Pentadesma butyracea
Pentadesma butyracea
L’albero del burro africano (Pentadesma butyracea Sabine, 1824) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Clusiaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Ordine Theales,
Famiglia Clusiaceae,
Genere Pentadesma,
Specie: P. butyracea.
Sono sinonimi i termini:
– Pentadesma kerstingii Engl. ex Volkens;
– Pentadesma lecomteana Pierre;
– Pentadesma lecomteana Pierre ex A.Chev.;
– Pentadesma leptonema Pierre;
– Pentadesma leptonema var. klainei Pierre;
– Pentadesma leptonema var. klainei Pierre ex A.Chev.;
– Pentadesma leucantha A.Chev.;
– Pentadesma nigritana Baker fil.;
– Pentadesma ogoouensis Baudon;
– Pentadesma parviflora Exell.
Etimologia –
Il termine Pentadesma proviene dal greco πέντε pénte, cinque e δέσμη désme, fascio, mazzo.
L’epiteto specifico butyracea viene dal latino butýrum (a sua volta dal greco βούτuρον, butyron da βους bus mucca e τυρός tyrόs formaggio) burro e dal suffisso -aceus, a, in relazione con, che somiglia a, che produce, con riferimento alla presenza di olio nei semi.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Pentadesma butyracea è una pianta originaria delle foreste dell’Africa tropicale centro occidentale e presente in un areale che comprende: Benin, Camerun, Congo, Costa D’Avorio, Gabon, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Liberia, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Sierra Leone e Togo.
Il suo habitat è quello della foresta pluviale su terreno umido o paludoso, prevalentemente sulle rive dei fiumi; ad altitudini fino a 800 metri.
Descrizione –
La Pentadesma butyracea è un albero sempreverde o semideciduo.
Il tronco è diritto, cilindrico, che cresce fino ad un’altezza di circa 20 – 30 metri; la corteccia è di colore brunastra e finemente fessurata longitudinalmente.
Le foglie sono portate da un picciolo lungo circa 2,5 cm; sono opposte e raggruppate all’apice dei rami; hanno forma generalmente obovata e sono lunghe 10-20 cm e larghe 3-7 cm, di consistenza coriacea, colore verde intenso lucido superiormente, verde chiaro inferiormente e punteggiate di ghiandole resinose.
I fiori sono raggruppati in infiorescenze a pannocchia, ognuna delle quali porta 1-7 fiori con petali ovati lunghi 6 cm, di colore da bianco rossastro a bianco verdastro, e numerosi stami riuniti in cinque fasci fusi alla base.
I fiori emanano un odore che ricorda quello del burro rancido. Inoltre vengono impollinati dal pipistrello di Woermann (Megaloglossus woermanni Pagenstecher, 1885) ed altri mammiferi.
I frutti sono delle bacche di forma ellissoide e di colore bruno rossastro con apice appuntito; hanno dimensioni di 10-15 cm di lunghezza e 6-10 cm di diametro; la polpa è gialla, commestibile e dolce nei frutti maturi, amara in quelli acerbi.
All’interno dei frutti troviamo, immersi nella polpa, da 3 a 15 semi appiattiti, lunghi 3-4 cm, di colore bruno.
Coltivazione –
La Pentadesma butyracea è una pianta multiuso, comunemente usata localmente come fonte di cibo, medicinali e altri prodotti, ma poco coltivata al di fuori delle zone d’origine.
Questa pianta, che cresce nelle aree tropicali di pianura (fino ad un massimo di 800 m. s.l.m.) non cresce nelle aree in cui la piovosità media annua è inferiore a 1.000 mm.
Preferisce un terreno profondo e spesso si trova allo stato selvatico in terreni lisciviati.
Nelle piantagioni gli alberi crescono fino a un’altezza di 9 metri in 10 anni.
Gli alberi fioriscono per la prima volta quando raggiungono gli 8 metri di altezza circa. La fioritura avviene durante gran parte dell’anno, ma soprattutto durante la stagione principale delle piogge.
I fiori producono grandi quantità di nettare, che viene mangiato dalle scimmie; queste oltre al pipistrello, sono probabilmente importanti impollinatori.
Questo albero si riproduce facilmente per seme che deve essere messo a dimora nel più breve tempo possibile perché perde velocemente la germinabilità; il substrato deve essere drenante, ricco di humus, e ad una temperatura di 22-26 °C. La germinazione si ha in circa 2 settimane, ed a volte inizia nello stesso frutto.
I semi freschi germinano bene all’ombra in condizioni ambientali. La germinazione inizia dopo circa 15 giorni e raggiunge il 98% due mesi dopo la semina. I semi germinati crescono nei vivai, raggiungendo i 10 – 28 cm di altezza dopo 4 mesi.
I semi freschi conservati in sacchi di iuta umidi mantengono la vitalità del 100% dopo 1 mese. Tuttavia, quando si utilizzano sacchetti di polietilene, germina solo il 15%. L’essiccazione non migliora la germinazione; i semi essiccati conservati per due mesi in condizioni ambientali germinavano al 14% entro tre mesi.
Usi e Tradizioni –
La Pentadesma butyracea è una pianta conosciuta con vari nomi comuni, tra questi ricordiamo: black mango tree, butter tree, candle tree, candle butter tree, kanya, tallow tree (inglese); arbre à beurre, arbre à chandelle, lami (francese); mamão, mata passo, pau ová (portoghese); árbol del sebo (spagnolo).
Questa pianta ha molteplici usi, il principale dei quali è la produzione di un tipo di burro chiamato “burro kpangnan” simile al burro di karitè. Il legname viene utilizzato nell’ebanisteria e nell’edilizia.
Sono i semi che vengono utilizzati per produrre il burro kpangnan chiamato anche paintya, kanya in Benin, Kanga in Sierra Leone, Akpoto in Togo tra gli altri. Questo burro può essere conservato da uno a tre anni senza irrancidire.
Il kpangnan viene commercializzato localmente, in particolare nel Togo centrale e nel Benin. Occasionalmente viene venduto negli Stati Uniti e in Europa come “burro di karitè giallo”. In realtà, il burro di karitè e il kpangnan vengono estratti da due diverse specie di alberi e hanno profumi, aspetti e consistenze notevolmente diversi.
La caratteristica unica del burro kpangnan è il suo alto contenuto di stigmasterolo (circa il 45% del contenuto di steroli). Lo stigmasterolo è il grasso vegetale insaturo sterolico solitamente presente in parti vegetali come i fagioli di calabro, l’olio di soia, l’olio di colza e il burro di cacao. Lo stigmasterolo viene utilizzato come materiale di base nella produzione di progesterone sintetico, ma ha altre proprietà interessanti. La ricerca mostra che lo stigmasterolo può ridurre il rischio di alcuni tumori, incluso il cancro alle ovaie.
I semi contengono dal 30 al 40% di olio costituito per il 54% da acido oleico, 45 % acido stearico, 1,2% da acido palmitico e diversi aminoacidi; l’olio può essere estratto per pressatura o cottura, è solido a temperatura ambiente, quasi insapore, di colore giallo e non irrancidisce, viene utilizzato per cuocere e nella fabbricazione di margarina, saponi, candele, nell’industria cosmetica, ecc.
Come il burro di karitè, il kpangnan viene raccolto nell’Africa occidentale da generazioni. Viene utilizzato nei cosmetici (per i capelli, per idratare la pelle), come olio commestibile e per la produzione di saponi tradizionali.
Decotti di radici e corteccia sono, inoltre, utilizzati nella medicina tradizionale.
Tracce di flavonine, saponine, tannini, steroidi e terpeni sono state riscontrate nella corteccia e nelle radici del materiale del Congo.
Dal seme, inoltre, si ricava un grasso che viene utilizzato per realizzare saponi, candele, ecc.
Dall’olio del seme si ricava un unguento per la pelle e i capelli; viene applicato anche per uccidere i pidocchi, ecc.
La corteccia contiene un lattice giallo, resinoso, più abbondante verso l’interno che essiccando assume un colore rosso-arancio.
Le radici vengono utilizzate come bastoncini da masticare.
I giovani steli vengono usati come bastoncini da masticare.
Il durame è di colore giallastro, rossastro o bruno rosato; è nettamente delimitato dalla fascia abbastanza ampia di alburno di un colore variabile dal biancastro al rosa pallido. La fibra è da dritta a leggermente ondulata; consistenza grossolana. Il legno è pesante, duro, resistente, ma non durevole, essendo suscettibile agli attacchi di insetti fitofagi, sebbene sia abbastanza resistente alle termiti. Si asciuga lentamente all’aria con poche spaccature.
Il legno è facile da lavorare; sega in modo soddisfacente, ma può causare la gommatura delle lame e il surriscaldamento; pialla, lucida, modella bene e fora in modo soddisfacente, anche se può verificarsi riscaldamento; trattiene bene ma le spaccature durante l’inchiodatura sono piuttosto comuni; a fine lavorazione ha un aspetto attraente.
Tuttavia il legname sembra avere un’importanza economica limitata. Viene segato in assi e utilizzato nei lavori di costruzione grossolani e per costruire canoe. È adatto anche per costruzioni pesanti, pavimentazioni pesanti, traversine ferroviarie, costruzione di navi e imbarcazioni, carrozzerie di veicoli, scatole e gabbie, impiallacciatura e compensato, finiture interne, mobili ed ebanisteria, falegnameria e tornitura, articoli sportivi, attrezzi e giocattoli.
Il legno viene utilizzato generalmente come combustibile.
Tra gli altri usi si riporta che l’albero è ritenuto idoneo a fini di rimboschimento; viene piantato in programmi di conservazione del suolo.
Modalità di Preparazione –
La Pentadesma butyracea è una pianta che trova impiego in campo alimentare, medicinale e per altri usi.
Tra gli usi commestibili, si ricorda che dai semi si ottiene un grasso commestibile.
I semi essiccati all’aria contengono il 32-42% di un grasso solido che può essere estratto mediante battitura e cottura. Varia di colore dal marrone chiaro al marrone scuro, è quasi insapore e ha un odore gradevole. È commestibile e somiglia in una certa misura al burro di karité (Vitellaria paradoxa), e ha il vantaggio di non avere alcun lattice amaro e di non irrancidire.
Questo olio viene utilizzato per cucinare e per preparare la margarina. Il grasso contiene il 53,6% di acido oleico, il 45,2% di acido stearico, l’1,2% di acido palmitico, con un assortimento di amminoacidi.
Si dice che i semi siano commestibili prima che siano completamente maturi, ma una volta maturi diventano molto amari o acidi.
Quando sono completamente maturi vengono talvolta utilizzati come adulterante delle noci di cola (Cola spp.).
Le noci di cola contengono caffeina e vengono masticate o trasformate in bevande da utilizzare come stimolanti.
La polpa dolce e gialla dei frutti maturi è commestibile, ma i frutti acerbi sono amari.
Si dice che il frutto sia commestibile quando è immaturo, ma diventa troppo duro quando è completamente maturo.
Quando si taglia il frutto essuda un abbondante succo giallo e denso, simile all’essudato della corteccia.
Le foglie cotte vengono mangiate come verdura. Le foglie vengono utilizzate soprattutto dalle madri che allattano perché si dice aumentino la produzione di latte.
In campo medicinale, le popolazioni locali affermano che la corteccia sia afrodisiaca, purgante e vermifuga.
Per questo effetto purgativo si usa anche un decotto.
La corteccia viene utilizzata per curare la diarrea e la dissenteria.
Un’infusione della corteccia viene utilizzata come detergente per curare la febbre.
Un macerato della corteccia viene utilizzato come trattamento contro i parassiti cutanei.
Il lattice della corteccia viene applicato sulla pelle come trattamento contro i parassiti cutanei.
Un decotto di radice viene utilizzato come vermifugo.
Un infuso delle radici polverizzate viene utilizzato per lavare i bambini durante lo svezzamento.
Il grasso ottenuto dai semi costituisce un’idonea base per medicinali topici. La sua applicazione allevia il dolore al petto, la tosse nei bambini, lo stress e gli ascessi.
Come detto, le foglie vengono mangiate dalle madri che allattano come un ortaggio che si dice aumenti il flusso del latte, renda il latte più facilmente digeribile e aiuti anche nella dentizione.
Le foglie, dopo averle tostate e tritate, vengono date ai bambini per alleviare la stitichezza.
Infine la corteccia viene usata come veleno per i pesci.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.
Fonte foto:
– https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/61965596/original.jpg
– https://tropical.theferns.info/plantimages/3/8/38dae3c5fcebe4106f5bc23f7eac7a07c28e43dd.jpg
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.