.Bailey;
– Guilelma insignis Mart.;
– Guilelma speciosa Mart.;
– Guilelma utilis Oerst.;
– Martinezia ciliata Ruiz & Pav..
Etimologia –
Il termine Bactris proviene dal greco βάκτρον báctron bastone (da passeggio e sostegno): perché con il fusto di questa piccola palma si fanno bastoni.
L’epiteto specifico gasipaes viene dal nome vernacolare brasiliano di questa palma.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
Bactris gasipaes è una palma nativa dell’America Centrale e Meridionale che, a causa della sua ampia diffusione, è ancora in discussione la sua reale origine. Le ipotesi sulla sua domesticazione pongono tale evento nella zona sud-occidentale dell’Amazzonia, nelle valli colombiane prossime all’Oceano Pacifico oppure in maniera indipendente in diverse zone dell’America Centrale e Meridionale.
Studi effettuati dal Global Biodiversity Information Facility (GBIF) hanno dimostrato che la distribuzione di questa palma va dall’Honduras alla Bolivia centrale e allo Stato brasiliano di Pará.
Il suo habitat è quello dei terreni ben drenati, con pH acido e con precipitazioni annue tra 2000 e 5000 mm.
Descrizione –
La Bactris gasipaes è una palma che cresce con portamento eretto con un singolo stipite esile o, più frequentemente, con diversi stipiti di circa 20 cm di diametro raggruppati tra loro.
I tronchi sono dotati di spine rigide perpendicolari, di colore scuro e di lunghezza decrescente dalla base alla cima.
A maturazione piena ogni stipite può raggiungere un’altezza variabile tra i 12 e i 20 m.
Le radici possono estendersi orizzontalmente fino a 4 o 5 m di distanza dalla pianta; anche se la maggior parte di esse rimane a circa 20 cm dal suolo, le radici principali possono spingersi fino a 2 m di profondità.
Il vertice apicale degli stipiti presenta dalle 10 alle 30 foglie pennate, in genere senza spine o con piccole spine sulla guaina, sul picciolo o sulle nervature.
Il picciolo misura tra 49 e 179 cm, mentre il rachide può arrivare ad una lunghezza di 4 m; il numero dei segmenti laterali può variare dai 180 ai 386 elementi.
È una pianta monoica, cioè con fiori maschili e femminili sulla stessa pianta.
Le infiorescenze sono all’inizio racchiuse da due brattee: una esterna, dura e triangolare, che misura circa 13 cm di larghezza ed una interna, spesso ricoperta di spine. In pieno sviluppo la spata può arrivare a misurare una lunghezza dai 51 ai 126 cm. Il peduncolo può misurare dai 10 ai 17 cm, mentre il rachide dell’infiorescenza arriva ai 75 cm di lunghezza; su di esso si innestano tra le 25 e le 145 rachidi secondari (rachille) fertili, lunghei fino a 45 cm. I fiori femminili sono irregolarmente disposti tra quelli maschili ed hanno un colore giallo o, più raramente, verde e sono lunghi dai 3 ai 13 mm e larghi dai 4 ai 12 mm; i fiori maschili sono più piccoli, di colore giallo-crema e i loro sei stami sono disposti a coppie ai lati della corolla.
I frutti sono delle drupe con forma variabile e colore che varia dal giallo al bruno o all’arancio, a seconda della varietà.
Anche il colore del mesocarpo è variabile, dal crema all’arancio.
L’endocarpo, al cui interno troviamo il seme, è di colore scuro e di solito si trova nella parte centrale del frutto, con forma che può essere ovoidale, ellittica, rotonda o cuneiforme. Questo ha una lunghezza che varia da 1 a 4 12 cm, una larghezza da 1 a 2 cm e un peso che può arrivare a 9 g; si può trovare libero dal mesocarpo o aderente ad esso.
Ogni infiorescenza può portare anche oltre 700 frutti maturi, per un peso complessivo di 20 kg.
Si hanno frequentemente anche frutti partenocarpici che, in genere, sono più piccoli di quelli fertili.
Coltivazione –
Lo chotaduro è una palma che ha grande capacità di adattarsi ad un’ampia gamma di situazioni climatiche ed ecologiche all’interno delle regioni tropicali e subtropicali del continente americano.
Pur tuttavia cresce prevalentemente su terreni ben drenati e preferisce climi con precipitazioni ben distribuite, comprese tra i 2000 e i 5000 mm annuali, e una temperatura media superiore ai 24 °C.
Non tollera, comunque, suoli acquitrinosi e poco drenati e cresce fino a una quota di 800 m s.l.m., anche se in Colombia, nel dipartimento di Cauca, lo si può trovare fino a 1800 m s.l.m.
Usi e Tradizioni –
La Bactris gasipaes è stata una delle palme più importanti dell’America precolombiana. Studi filogenetici sui cloroplasti e sul nucleo del DNA hanno dimostrato la stretta relazione tra le varianti coltivate (Bactris gasipaes Kunth var. gasipaes) e quelle selvatiche (Bactris gasipaes Kunth var. chicagui).
Tutt’oggi i frutti di questa palma rappresentano il principale raccolto per le popolazioni amerinde delle zone tropicali, sia quelle umide che quelle secche.
Inoltre il legno del tronco è usato per la costruzione di archi, frecce e lance.
Coltivata fin dall’epoca precolombiana, questa specie ha assunto più di 300 differenti nomi indigeni, tutti precedenti le invasioni europee.
L’importanza di questa palma, per gli indigeni, fu testimoniata dai primi coloni spagnoli in Costa Rica che, in ordine, davano maggiore valore solamente alle proprie mogli e ai propri figli.
Nei tempi antichi i mesocarpi dei frutti venivano mangiati dopo aver fatto bollire il frutto, oppure la stessa polpa veniva masticata fino a farne una poltiglia, che in seguito era fatta fermentare per uno o due giorni; ad essa si univa poi dell’acqua per ricavarne una bevanda. Se la fermentazione veniva fatta continuare fino a 8 giorni, gli indigeni ne ricavavano una bevanda alcolica che assumevano durante le celebrazioni.
Inoltre i nativi dell’America centromeridionale avevano trovato diversi sistemi per conservare i frutti; tra questi cera l’usanza di cucinarli oppure seccandoli o affumicandoli.
Infine il palmito ricavato dalle parti sommitali del tronco era anch’esso consumato, ma non raggiungeva la stessa importanza dei frutti.
Oggi invece il palmito, soprattutto negli ultimi anni, si è trasformato in un prodotto commerciale di crescente importanza, destinato specialmente ai mercati di nicchia ed usato per scopi alimentari.
I fiori maschili vengono usati come condimento dalle popolazioni indigene; nella medicina tradizionale, inoltre, le radici vengono usate come vermifugo.
Il legno di Bactris gasipaes, un tempo veniva usato dai nativi americani per costruire armi, mentre oggi viene impiegato per realizzare parquet, mobili e lavori d’intaglio.
Un ulteriore utilizzo è quello ornamentale, dove alcuni esemplari privi di spine sono altresì coltivati e commercializzati per tale fine.
Modalità di Preparazione –
La coltivazione di questa palma viene oggi effettuata per la raccolta dei frutti, che possono essere consumati freschi, anche se attorno al pericarpo sono spesso presenti cristalli di calcio ossalato e un inibitore della tripsina, che ne rendono difficile la digestione; per questo motivo i frutti vengono più spesso bolliti per eliminare le sostanze di difficile assunzione. Il composto ottenuto a seguito della bollitura, al quale si aggiungono acqua e zucchero, una volta fatto fermentare per un paio di giorni può diventare una bevanda.
Inoltre il mesocarpo dei frutti costituisce un’ottima fonte di carboidrati e di oli essenziali, oltre che di carotene e di vitamina C (che però viene quasi completamente eliminata durante la cottura).
Dal mesocarpo si può ricavare anche un tipo di farina priva di glutine, che viene messa in commercio su piccola scala in diversi Paesi.
Dai frutti si ricava inoltre un olio usato per fabbricare prodotti cosmetici e sapone. I frutti di seconda scelta sono infine utilizzati per alimentare gli animali d’allevamento.
Infine il palmito viene usato per insalate, zuppe e ripieni, è considerato una buona fonte di fibre dietetiche e contiene in quantità modesta ferro e magnesio.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.