Vaccinium myrtillus
Vaccinium myrtillus
Il mirtillo nero (Vaccinium myrtillus L., 1753) è un piccolo arbusto (fino a 0,8 m) appartenente alla famiglia delle Ericaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico il mirtillo nero appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Ericales, Famiglia Ericaceae e quindi al Genere Vaccinium ed alla Specie V. myrtillus.
Etimologia –
Il nome generico Vaccinium di questa pianta lo riscontriamo già in Virgilio per designare i mirtilli neri. Deriva dal greco arcaico ‘vakintos’ (<‘hyakintos’) che in origine significava ‘giacinto a fiore blu’. Il nome latinizzato venne usato per designare una bacca blu, appunto il mirtillo nero. L’attribuzione esatta di questo vocabolo latino alla pianta del mirtillo non è però sicura, in quanto nell’opera di P.A. Mattioli (1567) lo stesso termine è riferito ad altre piante. L’epiteto specifico proviene dal latino ‘myrtillus’, che è il diminutivo di ‘myrtus’, mirto, in riferimento all’assomiglianza sia delle foglie che delle bacche con quelle del mirto.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Vaccinium myrtillus si trova in Eurasia e in America del Nord. In Italia il genere Vaccinium è rappresentato sui monti del Centro e del Nord. Comunque il Mirtillo nero presenta una valenza cenotica ed ecologica piuttosto ampia in quanto è presente nelle peccete e nelle faggete subalpine e montane, purché con substrato a pH acido. Il suo Habitat sono i boschi (in prevalenza di abete rosso), brughiere, cespuglieti, pascoli subalpini, sempre su substrao umido con Ph acido. Per l’abbondante produzione di fogliame e per il denso intrico di radici rende i terreni su cui vive sempre più acidi e per questo è una specie gregaria che tende a formare estesi popolamenti. Il suo areale altimetrico varia dai 1200 ai 2000 (raramente 300-2800 m) m. s.l.m.
Descrizione –
Il mirtillo è un piccolo arbusto con piccole foglie dentate, fiori bianchi a forma di campana, e bacche blu-porpora di altezza compresa tra 20 e 60 cm. I fiori hanno una forma tipica a orcio rovesciato, con petali saldati tra loro, come tutte le Ericacee. L’ovario è infero. I frutti, bluastri, sono pseudobacche in quanto hanno l’aspetto di bacche, ma alla loro formazione contribuiscono ovario, sepali, petali e stami. La sua fioritura è in maggio e fruttifica in luglio-agosto.
Sotto il nome generico di mirtillo si possono in realtà trovare diverse specie. Quella più ricca di principi attivi è in effetti il Vaccinium myrtillus. Tra gli altri più comuni ricordiamo il V. corymbosum (mirtillo americano) che produce dei frutti molto più grandi di quello del mirtillo comune e ha una polpa di colore chiaro piuttosto che viola intenso. È tranquillamente edibile tuttavia ha un contenuto inferiore di principi attivi. V. angustifolium e V. myrtilloides sono altre due specie che si possono trovare in commercio; V. macrocarpon (cranberry) è caratterizzato da frutti sono edibili, piuttosto aciduli (ricchi di acido citrico e altri composti). Sono utilizzati principalmente in caso di cistiti. Il V. oxycoccos (wild cranberry o mirtillo palustre): in Italia presente nel Nord-Est, in torbiere a sfagni e paludi acide. Utilizzato similmente al precedente.
Coltivazione –
Queste piccole piante possono essere poste a dimora in pieno sole, o preferibilmente a mezzombra, soprattutto nei luoghi con estati molto calde, scegliendo però luoghi con un buon grado di luminosità, fattore fondamentale per la produzione di abbondanti frutti. In genere non temono il freddo invernale, anche se esistono specie più adatte al caldo, e altre più adatte al freddo; in generale è consigliabile porre a dimora gli arbusti di mirtillo al riparo dal vento, che può causare danni alle foglie e che causa un rapida evaporazione dell’acqua dal terreno. Per mantenere il terreno umido e per evitare l’eccessivo sviluppo di piante infestanti è consigliabile (dove disponibile) porre della corteccia, aghi di pino, o foglie secche, attorno alla pianta.
L’unica avvertenza importante che richiede il mirtillo riguarda il terreno è che deve essere particolarmente acido, con un pH tra 4,5 e 5,5. È bene quindi rilevare il livello di pH del terreno ed eventualmente trattarlo con i giusti fertilizzanti per raggiungere il livello di acidità desiderata dal mirtillo. Le piantine dovranno essere posizionate alla distanza di almeno un metro l’una dall’altra perché le radici sono superficiali ma piuttosto estese. Teniamo poi sempre conto che il mirtillo ama avere le radici sempre al fresco, quindi, come detto, non facciamogli mai mancare l’acqua, inoltre una buona pacciamatura di torba e foglie contribuisce a creare le condizioni ideali per il suo sviluppo.
Il mirtillo cresce benissimo anche in vaso sul balcone o sul terrazzo. In questo caso il problema del terreno e del suo ph non sussiste, sarà sufficiente riempire il vaso con un terriccio specifico per acidofile. In ogni vaso, che dovrà avere un diametro e una profondità di almeno 40 centimetri, piantate una sola piantina di mirtillo.
Un’ultima avvertenza: il mirtillo avendo le radici superficiali non usate mai la zappetta, tanto meno attrezzi di lavorazione, per rimuovere le eventuali erbacce perché potreste danneggiarle, usate le mani da proteggere con un buon paio di guanti.
In generale i frutti di mirtillo maturano in successione, nell’arco di 3-4 settimane. Questi frutti sono molto apprezzati da consumare freschi o in confettura e vengono anche utilizzati sia in erboristeria che nell’industria farmaceutica, essendo ricchi di vitamine e di flavonoidi.
Usi e Tradizioni –
Il Vaccinium myrtillus è una pianta importante nel trattamento coadiuvante nei disturbi venosi (gambe pesanti, vene varicose). Coadiuvante nel trattamento della diarrea. Come antiossidante. Utile per il benessere della vista.
Dosi molto elevate possono interferire con farmaci anticoagulanti o antiaggreganti.
Il Mirtillo è una pianta decisamente nordica; il mirtillo nero fu impiegato ben presto da quelle popolazioni per ricavare dai frutti sostanze coloranti con cui tingevano le stoffe di blu-porpora , per distillarne le bacche ottenendo una gradevole acquavite chiamata Heidelbeerwasser e per farne dolci, salse, marmellate. Per il resto, l’utilizzo fitoterapico di questa pianta era praticamente sconosciuto ai medici-botanici dell’antichità. Lo stesso Mattioli, nei suoi “Discorsi” la citò senza menzionare alcuna proprietà terapeutica della pianta: “….in Germania e in Boemia dove non nasce veruna spetie di mirto, usano la maggior parte degli spetiali in luogo loro una pianta chiamata da loro mirtillo….da questo nascono le bacche le quali così nel colore come nella grandezza,non sono dissimili da quelle del ginepro, ma però piene di un succo vinoso e gustose. Queste adunque in Germania insieme con tutta la pianta s’usano comodamente per il mirto….usanle alcuni per tingere filo e carta di colore azzurro. Mangiansi ancora dai pastori e da molti altri come le fragole onde in Boemia pubblicamente si vendono sulle piazze perché invero non sono ingrate al gusto.”
Solo nei secoli successivi il mirtillo nero venne usato in modo empirico dalla medicina popolare soprattutto come astringente, e lo stesso Abate Kneipp lo considerò “medicamento principe “, le cui proprietà sono state confermate dalle moderne ricerche scientifiche.
La farmacopea attuale utilizza le foglie e soprattutto i frutti del mirtillo, per il contenuto in numerosi principi attivi. Nel dettaglio i principali caratteristici costituenti della droga sono pigmenti antociani, le antocianine (0,5%); altri costituenti sono i tannini, alcuni acidi organici tra cui quelli idrossicinnamici e l’acido salicilico, vari glicosidi flavonolici e flavan-3-oli, iridoidi, terpeni e pectine. Il mirtillo contiene discrete quantità di acidi organici (citrico, malico,…), zuccheri, pectine, tannini, mirtillina (glucoside colorante), antocianine, vitamina A, C e, in quantità minore, vitamina B.
Gli antociani del mirtillo vengono utilizzati anche come coloranti naturali per alimenti, contrassegnati dalla sigla E 163. Infatti i frutti del mirtillo venivano utilizzati per tingere di blu violetto i tessuti.
Il mirtillo nero ha attività tonica-astringente, vasoprotettrice, ipoglicemizzante, antisettica, diuretica, antimicrobica, con impiego terapeutico nelle forme lievi del diabete, nelle dispepsie, nelle diarree croniche ed enteriti, nell’insufficienza venosa cronica, nella fragilità capillare, nelle infezioni delle vie urinarie e, in oculistica, nella terapia delle miopie e delle ridotte percezioni visive in luce crepuscolare o notturna, per le quali risultano particolarmente efficaci gli antociani: il loro utilizzo è derivato dall’osservazione che durante la seconda guerra mondiale, i piloti della RAF, consumatori di grandi quantità di marmellate di mirtillo, mostravano avere una migliore visione notturna. In particolare si sottolineano le proprietà favorevoli delle antocianine sui capillari della retina essendo in grado di proteggere le pareti dei vasi capillari e di svolgere un’azione benefica sulla microcircolazione e nei problemi vascolari.
È stata dimostrata la sua efficacia anche nella cura di problemi alle vie urinarie, ad esempio la cistite e la uretrite, e nella terapia di mantenimento. La tintura madre, opportunamente diluita in acqua, si rivela adeguata nel combattere batteri come l’Escherichia coli, impedendo l’adesione del batterio alle pareti del tratto urinario.
Si ricorda comunque che le foglie del Mirtillo nero usate nella medicina popolare contro le infezioni delle vie urinarie, a dosi elevate e per un uso prolungato nel tempo, possono determinare intossicazione cronica con anemia, ittero, cachessia.
Il ritrovamento di numerosi semi di mirtillo nero tra i resti palafitticoli, dimostra che questa pianta era già ben conosciuta dagli uomini preistorici. Nell’antichità era considerato simbolo di ospitalità e come tale offerto fresco o sotto forma di bevanda, ai viaggiatori.
I frutti vengono utilizzati in cucina, freschi o congelati, per marmellate, sciroppi, gelatine, succhi, salse, per farcire dolci e macedonie, per grappe e liquori. La raccolta dei frutti , regolamentata nelle varie regioni, viene effettuata dai raccoglitori autorizzati mediante il “pettine”, una sorta di piccolo cassetto, munito di lunghi denti metallici che staccano i frutticini dai ramoscelli.
Un’altra specie, Vaccinium corimbosum, di origine americana, viene coltivato per le bacche più grosse e sugose, ma meno saporite dei mirtilli selvatici.
Modalità di Preparazione –
Tra le varie preparazioni si ricorda che il succo di mirtilli è una bevanda molto semplice da realizzare anche in casa. Bisogna fare attenzione però perché queste bacche sono solite sporcare in maniera indelebile tessuti e superfici come la plastica di colore chiaro. Esistono numerose varietà di questi frutti che giungono a maturazione durante il periodo estivo: utilizzate preferibilmente mirtilli freschi, raccolti direttamente in zone non sottoposte a inquinamento. In commercio sono disponibili frutti freschi di dimensioni maggiori rispetto a quelli selvatici con un sapore spesso meno intenso, o anche surgelati che di solito vengono utilizzati per realizzare salse che accompagnano gli arrosti. Questo succo può essere consumato subito dopo la cottura o essere conservato per qualche mese in un luogo fresco e asciutto.
Per la preparazione del succo di mirtilli sterilizzate i vasetti: lavate barattoli e tappi sotto l’acqua corrente. Disponete sul fondo di una pentola capiente un canovaccio pulito, sistemate all’interno vasetti e tappi. Distanziate i recipienti tra loro con un altro canovaccio. Riempite la pentola e i vasetti con abbondante acqua fredda e mettetela sul fuoco. Accendete e portate a ebollizione: l’acqua deve bollire per 30 minuti. Spegnete il fuoco e lasciate raffreddare completamente. Estraete i vasetti e i tappi, lasciateli asciugare capovolti su un canovaccio pulito. Lavate accuratamente i mirtilli con acqua corrente, trasferiteli in una casseruola capiente. Aggiungete abbondante acqua fredda: la superficie dell’acqua deve superare quella dei mirtilli di 4 cm. Fate cuocere a fuoco lento con il coperchio per circa 2 ore, controllando frequentemente per assicurarvi che ci sia abbastanza acqua nella pentola. Se necessario, aggiungete altra acqua un bicchiere per volta. Successivamente utilizzando un passaverdure a trama piccola, tritate i mirtilli cotti: il volume dovrebbe essere ridotto di un quarto. Filtrate ulteriormente la polpa attraverso un colino a fori stretti pressando con il dorso di un cucchiaio. Potete utilizzare anche un canovaccio di cotone o lino che riempirete della polpa e strizzerete accuratamente. Versate il liquido nella pentola, portate a ebollizione a fuoco lento mescolando continuamente. Aggiungete lo zucchero e lasciate bollire per circa 2 minuti.
Per conservare a lungo questo succo, riempite i vasetti sterilizzati con il succo ancora caldo, chiudeteli ermeticamente e inseriteli in una pentola capiente intervallati da canovacci in modo tale che non rischino la rottura. Riempite la pentola con acqua fredda e lasciate bollire per 20 minuti. Avendo cura di non scottarvi, tirateli fuori dall’acqua di cottura e lasciateli raffreddare capovolti.
Un’altra preparazione interessante è la marmellata di mirtilli fatta in casa. Una volta raccolti i mirtilli per prima cosa, ovviamente, pulite i mirtilli da eventuali foglioline o impurità e lavateli. Metteteli in una ciotola e pesateli. Per ogni kg di mirtilli aggiungete 700 gr di zucchero e 2 cucchiai di succo di limone. Fate “marinare” i mirtilli con lo zucchero per un’oretta mescolando di tanto in tanto. Nel frattempo lavate i vasetti e i coperchi che utilizzerete per la marmellata e sterilizzateli o in lavastoviglie o con il metodo tradizionale della bollitura. E’ importante porre alla base della pentola e tra i vasetti un canovaccio da cucina pulito in modo che urtandosi durante la bollitura i vasetti non si rompano. Aiutandovi con delle pinze o con altro, togliete i vasetti dall’acqua bollente e lasciateli asciugare su un canovaccio pulito. Versate i mirtilli in una pentola abbastanza capiente e accendete la fiamma, inizialmente medio alta.
Dal primo accenno di bollore calcolate 45-50 minuti. Mescolate di tanto in tanto.
Otterrete un composto mediamente denso e a questo punto, aiutandovi con un mestolo ed un imbuto versate il composto ancora caldo nei vasetti, chiudeteli con forza con il coperchio e metteteli “a testa in giù”, in questo modo si formerà il sotto vuoto. Lasciateli in questo modo finché non si saranno completamente raffreddati.
Una volta freddi capovolgeteli ed etichettateli.
Guido Bissanti
Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.