Artemisia vulgaris
Artemisia vulgaris
L’Artemisia comune, conosciuta anche con i nomi di: Assenzio selvatico, Amarella, Canapaccio (Artemisia vulgaris L., 1753) è una specie arbustiva della famiglia delle Asteracee.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Superdivisione Spermatophyta, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Asteridae, Ordine Asterales, Famiglia Asteraceae, Sottofamiglia Asteroideae, Tribù Anthemideae, Sottotribù Artemisiinae e quindi al Genere Artemisia ed alla Specie A. vulgaris.
Etimologia –
Il termine generico Artemisia proviene da Ἄρτεμις Artemis Artemide, nome greco della dea Diana: genere già citato in Plinio; secondo alcuni autori, Artemisia II di Caria (Αρτεμισία Artemisía ?-350 a.C.), sorella e moglie di Mausolo, che avrebbe dato il suo nome a questa pianta. l’epiteto specifico vulgaris è la derivazione di vúlgus volgo: molto comune, ordinario per la grande diffusione, banale.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’Artemisia comune è una specie nativa delle zone temperate dell’Europa, Asia e Nord Africa, ma naturalizzata anche in Nord America. La pianta è abbastanza comunemente in tutta Italia. Sull’arco alpino è presente ovunque sia nella parte italiana che oltre confine. È presente anche sugli altri rilievi europei a parte le Alpi Dinariche. Fuori dall’Europa è presente nel Nord Africa (Algeria e Tunisia), in Asia (temperata) e nel Nord America. La si trova spontanea specialmente sulle scarpate, presso i bordi delle strade, nelle zone ruderali e incolti come campi abbandonati o luoghi vicini a corsi d’acqua; ma anche nei campi coltivati, nelle colture in genere e nelle vigne, dove è considerata sia pianta infestante che sinantropa. È molto rustica e sempreverde se il clima lo permette e cresce sia su substrato calcareo che siliceo con pH neutro e terreno con alti valori nutrizionali, ma mediamente umido. È diffusa fino ad una quota massima di 1800 m s.l.m..
Descrizione –
L’ Artemisia vulgaris è una specie arbustiva perenne, cespugliosa, priva di stoloni che emana un debole odore di “vermuth”. Il fusto è eretto rossiccio, striato, ramosissimo che si sviluppa mediamente tra 50 e 150 cm. Possiede una radice legnosa breve ed obliqua. Le foglie sono alterne, pennatifide con segmenti di primo ordine dentati, lacinie ovali, lanceolate, inciso-dentate, verdi e glabre di sopra, biancastre e tomentose di sotto. Quelle inferiori con 2-4 lacinie dentate per lato, semiabbraccianti, con lamina larga 4-6 mm nella porzione apicale, ridotta al solo rachide nella porzione basale, le foglie superiore ridotte e lineari. I fiori sono tubulosi di colore giallo-rossastro, riuniti in capolini subsessili ovoidi in ampia pannocchia piramidale fogliosa, involucro tomentoso o densamente lanoso, corolla ghiandolosa. I frutti sono degli acheni glabri oblunghi, appuntiti, lisci e privi di pappo.
Coltivazione –
È molto rustica e sempreverde se il clima lo permette. Il substrato preferito è sia calcareo che siliceo con pH neutro, o leggermente acido, e terreno con alti valori nutrizionali, ma mediamente umido.
L’Artemisia comune predilige luoghi abbastanza soleggiati ed è una pianta che non richiede particolari apporti irrigui riuscendo a vegetare secondo il normale ciclo vegetativo naturale. Anche dal punto di vista nutrizionale non abbisogna di particolari apporti, essendo una pianta che va messa poi in rotazione, se la sua coltivazione diventa ripetuta e periodica. Per quanto riguarda la tecnica colturale si rimanda alla seguente scheda.
Usi e Tradizioni –
Nell’antichità l’artemisia veniva adoperata e offerta in dono agli dei durante i rituali sacrificali, svolti affinché si potesse ottenere un buon raccolto, poiché era ritenuta il simbolo della donna e della fertilità. Tale considerazione la si può riscontrare nel significato del nome della pianta che dal greco si traduce come grande Artemes, cioè sano. Era inoltre una pianta consacrata alla dea Artemide, la divinità greca che aveva il compito di proteggere le donne durante la loro vita e soprattutto durante il parto.
Dall’artemisia comune (così come dall’artemisia absinthium) si estrae l’assenzio, una sostanza digestiva e tonica che per secoli fu l’ingrediente principale di un distillato usato abbondantemente dagli artisti, prima solo europei poi anche americani ma, che fu bandito a causa dell’assuefazione che procurava. Da tempo si è ormai scoperto che a causare l’assuefazione non era l’assenzio ma l’alcool che veniva addizionato al distillato.
A testimonianza dell’uso della bevanda a base si assenzio e dei suoi effetti vi è un famoso il quadro di Edgar Degas, che si trova nel Musée d’Orsay a Parigi, dal titolo “L’Absinthe” (L’Assenzio), del 1876. Il dipinto ambientato in un Café parigino, il Café de la Nuovelle Athènes in Place Pigalle, rappresenta due personaggi, l’incisore Marcellin Desboutin e l’attrice Ellen Andrée, famosi all’epoca del pittore, che bevono il liquore a base di assenzio e mette in evidenza l’effetto di stordimento che tale liquore ha sui due protagonisti.
Ancora oggi esiste un mito, legato al potere tonico e rafforzante della pianta, secondo il quale mettendo qualche foglia di artemisia nelle scarpe al mattino, quelle scarpe permetterebbero di percorrere molti chilometri senza far percepire la fatica.
L’ Artemisia vulgaris contiene vari oli essenziali e vari terpenoidi come l’eucaliptolo, il tujone e il cineolo; contiene anche flavonoidi e derivati della cumarina. La pianta è una officinale ed è utilizzata nella medicina popolare cinese e giapponese per la preparazione della moxa (dal giapponese moe kusa = erba che brucia), una medicina ottenuta triturando in un mortaio la pianta fino a ricavare un impasto lanoso con cui si preparano delle palline o dei coni che, una volta appoggiati su punti specifici della pelle (corrispondenti ai punti dell’agopuntura), vengono fatti bruciare.
Sempre secondo la medicina popolare possiede innumerevoli proprietà medicamentose:
– antisettica (proprietà di impedire o rallentare lo sviluppo dei microbi);
– antispasmodica (attenua gli spasmi muscolari, e rilassa anche il sistema nervoso);
– carminativa (favorisce la fuoriuscita dei gas intestinali);
– diaforetica (agevola la traspirazione cutanea);
– emmenagoga (regola il flusso mestruale);
– espettorante (favorisce l’espulsione delle secrezioni bronchiali);
– eupeptica (favorisce la digestione);
– amaro tonico (digestiva);
– antidiabetica (dalle radici).
L’artemisia comune può essere confusa con alttre specie dello stesso genere. Per esempio con l’A. verlotiorum Lamotte specie molto vicina e spesso confusa, quest’ultima ha le lamine fogliari con segmenti interi e stoloni orizzontali, preferisce ambienti con suoli umidi. A. vulgaris ha i fiori di colore giallo che fioriscono in agosto-settembre, mentre A. verlotorum ha i fiori di colore rossastro che fioriscono in settembre-ottobre. Nelle valli aride centroalpine sono segnalati probabili ibridi tra A. vulgaris L. e A. absinthium L. descritti come var. vestita.
Modalità di Preparazione –
Le foglie cotte o crude dell’artemisia comune, aggiunte alla dieta, per merito del loro aroma amaro, aiutano la digestione; per questo in molte zone sono preparate soprattutto come condimento a cibi grassi. Le foglie sono usate anche come tè, oppure per aromatizzare la birra.
Guido Bissanti
Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.