Bambusa tulda
Bambusa tulda
Il bambù del Bengala o bambù dell’India (Bambusa tulda Roxb., 1832) è una specie arbustiva appartenente alla famiglia delle Poaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Sottoregno Tracheobionta,
Superdivisione Spermatophyta,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Liliopsida,
Sottoclasse Commelinidae,
Ordine Cyperales,
Famiglia Poaceae,
Sottofamiglia Bambusoideae,
Tribù Bambuseae,
Sottotribù Bambusinae,
Genere Bambusa,
Specie B. tulda.
Sono sinonimi i termini:
– Bambusa macala Buch.-Ham.;
– Bambusa macala Buch.-Ham. ex Munro;
– Bambusa trigyna Roxb.;
– Bambusa trigyna Roxb. ex Munro;
– Dendrocalamus tulda (Roxb.) Voigt.
Etimologia –
Il termine bambù proviene dalla voce vernacolare indiano-malese bamboo/ bambu.
L’epiteto specifico tulda è di derivazione vernacolare locale nella lingua bengalese, cioè tulda bans.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Bambusa tulda è un bambù originario del subcontinente indiano, dell’Indocina, del Tibet e dello Yunnan e presente in un areale che comprende: Assam, Bangladesh, Cina (Yunnan), Himalaya, India, Laos, Myanmar, Nepal, Thailandia e Vietnam.
La pianta si è naturalizzata in Iraq, Porto Rico e parti del Sud America.
Il suo habitat naturale è quello delle foreste umide di latifoglie semi-decidue, dove è comune su terreni alluvionali pianeggianti lungo le rive di corsi d’acqua asciutti, come in Myanmar, fino a circa 1500 m di altitudine.
Descrizione –
Il Bambusa tulda è un bambù perenne rizomatoso, sempreverde o deciduo in periodi di siccità, che forma densi cespi con fusti (culmi) eretti, con apice leggermente ricurvo, di 6-22 m di altezza, 5-10 cm di diametro e internodi di 35-60 cm, di colore verde inizialmente coperti da una pruina bianca; spesso gli internodi inferiori hanno 2-3 strisce giallo pallido.
Sopra i nodi è presente un anello di peluria biancastra, quelli basali sono inoltre dotati di corte radici aeree.
I culmi sono cavi tra i nodi e con pareti spesse, sono inizialmente protetti da brattee trapezoidali decidue, lunghe 15-25 cm e larghe 16-28 cm, coriacee, ricoperte da irte setole marrone.
Le ramificazioni sono presenti a partire dal quarto nodo, sono numerose, con le tre centrali più lunghe delle altre;
Le foglie si formano in queste ramificazioni in numero di 6-10 foglie alterne, distiche, lineari lanceolate con apice lungamente appuntito, lunghe 10-25 cm e larghe 2-4 cm, di colore verde intenso superiormente, grigiastre e villose inferiormente.
La fioritura avviene su piante di molti anni di età, tra 25 e 60 anni, con una grande infiorescenza a pannocchia priva di foglie con 3-5 spighette ai nodi, lunghe 2,5-8 cm, portanti 4-6 fiori fertili.
Tuttavia la modalità di fioritura di questo bambù è molto variabile. Solitamente si tratta di una fioritura isolata o sporadica, ma non sono rari i casi di fioritura gregaria e ciclica. Anche in questo caso i cicli di fioritura che si potrebbero stimare sono variabili, da 10 a quasi 60 anni a seconda della popolazione. Sono stati osservati i seguenti cicli: da 10 a 12 anni, da 16 a 18, da 19 a 24, da 24 a 30, da 40 a 42, 45, 48 e 57 anni4.
Il ciclo di fioritura di 48 anni che è stato osservato nello stato indiano di Mizoram corrisponde al ciclo del thingtam, un fenomeno di crisi ecologica associato alla fioritura e alla morte di popolazioni di bambù associate all’esplosione di popolazioni di ratti e talvolta alla fame.
Sono stati osservati anche casi di fioritura molto precoce, allo stadio di plantula.
L’infiorescenza è variabile, portata da rami spogli o da corte fronde. Si tratta di una sinflorescenza brattifera, lassa, disposta in cespi disordinati raggruppati ad ogni nodo, sottesi da brattee spatacee. Questi cespi sono composti da 2 a 5 pseudo-spighette, così chiamate perché hanno alla base delle gemme.
Le pseudospighette, lineari-lanceolate, subterete, lunghe da 2,5 a 7,5 cm e larghe 5 mm, sono sottese da numerose glume (da 2 a 4), e sono composte da 4 a 6 fiori fertili e da 1 a 2 fiori terminali imperfetti o maschili. A maturità, le spighette si disarticolano sotto ogni fiore fertile.
I fiori fertili sono sorretti da un lemma ovale lungo da 12 a 25 mm e largo da 7 a 8 mm, non carenato e con apice acuto o acuminato, e da una palea con 7-9 vene e apice pubescente. I fiori sterili apicali sono simili ai fiori fertili ma sottosviluppati. I fiori hanno 3 lodicole membranose, costolate e ciliate, 6 antere porpora lunghe da 7,5 a 10 mm, 3 stimmi e un ovario pubescente all’apice.
Il frutto è di forma oblunga, lungo 7,5 mm; è una cariosside con pericarpo aderente, solcata sulla faccia che presenta l’ilo, peloso all’apice2,3.
Dopo la fruttificazione la pianta muore.
Coltivazione –
Il Bambusa tulda è uno dei bambù più importanti in molte parti del suo areale, in particolare in India, Bangladesh e nel nord della Thailandia, dove fornisce cibo e materiale per la costruzione, cestini, ecc.
Viene spesso coltivato commercialmente per essere utilizzato principalmente all’interno del suo areale naturale.
È una pianta con tassi di accrescimento notevoli dei tropici umidi e di pianura, dove si trova ad altitudini fino a 1.500 metri. Cresce meglio nelle aree in cui le temperature diurne annuali sono comprese tra 22 e 28 °C, ma possono tollerare 9-32 °C.
Predilige una piovosità media annua compresa tra 1.200 e 2.500 mm, ma tollera tra 700 e 4.500 mm.
Per la sua coltivazione predilige una posizione in ombra parziale, riuscendo anche in pieno sole.
Dal punto di vista pedologico cresce meglio in terreni fertili, da medi a pesanti, con un pH nell’intervallo 5 – 6, tollerando 4,5 – 6,5.
I bambù hanno un interessante metodo di crescita. Ogni pianta produce un numero di nuovi steli ogni anno – questi steli raggiungono la loro massima altezza nel loro primo anno di crescita, la successiva crescita dello stelo è limitata alla produzione di nuovi rami laterali e foglie.
Circa un mese dopo la germinazione una piantina produce il suo primo stelo e in questa fase inizia a svilupparsi anche il rizoma. Dopo 9 mesi si sono formati 4 – 5 culmi giovani.
La crescita dei germogli inizia all’inizio della stagione delle piogge e impiega circa 1 mese per emergere dal suolo. L’aumento in altezza dei germogli può raggiungere anche i 70 cm al giorno.
I culmi completano la loro crescita entro 2 – 3 mesi dalla loro comparsa come germogli, e il loro diametro e altezza non aumentano man mano che invecchiano.
I giovani germogli da utilizzare come ortaggio vanno preferibilmente raccolti mentre sono ancora sotto terra. Nelle piantagioni, l’abbattimento selettivo dei culmi più vecchi può iniziare 5 – 7 anni dopo la semina. Normalmente si raccolgono culmi di 3 – 4 anni, conservando almeno 3 – 6 culmi equidistanti per cespo. Spesso viene adottato un ciclo di abbattimento di 4 anni.
Tradizionalmente, le canne raccolte vengono immerse per 10 – 20 giorni in acqua corrente per migliorare la resistenza ad alcuni coleotteri. Successivamente i culmi vengono essiccati all’aria per 1,5 – 3,5 mesi. I culmi soffrono notevolmente di spaccature e cedimenti. Le fessure spesso si estendono lungo l’intera lunghezza degli internodi e il culmo collassa in corrispondenza di queste fessure. Per migliorarne la durabilità, i culmi possono essere trattati con soluzioni di carbonato di sodio, idrossido di calcio o solfato di rame.
La resa annua di culmi secchi è di circa 3 tonnellate/Ha in India.
In Bangladesh si distinguono diverse forme: “tulda bans” è la forma normale; ‘jowa bans’ è una forma grande con culmi più lunghi e spessi, utilizzata principalmente per impalcature e costruzioni; e ‘basini bans’ è una forma con una maggiore cavità nei culmi ed è usata principalmente per vimini.
La riproduzione avviene per seme, quando disponibile, che ha una bassa durata di germinabilità, 1-2 mesi se non opportunamente conservato, in terriccio organico drenante mantenuto costantemente umido alla temperatura di 22-24 °C, con tempi di germinazione di 1-3 settimane.
Solitamente si ricorre alla divisione, estraendo una porzione di rizoma con almeno 3 culmi, tagliati sopra il primo nodo, e alla talea in estate, utilizzando una porzione di culmo di un anno di età con 2-3 nodi.
Le nuove piante così ottenute vanno inizialmente poste in ambiente leggermente ombreggiato e con elevata umidità atmosferica fino a quando non sono ben radicate.
Usi e Tradizioni –
Il Bambusa tulda è conosciuto con vari nomi, tra cui: Bengal bamboo, common bamboo of Bengal, spineless indian bamboo (inglese); basini bans, tulda bans (bengalese); deo-bans, thaik-wa (birmano); fu zhu (cinese); peka bans (hindi); bong (laotiano); kada bans, singhane bans (nepalese); koraincho bans (Sikkim); mai-bong, phai-bong, wae cho wa (thailandese).
I culmi di questo bambù, di elevata resistenza meccanica e durata, sono ampiamente usati, previa stagionatura in acqua per alcune settimane e successiva essiccazione al sole, nelle costruzioni civili, per impalcature, ponti, recinzioni, infissi, mobili, utensili, attrezzi per la pesca e oggetti artigianali; sono inoltre impiegati nell’industria della carta, in particolare in India, e come combustibile.
La caratteristica più importante del B. tulda è la sua incredibile resistenza alla trazione: fino a circa 4.185 kg per cm quadrato.
Per quanto riguarda gli usi alimentari, i giovani germogli, dal sapore leggermente amaro, sono utilizzati in diverse pietanze tipiche locali e le foglie come foraggio per gli animali.
Nell’uso medicinale la secrezione silicea del culmo è considerata afrodisiaca e tonica.
Riveste infine anche una notevole importanza nelle cerimonie religiose e nella medicina tradizionale.
Tra gli altri usi si ricordano quelli agroforestali. Nella sua area naturale il Bambusa tulda è spesso piantato anche come frangivento attorno a fattorie e campi.
Modalità di Preparazione –
I giovani germogli di questo bambù sono commestibili ma hanno un sapore leggermente amaro, quindi spesso vengono messi in salamoia.
I giovani germogli vengono raccolti appena emergono dal terreno.
Tra gli altri usi si ricorda quello edilizio.
I culmi sono generalmente utilizzati per l’edilizia, impalcature, mobili, scatole, vimini, stuoie, utensili domestici, artigianato e come materia prima per la cartapesta.
In Thailandia sono famosi i manufatti realizzati con questo bambù, lucidato con una miscela di Young oil e oleoresina.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.
Fonte foto:
– https://powo.science.kew.org/taxon/urn:lsid:ipni.org:names:392551-1
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.