Proposta di Parco Agroecologico della Sicilia
Proposta di Parco Agroecologico della Sicilia
La Sicilia rappresenta oggi, non solo nel Mediterraneo, e quindi nel punto di congiunzione tra il continente europeo e quello africano, ma anche a livello mondiale, uno dei territori planetari a cui bisogna destinare le maggiori attenzioni per la tutela della biodiversità e, quindi, dei sistemi agroecologici correlati.
La Sicilia rappresenta, a livello europeo, un esempio unico di biodiversità in quanto è la regione italiana che custodisce diversità biologiche particolarmente elevate e che gli stessi studi dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale definiscono “hotspot della biodiversità mediterranea” e per questo motivo monitorano la biodiversità siciliana con l’Osservatorio Regionale per la Biodiversità in Sicilia, promosso nell’ambito della Strategia nazionale italiana per la biodiversità come attuazione dell’impegno assunto dall’Italia con la ratifica della Convenzione sulla diversità biologica del 1994.
L’agroecologia rappresenta oggi l’unica via che possa assicurare all’intero pianeta condizioni alimentari, sociali e di giustizia di lunga durata.
Una valutazione sempre più sostenuta e dibattuta dalla FAO, consapevole come l’umanità debba correre ai ripari per invertire quel modello di eccessivo sfruttamento delle risorse naturali che ha compromesso quel delicato equilibrio che la natura nei millenni ha costruito a favore della biodiversità delle specie e degli ecosistemi.
La politica agricola europea si è già posta come obiettivo per il 2020 di: “Arrestare il declino della biodiversità”, sancito dal Consiglio Europeo di Göteborg e dal Consiglio dell’Unione Europea ed inoltre dal piano di implementazione della Convenzione Internazionale sulla Diversità Biologica.
Se a questo aggiungiamo le chiare e nitide indicazioni tracciate da Agenda 2030, soprattutto con gli obiettivi:
1 – Sconfiggere la Povertà;
2 – Sconfiggere la Fame;
3 – Salute e Benessere;
11 – Città e Comunità Sostenibili;
12 – Consumo e Produzione Responsabili;
13 – Lotta e Cambiamento Climatico;
15 – La Vita sulla Terra.
Si intuisce come su 17 obiettivi, di fatto tutti correlati tra di loro, ben 7 entrano direttamente nella questione ed altri sono altamente correlati con questi.
Il lavoro sin qui fatto ha visto, da alcune decine di anni, comunque, una grande attenzione per la tutela della biodiversità come la Rete Natura 2000, composta, tra gli altri, dai siti di interesse comunitario (SIC) e dalle zone di protezione speciale (ZPS) per la protezione e la conservazione degli habitat e delle specie, animali e vegetali, identificati come prioritari dagli Stati membri dell’Unione europea.
Una rete che ha visto l’istituzione di ben 238 aree di protezione speciale, solo in Sicilia, a cui si aggiungono le altre Aree Naturali Protette, tra Riserve Naturali, Parchi, Zone Umide, Aree Marine Protette ed altre Aree con particolari provvedimenti per la protezione degli habitat naturali.
Un lavoro che adesso deve trovare una nuova connessione ed un completamento del Sistema che, proprio partendo dal principio del Bioregionalismo, metta in collegamento tutela degli Habitat con sistema agroecologico e modello agroalimentare.
Un modello che, orientandosi all’interno di un sistema di Economia Circolare, interrompa il disastroso flusso a perdere dell’Economia Lineare che mai come oggi sta manifestando tutti i suoi limiti concettuali, scientifici, sociali, ecologici ed energetici.
A questo punto va attuato un Processo Superiore che conduca alla creazione di un Parco Agroecologico della Sicilia che comprenda l’intero territorio, isole minori comprese, e che includa all’interno particolari politiche di Economia Circolare delle tre grandi aree metropolitane di Palermo, Catania e Messina.
Un Parco Agroecologico della Sicilia che crei una connessione perfetta tra la tutela degli Habitat, il recupero della biodiversità naturale ma anche agricola e zootecnica, la creazione di aree di particolare tipicità dove, all’interno prenderanno nuova forma anche tutti i Prodotti di Qualità come quelli a Denominazione di Origine Protetta (DOP), a Denominazione di Origine Controllata (DOC), a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG) a Indicazione di Origine Protetta (IGP), fino alle Specialità Tradizionali Garantite (STG) e che conducano, infine, ad un miglioramento e completamento dell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT).
Sullo sfondo ovviamente un ulteriore trampolino di lancio per i cosiddetti Prodotti BIO che, da questo modello di tutela, ne riceverebbero un incredibile impulso.
La Sicilia, come praticamente tutte le Regioni Italiane, non può prescindere più da una tale visione e la creazione di un Parco Agroecologico della Sicilia ha bisogno di un nuovo impianto legislativo che non solo integri quanto finora fatto ma crei le condizioni di tutela e salvaguardia del patrimonio naturale siciliano, della salute dei suoi cittadini, attraverso anche il divieto dell’uso di veleni e prodotti di sintesi, sia in campo agricolo che nel demanio siciliano. Un impianto legislativo che incentivi alla conversione agroecologica, ad un sistema di controlli efficiente e sia di indirizzo per i futuri Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) e per la Politica Agricola Comune in ambito europeo (PAC).
Un impianto legislativo in linea con tutte le misure di prevenzione per la tutela della biodiversità che, tramite il Principio di Precauzione, citato nell’articolo 191 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (UE), ricomponga un vuoto normativo e politico lasciato dall’ormai cadente modello del liberismo capitalistico, destinato, ci auguriamo, ad essere messo negli archivi dei libri storici e, non certamente, delle cose di cui andare fieri.
Un impianto legislativo che dovrà essere integrato e completato da norme per la Tutela della Desertificazione, processo fin troppo presente in Sicilia, e per la riconversione dell’agricoltura verso forme che prevedano un Piano di riduzione della plastica.
Il Parco Agroecologico della Sicilia deve essere quell’obiettivo, attraverso il quale, tutta la Politica regionale, senza distinzione di colore e provenienza, possa ricostruire quell’unico percorso che ci consenta di passare dal passato, al futuro per mezzo di un presente in cui tutti dobbiamo remare dalla stessa parte.
Guido Bissanti