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Agricoltura Biologica nel Mondo

Agricoltura Biologica nel Mondo

Abbiamo notato che spesso sull’agricoltura biologica, anche tra alcuni addetti ai lavori, si fa della confusione, anche in relazione dove viene praticata nel mondo e con che livello di produzioni.
Secondo la definizione più in uso per Agricoltura Biologica si intende un tipo di agricoltura che sfrutta la naturale fertilità del suolo favorendola con interventi limitati, vuole promuovere la biodiversità delle specie coltivate (ed allevate), esclude l’utilizzo di prodotti di sintesi e degli organismi geneticamente modificati (OGM).
Intanto il termine “biologica” è alquanto improprio: l’attività agricola, biologica o convenzionale che sia, verte sempre su un processo di natura biologica attuato da un organismo vegetale, animale o microbico.
Forse una dicitura più appropriata è quella adottata in altre lingue, come “agricoltura organica” oppure “agricoltura ecologica”, in quanto mettono in evidenza i principali aspetti distintivi dell’agricoltura biologica, ovvero la conservazione della sostanza organica del terreno o l’intenzione originaria di trovare una forma di agricoltura a basso impatto ambientale.
La differenza sostanziale tra agricoltura biologica e convenzionale consiste nella quantità e qualità dei prodotti introdotti nell’agrosistema: nell’agricoltura convenzionale si impiega un notevole quantitativo di concimi e fitosanitari prodotti in laboratorio; al contrario, l’agricoltura biologica si basa sul rispetto dell’agrosistema e dell’ambiente, anche se in parte si basa sull’ausilio di prodotti fitosanitari, che al contrario però, non contengono sostanze di sintesi, ma sostanze di origine organica e naturale.
Da notare però che il concetto di sostanze “naturali” e che non abbiano un impatto sull’ambiente, adottato dall’agricoltura “biologica”, è controverso e non basato su aspetti scientifici. È il caso del rame, ammesso nella produzione biologica di uva, ma da tempo considerato un inquinante, tanto che il suo uso viene sempre più ristretto dalla Comunità Europea.


L’aspetto più sostanziale dell’agricoltura biologica è che questa si basa su un processo certificabile (verificato da un Organismo di Controllo) ma che non può assicurare in alcun modo la effettiva qualità agroalimentare. Si può fare agricoltura di elevatissima qualità ed anche più salubre senza ricorrere ad un sistema di certificazione. Per questo motivo ciò che può assicurare la qualità e salubrità agroalimentare sono solo una serie di analisi chimiche ed organolettiche a cui andrebbero sottoposti i prodotti agricoli (e loro derivati).
Comunque sia l’agricoltura “biologica” ha rappresentato in tutto il mondo una inversione di tendenza da un’agricoltura chiamata “convenzionale” che, sotto l’aspetto scientifico, è totalmente uscita in molti casi dai meandri della naturalità (e quindi scientificità).
Per dovere di corretta informazione, i principali obiettivi dell’agricoltura biologica, così come sono stati definiti dall’International Federation of Organic Agricolture (IFOAM) sono di fatto i seguenti:
• Trasformare il più possibile le aziende in un sistema agricolo autosufficiente attingendo alle risorse locali;
• Salvaguardare la fertilità naturale del terreno;
• Evitare ogni forma di inquinamento determinato dalle tecniche agricole;
• Produrre alimenti di elevata qualità nutritiva in quantità sufficiente.
Il primo regolamento comunitario sull’agricoltura biologica è del 1991 con il Reg. (CEE) nº 2092/91 relativo al metodo di produzione biologico di prodotti agricoli e all’indicazione di tale metodo sui prodotti agricoli e sulle derrate alimentari. Successivamente nel 1999 con il Reg. (CE) nº 1804/99 sono state regolamentate anche le produzioni animali. Successivamente nel giugno del 2007 è stato adottato un nuovo regolamento CE per l’agricoltura biologica, Reg. (CE) nº 834/2007, che abroga i precedenti ed è relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici sia di origine vegetale che animale (ivi compresa l’acquacoltura).
Ma, come detto, l’agricoltura biologica interessa, in diversa misura, molti Paesi del nostro pianeta. Nel mondo oltre 43 milioni di ettari di superficie agricola è dedicata a colture biologiche che rappresentano circa l’1% di tutti i terreni agricoli. Questi sono i numeri che emergono dall’ultimo rapporto stilato da FIBL (Forschunginstitut für biologischen Landbau) e IFOAM sull’agricoltura biologica.
È interessante notare che, dall’analisi di questi dati emerge che l’Australia, con il suoi oltre 17 milioni di ettari di campi bio, è il paese con la maggiore estensione seguita dall’Argentina, con più di 3 milioni ettari di colture, da Stati Uniti e Cina, ciascuna con oltre 2 milioni ettari. L’Italia occupa una buona posizione con i suoi 1.317.000 ettari inferiori a quelli della Spagna (1.610.000 ettari), ma superiori a Francia e Germania (1.061.000 ettari).
Se invece analizziamo i dati in termini degli ettari di coltivazioni bio in rapporto ai terreni agricoli del paese, in testa troviamo le Isole Falkland, con il 36% delle colture in biologico, seguite dal piccolissimo Liechtenstein, dove con solo mille ettari coltivati a bio fa schizzare la percentuale al 31%, e dall’Austria (19%). In Italia gli ettari dedicati all’agricoltura biologica rappresentano il 10% del totale.

Guido Bissanti




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