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Ficus macrophylla

Ficus macrophylla

Il ficus magnolioide o fico della baia di Moreton (Ficus macrophylla Pers.) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Moraceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Ordine Urticales,
Famiglia Moraceae,
Genere Ficus,
Specie F. macrophylla.
Sono sinonimi i termini:
– Ficus huegelii Kunth & C.D.Bouché.;
– Ficus macrocarpa Hügel ex Miq.;
– Ficus magnolioides Borzí;
– Ficus squamellosa (Miq.) Miq.;
– Urostigma macrophyllum (Desf.) Miq..
All’interno di questa specie si conoscono due sottospecie:
– Ficus macrophylla subsp. macrophylla;
– Ficus macrophylla subsp. columnaris C. Moore & F. Muell..

Etimologia –
Il termine Ficus viene dal nome, in latino classico, del fico, genere già noto allora, di probabile derivazione dall’ebraico.
L’epiteto specifico macrophylla proviene dal greco μακρόϛ macrós lungo, grande e da φύλλον phýllon foglia: con foglie grandi.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Ficus macrophylla è una pianta originaria degli stati australiani del Queensland e del Nuovo Galles del Sud. Il nome comune deriva dalla omonima baia australiana di Moreton. In questa area dell’Australia orientale le temperature medie oscillano tra 20–30 °C in gennaio e 10–20 °C in luglio.
Questo albero è coltivato e naturalizzato in Nuova Zelanda, Hawaii, California e Florida. Gli esemplari di queste ultime aree non raggiungono comunque le stesse dimensioni di quelli degli habitat originari.
In Italia è stato introdotto in Sicilia nell’Ottocento e propagato in diversi orti botanici e parchi cittadini, tra cui a Palermo.
Il suo habitat tipico è quello delle foreste pluviali subtropicali, litorali e secche e macchia fluviale, foreste pluviali montane o costiere, spesso in suoli derivati da vulcani o alluvioni. In questo ambiente, si accresce spesso in forma di rampicante epifita. Infatti, quando germina sul ramo di un albero, propaga le sue radici attorno al tronco dell’ospite, soffocandolo ed eventualmente uccidendolo per soppiantarlo e prenderne il posto, da cui il nome comune di “albero strangolatore”. Nel suo habitat naturale si presenta come un albero di notevoli dimensioni che può crescere sino a 60 m di altezza.

Descrizione –
Il Ficus macrophylla è grande albero sempreverde, con una chioma molto espansa, con il suo caratteristico aspetto dovuto allo sviluppo dai suoi rami di radici aeree colonnari che, raggiungendo il terreno, si tramutano in tronchi supplementari; questi rappresentano dei pilastri che favoriscono il sostegno del grande peso acquisito dalla sommità dell’albero. Queste radici sono comunque delle superfici di assorbimento e l’albero risulta quindi abbastanza suscettibile alla compattezza del terreno attorno al tronco, come avviene quando viene recintato al di fuori dei parchi e dei giardini.
Fuori dal suo habitat può crescere da 22 a 55 metri di altezza e da 21 a 40 metri di larghezza.
Le foglie sono simili a quelle della magnolia, larghe, di forma ovale-ellittica, con una lunghezza da 10 a 25 cm, di consistenza coriacea e di colore verde scuro; sono lucide nella faccia superiore ed argentee in quella inferiore.
Fiorisce in estate, ma i fiori sono poco appariscenti.
Gli alberi producono tre tipi di fiori; maschio, un fiore femminile macrostile e un fiore femminile microstile, spesso chiamato fiele. Tutti e tre i tipi di fiore sono contenuti all’interno della struttura che normalmente consideriamo il frutto.
Il frutto è un siconio edule, di aspetto simile a quello del Ficus carica; ha forma ovoidale ed è lungo circa 2 cm; ha un colore verde che a maturazione diventa violaceo con chiazze giallo-verdi. Viene prodotto solo da alberi maturi cresciuti all’aperto.

Coltivazione –
Il Ficus macrophylla è un albero sempreverde che normalmente inizia la vita nella foresta come epifita crescendo sul ramo di un altro albero. Man mano che cresce, invia radici aeree che si radicano nel terreno sottostante, fornendo alla pianta nutrimento extra e permettendole di competere con l’albero ospite ed infine soffocandolo.
L’albero viene talvolta raccolto in natura per uso locale come alimento e fonte di lattice e fibre. Viene spesso coltivato come pianta ornamentale ed, usualmente si impianta a coppie, per questioni di impollinazione incrociata.
Per la sua crescita ha bisogno di temperature diurne annuali comprese tra 18 e 28 °C, ma può tollerare 10-34 °C.
Le piante mature possono essere uccise da temperature di -8 °C o inferiori, ma i nuovi germogli possono essere gravemente danneggiati a 0 °C.
Predilige una piovosità media annua compresa tra 1.200 e 1.500 mm, ma tollera tra 1.000 e 1.700 mm.
Vive in pieno sole e richiede un ampio spazio di coltivazione, inoltre essendo una pianta che richiede molto acqua, come molte altre specie australiane, non dovrebbe essere piantata in ambienti urbani, perché le sue radici possono distruggere le tubazioni idriche, né in aree con scarsità di risorse idriche.
Dal punto di vista pedologico preferisce un pH nell’intervallo 5 – 6, tollerando 4,5 – 6,5.
L’albero è sfuggito alla coltivazione in alcune aree e ha invaso gli habitat naturali.
Per la fecondazione dei frutti è necessaria la vespa specie-specifica (Pleistodontes froggatti) che viene introdotta nelle zone ove si coltiva il fico.
La vespa femmina entra in un fico e depone le sue uova sui fiori femminili a stelo corto mentre impollina i fiori femminili a stilo lungo. Le vespe maschio, senza ali, emergono per prime, inseminano le femmine emergenti e poi scavano tunnel di uscita dal fico per le femmine alate. Le femmine emergono, raccolgono il polline dai fiori maschili e volano via alla ricerca di fichi i cui fiori femminili sono ricettivi. Per sostenere una popolazione del suo impollinatore, gli individui di un Ficus spp. deve fiorire in modo asincrono. Una popolazione deve superare una dimensione minima critica per garantire che in qualsiasi periodo dell’anno almeno alcune piante abbiano una sovrapposizione di emissione e ricezione di vespe di fichi. Senza questa sovrapposizione temporale le vespe impollinatrici di breve durata si estingueranno localmente.
La propagazione può avvenire per seme; questo germina meglio ad una temperatura intorno ai 20 °C o maggiori. La germinazione dei minuscoli semi del F.macrophylla può richiedere sino a 3-4 mesi, in ambienti preferibilmente umidi.
Si può propagare anche per talee di punta lunghe circa 4 – 12 cm, prelevate da rami laterali, oppure con talee di legno maturo 10 – 12 cm. La radicazione è abbastanza facile, ma si consiglia di porre le talee in vasi singoli.
In natura la disseminazione può avvenire per opera di alcuni uccelli. Tra questi sono stati segnalati il passero comune (Passer domesticus), la maina comune (Acridotheres tristis), la tortora zebrata (Geopelia striata), la Streptopelia chinensis e lo Zosterops japonicus. Altri animali come pipistrelli, maiali, roditori, pappagalli, e scimmie vanno inclusi tra i potenziali disseminatori.

Usi e Tradizioni –
Il Ficus macrophylla è una pianta che, seppur originaria dell’Australia, è stato poi esportato in altre aree dove, in alcune, è sfuggito alla coltivazione invadendo habitat tipici di altre specie.
È stato importato anche in Europa ed, in particolare, in Italia.
Di questa specie numerose si trovano in Sicilia.
A Palermo, nella Villa Garibaldi, vi è un esemplare piantato nel 1864 e ritenuto dall’Accademia dei Georgofili, con i suoi 10.000 metri cubi di chioma fogliare, il più grande albero d’Europa; a Siracusa si può ammirare un esemplare imponente nella zona archeologica; a Catania ve ne è un esemplare nella Villa Bellini in prossimità dell’ingresso di Piazza Roma.
Fuori dalla Siciclia sono presenti esemplari in altre regioni.
In Liguria sono presenti due esemplari imponenti, uno dei quali messo a dimora nel 1880. Questi si trovano nel parco del museo Bicknell di Bordighera, sede dell’Istituto internazionale di studi liguri. La maggiore concentrazione si trova nei parchi delle ville storiche e pubblici di Sanremo, con alcuni esemplari messi a dimora negli anni Ottanta e Novanta del XIX secolo.
In Sardegna, nella città di Cagliari, sono presenti alcuni esemplari di notevole sviluppo nella parte antistante la zona portuale, in Piazza Amendola e in Piazza Matteotti. Gli esemplari della centrale Piazza Matteotti, compresa fra il Palazzo Civico, il porto, l’autostazione dell’ARST e la stazione delle Ferrovie dello Stato, furono messi a dimora nel 1883, all’epoca dell’allestimento del giardino in occasione dell’inaugurazione della Stazione delle Ferrovie Reali. Inoltre quattro esemplari caratterizzano la centrale piazza Repubblica di Carloforte sull’isola di San Pietro.
Anche in Calabria sono presenti numerosi esemplari di notevole sviluppo e bellezza; si trovano sul Lungomare e davanti alla stazione Centrale di Reggio, piantati con il piano regolatore del 1911 realizzato a séguito dell’ultimo terremoto.
Questa pianta trova a livello mondiale, oltre che come ornamentale, vari impieghi.
Tra gli usi commestibili si segnala che i suoi frutti vengono consumati crudi e sono edibili a completa maturazione.
È dolce e gustoso, anche se la maggior parte del frutto è costituita da semi granulosi.
Non sono invece noti impieghi medicinali.
Tra i vari usi si ricordano quelli agroforestali.
Il grande e massiccio apparato radicale può essere molto distruttivo per strade, sentieri ed edifici e, a causa del potenziale danno, l’albero viene ora piantato raramente.
Tra gli altri usi si la fibra ottenuta dalla corteccia è molto resistente e può essere usata per fare borse, corde, ecc.
Inoltre, se tolta con cura, la corteccia interna può essere utilizzata per formare un tessuto sciolto.
Un lattice ricavato dall’albero dà una gomma di buonissima qualità.
Il durame va dal bianco al marrone chiaro; l’alburno è pallido. È a grana aperta, con una bella figura ondulata su un marrone più scuro. Questo legno è così bello, se opportunamente selezionato, che è un peccato che non abbia altre proprietà che lo possano consigliare, essendo tenero, poroso e con poca durabilità. Facilmente lavorabile, può essere utilizzato per l’imballaggio di casse, ecc.
Nell’orto botanico di Palermo, nei primi anni del secolo scorso, Antonino Borzì analizzò il lattice del F. macrophylla subsp. columnaris come possibile fonte di caucciù. Ma nonostante gli esemplari di questa specie producessero abbondanti quantità di lattice, gli studi chimici effettuati rilevarono la presenza di una scarsissima quantità di gomma elastica.
Attualmente, l’unico impiego in Italia è come albero ornamentale, in quanto le dimensioni, la conformazione della chioma e del fusto rendono suggestiva la sua presenza nel verde urbano.

Modalità di Preparazione –
Il Ficus macrophylla è una pianta che trova impiego in alcuni luoghi per ottenere il suo lattice o per ricavarne fibre.
Tra gli usi alimentari si consumano i suoi frutti maturi e crudi mentre non si hanno notizie di impieghi medicinali.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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