Prunus laurocerasus
Prunus laurocerasus
Il lauroceraso (Prunus laurocerasus L.) è una specie arbustiva sempreverde appartenente alla famiglia delle Rosacee.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Ordine Rosales,
Famiglia Rosaceae,
Genere Prunus,
Specie P. laurocerasus.
Sono sinonimi i termini:
– Cerasus laurocerasus (L.) Dum.Cours.;
– Cerasus laurocerasus (L.) Loisel.;
– Laurocerasus officinalis M.Roem.;
– Laurocerasus otinii Carrière;
– Laurocerasus vulgaris Carrière;
– Padus laurocerasus (L.) Mill.;
– Prunus grandifolia Salisb..
All’interno di questa specie si riconoscono alcune varietà quali:
– Prunus laurocerasus var. caucasica (Kirchn.) Jaeger;
– Prunus laurocerasus var. laurocerasus;
– Prunus laurocerasus var. schipkaensis Späth ex H.L.Späth.
Etimologia –
Il termine Prunus viene da prunus, in Plinio, latinizzazione del greco προῦμνη proúmne susino, pruno in Teofrasto e Dioscoride, probabilmente derivato da una lingua pre-greca dell’Asia Minore, vedi anche prunum prugna, susina dal greco προῦνον proúnon in Galeno.
L’epiteto specifico laurocerasus proviene da Laurus (assonante con il celtico lauer sempreverde e con il sanscrito daru albero, nome latino del lauro o alloro, pianta sacra ad Apollo) alloro e da cérasus ciliegio: ciliegio con foglie d’alloro.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Prunus laurocerasus è originario di una zona che si estendeva dall’Europa sud-orientale fino all’Asia occidentale. Nei tempi passati è stato introdotto in Italia.
Il suo habitat è quello delle formazione dei boschi ripariali, burroni ombrosi, sottobosco di foreste urbane e di seconda crescita; ad altitudini fino a 600 metri dove cresce su terreni prevalentemente neutri.
Descrizione –
Il lauroceraso è una pianta in forma arbustiva o di albero di media altezza, fortemente ramificato, che può raggiungere i 7 metri ed in certi casi arrivare fino ai 15 m di altezza.
Ha foglie di colore verde scuro, molto più chiare e lucide quando giovani; spesse (1-1,5 mm) e coriacee; queste hanno forma oblunga, tondeggiante verso l’apice, lievemente seghettate verso l’esterno.
I fiori sono di colore bianco; sono ermafroditi, disposti a racemo; dall’odore profumato, ma acido.
L’antesi è tra aprile e giugno.
Il frutto è una drupa di 10-15 mm, sferica o ovoide, apicolata, glabra, verde, poi rossastra ed infine nerastra a maturazione, senza pruina, con mesocarpo stretto, di sapore aspro e endocarpo legnoso, ovoide, di 7-10 x 5-6,5 mm, liscio, con una costa laterale e apice acuto, giallo.
Coltivazione –
Il Prunus laurocerasus è una pianta che cresce preferibilmente su terreno neutro (pH non superiore a 7.5) e umido e ad altitudine non superiore ai 300 metri (ideali) o massimo 700 metri. La pianta predilige una zona soleggiata per almeno una parte del giorno ed è abbastanza resistente al freddo ed alle malattie.
Resiste fino a -15°C per brevi periodi.
La pianta è estremamente tollerante all’ombra; riesce nella fitta ombra degli alberi quasi privi di luce diretta anche se fruttifica meglio in posizione più soleggiata.
Per questo motivo può essere usata come pianta ornamentale per siepi in quanto può essere potata in primavera o fine estate e le parti più vecchie possono essere tagliate energicamente in primavera per rigettare bene ed in tempi brevi.
La pianta si può propagare per seme che richiede 2 – 3 mesi di stratificazione a freddo ed è meglio seminare in un semenzaio freddo non appena è maturo il più presto possibile durante l’anno.
Il seme può essere piuttosto lento, a volte impiegando 18 mesi per germogliare.
Si può propagare anche per talea o per polloni in quanto è una pianta abbastanza pollonifera, soprattutto quando le radici vengono danneggiate.
Usi e Tradizioni –
Il lauroceraso è una pianta che, sebbene tutte le altre parti siano più o meno velenose, il frutto è commestibile, anche se spesso amaro. In alcune varietà da giardino il frutto è grande e dolce.
La pianta viene raccolta in natura per l’uso locale come cibo, medicina e fonte di materiali ed è molto ampiamente coltivata come ornamentale, dove cultivar selezionate possono essere utilizzate come tappezzanti o siepi.
È una pianta che trova impiego sia in campo alimentare che medicinale, pur con tutte le avvertenze che si diranno.
Il distillato di questa pianta, acqua di lauroceraso, può essere usato come calmante per la tosse. Se assunto però in quantità eccessive può provocare un’intossicazione.
Spesso vengono ricavati degli oli essenziali, usati come aroma (in quantità minime) nei liquori, dall’odore di mandorle amare tipico della benzaldeide, prodotto della demolizione idrolitica dell’amigdalina (che produce anche acido cianidrico, inodore).
L’alta concentrazione di acido cianidrico rende questa pianta però tossica per l’uomo e per gli animali domestici, in caso di ingestione accidentale.
La pianta (soprattutto il seme e i giovani germogli) contiene infatti glicosidi cianogeni, in particolare amigdalina e prunasina. Quando vengono iniettati, questi composti si decompongono nel tratto digestivo per rilasciare cianuro. Usato in piccole quantità sia nella medicina tradizionale che in quella convenzionale, questo composto estremamente velenoso ha dimostrato di stimolare la respirazione, migliorare la digestione e promuovere un senso di benessere.
Alcuni sostengono anche che sia utile nel trattamento del cancro, sebbene questa affermazione sia stata ampiamente confutata.
A concentrazioni maggiori, tuttavia, il cianuro può causare affanno, debolezza, eccitazione, dilatazione della pupilla, spasmi, convulsioni, coma e insufficienza respiratoria che può portare alla morte.
I frutti e i fiori hanno generalmente concentrazioni basse o molto basse di questa tossina, sebbene i semi e i giovani germogli possano contenere livelli molto più elevati.
I livelli di tossina possono essere rilevati dal livello di amarezza.
Per uso commestibile si possono consumare i frutti crudi o cotti. Sono dolci e abbastanza gradevoli a piena maturazione.
Alcune fonti suggeriscono che il frutto sia velenoso, questo probabilmente si riferisce al frutto acerbo.
Tuttavia, qualsiasi frutto che abbia ancora un sapore amaro non dovrebbe essere consumato in quantità perché l’amaro è causato dalla presenza di glicosidi cianogeni.
Dalle foglie si ricava un’acqua distillata che viene utilizzata come aroma di mandorla ed in profumeria. Questa dovrebbe essere usato solo in piccole quantità in quanto è velenosa in grandi quantità.
Corteccia e gemme contengono acido prussico. Le foglie contengono un derivato di questo. L’olio estratto contiene benzaldeide e acido prussico.
Il seme è stato consumato ma si consiglia di non mangiarlo per la sua tossicità.
Per uso medicinale si utilizzano le foglie fresche che sono antispasmodiche, narcotiche e sedative.
Sono utili nel trattamento di tosse, pertosse, asma, dispepsia e indigestione.
Come trattamento esterno, si utilizza una infusione a freddo delle foglie che viene impiegata come lavaggio per le infezioni agli occhi.
Le foglie pestate, se strofinate all’interno di qualsiasi contenitore, rimuoveranno gli odori forti come aglio o chiodi di garofano.
Dalle foglie si può ottenere un colorante verde.
Dal frutto si può ottenere un colorante da grigio scuro a verde.
Il legno, di colore grigio rosato, viene utilizzato nei lavori di tornitura.
Tra gli altri usi si ricordano quelli agroforestali.
È una pianta, come detto, molto tollerante alla potatura per cui può creare ottime siepi per le zone ombrose.
Modalità di Preparazione –
Il Prunus laurocerasus è una pianta che trova impiego soprattutto come pianta officinale.
Di questa pianta si utilizzano corteccia, foglie e gemme mentre i frutti maturi vengono consumati in alcune zone per uso alimentare ma con le avvertenze indicate sopra.
Ci sono opinioni diverse sul momento migliore per raccogliere le foglie, ma dovrebbero essere usate solo fresche perché i principi attivi si distruggono se le foglie vengono essiccate.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.