Foresta pluviale tropicale di Xishuangbanna
Foresta pluviale tropicale di Xishuangbanna
La foresta pluviale tropicale di Xishuangbanna è un’area naturale situata nella provincia dello Yunnan, nel sud della Cina.
Si tratta di una delle foreste tropicali meglio conservate al Mondo. Copre una superficie di circa 2.402 Kmq, ed è divisa in molti sottotipi di vegetazione, 58 dei quali estremamente rari e raggruppati da non meno di otto tipi. Di questi sottotipi, cinquantotto sono considerati estremamente rari; qui sono stati scientificamente registrati più di 3.500 tipi di specie vegetali.
Per il suo valore naturalistico e per la sua elevata biodiversità quest’area è estremamente importante poiché rappresenta una vera e propria banca del gene.
Nei 2.402 kmq, la foresta pluviale tropicale di Xishuangbanna ospita anche una immenso numero di specie faunistiche. Vivono in essa 200 esemplari di elefante asiatico, tigri, scimmie e leopardi. Inoltre, all’interno di questa foresta vive l’etnia Hani con le sue tipiche abitazioni fatte di fango, pietra e bambù. La foresta è divisa in molti sottotipi di vegetazione.
In definitiva, questo immenso parco naturale, ha tre principali caratteristiche tematiche: la prima è ovviamente questa foresta ancora allo stato naturale, la seconda è rappresentata dal volo dei pavoni, particolarmente numerosi in essa, e la terza dai costumi etnici degli Aini dell’etnia Hani.
Il parco è una delle maggiori zone di riproduzione di pavoni nell’Asia sud orientale, dove vivono più di 3 mila pavoni. I pavoni sono una delle principali attrazioni turistica di questa foresta.
Nel parco ci sono molti alberi rari e dalle forme strane. Sembra di essere in un grande giardino botanico. Si può vedere qui un albero “mangiato” da un altro albero. “E’ un fenomeno in cui un “albero mangia un altro albero”. Il fico del Banian vive da parassita in un altro albero, avvolgendolo dall’alto, traendovi acqua e nutrimenti e diventando sempre più grande. Pian piano l’albero avvolto diventa secco per la scarsità di luce solare e di acqua, e il fico del banian prende il suo posto. Per questo motivo i locali chiamano il fico del banian “l’albero ingrato”.
Ma la caratteristica più appariscente di qesta specie (anche se non esclusiva, poiché tipica di altri taxa del genere Ficus) è la produzione costante e massiccia di radici aeree, che si originano dai rami degli individui adulti. Queste crescono lentamente verso il basso, sfruttando anche l’umidità presente nell’atmosfera, finché giungono al suolo e vi penetrano, diventando, per aspetto e funzione, un vero e proprio fusto. Il significato del nuovo tronco non è tanto quello di formare un albero indipendente, quanto di fungere da sostegno alla crescita e all’espansione in orizzontale della branca che lo ha generato. In questo modo il Banyan si allarga continuamente verso l’esterno, potendo l’area coperta dalla chioma raggiungere dimensioni incredibili: diviene un “albero foresta”, composto da un grande fusto centrale, e da innumerevoli fusti secondari, a guisa di colonne di un tempio, di dimensioni ed età variabili.
Inoltre nella foresta pluviale tropicale di Xishuangbanna crescono alcuni tipi di felci rare e altre specie preziose quali il podocarpo.
Ma, come detto, dentro la foresta pluviale tropicale di Xishuangbanna vivono gli Hani. Gli Hani sono un gruppo etnico facente parte dei 56 gruppi etnici riconosciuti ufficialmente dalla Repubblica popolare cinese. L’etnia degli Hani, che si concentra nella provincia dello Yunnan, conta una popolazione di più di un milione di abitanti. Gli Hani indossano costumi tradizionali molto belli, generalmente blu o neri, e costruiscono le loro case, di due o tre piani, sui pendii delle colline, usando materiali come il bambù, il fango, la pietra e il legno. Sono politeisti e praticano il culto degli antenati. Tengono regolarmente rituali per onorare gli dei del cielo, della terra, dell’albero di drago, dei loro villaggi e anche i loro antenati.
Gli Hani credono nel dio della porta del villaggio e quelli che vivono nello Xishuangbanna tengono spesso cerimonie in onore di questa divinità.
All’interno dell’etnia Hani troviamo gli Aini, un sottogruppo dell’etnia Hani che hanno costumi un po’ diversi.
Gli Aini sono un ramo etnico che adora il colore nero e che per superstizione evita il bianco. Nella società Aini gli uomini sono più importanti delle donne, alle quali spettano i lavori manuali più pesanti. I ragazzi Aini scelgono la propria moglie in base a due principi: la pelle scura, simbolo di bellezza e segno di buona salute, e le gambe robuste, che rappresentano la forza nel lavoro agricolo. Le ragazze con la pelle bianca e troppo magre non hanno molto successo, mentre quelle robuste con la pelle scura sono le più gettonate.”
Come tutte le minoranze etniche cinesi, anche l’etnia Hani ha le proprie feste tradizionali.
Purtroppo questo delicato equilibrio tra natura, tradizioni, popoli e convivenza sta per essere messo in discussione dell’uomo “occidentale” che sta invadendo questi territori con le piantagioni dell’albero della gomma.
Le piantagioni degli alberi di caucciù, per la produzione della gomma, soppiantano tutte le foreste nella provincia cinese dello Xishuangbanna e stanno iniziando ad invadere il altipiani. Gli scienziati temono che l’espansione delle piantagioni di gomma per sfamare la vorace industria cinese di pneumatici, la più grande del mondo, distruggerà l’ecosistema di Xishuangbanna, la provincia con la più grande varietà di flora e fauna.
Fino a tre decenni fa, giungle e foreste di alta montagna coprivano circa il 70 per cento di Xishuangbanna, nascondendo quasi i confini della Cina con il Laos e Myanmar. Già nel 2003 la superficie era ridotta al 50%. Purtroppo con l’aumento dei prezzi della gomma, quasi ogni albero è stato abbattuto per far posto agli alberi di caucciù.
Delle immense foreste pluviali cinesi non rimane che qualche isolata zona protetta o nel migliore dei casi dopo l’abbattimento degli alberi di caucciù, la terra rimane incolta. Insomma la foresta pluviale cinese ha i giorni contati. Le stime ufficiali del governo cinese parlano di 334 mila ettari impiegati nella coltivazione del caucciù, pari al 43% della superficie della provincia, ma si sa che anche questo purtroppo è un dato pilotato e molto probabilmente è ben superiore.
D’altronde il consumo cinese di gomma è elevatissimo: circa 2,35 milioni di tonnellate solo nel 2007, di cui più del 70% importato da Thailandia, Malesia e Indonesia ed altri paesi del sud-est asiatico che attuano la stessa politica di deforestazione per far posto ai preziosi e ben più redditizi alberi da gomma.
La crescita economica cinese è la minaccia continua per le foreste: oltre a soddisfare l’immensa richiesta interna, aziende come la Goodyear, la Continental, la Michelin e la Bridgestone producono circa 330mila copertoni (e derivati) con impianti sempre in espansione. Per reggere la domanda, secondo le stime della Cina Rubber Industry Association entro il 2010 si dovrebbero produrre circa 780 mila tonnellate di caucciù pari al 30% in più dell’attuale.
Purtroppo i terreni disponibili sono limitati, perché il caucciù cresce bene nella fascia tropicale, o sub-tropicale, zone che esistenti soltanto nel sud della Cina. Dal 1963 è stata inarrestabile la corsa dei privati che hanno comprato i terreni e li destinano “ad altro uso”, distruggendo quasi tutta la foresta pluviale cinese. I filari grigio-verdi di caucciù sostituiscono la foresta pluviale: a rischio ovviamente la fauna asiatica composta da elefanti, tigri, pavoni e scimmie verdi.
Guido Bissanti