Satureja hortensis
Satureja hortensis
La santoreggia annua (Satureja hortensis L., 1753) è una pianta perenne della famiglia delle Lamiaceae. È una piccola erbacea annuale, alta circa 30 (eccezionalmente fino a 40 cm), che forma un grazioso cespuglietto.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico la santoreggia annua appartiene al Dominio Eukaryota, al Regno Plantae, al Sottoregno Tracheobionta, Superdivisione Spermatophyta, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Asteridae, Ordine Lamiales, Famiglia Lamiaceae, Tribù Mentheae e quindi al Genere Satureja ed alla Specie S. hortensis.
Etimologia –
L’etimologia del genere (Satureja) è alquanto incerta. Linneo ricavò il nome da una antica parola romana la cui radice latina “satura” significa “sazio” in riferimento alle supposte proprietà digestive dei succhi delle piante di questo genere. Un’altra etimologia farebbe derivare invece il nome da “salsa”, “intingolo” per indicare le proprietà aromatizzanti di questa pianta in cucina. Secondo altri deriverebbe da un nome latino per il “salato delle erbe”, noto agli antichi e raccomandato da Virgilio come un albero eccellente da piantare vicino agli alveari. Altri ancora fanno derivare da “satureia, satureiorumin”, parola usata da Plinio (Como, 23 – Stabiae, 25 agosto 79), scrittore, ammiraglio e naturalista romano, per un’erba culinare (probabilmente derivata dall’arabo “sattur”). Per altri Il nome deriva dal termine latino Satyrus che significa satiro,in riferimento alle sue proprietà afrodisiace che le venivano attribuite.
Il nome specifico (hortensis) è chiaramente derivato dal fatto che è una pianta coltivabile nei giardini e negli orti.
Il nome scientifico della specie è stato definito da Linneo (1707 – 1778), nella sua nota pubblicazione Species Plantarum.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Satureja hortensis vanta un’area di origine dell’Ovest Asiatico divenuta Euri-Mediterranea.
In Italia è una specie con diffusione variabile e si trova al Nord e Centro e nella Sicilia in forme subspontanee. Nelle Alpi ha una presenza discontinua. Fuori dall’Italia, sempre nelle Alpi, questa specie si trova in Francia (dipartimenti di Alpes-de-Haute-Provence, Hautes-Alpes, Alpes-Maritimes, Drôme, Isère e Alta Savoia), in Austria (Länder del Tirolo Settentrionale, Tirolo Orientale, Salisburgo e Carinzia). Sugli altri rilievi europei collegati alle Alpi si trova nel Massiccio Centrale e nei Pirenei. Nel resto dell’Europa si trova sul versante mediterraneo compresa l’Anatolia.
La Satureja hortensis vive e si accresce soprattutto negli incolti aridi, nei muri, nei luoghi sabbiosi o ghiaiosi e comunque asciutti; predilige anche le praterie rase xerofile mediterranee. Il substrato preferito è calcareo ma anche siliceo con pH neutro, alti valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido.
La sua distribuzione altitudinale è fino a 1300 m s.l.m.; frequentando quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare e montano (oltre a quello planiziale – a livello del mare).
Descrizione –
La santoreggia annua arriva ad una altezza di 10 – 30 cm. La forma biologica è terofita scaposa, ossia in generale sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. Le piante si presentano con un profumo aromatico gradevole. Le foglie, opposte, sono lanceolate. I fiori compaiono da giugno a settembre, sono bianchi o rosei e riuniti in verticillastri ascellari.
Coltivazione –
La coltivazione di questa pianta non è particolarmente complicata a patto che si disponga di un buon substrato e del clima ideale. La santoreggia ama infatti esposizioni al sole e temperature elevate, da clima mediterraneo. La sua valenza ornamentale non è particolarmente interessante anche se la pianta ha comunque un buon effetto riempitivo per via del cespuglietto verde che forma.
Se abbiamo piantato la santoreggia e la stiamo coltivando a scopo ornamentale e aromatico, avremo una crescita molto prosperosa di questa pianta e dovremo contenere il suo sviluppo con una potatura contenitiva. La potatura servirà per non permettere alle piante di svilupparsi troppo in volume e aiuterà inoltre la Santoreggia a ricacciare, trovando nuova vigoria e prolungandone sensibilmente la durata.
La specie che è annuale dissecca completamente con l’arrivo dei primi freddi, la Santoreggia montana invece va riparata dal gelo nelle regioni in cui è più intenso e persistente. Dove le temperature invernali sono infatti troppo basse, la Santoreggia può seccare parzialmente o totalmente durante la stagione fredda, a seconda dell’intensità delle gelate.
Non necessita di grandi quantità d’acqua, preferendo la siccità agli eccessi di annaffiature. Una annaffiatura adeguata ne migliora comunque la crescita.
Usi e Tradizioni –
Secondo la medicina popolare questa pianta ha le seguenti proprietà medicamentose:
antireumatica (attenua i dolori dovuti all’infiammazione delle articolazioni);
antisettica (proprietà di impedire o rallentare lo sviluppo dei microbi);
carminativa (favorisce la fuoriuscita dei gas intestinali);
digestiva: aiuta la digestione dei cibi;
espettorante (favorisce l’espulsione delle secrezioni bronchiali).
La Satureja hortensis ha quindi proprietà Toniche, disinfettanti, carminative; l’infuso è leggermente euforizzante; stimola le funzioni fisiche e celebrali.
L’olio essenziale viene utilizzato in profumeria.
Sempre la parte aerea della pianta viene utilizzata per uso esterno in Infuso per il mal di gola e problemi alle mucose. Con le fumigazioni per il viso e le pelli grasse.
In erboristeria e naturopatia viene utilizzata la tintura madre nel trattamento del meteorismo, impotenza, angina, tosse e bronchiti. Questa pianta è molto usata, per il suo aroma, in gastronomia, liquoreria e profumeria.
Le parti edibili, come detto, sono le foglie con le quali si può fare un infuso oppure possono essere usate come condimento.
In definitiva la santoreggia è dotata di molte proprietà di cui noi possiamo trarre benefici: diuretica, antispasmodica, antisettica dell’intestino. È per lo più impiegata in casi di dispepsie, diarrea e gonfiori causati da gas intestinali. Una curiosità vuole che alla santoreggia sia attribuita una capacità stimolante contro impotenza e la frigidità.
La Satureja hortensis o santoreggia montana è una varietà particolare della santoreggia, principalmente selvatica e per ciò definita tale, si differenzia dalla domestica perché più robusta e resistente, oltre a una varietà differente dei pigmenti dei suoi fiori.
Per la raccolta e conservazione bisogna prelevare le foglie, da usare fresche o far essiccare, prima della fioritura.
Le foglie, fortemente aromatiche, vengono usate per dare sapore a piatti di carne e pesce.
Per le sue presunte proprietà afrodisiache nel Medioevo era vietato coltivarla nei chiostri dei monasteri. La santoreggia aromatizza e rende digeribili carni e legumi, ed entra nella composizione del vermut, liquore tradizionale piemontese a base di erbe.
I suoi principi attivi sono pertanto l’olio essenziale (contenente oltre il 30% di carvacrolo), sostanze tanniche e oligo minerali.
I romani la utilizzavano in grande abbondanza per insaporire i cibi.
Luigi XIV (il re Sole),apprezzava molto questa pianta per le sue virtù afrodisiache.
Si ricorda che una direttiva del Ministero della Salute (dicembre 2010), consente di inserire negli integratori alimentari le sostanze e gli estratti vegetali di questa pianta.
Modalità di Preparazione –
Simile al timo e alla maggiorana per consistenza e aroma è un erba che possiamo utilizzare ampiamente nei nostri secondi piatti perché il suo aroma si addice particolarmente a legumi, carne e funghi. Può anche essere utilizzata per conserve a base di verdure o per accompagnare formaggi freschi. Qui vi presenteremo una ricetta totalmente vegetariana su come utilizzare la santoreggia.
Una ricetta vegetariana è quella con fave in umido con santoreggia.
Gli ingredienti sono:
200 grammi di fave fresche e piccole;
2 cipollette novelle;
4 cucchiai di olio di oliva extravergine spremuto a freddo;
1 cucchiaio di santoreggia estiva fresca;
sale e pepe q. b.
per la preparazione mettere in un pentolino l’olio di oliva extravergine, le cipollette novelle tagliate finemente, aggiungere le favette fresche e fatele rosolare per circa due minuti, a fuoco lento, girandole con un cucchiaio di legno. Mettere la santoreggia e tant’acqua bollente sino a ricoprire le fave, fatele bollire a fuoco alto per circa 5- 10 minuti, quando le fave sono tenere, ed il suo liquido quasi asciugato, il piatto è pronto, pertanto condire con sale e pepe, unire l’ olio di oliva extravergine.
Un’altra preparazione ed uso è quello dell’infuso di santoreggia.
Ponete 30 g di sommità fiorite di santoreggia essiccate e sminuzzate 1 litro d’acqua bollente, lasciando riposare per 20 minuti. Dolcificate con zucchero e filtrate con cura.
Fate sciacqui e gargarismi contro il mal di gola. L’infuso è ottimo anche per le mucose boccali ulcerate.
La santoreggia viene usata anche per aromatizzare liquori.
Guido Bissanti
Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.