Kogia sima
Kogia sima
Il cogia di Owen (Kogia sima Owen, 1866) è un cetaceo appartenente alla famiglia dei Physeteridae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Animalia,
Phylum Chordata,
Classe Mammalia,
Ordine Cetacea,
Sottordine Odontoceti,
Famiglia Physeteridae,
Genere Kogia,
Specie K. Sima.
È basionimo il termine:
– Physeter simus Owen, 1866.
È sono sinonimo il termine:
– Callignathus simus Gill, 1871.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Kogia sima è un cetaceo presente negli oceani tropicali e temperati di tutto il mondo, soprattutto in corrispondenza della piattaforma e della scarpata continentale.
Questa specie è presente nel Pacifico occidentale dal Giappone fino alla Tasmania e alla Nuova Zelanda, mentre in quello orientale l’areale si estende dalla Columbia Britannica al Cile centrale. Nell’oceano Indiano è stato segnalato nelle acque di Oman, Sri Lanka, India, Thailandia, Indonesia (Timor), Australia occidentale e Sudafrica. Nell’Atlantico la specie è rinvenibile dalla Virginia al Brasile meridionale nella parte occidentale e dall’Italia (mar Mediterraneo) al Sudafrica in quella orientale.
Il suo habitat marino prediletto è quello di acque profonde ma la maggior parte delle informazioni in nostro possesso deriva dall’esame degli individui spiaggiati. La profondità delle immersioni può variare da un luogo all’altro: durante uno studio nelle acque delle Bahamas la profondità media delle immersioni è risultata essere di 250 m, mentre nelle acque più profonde attorno alle Hawaii questi animali scendono in media a circa 1500 m.
È possibile che questa specie prediliga le scarpate continentali in quanto in questo tipo di habitat potrebbe radunare i calamari contro la parete o perché in tali aree si verifica il fenomeno dell’upwelling, che l’animale può sfruttare per risparmiare energie durante la caccia. Gli esemplari più giovani potrebbero inoltre radunarsi in acque più basse e gli adulti in quelle più profonde; la scarpata continentale intorno al Sudafrica potrebbe costituire un terreno di riproduzione.
Descrizione –
Il Kogia sima è un cetaceo che misura 2-2,7 m di lunghezza per 136-272 kg di peso e non presenta dimorfismo sessuale.
Alla nascita misura circa 1 m di lunghezza e pesa 14 kg. Si ritiene che i maschi raggiungano le dimensioni massime all’età di 15 anni e le femmine a quella di 13.
La sua colorazione è grigio scuro o grigio-bluastro, con il lato inferiore di un grigio più chiaro e un segno chiaro, a forma di mezzaluna, tra l’occhio e la pinna pettorale, talvolta denominata «falsa branchia», caratteristica del genere cui appartiene. Alcuni individui presentano una seconda falsa branchia che crea una sorta di anello chiaro che circonda una macchia più scura. La specie possiede inoltre una pinna dorsale pronunciata, posta vicino al centro del dorso, e due o più solchi sulla gola. La pinna dorsale è più alta e più vicina alla testa di quella del Kogia breviceps, inoltre il profilo del dorso è appiattito.
Ha la narice sinistra notevolmente più grande della destra e un organo dello spermaceti nella testa. Il cervello pesa circa 0,5 kg. Gli occhi sono adattati a condizioni di luce scarsa.
Questo cetaceo possiede da 14 a 24 denti, raramente 26, sulla mascella inferiore, leggermente incurvati all’indietro e privi di smalto. In alcuni esemplari si possono trovare fino a 6 denti sulla mascella superiore, caso unico nei Fiseteridi moderni.
Una caratteristica peculiare è la presenza di una sacca situata nella parte bassa dell’intestino crasso, vicino all’ano, piena di un denso fluido marrone-rossastro simile allo sciroppo di cioccolato, che viene rilasciato quando l’animale è stressato.
Inoltre ha da 50 a 57 vertebre – 7 vertebre cervicali, 12-14 vertebre toraciche e 29 o 35-37 vertebre lombari. La variazione del numero può essere dovuta alla perdita di ossa durante la preparazione degli esemplari museali o a semplice variabilità individuale.
Infine per quanto riguarda i suoni emessi, questi cetacei non fischiano, ma producono dei click ad alta frequenza in banda stretta. Questi click ricordano più quelli emessi da alcune specie di delfini e focene, come il Lagenorhynchus cruciger, il Cephalorhynchus hectori, il Cephalorhynchus eutropia, il Cephalorhynchus commersonii, il Phocoena phocoena e il Phocoenoides dalli.
Le frequenze di picco dei cogia sono generalmente inferiori ai 130 kHz.
Biologia –
Il Kogia sima raggiunge la maturità sessuale quando un individuo misura 2-2,2 m di lunghezza e viene raggiunta a 2-3 anni nei maschi e a 5 nelle femmine.
Si conoscono poche informazioni sulla riproduzione di questa specie. È probabile che il processo di accoppiamento sia simile a quello degli altri cetacei: quando sia le femmine che i maschi si allineano pancia a pancia, il maschio inserisce il pene nel canale genitale della femmina e la fecondazione avviene internamente. Il periodo di gestazione è di 9,5 mesi e la durata della stagione del parto sembra durare almeno 5 o 6 mesi. Sembra che ci sia almeno un picco di parti durante i mesi estivi. Frequenti osservazioni di femmine gravide accompagnate da piccoli non svezzati suggeriscono un ciclo riproduttivo annuale con un neonato all’anno.
I piccoli in genere iniziano a mangiare cibo solido una volta raggiunta una dimensione di circa 1,35 m, sebbene non siano completamente svezzati finché non raggiungono circa 1,5 m. I piccoli generalmente iniziano a mangiare cibo solido intorno ai 6 mesi e le madri smettono di allattare dopo circa 18-20 mesi.
Ruolo Ecologico –
Il Kogia sima è un cetaceo che abita gli oceani temperati e tropicali di tutto il mondo, in particolare in prossimità delle piattaforme e dei margini continentali.
Venne descritto per la prima volta dal biologo Richard Owen nel 1866 sulla base di illustrazioni realizzate dal naturalista Sir Walter Elliot, ma è stato considerato come un sinonimo del Kogia breviceps dal 1878 al 1998.
Questo cetaceo è un predatore che si nutre per «risucchio» soprattutto di calamari e vive in piccoli branchi di 1-4 esemplari. A sua volta viene predato dalle orche (Orcinus orca) e dagli squali di maggiori dimensioni, come lo squalo bianco (Carcharodon carcharias). Quando è spaventato, può emettere dall’ano un fluido bruno-rossastro, in maniera simile ad un calamaro. La maggior parte di quel che sappiamo su questa specie si deve all’esame degli esemplari spiaggiati, dal momento che gli avvistamenti in mare sono rari. Molti di questi animali spiaggiati muoiono per infezioni parassitarie o per insufficienza cardiaca.
Gli stomaci degli esemplari spiaggiati contengono soprattutto calamari e, in numero minore, pesci abissali (delle zone mesopelagica e batipelagica) e crostacei. Tuttavia, i crostacei costituiscono una parte considerevole – fino al 15% – della dieta dei cogia delle Hawaii. Il contenuto stomacale degli esemplari spiaggiati nelle varie regioni del globo indica una preferenza per i calamari delle famiglie degli Istioteutidi e dei Cranchiidi, in particolar modo per Histioteuthis reversa e Taonius.
Tra i predatori vi sono l’orca (Orcinus orca) e gli squali. Resti attribuiti a questa specie sono stati rinvenuti nello stomaco degli squali bianchi (Carcharodon carcharias) e le infestazioni del cestode Phyllobothrium delphini rinvenute in alcuni esemplari spiaggiati indicano che erano stati attaccati dagli squali, dal momento che questa specie di cestode matura proprio in questi ultimi animali.
Il Kogia sima compete con altri cetacei che si nutrono di calamari, come gli zifidi, e occupa la stessa nicchia ecologica del cogia di de Blainville nelle zone dove gli areali delle due specie si sovrappongono, anche se quest’ultimo è in grado di alimentarsi in acque più profonde e si nutre di una gamma più ampia di prede di maggiori dimensioni.
Questo cetaceo viene cacciato su piccola scala in Indonesia, Giappone, Sri Lanka e Piccole Antille per la sua carne, che viene consumata o utilizzata come esca per catturare altri animali. Una minaccia ben più grave è costituita dall’ingestione di plastica e dall’intrappolamento nelle reti da pesca, sebbene non sia stato ancora determinato a che livello la popolazione sia minacciata da questo. L’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) considera attualmente il suo stato di conservazione «insufficientemente conosciuto» (Data Deficient), ma è probabile che vada incluso tra le «specie a rischio minimo» (Least Concern).
È protetto dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES) e dall’Accordo sulla conservazione dei cetacei nel mar Nero, mar Mediterraneo e aree atlantiche contigue. La specie figura inoltre nel Protocollo d’intesa sulla conservazione del lamantino e dei piccoli cetacei dell’Africa occidentale e della Macaronesia (West African Aquatic Mammals Memorandum of Understanding) e nel Protocollo d’intesa sulla conservazione dei cetacei delle isole del Pacifico (Pacific Islands Cetaceans Memorandum of Understanding).
Inoltre non è mai stata effettuata una stima complessiva della popolazione e i censimenti realizzati riguardano solamente aree limitate; inoltre, data la difficoltà di distinguere il cogia di Owen da quello di de Blainville, le stime valutate riguardano il numero totale di entrambe le specie. Nell’Atlantico settentrionale le stime indicano la presenza di circa 3.785 individui e nel Pacifico orientale di circa 11.200.
Guido Bissanti
Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Louisy P., 2016. Guida all’identificazione dei pesci marini d’Europa e del Mediterraneo. Il Castello Editore, Milano.
– Nikiforos G., 2008. Fauna del Mediterraneo. Giunti Editore, Firenze.
Fonte foto:
– https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/289877131/original.jpg
– https://www.researchgate.net/figure/Dwarf-sperm-whale-Kogia-sima-Illustration-by-Martin-Camm_fig1_267306662