Orti e Giardini Urbani
Orti e Giardini Urbani
Per poter affrontare questa interessante prospettiva delle città dobbiamo iniziare col definire i concetti di base su cui muoverci.
Ricordiamoci sempre che affrontando il tema degli Orti e Giardini Urbani, di fatto parliamo di sistemi agricoli, anche se con delle dimensioni e collocazioni particolari. In definitiva parliamo di un’attività che, ad oggi, secondo le stime più attendibili, compie circa 10.000 anni.
In un tempo in cui l’uomo ha forse smarrito il senso delle cose vale la pena farsi la prima e fondamentale domanda: Che cosa è l’agricoltura?
Secondo Wikipedia: L’agricoltura è l’attività umana che consiste nella coltivazione di specie vegetali. La finalità principale dell’agricoltura è quella di ottenere prodotti dalle piante da utilizzare a scopo alimentare e non, ma sono possibili anche altre finalità che non prevedano l’asportazione dei prodotti.
Sempre Wikipedia fa però questa considerazione: Tradizionalmente, nella cultura italiana, l’agricoltura è popolarmente riferita allo sfruttamento delle risorse vegetali a fini alimentari, mentre lo sfruttamento delle corrispondenti risorse di origine animale, l’allevamento, ne è quasi ritenuta antitetica. A fini scientifici e giuridici, comunque, entrambe le materie sono comunemente riunite nella più vasta accezione di agricoltura, che abbraccia la coltivazione delle piante (arboree, erbacee), l’allevamento degli animali e lo sfruttamento delle foreste. Da quest’ultima considerazione si può comprendere come i nostri sistemi agricoli occidentali si siano allontanati dai modelli ecosistemici (separando vegetali ed animali): Ricordiamoci sempre che l’agricoltura è e dovrà sempre essere una simulazione più fedele possibile del mondo naturale.
Comunque la definiamo, sia nella forma integrale che in quella parziale, un sistema agricolo per potersi sostenere ha bisogno di due componenti:
1. Una differenza di potenziale (fonte di energia);
2. Una macchina termodinamica.
Un po’ come succede quando colleghiamo ad un motore elettrico una pila (differenza di potenziale) per farlo funzionare.
In natura l’Ecosistema è la macchina termodinamica più perfetta esistente nell’Universo e, nel nostro pianeta, il sistema sole/terra rappresenta la pila (polo negativo e polo positivo) e l’ecosistema (l’insieme delle specie vegetali, animali e di suolo, aria ed acqua) raffigura la macchina termodinamica.
Ora l’ecosistema per poter funzionare correttamente (massima efficienza) deve essere più ricco e variegato possibile (con tutte le specie e le condizioni possibili) e in esso non esistono cose o specie buone o cattive: La natura non conosce buono o cattivo ma solo equilibrio e disequilibrio.
Fino a prima degli anni ‘60 l’agricoltura rispettava (pur nella sua simulazione) questi principi; dopo il 1960 (trattati di Roma) accade qualcosa di nuovo e anche di inquietante: Il mondo economico (con tutte le sue aberrazioni di cui solo oggi cominciamo ad intravedere le distorsioni etiche) decise di dare all’agricoltura una nuova e pericolosissima direzione: secondo i politici ed economisti del tempo l’agricoltura doveva incrementare repentinamente le produzioni per poter soddisfare la fame nel mondo.
Da quel giorno l’agricoltura ha perso due funzioni (le uniche che ha):
• La funzione sociale, in quanto la Civiltà è nata e si è progredita dagli insegnamenti che il mondo agricolo (piccolo laboratorio della natura) dava all’uomo;
• La funzione economica, in quanto, da quel giorno, per poter incrementare le produzioni si è agito, con immensa responsabilità, sull’ecosistema agricolo specializzandolo (distruggendo la macchina termodinamica), distruggendo specie vegetali ed animali ritenute inutili o dannose.
Da quel giorno, a dispetto di quello che pensiamo, l’agricoltura è divenuto il sistema tecnico meno efficiente messo in piedi dall’uomo a tal punto che …”Tra il 1960 ed il 1978 l’impiego di fertilizzanti azotati venne più che triplicato, ciononostante il raccolto annuale di frumento nel 1986 è stato minore che nel 1974”… (da Entropia di Jeremy Rifkin).
In definitiva un’agricoltura poco diversificata, povera di specie e razze, (o addirittura monotematica, monocolturale e specializzata) è un sistema termodinamico poco efficiente, poco redditizio e altamente inquinante.
Gli effetti di questo disastro ecologico (taciuti dalle multinazionali e dagli economisti riduzionisti) sono i seguenti:
1. Nelle specie viventi – Estinte 844 specie in 500 anni;
2. Nelle specie coltivate (circa 250.000) solo 500 trovano oramai reale applicazione ma solo 3 rappresentano il 90 % dell’alimentazione mondiale;
3. Nei suoli desertificando il 70 % degli stessi;
4. Nelle risorse, bruciandone (o compromettendo) il 70 % delle stesse;
5. Nelle razze umane – con la perdita di alcuni genomi;
6. Nelle culture – con la omologazione delle stesse per via della globalizzazione economica;
7. Nelle tradizioni – con il falso progresso dell’illuminismo;
e così via.
Abbiamo ridotto quella potentissima macchina termodinamica che era l’ecosistema (anche agricolo) ad una candela, la cui fiamma ogni giorno che passa si spegne sempre più. Vale la pena citare qui un’antica profezia degli Indiani Cree: “ Quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto, l’ultimo fiume avvelenato, l’ultimo pesce pescato, ci accorgeremo che non si potrà mangiare il denaro”.
Dobbiamo comprendere che solo un’agricoltura ecosostenibile crea una civiltà forte, ricca, diversificata, ecc..
Ribadiamo pertanto che l’agricoltura ha due ruoli:
• Ruolo produttivo ed economico;
• Ruolo sociale e culturale;
Un buon modello agricolo genera pertanto due condizioni:
• un ecosistema ricco, forte e variegato;
• uomini sapienti, coscienti, ricchi di cultura e saggezza.
Nell’ultimo secolo abbiamo operato con modelli, metodi, principi, che hanno dell’innaturale, cioè qualcosa che non rispetta le fondamenta sui cui si regge l’ecosistema:
• la diversità (biologica, culturale, sociale, ideologica, ecc.);
• il minore livello energetico (più elevato rendimento).
Il tentativo nefasto della razza pura è nel più profondo buio del cuore dell’uomo! I disastri e le guerre che ne sono conseguiti non hanno finito di arrecare morte e dolore ed oggi, le multinazionali e l’economia, nel tentativo di possedere ed omologare la Vita (pensate agli OGM, ai pesticidi, ai brevetti sul DNA e alle cose più aberranti possibili) stanno ritracciando quel solco pericolosissimo che ogni assolutismo genera.
Sia nell’urbanistica che nell’agricoltura (che sono due facce della stessa medaglia)
si è operato in questo , creando di fatto due modelli insostenibili:
• Nel sistema urbano abbiamo creato strutture spesso monotematiche, ad elevato consumo energetico e di materiali, a basso livello di socialità, ecc..
• Nel sistema rurale forse stiamo andando peggio (ma li si inserisce lo scellerato interesse delle multinazionali) con elevatissime specializzazioni, illogico dispendio di materie prime, perdita di fertilità, ecc.
Al momento in cui siamo (se comprenderemo appieno gli errori del passato) abbiamo l’opportunità di ridisegnare un nuovo modello di civiltà, proprio partendo dal recupero di quelle aree urbane, che oggi possono rappresentare i luoghi di un nuovo rinascimento:
• Un rinascimento di un Uomo a misura del Creato e di una Economia a misura d’Uomo.
Noi non possiamo più educare i nostri figli nella maniera degli economisti e dei potenti che dividono il mondo con una linea netta: da una parte ciò che fa reddito, dall’altra ciò che non serve.
Il mondo, la natura, l’universo non funzionano così: dobbiamo lavorare su questa cultura donandola ai nostri figli ed ai figli dei nostri figli: solo così salveremo noi stessi.
Gli Orti ed i Giardini Urbani devono essere il punto di partenza e scuola di comportamento e visione della Vita.
Dobbiamo impegnarci, anche attraverso nuovi strumenti legislativi, al fine di promuovere le tre funzioni degli orti e dei giardini urbani:
• La funzione didattica;
• La funzione produttiva ed economica;
• La funzione di recupero (gli immigrati, i portatori di handicap, i detenuti non pericolosi).
Per fare tutto questo dobbiamo riscrivere i principi etici senza i quali le norme, i regolamenti, le procedure di coltivazioni, e così via, non sortiranno alcun beneficio per un uomo che è oramai da troppo tempo alla ricerca dell’Uomo!
Dobbiamo ridare ai futuri abitanti del nostro pianeta quell’unica sapienza che deriva dalla Grande sapienza della Natura.
Secondo Wikipedia: L’agricoltura è l’attività umana che consiste nella coltivazione di specie vegetali. La finalità principale dell’agricoltura è quella di ottenere prodotti dalle piante da utilizzare a scopo alimentare e non, ma sono possibili anche altre finalità che non prevedano l’asportazione dei prodotti.
Sempre Wikipedia fa però questa considerazione: Tradizionalmente, nella cultura italiana, l’agricoltura è popolarmente riferita allo sfruttamento delle risorse vegetali a fini alimentari, mentre lo sfruttamento delle corrispondenti risorse di origine animale, l’allevamento, ne è quasi ritenuta antitetica. A fini scientifici e giuridici, comunque, entrambe le materie sono comunemente riunite nella più vasta accezione di agricoltura, che abbraccia la coltivazione delle piante (arboree, erbacee), l’allevamento degli animali e lo sfruttamento delle foreste. Da quest’ultima considerazione si può comprendere come i nostri sistemi agricoli occidentali si siano allontanati dai modelli ecosistemici (separando vegetali ed animali): Ricordiamoci sempre che l’agricoltura è e dovrà sempre essere una simulazione più fedele possibile del mondo naturale.
Comunque la definiamo, sia nella forma integrale che in quella parziale, un sistema agricolo per potersi sostenere ha bisogno di due componenti:
1. Una differenza di potenziale (fonte di energia);
2. Una macchina termodinamica.
Un po’ come succede quando colleghiamo ad un motore elettrico una pila (differenza di potenziale) per farlo funzionare.
In natura l’Ecosistema è la macchina termodinamica più perfetta esistente nell’Universo e, nel nostro pianeta, il sistema sole/terra rappresenta la pila (polo negativo e polo positivo) e l’ecosistema (l’insieme delle specie vegetali, animali e di suolo, aria ed acqua) raffigura la macchina termodinamica.
Ora l’ecosistema per poter funzionare correttamente (massima efficienza) deve essere più ricco e variegato possibile (con tutte le specie e le condizioni possibili) e in esso non esistono cose o specie buone o cattive: La natura non conosce buono o cattivo ma solo equilibrio e disequilibrio.
Fino a prima degli anni ‘60 l’agricoltura rispettava (pur nella sua simulazione) questi principi; dopo il 1960 (trattati di Roma) accade qualcosa di nuovo e anche di inquietante: Il mondo economico (con tutte le sue aberrazioni di cui solo oggi cominciamo ad intravedere le distorsioni etiche) decise di dare all’agricoltura una nuova e pericolosissima direzione: secondo i politici ed economisti del tempo l’agricoltura doveva incrementare repentinamente le produzioni per poter soddisfare la fame nel mondo.
Da quel giorno l’agricoltura ha perso due funzioni (le uniche che ha):
• La funzione sociale, in quanto la Civiltà è nata e si è progredita dagli insegnamenti che il mondo agricolo (piccolo laboratorio della natura) dava all’uomo;
• La funzione economica, in quanto, da quel giorno, per poter incrementare le produzioni si è agito, con immensa responsabilità, sull’ecosistema agricolo specializzandolo (distruggendo la macchina termodinamica), distruggendo specie vegetali ed animali ritenute inutili o dannose.
Da quel giorno, a dispetto di quello che pensiamo, l’agricoltura è divenuto il sistema tecnico meno efficiente messo in piedi dall’uomo a tal punto che …”Tra il 1960 ed il 1978 l’impiego di fertilizzanti azotati venne più che triplicato, ciononostante il raccolto annuale di frumento nel 1986 è stato minore che nel 1974”… (da Entropia di Jeremy Rifkin).
In definitiva un’agricoltura poco diversificata, povera di specie e razze, (o addirittura monotematica, monocolturale e specializzata) è un sistema termodinamico poco efficiente, poco redditizio e altamente inquinante.
Gli effetti di questo disastro ecologico (taciuti dalle multinazionali e dagli economisti riduzionisti) sono i seguenti:
1. Nelle specie viventi – Estinte 844 specie in 500 anni;
2. Nelle specie coltivate (circa 250.000) solo 500 trovano oramai reale applicazione ma solo 3 rappresentano il 90 % dell’alimentazione mondiale;
3. Nei suoli desertificando il 70 % degli stessi;
4. Nelle risorse, bruciandone (o compromettendo) il 70 % delle stesse;
5. Nelle razze umane – con la perdita di alcuni genomi;
6. Nelle culture – con la omologazione delle stesse per via della globalizzazione economica;
7. Nelle tradizioni – con il falso progresso dell’illuminismo;
e così via.
Abbiamo ridotto quella potentissima macchina termodinamica che era l’ecosistema (anche agricolo) ad una candela, la cui fiamma ogni giorno che passa si spegne sempre più. Vale la pena citare qui un’antica profezia degli Indiani Cree: “ Quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto, l’ultimo fiume avvelenato, l’ultimo pesce pescato, ci accorgeremo che non si potrà mangiare il denaro”.
Dobbiamo comprendere che solo un’agricoltura ecosostenibile crea una civiltà forte, ricca, diversificata, ecc..
Ribadiamo pertanto che l’agricoltura ha due ruoli:
• Ruolo produttivo ed economico;
• Ruolo sociale e culturale;
Un buon modello agricolo genera pertanto due condizioni:
• un ecosistema ricco, forte e variegato;
• uomini sapienti, coscienti, ricchi di cultura e saggezza.
Nell’ultimo secolo abbiamo operato con modelli, metodi, principi, che hanno dell’innaturale, cioè qualcosa che non rispetta le fondamenta sui cui si regge l’ecosistema:
• la diversità (biologica, culturale, sociale, ideologica, ecc.);
• il minore livello energetico (più elevato rendimento).
Il tentativo nefasto della razza pura è nel più profondo buio del cuore dell’uomo! I disastri e le guerre che ne sono conseguiti non hanno finito di arrecare morte e dolore ed oggi, le multinazionali e l’economia, nel tentativo di possedere ed omologare la Vita (pensate agli OGM, ai pesticidi, ai brevetti sul DNA e alle cose più aberranti possibili) stanno ritracciando quel solco pericolosissimo che ogni assolutismo genera.
Sia nell’urbanistica che nell’agricoltura (che sono due facce della stessa medaglia)
si è operato in questo , creando di fatto due modelli insostenibili:
• Nel sistema urbano abbiamo creato strutture spesso monotematiche, ad elevato consumo energetico e di materiali, a basso livello di socialità, ecc..
• Nel sistema rurale forse stiamo andando peggio (ma li si inserisce lo scellerato interesse delle multinazionali) con elevatissime specializzazioni, illogico dispendio di materie prime, perdita di fertilità, ecc.
Al momento in cui siamo (se comprenderemo appieno gli errori del passato) abbiamo l’opportunità di ridisegnare un nuovo modello di civiltà, proprio partendo dal recupero di quelle aree urbane, che oggi possono rappresentare i luoghi di un nuovo rinascimento:
• Un rinascimento di un Uomo a misura del Creato e di una Economia a misura d’Uomo.
Noi non possiamo più educare i nostri figli nella maniera degli economisti e dei potenti che dividono il mondo con una linea netta: da una parte ciò che fa reddito, dall’altra ciò che non serve.
Il mondo, la natura, l’universo non funzionano così: dobbiamo lavorare su questa cultura donandola ai nostri figli ed ai figli dei nostri figli: solo così salveremo noi stessi.
Gli Orti ed i Giardini Urbani devono essere il punto di partenza e scuola di comportamento e visione della Vita.
Dobbiamo impegnarci, anche attraverso nuovi strumenti legislativi, al fine di promuovere le tre funzioni degli orti e dei giardini urbani:
• La funzione didattica;
• La funzione produttiva ed economica;
• La funzione di recupero (gli immigrati, i portatori di handicap, i detenuti non pericolosi).
Per fare tutto questo dobbiamo riscrivere i principi etici senza i quali le norme, i regolamenti, le procedure di coltivazioni, e così via, non sortiranno alcun beneficio per un uomo che è oramai da troppo tempo alla ricerca dell’Uomo!
Dobbiamo ridare ai futuri abitanti del nostro pianeta quell’unica sapienza che deriva dalla Grande sapienza della Natura.
Guido Bissanti