Transumanza
Transumanza
Con il termine transumanza si intende la migrazione stagionale delle greggi, delle mandrie e dei pastori.
Con questa pratica i pascoli si spostano dalle in zone collinari o montane verso quelli delle pianure, durante la stagione invernale, o viceversa durante la stagione estiva. L’epiteto “transumanza”, secondo alcuni deriva dal verbo transumare, ossia “attraversare”, cioè transitare sul suolo, e deriva dall’accostamento del prefisso latino trans che vuol dire “al di là” o “attraverso” e della parola latina humus che vuol dire “suolo” – “terreno”.
Un’altra ipotesi etimologica semitica più complessa fa risalire l’etimo all’accadico taru (“andare attorno”, “girare”, “volgersi”, “andare e tornare”), accadico ummanu (“popolo”, “nazione”, “gente”, “uomini”) e il pronome indicativo accadico anaforico ša, aramaico zi (“quello”).
Pratica della transumanza –
La transumanza è quindi il movimento stagionale del bestiame lungo gli antichi tratturi nel Mediterraneo e nelle Alpi.
Da tempi remoti, anche se con dinamiche diversi, con la transumanza, si avvia il movimento stagionale del bestiame ai fini di trovare pascoli più adatti.
Così ogni anno in primavera e in autunno, migliaia di animali sono guidati, dall’alba al tramonto, da gruppi di pastori insieme ai loro cani e cavalli lungo percorsi costanti tra due regioni geografiche e climatiche. In molti casi, anche le famiglie dei pastori viaggiano con il bestiame.
Da un punto di vista di tecnica della pratica possiamo distinguere due grandi tipi di transumanza:
– transumanza orizzontale, in regioni piane o pianeggianti;
– transumanza verticale, che si applica tipicamente nelle regioni montane.
La transumanza, con le sue dinamiche e modalità, modella le relazioni tra persone, animali ed ecosistemi. Implica rituali e pratiche sociali condivisi, prendendosi cura degli allevamenti degli animali, della gestione di terreni, foreste e risorse idriche e affrontando i pericoli naturali. I pastori transumanti hanno una conoscenza approfondita dell’ambiente, dell’equilibrio ecologico e dei cambiamenti climatici, in quanto si tratta di uno dei metodi di allevamento più sostenibili ed efficienti. Possiedono inoltre competenze speciali relative a tutti i tipi di artigianato e produzione alimentare coinvolti. Le festività durante la primavera e l’autunno segnano l’inizio e la fine della transumanza, quando i portatori condividono cibo, rituali e storie e introducono le generazioni più giovani alla pratica. I principali pastori trasmettono il loro specifico know-how alle giovani generazioni attraverso attività quotidiane, garantendo la continuità della pratica.
Aree geografiche della transumanza –
Nell’Europa centrale e centro meridionale la transumanza si attua in alcune specifiche aree geografiche, tra queste ricordiamo: regione alpina (Nord Italia e Austria); Centro e Sud Italia; Grecia.
Nella regione alpina, la transumanza viene praticata dai pastori della Regione italiana della Lombardia e nella Ötztaler Alpen / Alpi Venoste (una catena montuosa delle Alpi centrali). Qui c’è un viaggio tradizionale che inizia in Italia dalla Val Senales /Schanalstal e Val Passiria / Passeier: persone e animali sono guidati sui passi montani di Timmelsjoch / Passo Rombo (2494m), Hochjoch (2885m) e Niederjoch (3017m) fino ai pascoli estivi situati nella valle Ötztal in Austria.
Nell’Italia centrale e meridionale l’elemento è presente nelle Regioni Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Sardegna. L’elemento gioca un ruolo chiave in particolare per le comunità situate ad Amatrice, il cui centro storico è stato distrutto dal recente terremoto del 2016, e Ceccano (Lazio); Aversa degli Abruzzi e Pescocostanzo (Abruzzo); Frosolone (Molise); San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo e Monte Sant’Angelo (Puglia); Rivello (Basilicata); Lacedonia e Zungoli (Campania).
Nella Grecia continentale si trovano ovunque greggi migratori di capre e pecore. Inoltre, appaiono in isole di medie e grandi dimensioni, principalmente a Creta ed Eubea, ma anche a Chios, Naxos, Thassos, ecc. Il focus della migrazione degli allevamenti rimane nella Regione della Tessaglia dove, fino ad oggi, risiede la maggior parte dei portatori . La transumanza è inoltre praticata nella Grecia centrale e nelle regioni del Peloponneso.
La transumanza è, tuttavia, diffusa in tutto il mondo ed è stata sviluppata da varie comunità in tutti i continenti. Si trova spesso nelle regioni alpine e nelle aree emarginate e/o ecologicamente svantaggiate.
Per descrivere le fasi in cui si compiono gli spostamenti che danno luogo alla transumanza si usano i termini di: “monticazione” e “demonticazione”.
Con monticazione, parola che deriva dal verbo monticare, s’indica la fase iniziale della transumanza, che si compie nel periodo primaverile, quando avviene il trasferimento degli armenti e dei pastori dalle zone di pianura ai pascoli di alta quota e ha inizio l’alpeggio.
Con demonticazione si definisce il successivo trasferimento inverso che, nel periodo autunnale, riporta gli animali e i pastori dai pascoli in quota a quelli di pianura nella fase di discesa successiva al periodo estivo dell’alpeggio.
Tale usanza nei secoli scorsi condizionava pesantemente la vita del pastore, che non poteva contare sulla presenza delle strutture tipiche dell’allevamento moderno, quali la stalla e gli impianti di foraggiatura, mungitura e refrigerazione del latte.
Laddove ancora praticato, il trasferimento degli animali avviene oggi spesso attraverso l’autotrasporto utilizzando appositi autocarri, almeno là dove questo è possibile ed economicamente conveniente.
Storia della transumanza –
Come detto in precedenza la transumanza affonda la sua pratica in tempi remoti, e con differenti modalità in varie parti del mondo.
Marco Terenzio Varrone, georgico latino del I secolo a.C., nella sua opera didascalica De re rustica, riferisce: Itaque greges ovium longe abigintur ex Apulia in Samnium aestivatum… (Perciò le greggi di pecore a lungo vengono allontanate dalla Puglia verso il Sannio in estate …), considerando la transumanza come un fenomeno economico che si incardinava nelle rendite dello stato romano durante il periodo sannitico. Riporta stralci di vita dei pastori sabelli che, con i loro spostamenti, congiungevano distanti pasture e l’obbligo di questi di segnalare le greggi che conducevano al pascolo nei territori pugliesi al fine di corrispondere il tributo, dovuto alle casse di Roma, per fruire dell’attraversamento delle strade pubbliche (calles publicae). Narra di guardiani di greggi che migravano, con cadenza stagionale, dalla Daunia e dal Bruzio trasferendosi nelle aree del Sannio e della Lucania.
Anche Virgilio, nelle Georgiche, e Plinio il Giovane descrissero pastori che conducevano greggi di pecore in pascoli molto distanti fra loro. Molti scrittori sono stati in passato ispirati dalla transumanza dei butteri della Maremma e dei pastori dell’Abruzzo. Un ricordo particolare è stato delineato, in tempi più recenti, anche da Gabriele D’Annunzio nella poesia I pastori.
Un lungo lavoro di ricerca sulle trasformazioni del mondo pastorale transumante è stato svolto dagli antropologi Anna Cavasinni e Fabrizio Franceschelli sul finire degli anni 1970. Su questo tema hanno poi realizzato molti documentari per il cinema e la televisione, fra questi il lavoro più importante è Le vie della lana, serie in quattro puntate per la RAI.
Storicamente pare che il più antico cammino della transumanza sia quello della val Senales, in Alto Adige, risalente addirittura alla preistoria.
In Italia questa usanza inizio principalmente a partire dall’Appennino abruzzese, volgendo sia verso la Maremma toscana e laziale (i resti di un antico tratturo si trovano nei pressi di un guado del Tevere, tra Fiano romano e Passo Corese a nord di Roma) sia soprattutto verso il Tavoliere delle Puglie. Consisteva nel trasportare (“transumare”, appunto) gli animali dai monti abruzzesi e molisani, ai ricchi pascoli della Maremma e del Tavoliere. Nel meridione, in particolare, l’importanza economica di tale attività era tale da essere gestita da due specifiche istituzioni del Regno di Napoli: la Regia dogana della mena delle pecore, con sede a Lucera e poi a Foggia, e la Doganella d’Abruzzo.
Dopo il 1447 divenne la principale fonte economica per molti paesi abruzzesi e tale rimase fino alla fine del 1800. Gli Aragonesi vollero far sviluppare l’industria della lana, ma i risultati attesi da Alfonso d’Aragona non furono raggiunti e l’industria della lana del Regno di Napoli non riuscì a competere con quella della Spagna, delle Fiandre, dell’Inghilterra. In queste nazioni, oltre allo sviluppo dell’allevamento ovino, si puntò sullo sviluppo dell’agricoltura, cosa che non venne fatta nel territorio del Regno di Napoli, causando un ritardo nello sviluppo locale.
A riprova della rilevanza di tale pratica nell’economia e nella società, è stato calcolato che nella metà del XV secolo non meno di tre milioni di ovini e trentamila pastori percorressero annualmente i tratturi e che l’impatto che la pastorizia esercitava era tale da fornire sussistenza, direttamente o indirettamente, a metà della popolazione abruzzese. Nel XVII secolo i capi coinvolti erano circa cinque milioni e mezzo.
Questo trasferimento avveniva alla fine della stagione calda, per andare in cerca di zone adatte a passare l’inverno con il bestiame e dove poter trovare dei pascoli in grado di sfamare le enormi greggi. All’inizio di una nuova stagione calda, si transumava nuovamente verso i pascoli più freschi del Molise e dell’Abruzzo.
La transumanza avveniva tramite dei sentieri assai larghi, detti tratturi, forniti di diramazioni longitudinali (i tratturelli) e trasversali (i bracci). Il viaggio durava giorni e si effettuavano soste in luoghi prestabiliti, noti come riposi o “stazioni di posta”.
Con l’Unità d’Italia i contadini poterono riscattare i terreni dedicati ai pascoli e dedicarli alla coltivazione. Questo portò alla diminuzione dell’economia legata alla transumanza, per i pastori fu un duro colpo e molti di loro furono costretti a emigrare in altre parti del mondo.
La transumanza oggi –
Purtroppo, con l’avvento della moderna zootecnia e l’allevamento intensivo direttamente negli allevamenti, l’attività di transumanza si è fortemente ridotta. Al giorno d’oggi è praticata soltanto in limitate zone italiane, specialmente in alcune località alpine e prealpine della Valle d’Aosta, del Piemonte, della Liguria, della Svizzera italiana, dell’Altopiano di Asiago, della Lessinia, del Trentino, dell’Alto Adige e della Carnia, in altre appenniniche del Molise, dell’Abruzzo (principalmente verso il Tavoliere o l’Agro Romano), della Campania, della Puglia e del Lazio, nonché in Sardegna dai pastori di Villagrande e Arzana. In Sicilia viene ancora praticata nella zona delle Madonie, a Geraci Siculo. La terza domenica di maggio è la data in cui si sgavita a muntagna, cioè si rendono disponibili alle greggi i pascoli estivi del Demanio Montagna del comune di Geraci Siculo. Gli animali, provenienti dai vari pascoli di collina o pianura, attraversano per un intero giorno l’abitato di Geraci Siculo per trascorrere il periodo estivo in zona montana.
Per fortuna da alcuni anni la transumanza è diventata un momento di animazione delle vallate grazie alle feste, che permettono di riscoprire il territorio e i mestieri legati alla pastorizia. Questa riscoperta è particolarmente evidente in Alsazia, nei Pirenei, sulle Alpi e nella zona del Massiccio Centrale (specialmente sul pianoro di Aubrac e nel Cantal). Anche la conduzione su strada delle mandrie, che era stata pressoché sostituita dal trasferimento in camion, sta tornando a diffondersi.
La transumanza è stata inserita nel 2019 dall’UNESCO nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale, che ha riconosciuto il valore della pratica sulla base di una candidatura transnazionale presentata da Italia, Austria e Grecia.