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Stenella coeruleoalba

Stenella coeruleoalba

La stenella striata (Stenella coeruleoalba, Meyen 1833) è un cetaceo appartenente alla famiglia dei Delphinidae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Animalia,
Phylum Chordata,
Subphylum Vertebrata,
Classe Mammalia,
Superordine Cetartiodactyla,
Ordine Cetacea,
Sottordine Odontoceti,
Famiglia Delphinidae,
Genere Stenella,
Specie S. coeruleoalba.
È basionimo il termine:
– Delphinus coeruleoalbus Meyen, 1833.
Sono sinonimi i termini:
– Clymene burmeisteri (Malm, 1871);
– Clymene dorides Gray, 1866;
– Clymene euphrosyne Gray, 1866;
– Clymenia aesthenops Dall, 1874;
– Clymenia burmeisteri Malm, 1871;
– Clymenia crotaphisca Dall, 1874;
– Clymenia crotaphiscus Gray, 1871;
– Clymenia dorides Gray, 1868;
– Clymenia esthenops Gray, 1871;
– Clymenia euphrosyne Gray, 1868;
– Clymenia euphrosynoides Gray, 1868;
– Clymenia novaezelandiae Hector, 1873;
– Clymenia styx Gray, 1868;
– Delphinus amphitriteus Philippi, 1893;
– Delphinus asthenops Cope, 1865;
– Delphinus crotaphiscus Cope, 1865;
– Delphinus delphis subsp. mediterranea Nobre, 1900;
– Delphinus euphrosyne Gray, 1846;
– Delphinus holbolli Eschricht, 1847;
– Delphinus holbollii Nilsson, 1847;
– Delphinus lateralis Peale, 1848;
– Delphinus marginatus Desmarest, 1856;
– Delphinus mediterraneus Loche, 1860;
– Delphinus styx Gray, 1846;
– Delphinus tethyos Gervais, 1853;
– Lagenorhynchus caeruleoalbus Gray, 1850;
– Lagenorhynchus coeruleoalbus Meyen, 1833;
– Lagenorhynchus lateralis Cassin, 1858;
– Lagenorrhynchus caeruleoalbus Burmeister, 1867;
– Orca tethyos Gerrard, 1865;
– Prodelphinus amphitriteus True, 1903;
– Prodelphinus burmeisteri Trouessart, 1904;
– Prodelphinus caeruleoalbus (Meyen, 1833);
– Prodelphinus coeruleoalbus True, 1889;
– Prodelphinus coeruleoalbus subsp. euphrosyne Bobrinski, 1944;
– Prodelphinus crotaphiscus Trouessart, 1898;
– Prodelphinus doreides Trouessart, 1898;
– Prodelphinus euphrosine Trouessart, 1898;
– Prodelphinus euphrosinoides Trouessart, 1898;
– Prodelphinus euphrosyne Flower, 1885;
– Prodelphinus lateralis True, 1889;
– Prodelphinus marginatus Desmarest, 1856;
– Stenella aesthenops (Cope, 1865);
– Stenella asthenops (Cope, 1865);
– Stenella caeruleoalba Scheffer & Rice, 1963;
– Stenella caeruleoalbus Tomilin, 1957;
– Stenella caeruleoalbus subsp. caeruleoalbus;
– Stenella caeruleoalbus subsp. euphrosyne Tomilin, 1957;
– Stenella crotaphiscus (Cope, 1865);
– Stenella euphrosyne (Gray, 1846);
– Stenella styx (Gray, 1846);
– Tursio dorcides Gray, 1866.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Stenella coeruleoalba è un cetaceo odontoceto che si trova in abbondanza nel nord Atlantico, fino a Groenlandia, Islanda, isole Isole Fær Øer e Danimarca, nel mar Mediterraneo, nel Golfo del Messico, nell’Oceano Indiano, dall’Australia all’Africa meridionale e nel Pacifico dal Giappone alle coste degli Stati Uniti.
Il loro habitat marino è quello pelagico, in acque temperate e tropicali di praticamente tutti gli oceani dove possono vivere in acque la cui temperatura varia dai 10 ai 26 °C, sebbene il loro optimum sia intorno ai 18-22 gradi.
Questi cetacei sono abbastanza comuni in tutto il loro areale, sebbene esistano delle aree con una bassa densità di popolazione. Nel Pacifico orientale il loro areale si sovrappone con quelli della Stenella longirostris e della Stenella attenuata, sebbene tendano ad essere più numerose nelle aree in cui le due specie sopra citate sono meno abbondanti. Nel Mediterraneo vivono in acque la cui profondità supera i 100 m.
Alcune popolazioni compiono delle migrazioni che, soprattutto nel Pacifico orientale, sembrano seguire i movimenti delle correnti calde oceaniche. Nei mesi autunnali si avvicinano alla costa e in inverno scendono più a sud. In estate compiono il percorso inverso, nuotando però nelle acque più profonde e aperte.
Nel mare Mediterraneo, quando la temperatura del bacino meridionale cresce, questi cetacei si spostano verso la parte settentrionale. In questo mare sono state osservate anche delle migrazioni nictemerali: di sera i delfini si avvicinano alla costa per cacciare, mentre di mattina tornano in mare aperto.

Descrizione –
La Stenella coeruleoalba ha un corpo è affusolato e snello, per assicurare una maggiore idrodinamicità.
Gli adulti sono lunghi da 180 a 256 cm, le femmine raggiungono dimensioni minori. Alla nascita misurano da 80 cm ad 1 m.
Gli esemplari che vivono nel Mediterraneo sono più piccoli. Il peso varia tra 100 a 165 kg. Non è noto il peso alla nascita.
Inoltre sono state osservate delle piccole differenze nella taglia degli individui delle popolazioni che vivono nell’Atlantico nord-orientale e nel Mediterraneo nord-occidentale e sud-occidentale. In genere gli animali che vivono nel Mediterraneo meridionale sono più grandi di quelli che vivono nel bacino settentrionale. Questo suggerisce l’esistenza di un certo grado di variabilità genetica tra le varie popolazioni.
Ha una colorazione bianca sul ventre, grigia sui fianchi e blu sul dorso. I fianchi sono attraversati da striature longitudinali che partono dall’orecchio e raggiungono l’ano. Altre striature partono dall’occhio e raggiungono le pinne pettorali. Un’ulteriore striscia, variabile per forma e dimensioni, simile a una fiamma e di colore bianco, si estende dai fianchi fino alla base della pinna dorsale.
Ha un rostro, costituito dall’allungamento di mascella e mandibola, lungo e sottile, ben evidente.
La pinna dorsale è arcuata e piccola e si trova circa a metà del corpo.
Le pinne pettorali sono affusolate. La pinna caudale è sottile e divisa in due lobi da un setto molto evidente.
Come in tutti i Cetacei, la pinna caudale e la pinna dorsale sono prive di ossa e sono costituite da tessuto connettivo, mentre le pinne pettorali sono costituite da ossa omologhe a quelle degli altri tetrapodi.
La fronte è nettamente separata dal rostro con una parte piuttosto pronunciata.
I denti, presenti in numero di 50 sia sulla mascella sia sulla mandibola, sono corti e conici, del diametro di circa 3 mm e leggermente ricurvi.
Sulla sommità del capo è presente lo sfiatatoio, attraverso cui questo delfino espelle l’aria respirata e la cui apertura e chiusura è dovuta a muscolatura volontaria. Quando lo sfiatatoio è aperto, è possibile osservare il setto nasale.
Al pari degli altri Cetacei, sono prive di peli.
In generale è un delfino facilmente riconoscibile anche a grandi distanze per gli spruzzi causati dai suoi numerosi e spettacolari salti. La colorazione dei fianchi lo rende distinguibile dalle altre specie di delfini, anche se spesso viene confusa col Delphinus delphis. Nuota spesso nell’onda di prua di navi e barche ed è il delfino più frequentemente avvistato nel Santuario dei Cetacei, un tratto di mare compreso tra Liguria, Sardegna settentrionale e Francia meridionale.

Biologia –
La riproduzione della Stenella coeruleoalba è stata studiata nelle acque del Mediterraneo occidentale; si è visto che le nascite avvengono in settembre-ottobre, per sfruttare il periodo dell’anno in cui le acque non sono ancora fredde e la disponibilità di cibo è elevata. Questa sincronia aiuta le femmine a superare l’elevato dispendio energetico dell’allattamento.
Anche gli accoppiamenti avvengono tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, e la gestazione dura circa un anno, al termine del quale nasce un neonato che misura circa 95 cm di corporatura.
Come il resto dei cetacei, hanno un solo figlio per nascita.
I maschi raggiungono la maturità sessuale tra i 7 ed i 15 anni, le femmine tra i 5 ed i 13.
L’accoppiamento avviene in inverno e all’inizio dell’estate nelle popolazioni del Pacifico, mentre avviene in autunno in quelle mediterranee.
La gestazione dura 12 mesi e l’intervallo tra una gestazione e l’altra è di circa 4 anni. Lo svezzamento dura circa 16 mesi.
La nascita e i primi mesi di allattamento sono momenti apparentemente critici nella vita di questi delfini, con un tasso di mortalità durante questo periodo relativamente alto. Ciò spiega la relativa abbondanza di larve e giovani cuccioli che vengono ritrovati morti sulle spiagge durante l’autunno e l’inizio dell’inverno.
Inoltre l’indice di presenza tra i sessi è leggermente favorevole per i maschi durante i primi anni di vita (1,11 maschi / 1 femmina), ma poiché la mortalità in essi è più elevata che nelle femmine, la proporzione di individui di ciascun sesso si livella nella fase adulta. In generale, maschi e femmine adulti, insieme ai piccoli che dipendono da loro, formano gruppi riproduttivi che riuniscono solitamente molti individui, mentre gli esemplari giovani, ma che non necessitano più di attenzioni materne, si separano dal resto, formando piccoli raggruppamenti.

Ruolo Ecologico –
La Stenella coeruleoalba vive in acque temperate o tropicali al largo. Si trova in abbondanza negli oceani Atlantico settentrionale e meridionale, compreso il Mediterraneo (avvistamenti e spiaggiamenti sono stati segnalati piuttosto recentemente nel Mar di Marmara) e nel Golfo del Messico, nell’Oceano Indiano e nell’Oceano Pacifico. Grosso modo occupa un intervallo che va dai 40 °N ai 30 °S.
Questo cetaceo è stato trovato a temperature dell’acqua comprese tra 10 e 26 °C, sebbene l’intervallo standard sia 18-22 °C.
Nel Pacifico occidentale, dove la specie è stata ampiamente studiata, è stato identificato un modello migratorio distintivo. In altri settori ciò non è avvenuto.
Il delfino sembra essere comune in tutte le aree del suo areale, anche se potrebbe non essere continuo; esistono aree a bassa densità di popolazione. La popolazione totale supera i due milioni. La documentazione su individui più meridionali riguarda un individuo spiaggiato vicino a Dunedin, nel sud della Nuova Zelanda, nel 2017.
Questo cetaceo si nutre di calamari e piccoli pesci e per cacciare può spingersi fino alla profondità di 200 m. È capace di compiere spettacolari salti fuori dall’acqua e, al pari del tursiope (Tursiops truncatus), è uno dei delfini più studiati e più conosciuti.
Le popolazioni che vivono in Mediterraneo si nutrono prevalentemente di Cefalopodi, soprattutto Albraliopsis pfefferi, Onychoteuthis banksii, totani (Todarodes sagittatus) e Brachioteuthis riisei, mentre quelle oceaniche si nutrono di pesci appartenenti alla famiglia Myctophidae, la maggior parte dei quali presentano degli organi bioluminescenti e hanno una lunghezza compresa tra 60 e 300 mm.
In Sudafrica e in Giappone i delfini si spingono per cacciare fino alla profondità di 700 m.
Spesso, nelle acque del Pacifico orientale nuotano insieme ai tonni per cooperare nella pesca.
Questa specie, generalmente, vive in branchi, chiamati “scuole”, che possono variare nel numero di esemplari e nella composizione. Nelle acque al largo delle coste giapponesi sono stati identificati branchi composti da poco meno di 500 esemplari, anche se possono esistere scuole costituite da migliaia di unità. Generalmente però il numero medio di esemplari in una scuola non supera i 100 individui.
Le scuole di individui presenti nell’Atlantico settentrionale sono composte da 10-30 esemplari e solo raramente raggiungono le 100 unità.
Nel Pacifico occidentale le scuole sono state suddivise in tre tipi diversi a seconda dei comportamenti riproduttivi:
scuole giovanili: composte da individui giovani;
scuole adulte: composte da individui adulti;
scuole miste: composte da individui adulti con i loro cuccioli.
Le scuole adulte e quelle miste vengono suddivise in riproduttive e non-riproduttive; i cuccioli rimangono con gli adulti per circa 2-3 anni dopo lo svezzamento e poi si uniscono alle scuole giovanili. Poco prima del raggiungimento della maturità sessuale le femmine si riuniscono alle scuole adulte non-riproduttive, mentre i maschi sessualmente maturi si uniscono alle scuole riproduttive, in cui convergono anche le femmine mature. I maschi, dopo l’accoppiamento, possono lasciare queste scuole e unirsi alle scuole miste non riproduttive.
Questo cetaceo presenta, inoltre, una serie di comportamenti di superficie il cui significato non è ancora ben chiaro, come:
– nuotare facendosi trasportare dall’onda di prua delle imbarcazioni o dalle onde create dalle balene;
– saltare completamente fuori dall’acqua;
– saltare fuori dall’acqua durante il nuoto veloce;
– “camminare” all’indietro sulla superficie dell’acqua facendo perno sulla pinna caudale;
– sbattere la pinna caudale contro la superficie dell’acqua;
– sbattere le pinne pettorali sulla superficie dell’acqua.
Questi delfini sono, inoltre, in grado di raggiungere la velocità di circa 37 km/h.
Per quanto riguarda i loro segnali acustici, si sa ancora poco sul comportamento di questi delfini.
Producono dei suoni di frequenza compresa tra i 50 e i 150 kHz, detti click, che sono utilizzati per l’ecolocalizzazione e quindi per la caccia. Sono in grado di emettere delle serie prolungate di click, detti burst, che al nostro orecchio appaiono simili a miagolii.
Accanto a questi suoni, sono in grado di produrre anche dei fischi, di frequenza più bassa, circa 20 kHz, utilizzati per la comunicazione intraspecifica e che possono essere uditi anche a distanze molto elevate. L’attività acustica degli individui sembra essere maggiore di notte, in accordo col comportamento alimentare di questi cetacei.
In riferimento allo stato di conservazione, ad oggi, non vi sono dati certi che attestino che le popolazioni siano in declino.
Tuttavia i principali pericoli che minacciano questi delfini sono:
Caccia: in Giappone questi cetacei come altri, vengono cacciati a scopi alimentari, in quelle che vengono considerate delle vere e proprie mattanze, spesso deprecate dall’opinione pubblica occidentale. Negli anni che vanno dal 1942 al 1960 sono stati cacciati da 13.000 a 22.000 delfini, la maggior parte dei quali appartenevano alla Stenella coeruleoalba. Negli anni successivi il numero degli esemplari cacciati è diminuito considerevolmente, fino ad arrivare a meno di 1000 esemplari cacciati negli anni ottanta.
Nel Mediterraneo la caccia è vietata, sebbene in alcune zone venga praticata illegalmente a scopi alimentari. In Spagna venivano cacciati per essere usati come esche nelle trappole per la cattura dei gamberi.
Inquinamento: Alte concentrazioni di metalli pesanti, DDT e PCB, possono influire sulle capacità riproduttive di questi mammiferi. I PBC portano alla formazione di cisti all’interno degli ovari delle femmine, impedendone l’ovulazione.
Pesca: Spesso i delfini rimangono accidentalmente intrappolati nelle reti da pesca, morendo per annegamento poiché sono impossibilitati a risalire in superficie per respirare.
La pesca incontrollata dei calamari e di pesci di cui si nutrono anche questi delfini può portare ad un declino delle popolazioni di questa specie a causa della riduzione della disponibilità di prede.
Morbillivirus: Negli anni novanta, le popolazioni mediterranee di stenelle sono state decimate a causa di un’infezione epizootica di Morbillivirus. Si pensa che questa epidemia sia stata favorita dall’indebolimento del sistema immunitario dei cetacei dovuto all’alta concentrazione di PCB riscontrata nei loro tessuti.
Le popolazioni della stenella striata del Pacifico tropicale orientale e del Mediterraneo sono elencate nell’Appendice II della Convenzione sulla conservazione delle specie migratrici degli animali selvatici (CMS), poiché hanno uno stato di conservazione sfavorevole o trarrebbero notevoli benefici dalla cooperazione internazionale.
Questo delfino viene classificato come vulnerabile nella Lista Rossa IUCN a causa della riduzione del 30% della sua sottopopolazione nelle ultime tre generazioni. Questi delfini potrebbero anche essere una specie indicatore per il monitoraggio a lungo termine dell’accumulo di metalli pesanti nell’ambiente marino a causa della loro importanza nella rete alimentare pelagica del Giappone e della loro capacità di vivere per molti anni.
Inoltre, la S. coeruleoalba rientra nell’ambito di applicazione dell’Accordo sulla conservazione dei piccoli cetacei del Mar Baltico, dell’Atlantico nordorientale, dei mari d’Irlanda e del Mare del Nord (ASCOBANS), dell’Accordo sulla conservazione dei cetacei nel Mar Nero, nel Mar Mediterraneo e dell’area atlantica contigua (ACCOBAMS), il memorandum d’intesa per la conservazione dei cetacei e dei loro habitat nella regione delle isole del Pacifico (MOU sui cetacei del Pacifico) e il memorandum d’intesa relativo alla conservazione dei lamantini e dei piccoli cetacei dell’Africa occidentale e della Macaronesia (MoU sui mammiferi acquatici dell’Africa occidentale)
Gli sforzi di conservazione sono mirati anche al fatto che le linee di navi intraprendano un nuovo percorso verso la loro destinazione, come le compagnie di crociera, nonché una ridotta interazione umana da vicino. Anche nutrire i delfini è diventato un problema e ha portato a cambiamenti comportamentali. Questo è stato anche suggerito come un altro motivo per gli eventi di mortalità.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, la Facilidad Global de Información sobre Biodiversidad.
– Gordon Corbet, Denys Ovenden, 2012. Guida dei mammiferi d’Europa. Franco Muzzio Editore.
– John Woodward, Kim Dennis-Bryan, 2018. La grande enciclopedia degli animali. Gribaudo Editore.

Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/255464615/original.jpg
https://www.raalg.pt/en/especie/golfinho-riscado




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