Come coltivare il Nashi in maniera biologica
Come coltivare il Nashi in maniera biologica
Il nashi o pero giapponese (Pyrus pyrifolia (Burm.f.) Nakai, 1926) è un albero da frutto della famiglia delle Rosacee e al genere Pyrus, conosciuto anche come pera-mela o pera asiatica.
Questo frutto molto diffuso nei paesi di origine è meno diffuso in Italia. Per questo motivo, in questa scheda vediamo come coltivare il Nashi in maniera biologica in Italia e gli accorgimenti più opportuni.
Il Nashi è un frutto tondeggiante con una polpa succosa ricca di acqua e minerali quali magnesio e potassio; è croccante e simile alla mela. Il sapore che differisce dalle nostre pere europee, un po’ più piatto”, ma ugualmente gradevole e dissetante. Viene anche chiamato “salad-pear”, perché spesso utilizzato in macedonie ed appunto insalate. È comunque un frutto ricco di fibre che aiutano il naturale funzionamento dell’intestino ed agisce sul sistema immunitario e, per il suo diverso contenuto in zuccheri, non intacca i denti con zuccheri e acidi.
Il Nashi è inoltre povero di calorie ma ricco di sali minerali, tra cui ferro, magnesio e potassio e grande fonte di vitamine del gruppo B e C.
Per quanto riguarda la sua coltivazione, diciamo subito che già esistono interessanti esperienze anche in Italia; è una pianta abbastanza adattabile e con modeste pretese, coltivabile nella maggior parte del territorio italiano. È una pianta resistente al freddo ed ha un bisogno di freddo che lo fa preferire in coltivazioni a latitudini maggiori dove la temperatura media invernale non deve salire sopra i 6-7 °C. Altra caratteristica del Nashi è che una pianta abbastanza resistente alla siccità. Per una buona coltivazione comunque si consigliano terreni poco calcarei e con pH elevato. Per questo motivo una buona dotazione in letame maturo in reimpianto, anche nella buca dove va posta la pianta, permette una migliore assimilazione soprattutto dei microelementi e del ferro. Per quanto riguarda il sesto di impianto vi consigliamo di non scendere sotto il 4 x 5. I portainnesti più utilizzati per il Nashi sono il Pyrus communis, P. pyrifolia o altre specie poiché, a differenza delle pere europee, non è affine coi porta innesti di cotogno.
La cosa interessante del Nashi è che fruttifica già dal primo anno di età e per agevolare questo dovete avere una buona popolazione di impollinatori e piante da fiori che attirino i pronubi ed altri impollinatori come i sirfidi. Altra tecnica importante per la buona conformazione dei frutti è quella del diradamento onde consentire anche la prolificazione di nuove gemme.
Per quanto riguarda gli aspetti fitosanitari ricordiamo che il Nashi è abbastanza resistente agli attacchi di parassiti ma è abbastanza vulnerabile alla Carpocapsa.
Un’alternativa alla difesa antiparassitaria contro la Carpocapsa è la copertura della chioma dei meli con una normale rete antigrandine che riesce a limitare in modo significativo l’attacco della carpocapsa. La rete, infatti, disturba le fasi di volo, accoppiamento e ovideposizione dell’insetto, per cui non si verifica una normale nascita di larve. La rete deve essere messa in opera dalla fi- ne della fioritura all’epoca di raccolta e, ovviamente, serve anche come protezione dei meli contro la grandine. In aggiunta si possono fare trattamenti, nelle fasi iniziali, con olio di Neem.