Biodistretto
Biodistretto
Il biodistretto, o distretto biologico, è una innovativa forma di governance territoriale in cui cittadini, istituzioni, agricoltori e altri attori della filiera agricola stringono un patto per la gestione sostenibile del territorio, secondo i principi dell’agricoltura biologica.
Il biodistretto è, pertanto, un sistema partecipativo allo sviluppo locale. Negli ultimi anni si è assistito a un vero e proprio proliferare di tali iniziative su tutto il territorio nazionale, in proporzioni tali da non avere uguali nel resto dì Europa e del mondo, dove, seppure con le dovute differenze, stanno sorgendo o sono sorte esperienze simili.
Un biodistretto rappresenta quindi un’area geografica, vocata al biologico, nella quale vari attori del territorio, tra i cui vanno citati: agricoltori, privati cittadini, associazioni, operatori turistici e pubbliche amministrazioni, stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse, puntando su produzioni biologiche che coinvolgono tutti gli anelli delle filiere fino al consumo.
In tutti i Biodistretti, pur con le differenze territoriali e culturali che li contraddistinguono, l’agricoltura biologica è considerata lo strumento chiave per dare impulso all’economia locale e mantenere o migliorare la qualità del territorio, in alcuni casi minacciato dall’abbandono delle campagne, o sotto la pressione di un’agricoltura intensiva.
La costituzione dei biodistretti diviene oggi ancora più importante in ambito agroecologico in quanto, come dimostrato da alcune ricerche, la creazione di agro ecosistemi può essere maggiormente favorita dalla creazione di aree dove la biodiversità possa essere organizzata e gestita su scala sovra aziendale.
I pilastri su cui si basano i biodistretti sono essenzialmente tre:
– l’importanza delle filiere biologiche e la loro integrazione con altre filiere connesse, come turismo e artigianato;
– il rapporto costante con le amministrazioni locali, a cui spetta il compito di agire coi loro strumenti sulle priorità del territorio emerse;
– il coinvolgimento e la sensibilizzazione dei cittadini, sia come destinatari delle azioni di formazione sia come attori, le cui scelte possono determinare un impatto sul territorio.
Si ricorda, inoltre cha la nascita di alcuni biodistretti è partita anche da iniziative extra agricole come: Gruppi di Acquisto Solidale o singole Municipalità, per esempio.
Inoltre l’interesse dei territori per la costituzione di un biodistretto è alimentato dall’attesa generata dall’evolversi delle norme sul’ agricoltura biologica, ed in Europa dalla Farm to Fork Strategy che richiedono adesso la strutturazione di norme di riferimento per far sviluppare in maniera organica l’agroecologia, come quella della L.R. 21 del 2021 della Regione siciliana.
Nell’evoluzione dei biodistretti si è assistito all’istituzione di normative regionali ed ha questo ha dato un impulso importante in Europa il nuovo Regolamento UE sull’agricoltura biologica (REG. UE 848/2018), che è entrato in vigore nel 2021. Riconoscendo per la prima volta la possibilità, per ora limitata alle “piccole aziende” di ricorrere alla certificazione di gruppo, può offrire interessanti opportunità ai distretti biologici.
È evidente che, in tale direzione, c’è una grande necessità di assistenza tecnica qualificata, sia per favorire la conversione al biologico delle aziende convenzionali, sia per supportare le aziende biologiche già costituite, soprattutto per favorire la transizione dal biologico “di sostituzione” all’ agroecologia che, benché sia già una realtà in molti biodistretti, incontra alcune difficoltà nei territori a forte specializzazione agricola in cui è assai problematico mantenere rese elevate senza ricorrere ad opportuni accorgimenti agronomici.
Inoltre il coinvolgimento dei Comuni è visto come fondamentale per garantire che l’approccio alla sostenibilità superi il recinto della filiera fino a coinvolgere la comunità locale in azioni per il cambiamento.