L’Erosione del Suolo presenta il Conto agli Italiani
L’Erosione del Suolo presenta il Conto agli Italiani
Adesso i conti dell’erosione del suolo cominciano (purtroppo) a tornare e nella valutazione del PIL si inizino a tenere in considerazione.
Secondo gli ultimi dati l’erosione del suolo costa all’Italia 619 milioni di euro l’anno; in assoluto il dato peggiore d’Europa che, comunque, non gode in generale di buona salute, anzi. Ai dati ambientali, già noti da tempo, iniziano ad aggiungersi elaborazioni complesse che possono essere riconvertite in dati economici e, secondo queste stime, prodotte dal Joint research centre (Jrc) della Commissione Europea, i dati parlano chiaro: 1,25 miliardi di euro/anno in termini di produttività agricola persa e 155 milioni di euro di Pil in meno, con l’Italia tristemente capolista. Infatti un terzo di tutta la superficie agricola nazionale è «gravemente» colpita dal fenomeno.
Lo studio condotto dal Cost of agricultural productivity loss due to soil erosion in the European Union: From direct cost evaluation approaches to the use of macroeconomic models (di cui hanno fatto parte cinque ricercatori italiani) emette una sentenza inequivocabile: “l’Italia paga il conto più alto con una perdita annua di 619 milioni di euro e il 33% della sua superficie agricola totale colpita da erosione grave”.
Dall’analisi sui 167 milioni di ettari, il totale dei terreni agricoli dell’Unione Europea, emerge che l’erosione del suolo comporta sia costi diretti (soprattutto a carico degli agricoltori) ed indiretti, che danneggiano l’economia e la società in generale. Questi sono dovuti a: perdita di habitat naturali; biodiversità ed abbandono di terre agricole da parte dell’uomo.
È per questo che il dato più preoccupante non è solo e tanto il costo diretto ma soprattutto quello indiretto che si ripercuote sulla fertilità futura, non solo della Natura che ci circonda, ma anche delle sinergie che questa genera, in maniera olistica, tra tutte le specie viventi: Homo sapiens in testa. Della serie chi la fa l’aspetti.
Guido Bissanti