Il Mannitolo
Il Mannitolo
Il Mannitolo, il cui nome nella nomenclatura IUPAC è: (2R,3R,4R,5R) esan 1,2,3,4,5,6 esolo, ha la formula bruta o molecolare, C6H14O6.
Il mannitolo (o D-(−)-mannitolo, o E421), spesso chiamato anche mannite, è un alditolo chirale, con sei gruppi ossidrilici a livello della catena alifatica composta da sei atomi saturi di carbonio. È un carboidrato semplice appartenente alla categoria dei polialcoli esaidrici.
Il mannitolo è un carboidrato molto diffuso nel mondo vegetale. Si trova in concentrazioni molto significative nella manna del frassino (30-60%), nel tallo delle laminarie e del fucus (alghe marine), nelle foglie e nelle drupe dell’olivo, nel fico, nel sedano ed in funghi eduli come Lactarius spp., Agaricus spp. ed altre specie. A livello industriale il mannitolo viene prodotto a partire dal saccarosio.
Questo composto, a temperatura ambiente, si presenta come un solido bianco inodore. Il mannitolo trova ampio impiego nel settore farmaceutico per le sue proprietà diuretiche; in particolare, appartiene alla classe dei diuretici osmotici. Anche nel campo alimentare trova largo impiego ed appartiene alla categoria degli stabilizzanti, addensanti, gelificanti ed emulsionanti. In realtà viene usato soprattutto come dolcificante.
Per quanto riguarda il suo utilizzo come farmaco, esercita uno squilibrio osmotico nel lume ove viene immesso (tratto digerente o nel rene in seguito a iniezione) agendo da diuretico (forma una soluzione ipertonica e richiama acqua per osmosi entro i tubuli renali, o acqua e sali minerali entro il tubo digerente). Viene utilizzato soprattutto in situazioni di intossicazione ove è necessario eliminare in tempi ristretti una sostanza tossica (a meno che sia un acido o una base forte, condizione che proibisce l’uso del mannitolo) o in caso di patologie acute con edemi gravi, come ad esempio di edema cerebrale.
Nei tempi trascorsi veniva usato anche come lassativo in pediatria, aggiungendole in piccole dosi sciolte nel latte tiepido.
Nell’utilizzo come dolcificante non è molto diffuso in quanto è un dolcificante energetico. Infatti ha un potere dolcificante leggermente superiore alla metà di quello del saccarosio ed ha un potere calorico che è superiore alla metà di quello del saccarosio stesso. In pratica, non si guadagna nulla come rapporto fra potere dolcificante e calorie impiegando mannitolo al posto dello zucchero normale.
L’uso del mannitolo, inoltre, deve essere operato con particolare precauzione. In caso di eccesso di assunzione di mannitolo i principali disturbi sono a carattere gastrointestinale (effetto lassativo), motivo per cui in alcuni Paesi, come in Australia, è vietato il suo utilizzo nei cibi per bambini.
Per evitare pertanto tali effetti la dose giornaliera accettabile è di 50 mg/kg di peso, anche se, a prescindere dagli effetti collaterali, non è un composto pericoloso per la salute, essendo un carboidrato a tutti gli effetti, facilmente metabolizzato dal nostro organismo. Nel suo utilizzo farmaceutico, assunto per via endovenosa ( nei casi di insufficienza renale cronica, ipertensione endocranica, spinale e delle masse cerebrali, ipertensione endoculare, per l’eliminazione renale di sostanze tossiche e per la misurazione del filtrato glomerulare) la dose consentita varia fra i 50 e i 200 g al giorno.
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