Un Mondo Ecosostenibile
MammiferiPesciSpecie Animali

Megaptera novaeangliae

Megaptera novaeangliae

La megattera (Megaptera novaeangliae Borowski, 1781) è un cetaceo appartenente alla famiglia dei Balaenopteridae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Animalia,
Phylum Chordata,
Classe Mammalia,
Ordine Artiodactyla,
Infraordine Cetacea,
Famiglia Balaenopteridae,
Genere Megaptera,
Specie M. novaeangliae.
Sono sinonimi i termini:
– Balaena allamack Gray, 1846;
– Balaena atlanticus Hurdis, 1897;
– Balaena boops Fabricius, 1780;
– Balaena gibbosa Erxleben, 1777
– Balaena gibbosa Gray, 1843;
– Balaena lalandii Fischer, 1829;
– Balaena longimana Rudolphi, 1832;
– Balaena longipinna (Gray, 1846);
– Balaena nodosa Bonnaterre, 1789;
– Balaena novaeangliae Borowski, 1781;
– Balaena sulcata subsp. antarctica Schlegel, 1841;
– Balaenoptera astrolabae Pucheran, 1853;
– Balaenoptera astrolabe Pucheran, 1843;
– Balaenoptera australis Lesson, 1828;
– Balaenoptera capensis A.Smith, 1834;
– Balaenoptera leucopteron Lesson, 1842;
– Balaenoptera syncondylus A.Mueller, 1863;
– Kyphobalaena keporkak Van Beneden, 1868;
– Megaptera americana Gray, 1846;
– Megaptera antarctica Gray, 1846;
– Megaptera australis Iredale & Troughton, 1934;
– Megaptera bellicosa Cope, 1871;
– Megaptera boops Van Beneden & Gervais, 1880;
– Megaptera brasiliensis True, 1904;
– Megaptera braziliensis Cope, 1867;
– Megaptera burmeisteri Burmeister, 1866;
– Megaptera burmeisteri Gray, 1866;
– Megaptera gigas Cope, 1865;
– Megaptera indica Gervais, 1883;
– Megaptera kusira Gray, 1850;
– Megaptera kusira Trouessart, 1904;
– Megaptera kuzira Gray, 1850;
– Megaptera lalandii (Fischer, 1829);
– Megaptera longimana (Rudolphi, 1832);
– Megaptera longimana subsp. morei Gray, 1866;
– Megaptera longipinna Gray, 1846;
– Megaptera nodosa (Bonnaterre, 1789);
– Megaptera nodosa subsp. bellicosa Elliot, 1904;
– Megaptera nodosa subsp. lalandii Tomilin, 1946;
– Megaptera nodosa subsp. Nodosa;
– Megaptera nodosa subsp. novaezealandiae Ivashin, 1958;
– Megaptera nodosa subsp. novaezelandiae (Gray, 1864);
– Megaptera nodosa subsp. osphyia (Cope, 1865);
– Megaptera novaeangliae (Brisson, 1762);
– Megaptera novaeangliae subsp. australis (Lesson, 1828);
– Megaptera novaeangliae subsp. kuzira (Gray, 1850);
– Megaptera novaeangliae subsp. novaeangliae (Borowski, 1781);
– Megaptera novaeangliea;
– Megaptera novaezealandiae (Gray, 1864);
– Megaptera novaezelandiae Gray, 1864;
– Megaptera osphya Cope, 1865;
– Megaptera osphya Mead & Brownell, 2005;
– Megaptera poescop Gray, 1846;
– Megaptera poeskop Gray, 1846;
– Megaptera versabilis Cope, 1869;
– Poescopia lalandii Gray, 1866;
– Rorqualus antarcticus F.Cuvier, 1836;
– Rorqualus australis Hamilton, 1837.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Megaptera novaeangliae è un cetaceo diffuso negli oceani e nei mari di tutto il mondo. Questi mammiferi effettuano generalmente migrazioni annuali anche di 16.000 chilometri, alimentandosi nelle acque polari e spostandosi verso quelle tropicali o subtropicali per accoppiarsi e partorire.
Questa specie, normalmente, si sposta ad una velocità media di 3-14 km/h, ma in particolari circostanze, come avviene durante le migrazioni, può raggiungere 27 km/h. Si tratta di lunghe percorrenze con uno spostamento record registrato di 9800 km.
Nonostante le migrazioni, le popolazioni dell’emisfero Nord e Sud sono separate, in quanto i tempi e i luoghi di riproduzione non coincidono mai. Le popolazioni dei due emisferi differiscono anche morfologicamente: ad esempio, cambiano l’estensione e i pattern ventrali del tessuto connettivo che forma la pinna caudale e la pigmentazione laterale; inoltre, gli esemplari dell’emisfero sud tendono ad avere una pigmentazione bianca più marcata, visibile specialmente nella zona laterale del corpo.
Di recente, è stato proposto che gli esemplari dei tre principali bacini oceanici (Nord Pacifico, Nord Atlantico ed Emisfero Sud) rappresentino 3 sottospecie diverse.
L’habitat marino della Megaptera novaeangliae comprende quindi una vasta area oceanica, dalle regioni polari alle zone tropicali. Queste balene sono note per i loro spettacolari salti e per le loro canzoni, e sono una delle attrazioni principali per i turisti interessati all’osservazione delle balene.
È importante sottolineare che, anche se la M. novaeangliae ha un ampio habitat marino, è una specie minacciata a causa della caccia commerciale delle balene nel passato e delle attività umane che possono causare inquinamento acustico, collisioni con imbarcazioni e degradazione dell’habitat. Pertanto, la conservazione di queste balene e del loro habitat è fondamentale per la loro sopravvivenza a lungo termine.

Descrizione –
Gli adulti di questa balena misurano dai 14 ai 17 metri di lunghezza e possono pesare fino a 40 tonnellate. Si riconoscono per la sagoma caratteristica, con lunghe pinne pettorali e una testa bitorzoluta.
Le femmine sono di solito 1-1,5 metri più lunghe dei maschi ed alla nascita i piccoli misurano 4,3 metri di lunghezza per un peso di 680 chilogrammi.
Il corpo è massiccio, con un rostro sottile e pinne pettorali proporzionalmente lunghe, ognuna della quali di lunghezza pari a un terzo di quella del corpo. La pinna dorsale è breve e a seconda degli individui varia da un abbozzo a malapena visibile a una struttura lunga e ricurva. La pinna caudale ha il margine posteriore sfrangiato.
Presenta delle scanalature, in numero variabile da 14 a 35, dalla punta della mandibola all’ombelico.
La bocca è rivestita da 270-400 fanoni per lato.
Presentano, come detto, protuberanze o tubercoli sulla testa e sul margine anteriore delle pinne pettorali. I tubercoli sulla testa sono larghi 5-10 centimetri alla base e sporgono fino a 6,5 centimetri. Per lo più cavi al centro, spesso contengono un piccolo pelo che sporge per 1-3 centimetri dalla pelle, dello spessore di 0,1 millimetri. I tubercoli si sviluppano già nell’utero e potrebbero avere una funzione sensoriale, in quanto sono ricchi di nervi.
Presentano il lato dorsale, o superiore, generalmente nero, mentre quello ventrale, o inferiore, presenta una livrea screziata nera e bianca.
Gli esemplari dell’emisfero australe tendono a presentare una maggiore quantità di pigmentazione bianca. Anche le pinne pettorali variano dall’essere completamente bianche ad essere bianche solo sul lato inferiore.
Il diverso schema dei colori e le cicatrici sulla coda consentono di distinguere i diversi individui.
L’estremità della fessura genitale delle femmine è contrassegnata da un lobo rotondo, che consente di distinguere visivamente i due sessi.
I suoi salti e altri distintivi comportamenti di superficie la hanno resa popolare.
I maschi producono un complesso insieme di suoni che può durare da 10 a 20 minuti e che viene ripetuto per diverse ore: per la sua durata e ripetitività, è definito come canto delle balene. Questo canto fa parte dei cosiddetti suoni sociali, poiché serve alle balene per comunicare con i conspecifici; in particolare, i canti sono fondamentali nei processi riproduttivi e di selezione sessuale. Le femmine, invece, non producono veri e propri canti ma suoni più brevi atti alla comunicazione. Che si tratti quindi di un canto o di un suono più semplice, le vocalizzazioni hanno scopi ben precisi.
I suoni prodotti dalle balene sono molto complessi e si strutturano in funzione della popolazione: le megattere che occupano le stesse regioni geografiche tendono a cantare in maniera simile, con leggere variazioni, come se parlassero dei dialetti regionali. Ad aumentare la complessità di tale comunicazione, il canto di ogni megattera varia anche con il tempo, in termini di tono e ritmo.
Le megattere potrebbero produrre anche altri tipi di suoni, detti feeding call; questi sono suoni prolungati (da 5 a 10 secondi) prodotti dagli esemplari solitari e con frequenza quasi costante. La funzione di questo tipo di suoni non è ancora del tutto chiara. Secondo alcuni ricercatori, dato che le megattere si nutrono in gruppo, potrebbero servire come segnale ai conspecifici. Altri ricercatori sostengono inoltre che questi suoni vengano riconosciuti dai pesci: esperimenti condotti sulle aringhe dimostrano che i pesci esposti al suono tendono a scappare anche se non ci sono megattere.

Biologia –
La Megaptera novaeangliae è una specie con un ciclo simile a quello di altre balene.
La riproduzione avviene solitamente durante i mesi invernali o primaverili, quando le balene si trovano nelle acque calde vicino all’equatore per l’accoppiamento. Durante questo periodo, i maschi competono tra loro per ottenere l’opportunità di accoppiarsi con le femmine.
Il corteggiamento può includere una serie di comportamenti, come salti fuori dall’acqua, colpi con la coda e canti complessi emessi dai maschi per attirare l’attenzione delle femmine.
Una volta che una coppia si è formata, l’accoppiamento avviene sott’acqua. Il maschio inserisce il suo organo riproduttivo, chiamato pene, nell’apertura genitale della femmina, chiamata cloaca. La fecondazione avviene internamente e la femmina trattiene lo sperma per un certo periodo prima di avviare il processo di sviluppo dell’embrione.
La gestazione dura solitamente tra 10 e 12 mesi. Durante questo periodo, la femmina porta avanti lo sviluppo dell’embrione all’interno del suo corpo. Dopo la gestazione, la femmina partorisce un unico cucciolo, che nasce in acqua. I cuccioli di balena comune sono noti per il loro grande peso alla nascita, che può raggiungere le 2 tonnellate e la lunghezza di circa 4-5 metri.
Dopo la nascita, la madre si prende cura del cucciolo, nutrendolo con il suo latte ricco di grassi per favorirne la crescita e il nutrimento. I cuccioli rimangono con la madre per un periodo di tempo variabile, che può durare da 6 mesi a un anno, durante il quale imparano a nuotare, a cacciare e ad adattarsi all’ambiente marino.
La riproduzione segue quindi un ciclo vitale complesso, che richiede tempo e cura da parte delle femmine per garantire la sopravvivenza dei cuccioli e la continuità della specie.

Ruolo Ecologico –
La Megaptera novaeangliae è una specie che vive principalmente negli oceani. La sua storia affonda le radici nel passato, risalendo a milioni di anni fa.
Le prime tracce di questa specie risalgono al Miocene medio, circa 14 milioni di anni fa. Resti fossili di questa specie sono stati trovati in varie parti del mondo, tra cui Nord America, Europa, Sud America e Australia. Ciò indica che la balenottera àncora ha avuto un’ampia distribuzione geografica nel corso dei millenni.
Durante il Pleistocene superiore, circa 100.000 anni fa, la popolazione di Megaptera novaeangliae subì un forte declino a causa dei cambiamenti climatici e dell’influenza dell’attività umana. Tuttavia, la specie è sopravvissuta fino ai giorni nostri, anche se con una distribuzione più limitata rispetto al passato.
La M. novaeangliae è una delle specie di balene più studiate e conosciute. Durante gli anni ’70 e ’80, è stata una delle principali vittime della caccia alle balene. Fortunatamente, nel 1985 è stato introdotto un divieto globale sulla caccia commerciale alle balene, e da allora la popolazione di balenottere àncora è gradualmente aumentata.
La sua storia evolutiva e il suo adattamento alle sfide ambientali nel corso dei millenni la rendono un soggetto affascinante per gli studi scientifici e la conservazione.
Le megattere possono interagire con altre specie di cetacei, quali balene franche, balenottere comuni e tursiopi. Sono estremamente attive in superficie ed esibiscono un’intera serie di comportamenti aerei, ad esempio saltando e battendo la superficie con la coda e le pinne pettorali. Tali attività potrebbero costituire una particolare forma di gioco e comunicazione e/o un sistema per rimuovere i parassiti.
Le megattere riposano restando in superficie con il corpo disposto orizzontalmente.
Sembra che non si immergano mai al di sotto dei 150 metri e solo raramente si spingono oltre i 120 metri. Le immersioni in genere non si protraggono oltre i cinque minuti durante l’estate, ma normalmente durano dai 15 ai 20 minuti durante l’inverno. Quando si immergono, le megattere in genere sollevano in alto la coda, esponendone il lato inferiore.
Generalmente, vivono in piccoli gruppi, con meno di 10 individui. Quando nel gruppo c’è una megattera con prole, un’altra megattera del gruppo (solitamente un maschio) assume la funzione di guardia: quando un conspecifico estraneo al gruppo si avvicina, la guardia provvede ad allontanarlo (ad esempio emettendo bolle o con movimenti del corpo). Questo comportamento non deve però far pensare che il maschio e la femmina formino una coppia stabile. Proprio come la maggior parte dei mammiferi, le megattere sono poligame; infatti, il maschio compete per la conquista delle diverse femmine mature.
Per quanto riguarda l’aspettativa di vita questi cetacei possono vivere secondo alcuni fino a 50 anni, mentre altri studi sostengono che possano arrivare addirittura ad 80 anni.
Per quanto attiene all’alimentazione, nonostante il krill (termine che indica diverse specie di organismi marini invertebrati appartenenti all’ordine Euphausiacea) sia il loro alimento preferito, le megattere si nutrono anche di altri animali, come piccoli pesci, restando in ogni caso carnivore. Le tecniche di approvvigionamento sono diverse e spesso variano anche in funzione della stagione.
Nell’emisfero australe, la specie di krill che viene consumata più comunemente è il krill antartico, sostituito più a nord dal krill boreale e da varie specie dei generi Euphausia e Thysanoessa. Tra i pesci oggetto di caccia vi sono aringhe, capelani, ammoditi e sgombri dell’Atlantico.
Come altre balenottere, le megattere sono degli «inghiottitori» che eseguono un affondo in avanti verso le prede, al contrario delle balene franche e della balena della Groenlandia, che filtrano le prede nuotando con le fauci aperte.
La megattera aumenta la capacità della bocca espandendo le scanalature sulla gola. L’acqua viene espulsa attraverso i fanoni.
Nell’emisfero australe le megattere sono state viste alimentarsi in grandi nuclei compatti che possono comprendere fino a 200 individui.
Le megattere catturano le loro prede creando la cosiddetta «rete di bolle». Un gruppo di esemplari nuota in un cerchio che si restringe mentre soffia aria dagli sfiatatoi, intrappolando le prede soprastanti in un cilindro di bolle. Quando eseguono questa tecnica possono immergersi anche per 20 metri. La rete di bolle può presentarsi in due forme principali: spirali verso l’alto e doppi anelli. Nel primo caso le megattere soffiano aria dallo sfiatatoio in continuazione mentre girano in circolo verso la superficie, creando una spirale di bolle. Il doppio anello è composto da un lungo e profondo anello di bolle che raggruppa le prede, seguito da un colpo di coda sulla superficie e quindi da un anello più piccolo che preannuncia la cattura finale. Sono state registrate anche combinazioni delle due tecniche. Dopo che le megattere hanno creato le «reti», ci nuotano all’interno con la bocca spalancata, pronte ad ingoiare.
Le megattere sono a loro volta soggette a predazioni da altre specie.
Le cicatrici visibili indicano che le orche predano le giovani megattere. Uno studio del 2014 nell’Australia Occidentale ha reso noto che, se disponibili in gran numero, le giovani megattere possono essere attaccate e talvolta uccise dalle orche. Inoltre, le madri e altri esemplari adulti (forse loro parenti) accompagnano i piccoli per scoraggiare i predatori. Gli studiosi ritengono che le orche si siano rivolte verso altre prede dopo che le megattere furono spinte sull’orlo dell’estinzione all’epoca della baleneria e che ora stiano riprendendo le loro precedenti abitudini. Vi sono perfino prove che indicano che le megattere aggrediscano o molestino le orche che stanno attaccando neonati o giovani di megattera, nonché membri di altre specie, compresi i pinnipedi. La protezione delle megattere nei confronti di altre specie potrebbe essere involontaria, una «ricaduta» del comportamento inteso a proteggere i membri della sua specie. Le potenti pinne pettorali delle megattere, spesso infestate da grandi cirripedi acuminati, sono armi formidabili contro le orche. Quando si sentono minacciate, queste balene rivolgono verso le orche le pinne pettorali e la coda, cercando di tenerle alla larga.
Sono stati inoltre documentati due attacchi da parte dello squalo bianco (sebbene, di norma, questo pesce predatore non attacca grandi cetacei come le balene, pur nutrendosi delle carcasse nel caso in cui dovesse imbattervisi in mare aperto). Nel 2020, i biologi marini Dines e Gennari et al. hanno documentato il caso di un gruppo di squali bianchi che, operando in branco, è riuscito ad attaccare e uccidere una megattera adulta. Il secondo caso di uccisione di megattera da parte di uno squalo bianco è stato documentato al largo della costa del Sudafrica. Lo squalo in questione era una femmina soprannominata «Helen». Operando da sola, ha attaccato una megattera di 10 metri emaciata e impigliata in una rete, mordendole la coda per paralizzarla e farla sanguinare prima di riuscire a farla annegare mordendole la testa e trascinandola sott’acqua.
Dal punto di vista ecologico le megattere hanno subito negli ultimi escoli una notevole riduzione delle popolazioni, con una diminuzione fino al 95%, prima dell’introduzione della moratoria sulla caccia commerciale del 1985.
Più di 60 000 megattere furono uccise tra il 1910 e il 1916 nell’emisfero meridionale e ci furono altri picchi di sfruttamento negli anni Trenta e Cinquanta. Nel Pacifico settentrionale, dal 1962 al 1963 sono state registrate catture di oltre 3.000 esemplari.
La moratoria sulla caccia alle balene della IWC (International Whaling Commission; la Commissione Internazionale per la Caccia alle Balene), in vigore dal 1985, ha svolto un ruolo fondamentale nel recupero delle megattere. La megattera è inoltre attualmente elencata nell’allegato IV della Direttiva Habitat, che identifica le specie che necessitano di protezione rigorosa nella regione europea.
La megattera rappresenta una specie ancora in pericolo, poiché le minacce non derivano solo dalla caccia deliberata, ma anche dall’inquinamento chimico, acustico e dalle collisioni con le imbarcazioni. Nonostante la dimensione faccia sembrare questi animali dei giganti indistruttibili, le megattere vivono grazie ad un delicato equilibrio ambientale e sociale. La loro comunicazione, così come anche gli spostamenti, infatti, sono mediati da suoni.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, la Facilidad Global de Información sobre Biodiversidad.
– Gordon Corbet, Denys Ovenden, 2012. Guida dei mammiferi d’Europa. Franco Muzzio Editore.
– John Woodward, Kim Dennis-Bryan, 2018. La grande enciclopedia degli animali. Gribaudo Editore.

Fonte foto:
http://www.animalbase.uni-goettingen.de/zooweb/servlet/AnimalBase/home/picture?id=192




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *