Erinaceus europaeus
Erinaceus europaeus
Il riccio comune o anche riccio europeo (Erinaceus europaeus Linnaeus, 1758), è un mammifero appartenente alla famiglia dei Erinaceidae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Animalia, Phylum Chordata, Classe Mammalia, Ordine Eulipotyphla, Famiglia Erinaceidae, Sottofamiglia Erinaceinae e quindi al Genere Erinaceus ed alla Specie E. europaeus.
Si riconoscono diverse sottospecie:
– Erinaceus europaeus amurensis;
– Erinaceus europaeus centralrossicus;
– Erinaceus europaeus consolei;
– Erinaceus europaeus dealbatus;
– Erinaceus europaeus europaeus;
– Erinaceus europaeus hispanicus;
– Erinaceus europaeus italicus;
– Erinaceus europaeus koreensis;
– Erinaceus europaeus occidentalis.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il riccio comune, anche attraverso le diverse sottospecie, si è diffuso in gran parte dell’Europa: a nord, fino alle zone costiere della Penisola scandinava e ad est, fino alla Siberia. Inoltre è stato introdotto in Gran Bretagna ed Irlanda dove, in alcuni casi, è risultato nocivo.
Durante il XIX secolo è stato inoltre introdotto accidentalmente (a causa di esemplari letargici nascosti in balle di fieno) in Nuova Zelanda.
In Italia con tre sottospecie (oltre alla sottospecie nominale, anche E. e. consolei ed E. e. italicus) in gran parte del territorio nazionale, comprese Sicilia e Sardegna (le cui popolazioni, così come quelle iberiche, risultano geneticamente ben differenziate da quelle continentali), nel Triveneto la specie vive in simpatria con l’affine Erinaceus roumanicus (fino a poco tempo fa considerata sottospecie di E. concolor).
Il suo habitat è quello sia degli ambienti aperti che delle aree ricche di vegetazione. Preferisce i margini dei boschi decidui o misti, le zone cespugliate e i boschi ricchi di sottobosco. È comune nelle aree suburbane e rurali, localmente abbondante in orti e giardini urbani. Sebbene preferisca le zone pianeggianti e collinari, la specie si può osservare dal livello del mare fino ad oltre 2.000 m di altitudine.
Descrizione –
Il riccio comune si riconosce in quanto, tranne il muso, le zampe e le parti inferiori, è tutto ricoperto da aculei lunghi circa 2 cm, di colore grigio con l’apice biancastro. Il tronco è grosso e tozzo con capo non ben distinto dal corpo; le zampe sono forti con dita provviste di unghie robuste; il muso è appuntito; la coda corta e spessa. La femmina è più grande del maschio.
Questo mammifero ha una lunghezza testa-corpo di 26-35 cm, una lunghezza della coda di 2-4 cm, lunghezza degli orecchi di 20-35 mm, per un peso che varia tra 450 e 1.200 grammi.
Biologia –
L’ Erinaceus europaeus va in letargo da ottobre ad aprile; la temperatura corporea cade da 34° a 4°C. Per prepararsi al letargo, il riccio ammucchia una buona quantità di muschio e foglie secche che fungeranno da giaciglio.
Dopo l’accoppiamento, la gestazione può durare dai 30 fino ai 50 giorni e il numero di piccoli che nascono può variare da 1 a 9. Il parto avviene nel periodo che va da maggio a ottobre, ma se la femmina si riproduce in anticipo potrà partorire due volte.
I piccoli nascono già con gli aculei, ricoperti però da una membrana per proteggere la madre durante il parto; dopo 36 ore questi primi aculei saranno sostituiti da un nuovo mantello sviluppatosi all’interno e da un ulteriore terzo mantello che sostituirà definitivamente i primi due. Dopo un mese e mezzo, i piccoli rassomigliano completamente agli adulti.
La speranza di vita di questo mammifero in natura è di circa 5 anni, mentre in cattività non è raro che viva anche il doppio.
Ruolo Ecologico –
Il riccio comune, che spesso viene impropriamente chiamato col nome di porcospino (che invece fa riferimento all’istrice) presenta caratteristiche morfologiche arcaiche (come la formula dentaria e la conformazione del cervello) che lo accomuna ai primi mammiferi comparsi sulla Terra al termine del Cretaceo, rispetto ai quali non si è differenziato di molto: nel corso di milioni di anni ha solamente evoluto il rivestimento di aculei che tanto lo caratterizza agli occhi dell’uomo.
Si tratta di un animale esclusivamente notturno e nonostante appaia un animale goffo e generalmente si muova lentamente, è in grado di correre velocemente e si dimostra anche un ottimo nuotatore.
Durante le ore diurne riposa nascosto nella sua tana, costituita solitamente da una cavità del suolo posta nel sottobosco, fra i tronchi e le foglie cadute. Durante la notte esce alla ricerca di cibo, percorrendo tragitti sempre uguali: non teme di attraversare spazi aperti in quanto è ben protetto dalla corazza di aculei.
Il suo raggio di azione, in una passeggiata notturna, è di 1–3 km; questo mammifero si muove in territori di caccia che possono estendersi fino a 30-100 ettari (da 300.000 m² a 1 km²). Le femmine, che si spostano più lentamente, hanno campi d’azione massimi di una decina d’ettari di superficie (100.000 m²).
Generalmente, gli esemplari che vivono in ambienti aperti si muovono di più rispetto a quelli che si stabiliscono in aree boschive o riparate. Durante l’estate cambia 20—30 volte tana.
L’ Erinaceus europaeus è essenzialmente un animale solitario, se si fa eccezione al periodo dell’accoppiamento il cui rituale può durare anche diverse ore. Per chiamarsi tra loro, i ricci, emettono dei fischi. Inoltre tende generalmente ad evitare i contatti coi conspecifici, dei quali avverte la presenza con l’udito o l’olfatto, mentre nel percepire l’avvicinarsi di un estraneo va subito in allerta. Tuttavia, in caso di contatto i ricci non disdegnano lo scontro diretto, che viene risolto in base alle dimensioni ed all’età degli esemplari.
Se un riccio incontra un possibile pericolo, normalmente, reagisce immobilizzandosi e drizzando gli aculei sul dorso. Poi, se l’intruso lo tocca, si appallottola su se stesso. L’aggressore si trova così dinnanzi un’impenetrabile cortina di spine: questa tattica, tuttavia, risulta inefficace con le volpi, che urinando sull’animale appallottolato lo costringono ad uscire dalla corazza, per poi finirlo mordendolo sul delicato muso, e con le automobili, di fronte alle quali l’animale si appallottola, venendo inevitabilmente travolto ed ucciso. Sono infatti fra i due ed i tre milioni i ricci che ogni anno perdono la vita in questo modo mentre attraversano le strade, tanto che nel Regno Unito le popolazioni di riccio vengono monitorate contando il numero di cadaveri ritrovati morti su alcune delle strade più frequentate sia dagli autisti che da questi animali.
Il riccio comune si nutre di insetti e di alcuni invertebrati (lombrichi e molluschi), ma anche di ghiande, bacche, uccelli, rettili e anche giovani topi. Attivo soprattutto al crepuscolo, ma anche di notte, durante il giorno rimane nel nido.
La credenza che i ricci si nutrano prevalentemente di vipere si rivela fondata solo in casi eccezionali: l’animale non teme infatti i morsi velenosi, in quanto i denti veleniferi sono più corti degli aculei e raramente riescono a penetrare il rivestimento di peli ispidi che protegge l’animale.
In caso di necessità, i ricci mangiano senza problemi anche ghiande, bacche, frutta ed altro materiale di origine vegetale nutrendosi in casi estremi anche di foglie.
Il latte vaccino, inoltre, è un veleno per i ricci che non potendo digerire il lattosio gli provoca forti diarree, che conducono alla morte dell’animale.
Guido Bissanti
Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Gordon Corbet, Denys Ovenden, 2012. Guida dei mammiferi d’Europa. Franco Muzzio Editore.
– John Woodward, Kim Dennis-Bryan, 2018. La grande enciclopedia degli animali. Gribaudo Editore.