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Vinca major

Vinca major

La pervinca maggiore (Vinca major L.) è una specie erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Apocinacee.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Gentianales, Famiglia Apocynaceae, Sottofamiglia Rauvolfioideae, Tribù Vinceae, Sottotribù Vincinae e quindi al Genere Vinca ed alla Specie V. major.

Etimologia –
Il termine Vinca è di etimologia incerta: da pervínca (da pervínco stravincere, s’intende le malattie), o da pervíncio avvinghiare (con gli stoloni), ricordando l’usanza delle fanciulle dell’antica Roma di utilizzare questa pianta per intrecciare le proprie ghirlande.
L’epiteto specifico major è il comparativo di magnus grande: maggiore, più grande o lungo (rispetto ad altre specie delle stesso genere).

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La pervinca maggiore è una pianta originaria del continente europeo e presente in tutto il territorio italiano. È una specie autoctona probabilmente solo nell’Italia centro-meridionale. Ampiamente coltivata e spesso inselvatichita. Nelle regioni settentrionali si rinviene raramente lontano dai centri abitati.
Il suo habitat è quello dei boschi, siepi, parchi, banchi in riva ai fiumi, dove cresce da 0 a 800 m. s.l.m., con areale centrato sulle coste mediterranee, ma con prolungamenti verso nord e verso est.

Descrizione –
La Vinca major è una pianta erbacea perennante rizomatosa, sempreverde, laticifera, caratterizzata da lunghi stoloni, che possono raggiungere fino a 100 cm prostrato-striscianti, di consistenza legnosi alla base, radicanti all’estremità.
I fusti fioriferi sono erbacei, eretti, alti fino a 50 cm.
Le foglie sono opposte, di colore verde scuro, leggermente coriacee, di forma ovate-cordate (di 2,5-3,5 x 3-6 cm), lungamente picciolate (5-15 mm), spesso acuminate all’apice e finemente cigliate (0,5-1 mm) ai margini.
I fiori sono ermafroditi attinomorfi ed inseriti singolarmente all’ascella delle foglie superiori con peduncoli di 2-3 cm, più brevi delle foglie ascellanti. Questi hanno un calice diviso in lacinie lineari-lesiniformi lunghe fino a 18 mm, subeguali al tubo corollino e cigliate ai bordi. La corolla misura 4-5 cm di diametro, è gamopetala, ipocrateriforme, di color azzurro-violaceo-rossastro, a 5 lobi obliqui patenti, troncati all’apice e con anello bianco alla fauce. L’androceo è composto da 5 stami inseriti sul tubo corollino e uniti in un singolo stilo. L’ovario è supero bicarpellare. L’impollinazione è entomogama e l’antesi avviene nel periodo di marzo – maggio.
I frutti sono composti da due follicoli fusiformi, divergenti, deiscenti per sutura ventrale ed i semi sono bruni, ellissoidi, senza ciuffo di peli.

Coltivazione –
La Vinca major rientra tra le piante di facile coltivazione. Si ricorda però che nonostante la capacità di sopravvivere nella penombra, per una crescita ottimale, è bene che venga esposta direttamente alla luce del sole, purché in condizioni di umidità ottimali.
Inoltre è una pianta rustica che resiste alle basse temperature, che comunque non dovrebbero scendere al di sotto dei 15°C.
Per quanto riguarda la tecnica dell’innaffiatura, questa va effettuata in maniera abbondante a cominciare dalla primavera, continuando per buona parte dell’autunno, facendo attenzione ad eventuali ristagni d’acqua nel sottovaso che la pianta mal tollererebbe; per la restante parte d’autunno e per tutto l’inverno, l’innaffiatura dovrebbe essere tale da mantenere umido il substrato.
La Vinca major può essere coltivata sia in piena terra che in vaso. In quest’ultimo caso, il substrato ideale è rappresentato da una composta di torba, terra da giardino e terriccio; soprattutto, quest’ultimo è meglio che sia a reazione leggermente acida. Si consiglia, inoltre, di rinvasare ogni anno, tra gennaio e marzo, avendo cura di utilizzare vasi di dimensioni crescenti. Riguardo alla concimazione, si consiglia di effettuarla ogni due settimane, dalla primavera all’autunno. I concimi ideali sono quelli organici con graduale cessione dell’ azoto e con presenza di microelementi, quali soprattutto lo zinco.
Per dare alla pervinca un portamento cespuglioso, dovrete tagliare fino a lasciare dei fusti che da terra siano alti 10 cm. Se si decide di coltivare in cestino, è vivamente consigliata la cimatura. Al fine di far moltiplicare la pervinca, nel periodo di marzo bisogna tagliare gli apici vegetativi lunghi circa 10 cm, da cui taglierete le foglie poste più in basso. Quindi proseguite riponendo le talee nella composta di terriccio e sabbia grossolana, praticando tanti fori quante sono le talee. Ricoprite con un sacchetto di plastica, riponete all’ombra e umidificate il terriccio giornalmente. Quando compariranno i primi germogli, sposterete il vaso alla luce, per far irrobustire le talee. Infine, trapiantate le talee nel vaso definitivo, utilizzando il terriccio descritto in precedenza, a riguardo del rinvaso.
Per alcuni dettagli della tecnica di coltivazione si rimanda alla seguente scheda.

Usi e Tradizioni –
La pervinca è considerata una pianta tossica, in quanto contiene vincristina.
In caso di assunzione di parti della pianta, i sintomi precoci compaiono entro le 24 ore, con nausea, vomito e febbre; quelli tardivi, nella prima settimana, consistono in cefalea, insonnia, delirio, allucinazioni, neuropatie, convulsioni e coma.
Se coltivata ed utilizzata nel modo corretto, da mani esperte, la pervinca ha numerose proprietà terapeutiche. Possiede una sostanza, la vincamina, che agirebbe sui disturbi vascolari, tipici della terza età.
Nel medioevo la pervinca veniva usata anche come preparato per filtri d’amore.
Nella medicina popolare, la pervinca viene utilizzata internamente per il trattamento di disturbi circolatori, ipertensione, gastriti, enteriti, diarrea e cistiti; oltre ad essere impiegata come rimedio contro la perdita di memoria e per diminuire livelli troppo elevati di zuccheri nel sangue. Esternamente, invece, la medicina tradizionale utilizza la pervinca come rimedio astringente in caso di epistassi e sanguinamenti, ma non solo. Infatti, la pianta viene impiegata anche per il trattamento di mal di gola, ascessi, eczemi ed ecchimosi.
La pervinca viene sfruttata anche dalla medicina omeopatica, dove la si può trovare sotto forma di tintura madre, gocce orali e granuli.
Nel simbolismo religioso il colore pervinca è detto “il colore degli occhi della Madonna” perché viene utilizzato in diversi dipinti e rappresentazioni.
La pervinca ha assunto molteplici significati ma i più recenti sembrerebbero, la rappresentazione di una nuova amicizia, la condizione di armonia spirituale, la fedeltà nei rapporti a lungo termine, suggerita probabilmente a simbolo dell’adattabilità del piccolo arbusto ai diversi climi e del suo svilupparsi facilmente a fitta copertura.
Grazie alla sua capacità di formare bellissimi e fioriti tappeti erbosi, in Russia viene chiamata la “rondine dei fiori”, perché il suo fiorire è legato alla bella stagione.
Nel XVII secolo in Inghilterra era considerata un’erba sacra a Venere e si diceva che se le foglie venivano mangiate da due novelli sposi, si propiziava l’amore fra loro. C’era anche l’usanza di fare delle ghirlande di fiori che si mettevano al collo di chi aveva problemi di sangue dal naso in quanto si diceva che fermasse l’emorragia. In Italia, la pervinca detta ‘Centocchio’ o ‘Cento occhi’, era considerata il ‘fiore della morte’ a causa dell’antica pratica di deporne intrecci a ghirlanda sulle bare dei bambini defunti, mentre era il ‘fiore dell’immortalità in Germania.
In generale, questa pianta, ha proprietà diuretiche, astringenti, digestive, ipotensive. Per uso esterno ha proprietà antinfiammatorie. Oltre alla vincristina contiene anche la vinblastina.

Modalità di Preparazione –
Le foglie possono essere usate contro il catarro cronico, l’enterite, la diarrea, le emorroidi, la leucorrea; ricordando comunque che per il contenuto di vincristina è da considerarsi pianta tossica in tutte le sue parti e quindi da usare dietro attenta prescrizione medica.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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