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Colchicum autumnale

Colchicum autumnale

Il colchico d’autunno o falso zafferano (Colchicum autumnale L., 1753), è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Liliaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Superdivisione Spermatophyta, Divisione Magnoliophyta, Classe Liliopsida, Sottoclasse Liliidae, Ordine Liliales, Famiglia Liliaceae e quindi al Genere Colchicum ed alla Specie C. autumnale.

Etimologia –
Il termine Colchicum proviene dal greco Κολχίς, -ίδος Kolchis, -ίdos Colchide, antica regione del mar Nero corrispondente all’odierna Georgia russa, dove la pianta, secondo Dioscoride, era abbondante. L’epiteto specifico autumnale deriva da autumnus autunno: autunnale, dell’autunno.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il colchico d’autunno è una specie con origini rilevabili nel centro Europa dove è comune sia nell’arai centrale che meridionale (tranne che sulle Alpi Dinariche) e nel Caucaso. In Italia questa specie è comune al nord e rara sugli Appennini settentrionali. È presente anche nell’Africa settentrionale.
Il suo habitat è rappresentato da terreni prativi, pascoli ben irrorati da freschi ruscelli e le schiarite boschive. In genere queste piante vivono in colonie. Sui rilievi frequenta le praterie rase alpine e subalpine. Cresce preferibilmente su suoli sia calcarei che silicei con pH neutro, medi valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido.
La pianta è presente sui rilievi fino a 2100 m s.l.m.; frequentando quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare, montano e subalpino.

Descrizione –
Il colchico è una specie erbacea bulbosa la cui altezza varia da 10 a 40 cm.
Il fusto praticamente è assente: le foglie e i fiori crescono direttamente dal tubero radicale (il tubero può essere considerata la parte ipogea del fusto).
Il bulbo di questa pianta perenne ha un diametro medio di circa 5 cm dal quale, in primavera, si sviluppano delle grandi foglie di consistenza carnosa. Queste sono lunghe 20 -30 cm, lanceolate e di colore verde chiaro, in estate disseccano completamente per poi ripresentarsi poi nella primavera successiva.
In autunno dal bulbo sbocciano 4-5 grandi fiori a coppa, generalmente di colore rosa e talvolta anche bianco.
I fiori sono ermafroditi, attinomorfi, penta-ciclici (ossia sono formati da cinque verticilli sovrapposti: perigonio con due verticilli di 3 tepali ciascuno, androceo con due verticilli di stami ciascuno e nella zona più centrale l’ultimo verticillo, il gineceo), trimeri (ogni verticillo è composto da tre elementi). Larghezza del fiore 30 – 80 mm.
Il frutto è una capsula setticida, ovato-oblunga, acuta all’apice, che esce dal suolo insieme alle nuove foglie. I semi sono globosi e nerastri. La disseminazione di questi semi è favorita da alcune sostanze appiccicose presenti al loro esterno: in questo modo i semi aderiscono alle zampe degli animali di passaggio. Dimensione della capsula: larghezza 20 – 27 mm; lunghezza 34 – 55 mm.

Coltivazione –
Il colchico d’autunno o falso zafferano è una pianta che predilige i luoghi soleggiati o semi ombreggiati; non teme il freddo e le temperature rigide. La pianta si adatta a qualsiasi tipo di terreno, preferibilmente, ricco di sostanza organica, soffice, profondo e ben drenato.
Per quanto riguarda il fabbisogno idrico, essendo una bulbosa è resistente alla siccità e generalmente si accontenta delle piogge; se coltivato in vaso va innaffiata solo quando il terreno è completamente asciutto.
Il colchico autunnale, come tutte le altre piante bulbose, si propaga per divisione dei bulbi. In autunno, dopo la fioritura, si separano i bulbilli dal bulbo madre e si interrano, a gruppi, in buche profonde il doppio della loro larghezza, sempre con l’apice rivolto verso l’alto.
Se coltivato in vaso, il rinvaso si effettua ogni anno in quanto i bulbi del colchico, riproducendosi ed ingrossandosi, tendono ad occupare tutto lo spazio disponibile.
Per i dettagli della tecnica di coltivazione si rimanda alla seguente scheda.

Usi e Tradizioni –
Le proprietà e le qualità del Colchicum autumnale erano già note nell’antichità e nella antica medicina greca veniva indicata per curare l’artrite. Dagli inizi del Seicento, la pianta è iscritta alla farmacopea inglese.
Si tratta di una pianta autunnale, velenosa, dai vistosi fiori color rosa-violetto che è facile trovare nei giardini rustici o alpini sia per la delicata bellezza dei suoi fiori che per il periodo di fioritura, l’autunno, quando la maggioranza degli altri fiori ha già fatto il loro ciclo.
Il Colchicum autumnale è una pianta velenosa per la presenza della colchicina, un alcaloide altamente tossico (tra i vari effetti impedisce la formazione del fuso mitotico nelle cellule e quindi favorisce la poliploidia) contenuto soprattutto nei semi della pianta, ma anche nel bulbo.
Nel caso di ingerimento causa bruciore alla bocca, nausee, coliche, diarrea sanguinolenta, delirio e può condurre alla morte.
Si ricorda che in certi casi, la sola manipolazione del fiore può arrecare danni alla pelle.
La colchicina viene definita anche “arsenico vegetale”.
La pianta oltre a questa sostanza contiene anche: colchicoside, grassi vari, gomme, resine, tannino, olio e acido gallico.
Si ricorda che per la sua pericolosità questa è una “pianta non ammessa” dal Ministero della Salute nella preparazione degli integratori alimentari.
Il colchico d’autunno viene usato sia dalla medicina popolare che da quella moderna per le sue proprietà antitumorali, analgesiche, antipiretiche, antigottose, emetiche ed altre ancora.
In passato si riteneva che il succo del bulbo del fiore, mescolato al salnitro, fosse utile per curare l’artrite e la gotta. La pianta veniva inoltre utilizzata nelle pratiche alchemiche, in quanto si riteneva che potesse aiutare a raggiungere l’etere.
Questa specie, insieme ad altri falsi zafferani, è stata spesso impiegata in studi sperimentali di genetica agraria in quanto i processi che precedono la divisione della cellula (processi “cariocinetici”), in queste piante, sono abnormi determinando spesso fenomeni di poliploidismo.

Modalità di Preparazione –
La pianta, come detto trova applicazione in varie terapie ed applicazioni mediche. Le parti usate sono i semi e i tuberi con i quali si possono fare degli estratti fluidi o delle tinture.
Per la sua tossicità si raccomanda di non utilizzarla in maniera artigianale e comunque sempre e solo dietro consulto e prescrizione medica.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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