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Ipomoea cairica

Ipomoea cairica

L’ipomea del Cairo (Ipomoea cairica (L.) Sweet, 1826) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Convolvulaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Ordine Solanales,
Famiglia Convolvulaceae,
Genere Ipomoea,
Specie I. cairica.
È basionimo il termine:
– Convolvulus cairicus L..
Sono sinonimi i termini:
– Batatas cavanillesii (Roem. & Schult.) G.Don;
– Batatas pulchella (Roth) Bojer;
– Batatas senegalensis (Lam.) G.Don;
– Batatas venosa Bojer;
– Cleiemera guinensis Raf.;
– Convolvulus bellus Spreng.;
– Convolvulus cairicus L.;
– Convolvulus cavanillesii (Roem. & Schult.) Spreng.;
– Convolvulus digitatus Roxb.;
– Convolvulus heptaphyllus Willd.;
– Convolvulus longiflorus Heyne;
– Convolvulus longiflorus Heyne ex Steud.;
– Convolvulus lupulifolia Griff.;
– Convolvulus lymphaticus Vell.;
– Convolvulus mucronatus G.Forst.;
– Convolvulus paniculatus Náves;
– Convolvulus paniculatus Náves ex Fern.-Vill.;
– Convolvulus pendulus (R.Br.) Spreng.;
– Convolvulus quinquelobus Vahl;
– Convolvulus tenuifolius Buch.-Ham. ex Wall.;
– Convolvulus tuberculatus Desr.;
– Convolvulus venosus Wall.;
– Convolvulus vittatus Zipp.;
– Convolvulus vittatus Zipp. ex Span.;
– Exocroa egyptiaca Raf.;
– Ipomoea bouvetii Duchass. & Walp.;
– Ipomoea buaralap Montrouz.;
– Ipomoea cairica subsp. hederacea Hallier f.;
– Ipomoea cairica subsp. lineariloba (Hbd.) O.Deg. & van Ooststr.;
– Ipomoea cairica var. cairica;
– Ipomoea cairica var. gracillima (Collett & Hemsl.) C.Y.Wu;
– Ipomoea cairica var. hederacea Hallier fil.;
– Ipomoea cairica var. indica Hallier fil.;
– Ipomoea cairica var. lineariloba (Hillebr.) Deg. & Ooststr.;
– Ipomoea cairica var. obtusata Hoehne;
– Ipomoea cairica var. semine-glabro (Blatt. & Hallb.) Bhandari;
– Ipomoea cairica var. semineglabra (Blatt. & Hallb.) Bhandari;
– Ipomoea cairica var. uniflora (Meisn.) Hoehne;
– Ipomoea cavanillesii Roem. & Schult.;
– Ipomoea digitifolia Sweet;
– Ipomoea frutescens Choisy;
– Ipomoea funaria Larrañaga;
– Ipomoea gracillima (Collett & Hemsl.) Prain;
– Ipomoea jacquinii Regel;
– Ipomoea mendesii Welw.;
– Ipomoea palmata Forssk.;
– Ipomoea palmata var. gracillima Collett & Hemsl.;
– Ipomoea palmata var. indica (Hallier fil.) Rendle;
– Ipomoea palmata var. semine-glabro Blatt. & Hallb.;
– Ipomoea palmata var. semineglabra Blatt. & Hallb.;
– Ipomoea pendula R.Br.;
– Ipomoea pentaphylla Cav.;
– Ipomoea pulchella Roth;
– Ipomoea pulchella var. arachnosperma Hallier fil.;
– Ipomoea quinqueloba (Vahl) Willd.;
– Ipomoea quinqueloba Roem. & Schult.;
– Ipomoea rosea var. pluripartita Hassl.;
– Ipomoea senegalensi Lam.;
– Ipomoea senegalensis Lam.;
– Ipomoea stipulacea Jacq.;
– Ipomoea stipulacea f. pluriflora Jacq.;
– Ipomoea stipulacea f. pluriflora Meisn.;
– Ipomoea stipulacea f. uniflora Meisn.;
– Ipomoea stipulata Jacq.;
– Ipomoea tuberculata (Desr.) Roem. & Schult.;
– Ipomoea tuberculata Desr. ex Regel;
– Ipomoea tuberculata var. abbreviata Choisy;
– Ipomoea tuberculata var. lineariloba Hillebr.;
– Ipomoea tuberculata var. trichosperma Hillebr.;
– Ipomoea tuberculosa Desf.;
– Ipomoea turberculata (Desr.) Roem. & Schult.;
– Ipomoea vesiculosa P.Beauv.;
– Modesta tuberculata (Ker Gawl.) Raf..

Etimologia –
Il termine Ipomoea proviene dalle parole greche “ιψ” (ips), cioè verme e “ὁμοιος” (omoios), cioè simile, in riferimento al portamento volubile.
L’epiteto specifico cairica proviene dal latino “cairicus, a, um”, cioè de Il Cairo, dove la questa specie fu raccolta per la prima volta.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’ Ipomoea cairica è una pianta il cui esatto areale originario è incerto, anche se si ritiene provenga da un’area piuttosto ampia, che va da Capo Verde alla penisola arabica, comprendendo l’Africa settentrionale, l’Africa tropicale e il Mediterraneo.
Nel dettaglio è presente in Africa (Botswana, Capo Verde, Egitto, Eritrea, Etiopia, Kenya, Malawi, Mozambico, Somalia, Sudafrica, Swaziland, Zambia e Zimbabwe) e Asia (Cina meridionale, Filippine, Giappone, Giordania, India, Indonesia, Israele, Malaysia, Myanmar, Nepal, Pakistan, Papua Nuova Guinea, Sri Lanka, Taiwan, Thailandia, Vietnam e Yemen).
Il suo habitat è vario, ricoprendo muri, recinzioni o alberi, radure di boschi, sponde di laghi, praterie paludose, siepi, terreni incolti e coltivati, ad altitudini comprese tra 250 e 2250 m.

Descrizione –
L’ Ipomoea cairica è una pianta rampicante, erbacea, perenne, con radici bulbose e steli lunghi fino a 5 m, che col tempo tendono a lignificare alla base, radicanti ai nodi.
Le foglie sono picciolate con piccioli lunghi da 2 a 6 cm; sono alterne, palmate, di 4-9 cm di lunghezza, profondamente divise fino quasi alla base in 5 lobi da ovato-lanceolati a ellittici con margine intero o leggermente ondulato e apice mucronato, con le due coppie basali spesso a loro volta lobate, e lobo mediano lungo 4-5 cm e largo 2-2,5 cm.
Le infiorescenze si formano in posizione ascellare, su un peduncolo lungo 2-8 cm, portanti uno o più fiori ermafroditi riuniti in cime, su un pedicello lungo 0,5-2 cm, con sepali ovati di circa 0,5 cm di lunghezza, corolla imbutiforme rosa, porpora o porpora rossastro, raramente bianca, con centro porpora violaceo scuro, di 4-6 cm di lunghezza e 5-7 cm di diametro.
Si possono avere fioriture occasionali nel corso dei mesi, ma più abbondantemente dalla primavera all’estate.
I frutti sono delle capsule sub globose, lunghe circa 1 cm, a 2 celle e 4 valve.
All’interno di questi sono contenenti 4 semi (uno per ogni valva) di forma ovoidale, leggermente appiattiti, tomentosi, di colore da marrone scuro a nero, lunghi circa 0,5 cm, con margini provvisti di lunghi peli sericei.

Coltivazione –
L’Ipomoea cairica è una pianta rampicante perenne, sempreverde che si arrampica sul terreno o si attorciglia attorno ad altre piante per sostenersi.
La pianta viene raccolta principalmente allo stato selvatico come fonte locale di cibo, medicinali e fibre. Ci sono segnalazioni che occasionalmente viene coltivata come ortaggio.
Viene comunemente coltivata come pianta ornamentale, apprezzata soprattutto per i suoi attraenti fiori, dal viola-viola al bianco, e la capacità di formare rapidamente siepi verdi.
La pianta è comunemente coltivata come ornamentale e spesso è sfuggita alla coltivazione e si è stabilita allo stato selvatico. Si è diffuso quasi in tutti i tropici e i suoi steli rampicanti possono soffocare la vegetazione, alterando così gli ecosistemi e riducendo la biodiversità. Costituisce spesso anche una minaccia per i raccolti.
A causa della dispersione umana, oggi è presente nella maggior parte dei continenti come specie introdotta divenendo spesso una specie invasiva, come lungo la costa del Nuovo Galles del Sud. Così come negli Stati Uniti, dove è presente nelle Hawaii, in California, in tutti gli stati della costa del Golfo, nonché in Arkansas e Missouri.
La si ritrova anche in Brasile, dove viene utilizzata nella medicina tradizionale.
È fuggita alle coltivazioni per scopi ornamentali nei giardini diffondendosi nel sud-est dell’Australia.
È una specie vigorosa e di rapida crescita dalla copiosa fioritura che si protrae per gran parte dell’anno, coltivabile nelle regioni a clima tropicale, subtropicale e temperato caldo, dove può resistere a valori di temperatura fino a circa -4 °C, purché eccezionali e di breve durata, con perdita della parte aerea, altrove può essere coltivata come annuale. Richiede pieno sole e non è esigente riguardo al suolo, anche povero, roccioso o pietroso; particolarmente adatta a coprire velocemente recinzioni, scarpate o usata come tappezzante, va comunque tenuto presente nella sua collocazione che è una specie potenzialmente infestante.
Alcuni vivai vendono questa pianta come pianta ornamentale grazie ai suoi vistosi fiori viola e anche per la sua rapida crescita tale da coprire velocemente antiestetici recinti o muri. Può crescere come una pianta separata se spezzata durante il tentativo di rimozione. La pianta provoca sintomi respiratori se ingerita.
Si propaga per seme, preventivamente scarificato e mantenuto in acqua per due giorni, in terriccio sabbioso mantenuto umido alla temperatura di 22-24 °C, con tempi di germinazione di 1-3 settimane; si riproduce inoltre per propaggine e talea.
Si propaga facilmente tanto da essersi naturalizzata, come detto, in diverse aree tropicali e subtropicali comportandosi da infestante, coprendo vaste aree e soffocando la vegetazione nativa.

Usi e Tradizioni –
L’Ipomoea cairica è una pianta conosciuta con vari nomi comuni, tra cui si ripotrano i seguenti: Cairo morning-glory, coastal morning-glory, five-leaf morning-glory, ivy-leaved morning glory, mile-a-minute, mile-a-minute-vine, railroad-creeper, railway-creeper, railway glory (inglese); sitt el-hosn (arabo); wu zhao jin long (cinese); ipomée du Caire (francese); ipomea del Cairo (italiano); campainha, corda-de-viola, corriola, glória-da-manhã, ipoméia, jetirana, jitirana (portoghese – Brasile); bajuco, campanella, campanilla palmeada (spa- gnolo); palmwinde (tedesco).
L’amido estratto dalle radici veniva consumato cotto nel sud della Cina e in Polinesia in periodi di carestia; tutte le parti della pianta sono variamente utilizzate nelle medicine tradizionali delle diverse popolazioni.
La maggior parte delle parti della pianta sono commestibili, come le foglie, che vengono mangiate quando sono giovani. E le sue radici, che possono essere cotte prima di essere consumate. Gli Zulu usano la pianta in medicina, dove fanno una miscela con le sue foglie schiacciate e la bevono per curare eruzioni cutanee e febbre. In alcune zone si ritiene che la pianta abbia anche proprietà antibiotiche.
È necessario prestare una certa cautela quando si utilizza questa pianta per scopi alimentari, poiché alcuni rapporti affermano che contiene acido cianidrico che, in piccole quantità, è stato dimostrato che stimola la respirazione e migliora la digestione, si ritiene inoltre sia di beneficio nel trattamento del cancro. In eccesso, tuttavia, può causare insufficienza respiratoria e persino la morte.
I semi contengono un olio fisso non purgante contenente vari acidi gliceridi, quali: palmitico (8%), stearico (11%), arachidico (3%), behenico (1%), oleico (24%), linoleico (33%) e linolenico (5%).
I semi contengono, inoltre, un composto glicosidico giallo che ricorda la muricatina A e forse altre sostanze. Il composto glicosidico è probabilmente responsabile dell’azione purgante dei semi.
Tra gli altri usi si riportano quelli agroforestali.
La pianta può essere allevata su un traliccio ed è stata molto usata come schermo in questo modo.
Le fibre degli steli vengono trasformate in spugne e gli steli vengono usati come cordami.
Dal punto di vista ecologico, vista la sua diffusione e la capacità di invadere areali differenti non gode di alcuno status protetto.

Modalità di Preparazione –
L’Ipomoea cairica è una pianta che viene utilizzata e, in certi casi, coltivata sia per usi alimentari che medicinali, oltre che ornamentali o forestali.
Nell’uso commestibile si utilizzano i tuberi cotti; hanno un sapore amaro e si consiglia una certa cautela a causa delle segnalazioni sulla presenza di acido cianidrico.
I gambi vengono cotti; anche questi hanno un sapore amaro.
Le foglie vengono cotte e mangiate come verdura.
Le foglie vengono appassite al sole, poi cotte da sole o mescolate ad altre verdure come l’amaranto o i piselli. Viene aggiunto latte di cocco o pasta di arachidi e il tutto viene servito con un alimento base come il riso.
In campo medicinale l’intera pianta viene utilizzata per curare le infezioni esterne.
Le fibre degli steli assorbono l’umidità. Questo effetto assorbente e medicinale viene utilizzato per curare i disturbi degli occhi: tutta la pianta viene legata saldamente in un fascio, immersa in acqua, bollita e poi ritirata e ancora calda usata come spugna per lavare gli occhi.
Le foglie schiacciate si prendono in una bevanda per curare le eruzioni cutanee, specialmente se accompagnate da febbre.
I semi vengono usati come forte purgante.
In tutta la pianta sono stati rilevati steroidi e terpeni, senza altri principi attivi.
Nella pianta è stata riscontrata una notevole azione antibiotica, ma la sua presenza non è consistente.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/251017190/original.jpg

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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