Plecotus macrobullaris
Plecotus macrobullaris
L’orecchione alpino (Plecotus macrobullaris Kuzjakin, 1965) è un pipistrello appartenente alla famiglia dei Vespertilionidae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Animalia,
Phylum Chordata,
Classe Mammalia,
Superordine Laurasiatheria,
Ordine Chiroptera,
Sottordine Microchiroptera,
Famiglia Vespertilionidae,
Sottofamiglia Vespertilioninae,
Genere Plecotus,
Specie P. macrobullaris.
Sono sinonimi i termini:
– Plecotus alpinus Kiefer & Veith, 2002;
– Plecotus austriacus subsp. macrobullaris Kuzyakin, 1965;
– Plecotus microdontus Spitzenberger, 2002.
All’interno di questa specie vengono riconosciute da alcuni autori le seguenti sottospecie:
– Plecotus macrobullaris subsp. alpinus;
– Plecotus macrobullaris subsp. macrobullaris.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Plecotus macrobullaris è un pipistrello diffuso in un areale che comprende l’Europa meridionale ed il vicino oriente. In dettaglio lo si rinviene dalla parte centro-orientale dei Pirenei, tra Francia, Spagna ed Andorra, attraverso tutto l’arco alpino, dalla Francia sud-orientale, Svizzera, Liechtenstein, Germania meridionale, Austria fino alla Slovenia, le coste adriatiche della Croazia e la Serbia, Albania settentrionale, Grecia meridionale, il Peloponneso e l’isola di Creta, fino a gran parte dell’Anatolia, la Siria nord e sud-occidentale, la Russia sud-occidentale, Georgia, Armenia, Azerbaigian fino all’Iran nord-occidentale e la parte centrale dei Monti Zagros. In Italia è presente nelle zone alpine del Friuli Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Lombardia, Piemonte e Liguria.
In generale vive in ambienti collinari e montani, principalmente carsici in querceti, faggete, pinete fino a 2.800 metri di altitudine.
Tuttavia il suo habitat è alquanto vario. In Croazia si trova in tutte le zone dal livello del mare fino alle cime delle montagne, al di sopra del limite del bosco. Occupa boschi di querce mediterranee, ma anche boschi di faggi e pini. Il record più alto è di 2800 m nei Pirenei. Nelle Alpi orientali i luoghi di sosta si trovano nei solai delle chiese, non sono noti rifugi invernali (Spitzenberger 2002), il record più alto qui è di 1720 m (Spitzenberger 2006). Nelle Alpi Occidentali è stato osservato fino a 2800 metri e spesso riposante nelle chiese (S. com. pers Aulagnier. 2007).
Descrizione –
Il Plecotus macrobullaris è un chirottero di medie dimensioni, con una lunghezza dell’avambraccio di circa 4 centimetri e un peso corporeo che varia da 6 a 10 grammi.
Ha una pelliccia grigio chiaro su tutto il corpo, che sfuma fino al bianco sulle parti inferiori e con una faccia marrone scuro.
Le orecchie sono enormi, ovali, marroni, unite sulla fronte da una sottile membrana cutanea.
Il trago è lungo circa la metà del padiglione auricolare, affusolato e con l’estremità smussata.
Le membrane alari sono marroni e semi-trasparenti.
Le dita dei piedi sono cosparse di peli brunastri e munite di robusti artigli chiari.
La coda è lunga ed inclusa completamente nell’ampio uropatagio.
Non vi è alcuna distinzione nella dimensione o nella colorazione dei sessi.
I suoi richiami di ecolocalizzazione sono simili a quelli di altri pipistrelli e sono costituiti da segnali multiarmonici molto deboli, con la prima armonica che spazia da 46 a 23 kHz e dura fino a 7 millisecondi.
Biologia –
Il Plecotus macrobullaris è un pipistrello che ha un habitat flessibile, in quanto lo si ritrova rifugiato sia nelle fessure naturali delle rocce nei Pirenei, ma preferisce le soffitte delle abitazioni umane nelle Alpi. I posatoi sono talvolta condivisi con altre specie affini, ma questo è insolito. Mentre i maschi cambiano il luogo in cui si appollaiano quasi ogni giorno, le femmine tendono a rimanere nello stesso sito per lunghi periodi, riunendosi in colonie da 5 a 25 individui.
Si rifugia in gruppi fino a 50 individui all’interno di edifici. In inverno preferisce grotte ed altri ricoveri sotterranei. Forma vivai, osservati frequentemente nelle chiese.
Per quanto riguarda la riproduzione danno alla luce un piccolo alla volta tra giugno e luglio.
Ruolo Ecologico –
Il Plecotus macrobullaris fu inizialmente descritto come una nuova sottospecie nel 1965 da A. Kuzjakin, che la considerava una sottospecie del pipistrello Plecotus auritus. Il suo trinomen all’epoca era Plecotus auritus macrobullaris. Andreas Kiefer e Michael Veith descrissero un nuovo taxon, Plecotus alpinus, nel volume del 2001 della rivista Myotis, ma il nome fu reso disponibile solo nel 2002. Anche nel 2002, un altro gruppo di autori guidati da Friederike Spitzenberger descrisse la stessa specie sotto il nome Plecotus microdontus. L’analisi del DNA ha dimostrato che entrambe le “specie” erano sinonimi e, secondo il principio di priorità, a questa specie dovrebbe applicarsi il nome più antico. Tuttavia, nel 2003, è stato stabilito che sia P. alpinus che P. microdontus erano sinonimi del precedente taxon descritto da Kuzyakin nel 1965, che fu poi elevato allo status di specie come Plecotus macrobullaris.
Il nome della sua specie “macrobullaris” deriva dal greco antico “makrós” che significa “lungo” e dal latino “bulla” che significa “a forma di manopola”, forse con riferimento alla bulla uditiva.
Lo status di specie di P. macrobullaris è stato riconosciuto, per la prima volta, alle popolazioni alpine.
Simile per dimensioni e comportamento a P. auritus, essendo una specie riconosciuta di recente (2003), è poco conosciuta. Sembra tuttavia essere generalmente raro e con una distribuzione frammentata. Le colonie sono composte da pochi individui, meno di 50. Le analisi molecolari hanno confermato che le popolazioni delle diverse catene montuose sono geneticamente isolate.
Abita principalmente terreni montuosi e ripidi, fino a un massimo di 2.800 metri ma è noto che raggiunge il livello del mare in alcune località.
Nel 2015, è stato riferito che la specie contiene due distinti discendenze mitocondriali, che divergevano l’uno dall’altro oltre 1 milione di anni fa. Tuttavia, non è chiaro se i lignaggi siano distinti o meno sotto altri aspetti, e quindi se debbano essere ancora considerate o meno sottospecie distinte.
La sua dieta è composta quasi esclusivamente da lepidotteri notturni, catturati in volo sopra radure o pascoli, tra cui spiccano le specie della famiglia Noctuidae. Caccia in ambienti aperti come prati e praterie, compresi i prati alpini.
Dal punto di vista dello stato di conservazione, la IUCN Red List, considerato il vasto areale e nonostante la pressione umana verso i suoi rifugi usuali, classifica P.macrobullaris come specie a rischio minimo (Least Concern).
Guido Bissanti
Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Gordon Corbet, Denys Ovenden, 2012. Guida dei mammiferi d’Europa. Franco Muzzio Editore.
– John Woodward, Kim Dennis-Bryan, 2018. La grande enciclopedia degli animali. Gribaudo Editore.
Fonte foto:
– https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/6474843/original.jpeg