Città italiane: tra le più inquinate d’Europa
Città italiane: tra le più inquinate d’Europa
Nel panorama del monitoraggio ambientale e della situazione del nostro ambiente ogni tanto una notizia “più gradevole” anche se il dato complessivo nei confronti dello scenario continentale è da brividi.
Secondo un recente studio del CNR sulla mobilità urbana nel periodo 2006-2016, la qualità dell’aria nelle 14 città metropolitane italiane è migliorata nel periodo di studio. Questo dato è importante soprattutto per il biossido di azoto (NO2), ma gli sforamenti dei limiti di questo e delle polveri sottili sono ancora frequenti.
La notizia però non deve dare adito a facili entusiasmi, infatti sebbene si riscontri un miglioramento diffuso della qualità dell’aria, con una lieve riduzione della media delle concentrazioni, le città metropolitane sono ancora caratterizzate da sforamenti dei limiti fissati per l’NO2 (biossido di azoto) e le polveri sottili PM10 e PM2,5 (quest’ultime le più fini e le più pericolose per la salute).
Dai dati analizzati si è riscontrato che tale decremento delle concentrazioni per l’NO2 si verifica quasi in tutte le città, per le PM10 in modo netto solo per alcune (Torino, Milano, Venezia, Napoli e Roma), per le PM2,5 solo a Torino e Milano.
Gli sforamenti però sono ancora frequenti; l’NO2 nei diversi anni presenta superamenti per le città di Roma, Torino, Firenze, Milano, Genova, Napoli e Catania, mentre le PM10 hanno un numero di superamenti, tranne in pochi casi, sempre di molto superiore al limite per tutte città nelle diverse annualità.
Per capire però quanto l’Italia sia indietro sull’obiettivo qualità dell’aria bisogna dire però che gli elevati livelli di inquinamento atmosferico del nostro Paese sono alla base di due procedure d’infrazione dell’Unione europea. Come a dire che di lavoro e di impegno politico in questa direzione ce n’è ancora molto.
Infatti nello scenario continentale l’Italia ha l’aria più inquinata fra i grandi paesi europei e col maggior numero di morti per inquinamento atmosferico. Lo rivela un recente rapporto presentato al Senato a Roma.
In questo rapporto si legge che l’Italia ha circa 91.000 morti premature all’anno per inquinamento atmosferico, contro le 86.000 della Germania, 54.000 della Francia, 50.000 del Regno Unito, 30.000 della Spagna. Il nostro paese ha una media di 1.500 morti premature all’anno per inquinamento per milione di abitanti, contro una media europea di 1.000. La Germania è a 1.100, Francia e Regno Unito a circa 800, la Spagna a 600.
Secondo questi dati, dei 91.000 morti in Italia, 66.630 sono per le polveri sottili PM2,5, 21.040 per il disossido di azoto (NO2), 3.380 per l’ozono (O3).
Per le polveri sottili PM2,5 si contano nel nostro paese 1.116 morti premature all’anno per milione di abitanti, contro una media europea di 860. La zona dove il particolato fine uccide di più è l’area di Milano e hinterland, poi Napoli, Taranto, l’area industriale di Priolo in Sicilia, le zone industriali di Mantova, Modena, Ferrara, Venezia, Padova, Treviso, Monfalcone, Trieste e Roma.
La zona più inquinata in assoluta dalle PM2,5 è la Pianura Padana, soprattutto intorno a Milano e fra Venezia e Padova. Poi Napoli, Taranto, la Sicilia sudorientale, Frosinone, Benevento, Roma e la valle dell’Arno.
Insomma il prezzo di un modello di vita non più proponibile è altissimo ma sentiamo ancora nelle nostre trasmissioni televisive e nei mass media quelle “bellissime” notizie che la ripresa è iniziata o che il PIL è in incremento dello 0,000000….1 %.
Ma se la politica è spesso da bocciare del giornalismo cosa dobbiamo dire?
Guido Bissanti