Ricadute patrimoniali degli incendi sui cittadini
Ricadute patrimoniali degli incendi sui cittadini
Come ogni anno, con dati che purtroppo sono tristemente in aggiornamento, gli incendi estivi distruggono e deturpano interi ecosistemi e proprietà private.
Secondo i dati ISPRA, aggiornati ai primi giorni del mese di agosto 2023, nell’anno corrente è aumentata l’estensione delle aree percorse da grandi incendi boschivi in Italia, con oltre 59.000 Ha, di cui oltre 9400 Ha di ecosistemi forestali.
Gli ecosistemi forestali maggiormente coinvolti risultano in gran parte porzioni di macchia mediterranea e boschi di leccio (63%) e superfici ricoperte da boschi e rimboschimenti di conifere (20%). Il 93% delle aree bruciate risultano essere in Sicilia (75%) e in Calabria (18%). La provincia di Palermo risulta la più colpita (oltre 15500 ettari, di cui il 20% foreste), a seguire la provincia di Reggio Calabria (8500 ettari, il 18% di foreste), la provincia di Messina (5200 ettari, il 19% di foreste) e la provincia di Siracusa (4200 ettari, il 24% foreste).
In crescita anche il numero di aree naturali protette con ecosistemi forestali percorsi da incendio: quelle maggiormente colpite sono in provincia di Palermo (7), in provincia di Siracusa (1), in provincia di Messina (1) ed in provincia dell’Aquila, e così via.
Questo dato, che di per sé è drammatico e su cui vanno prese urgenti e decise risoluzioni, va collegato, ovviamente, ad una indecifrabile perdita di biodiversità che va a decremento non solo degli ecosistemi naturali e delle proprietà private ma anche nei riguardi degli abitanti di questi territori.
Orbene, nonostante la natura e gli animali (tutti) siano considerati spesso uno spettacolo, qualcosa da osservare come un “mondo altro” esterno alla nostra vita umana, è importante sottolineare l’interdipendenza esistente tra tutte le specie, compresa quella che rappresentiamo, cioè quella umana.
È dimostrato, infatti, che «la perdita di biodiversità contribuisce all’insicurezza alimentare ed energetica, aumenta la vulnerabilità ai disastri naturali, diminuisce il livello della salute all’interno della società, riduce la disponibilità e la qualità delle risorse idriche e impoverisce le tradizioni culturali». Più è rispettata la biodiversità di un ambiente – e quindi meno interventi manipolatori ci sono – migliore è la qualità della vita di quella particolare comunità che abita quel territorio.
Per questo motivo l’erosione del patrimonio della biodiversità, a cui va ad aggiungersi quello delle singole proprietà private di chi vive, a volte anche coraggiosamente, all’interno di questi ecosistemi o che, comunque, interferisce con la salute globale dei cittadini, non può più essere affrontato in termini semplicistici e senza ricadute di ordine giuridico e politico.
Con l’avanzare degli incendi, anno dopo anno, al di là delle cause, forse fin troppo chiare ma su cui dovranno fare il loro corretto e doveroso lavoro le competenti Procure della Repubblica, è opportuno che vengano prese le dovute azioni e contromisure.
Tra l’altro, nel panorama europeo, l’Italia è il Paese che in assoluto presenta il più alto numero di specie: ospitando circa la metà delle specie vegetali e circa un terzo di tutte le specie animali attualmente presenti in Europa.
Questo ci obbliga, come popolazione, ad assumere una serie di responsabilità e decisioni.
Innanzitutto servono sicuramente pene esemplari contro i criminali incendiari (la parola piromani è fuori luogo).
Pene che contemplino una serie di provvedimenti, quali ad esempio:
– il sequestro o la confisca dei beni (in funzione di come si configura l’organizzazione del reato);
– reclusioni severissime;
– taglie cospicue per chi fornisce informazioni utili (e probanti), anche per spezzare l’alone di omertà che spesso aleggia in certi ambienti.
Ovviamente non possiamo fermarci a leggi o norme in materia, serve un intervento serio che coinvolga, una volta per tutte, un piano di riqualificazione e di gestione delle aree forestali e naturali; un coinvolgimento utile degli agricoltori ma anche di chi ha semplicemente in possesso dei terreni.
Gli incendi ci tolgono natura, biodiversità, proprietà e li tolgono soprattutto alle future generazioni.
Ci sottraggono biodiversità utile per promuovere l’agroecologia e l’etica sociale ed ambientale che essa contiene; ci tolgono terreni e giovani, costretti ad andare altrove. Questo è un attacco alla Sicilia, alla Sardegna, alla Calabria e a tanti altri territori e alla loro millenaria dignità, che è più forte e più grande della mafia e/o di qualunque atto malavitoso.
Bisogna elaborare, ovviamente, una serie di azioni che coinvolgano tutti: agricoltori, proprietari terrieri, cittadini, istituzioni e, ovviamente, il Governo.
Ma non basta, bisogna cambiare, come si suol dire, paradigma di ragionamento.
Innanzitutto, come è oramai noto, la biodiversità è un patrimonio, non solo in termini astrattamente naturalistico ma concretamente economico.
Secondo il recente rapporto dell’UNEP, denominato dead planet, living planet, pubblicato nel 2010, la biodiversità e gli ecosistemi forniscono agli esseri umani servizi per un valore che si può stimare in 72 mila miliardi di dollari ogni anno. Secondo la Banca mondiale, nello stesso anno il PIL globale non andava oltre i 64,7 mila miliardi. Insomma, la natura batte l’uomo.
Se traduciamo tutto questo nei relativi valori economici delle regioni più colpite d’Italia comprendiamo che cosa stanno causando gli incendi sulle tasche di ogni singolo cittadino, oltre le perdite delle proprietà private danneggiate.
In tal senso è opportuno comprendere, quindi che, contro il danno economico e la diminuzione del livello della salute all’interno della società, della disponibilità e qualità delle risorse idriche e delle tradizioni culturali che vengono provocati dalla perdita di biodiversità, i cittadini non hanno solo il dovere di concertare azioni e provvedimenti di ordine politico e giuridico ma anche il diritto di promuovere procedimenti a loro tutela.
Uno di questi è la cosiddetta Class Action (azione collettiva).
Questa azione collettiva è uno strumento giuridico processuale per la tutela dagli illeciti pluri-offensivi in campo ambientale, tra questi le immissioni intollerabili, introdotto con la legge 12 aprile 2019, n. 31, che consentirà ad una pluralità o addirittura moltitudine di soggetti che siano portatori di diritti omogenei – in altri termini, coloro che abbiano subito uno stesso tipo di danno da atti o comportamenti dello stesso soggetto – di far valere il diritto al risarcimento del danno in un unico processo.
Oggi la Class Action, aggiornata con gli ultimi profili giuridici, è applicabile ad ogni tipologia di danno derivante da illecito, nel campo della responsabilità contrattuale, precontrattuale, extracontrattuale. In quest’ultima categoria rientrano certamente i danni alla salute o ai loro beni che i singoli subiscono in conseguenza della compromissione dell’ambiente e, tra questi, anche quelli da immissioni.
Senza entrare troppo nel profilo giuridico della questione, che lasciamo agli approfondimenti di merito, il danno ambientale di natura pubblica costituisce una speciale categoria di danno, disciplinato da norme speciali, nel senso che sono diverse da quelle generali del nostro ordinamento; in primis perché per la normativa pubblica prevede come primo step il ripristino, mediante bonifica, del sito danneggiato, mentre per le norme generali il risarcimento può avvenire alternativamente in forma specifica ovvero per equivalente monetario.
In poche parole con la nuova Class Action il nostro ordinamento ha messo a disposizione dei cittadini uno strumento con il quale poter reagire e tutelare i propri diritti a fronte di comportamenti illeciti e plurioffensivi; uno strumento di portata generale, ossia non più legato come quello attuale all’ambiente consumeristico (tanto che è stato abrogato l’articolo 40-bis del codice consumo), ma con ambito di applicazione che comprende tutti gli illeciti sia nel campo della responsabilità contrattuale che extracontrattuale commessi da determinati soggetti, ossia le imprese e i gestori di servizi pubblici o di pubblica utilità.
La nuova azione di classe non è più destinata soltanto alla tutela dei diritti dei consumatori, ma di essa potranno avvalersi anche associazioni, cittadini, professionisti, imprese, che hanno subito un torto di massa.
È evidente che siamo di fronte ad una notevole evoluzione del diritto pubblico e privato, introdotto già da anni con il riconoscimento del reato ambientale, e nello specifico, tra gli altri, quello relativo all’incendio boschivo (423 bis del C.P.) ma i cittadini devono diventare un unico soggetto.
Un soggetto che non può più subire passivamente azioni, malversazioni, atti organizzati e malavitosi, nonché carenza di pianificazione, programmazione e tutela del bene ecologico ed ambientale.
Bisogna uscire da una coscienza sociale oramai non più adeguata alla risoluzione di questi complessi problemi.
Non esiste più solo il diritto privato ma anche il dovere d’azione e di decisione; solo così si sconfiggono le malversazioni e si promuove una nuova visione e responsabilità politica.
Guido Bissanti
Contro gli incendi boschivi la migliore lotta è la prevenzione. Il PNRR non ha previsto nulla per la prevenzione degli incendi forse non interessavano la politica dei …voti. E questa è stata una scelta non una distrazione, ci sono è sono richiesti solo fondi per la lotta, aerei elicotteri con dispendio enorme di risorse pubbliche. La prevenzione per esempio con sistemi di avvistamento mediante l’uso di termocamere consentirebbe di intervenire fin da quando l’incendio ha la dimensione di pochi metri quadrati. Altro è intervenire quandi già ettari ed ettari sono in fumo. Il PSR scaduto nel 2020 prevedeva finanziamenti ai comuni per strade di accesso nei boschi per favorire le squadre antincendio torrette di avvistamento ecc. Il nuovo PSR nulla. Una termocamera collegata ad sistema di allerta è in grado di segnalare ai centri preposti per gli interventi,all’istante un incendio piccolo di 2 metri quadrati dalla distanza di 8 km. Un progetto abbandonato, che prevedeva una rete di termocamere intorno al massiccio del Taburno costava 3-4 milioni di euro.
Questa è la realtà, si preferisce spendere soldi solo per lotta e sono sempre insufficienti, ma nulla per la prevenzione
io da 4 anni mi informo e ascolto ricercatori, scienziati, esperti di tutto il mondo e devo dire che tante verità stanno venendo a galla. Vogliono distruggere le nostre terre da nord a sud, l economia, l agricoltura. Stanno facendo la stessa cosa in Canadà e Australia, in particolare là dove la gente ha messo in piedi colture biologiche. I potenti della terra sono contro tutto questo. Intanto la gente non dovrebbe andare più nei schifosissimi McDonald o altre catene americane sorte in Italia, per me devono chiudere e fallire. Poi stranamente, negli stessi Paesi (quelli menzionati) durante i 4 anni sono stati più accaniti con le restrizioni, contagi da covid (molti gonfiati) e vaccinazioni obbligatorie (non si tratta di vaccini e questo lo sanno anche le mosche, mi “stranizzo” come mai molti ancora non l hanno capito). La gente un pensiero se lo deve fare. Deve sapere che sono stati presi dei Paesi di mira per le sperimentazioni. Questo non lo dico io, ma persone che stanno facendo degli studi approfonditi su tutto quello che è successo da 4 anni e che è stato studiato a tavolino da anni. Gli italiani si devono svegliare e non fare manifestazioni solo se vince il Napoli.
Ampiamente d’accordo.